Cos’è un blog? Troppo complesso per dare una risposta univoca. A cosa serve un blog? Domanda mal posta. Quella giusta è: un blog serve?
E’ innegabile che in questo momento tutti “devono” avere un blog, non importa perchè, se si hanno effettivamente delle cose da dire o se non si sa nemmeno da che parte cominciare. Come dice Claudio Sabelli Fioretti nella descrizione del proprio blog: “Chi non ha un blog oggigiorno?”.


Che serva o no, il successo che il blog come strumento di comunicazione sta riscuotendo in questo momento ha fatto sì che dall’uso, come spesso accede, si passasse all’abuso: cosa facciamo di nuovo oggi? Facile, un blog!
E facile lo sarebbe veramente, almeno dal punto di vista tecnico. Diverso è il discorso se si considera il punto di vista comunicativo.
Essendo nato come mezzo di espressione personale, libero ed aperto per eccellenza, i puristi accettano spesso con fastidio tutte quelle iniziative che associano il blog a realtà aziendali o politiche. Ma a mio modo di vedere il fulcro della questione non sta nel cosa (il blog) ma nel come (cosa ci si scrive e soprattutto il tono con cui lo si scrive). La cosiddetta “blogosfera” esprime forti perplessità su blog come “Costameno - Il blog dello shopping online” o come Miss-Y, blog promozionale della nuova Lancia Y (segnalato su Tribook), mentre altri come Tribook stesso o Dotcoma non provocano lo stesso effetto pur essendo legati notoriamente a personaggi noti della ex new-economy italiana.
Dov’è il confine? Ovviamente è tracciato col gesso, cancellato e ritracciato, e non è ben chiaro nemmeno chi abbia in mano il gessetto!

Questo preambolo per parlare di una iniziativa nuova per la scena italiana, e destinata a far discutere: un blog politico. O forse sarebbe meglio dire un blog elettorale, visto che si tratta del blog che Sergio Cofferati ha deciso di inserire all’interno del proprio sito web allestito in occasione della sua candidatura come sindaco di Bologna.
Prima di parlarne nel dettaglio, e senza entrare in questioni che mal si conciliano con gli argomenti trattati da IMLog, proviamo a capire le motivazioni che hanno spinto un uomo politico, e nemmeno particolarmente votato alle innovazioni tecnologiche, almeno a quanto sembra, a puntare per prima cosa su un sito web, e in secondo luogo, ma principalmente, su un blog per portare avanti la propria campagna elettorale.

Parlando con Cristian Vaccari, responsabile del sito www.sergiocofferati.it, è venuto fuori sostanzialmente che l’obiettivo principale è quello di entrare in contatto con un target che difficilmente sarebbe potuto essere avvicinato tramite i mezzi di promozione politica tradizionali. I ragazzi della fascia di età 18-30 difficilmente partecipano ai comizi, alle riunioni di partito o alle assemblee elettorali, e i pochi che lo fanno sono evidentemente già “politicizzati” e quindi poco influenzabili e verosimilmente già schierati. Questi ragazzi però è quasi certo che navighino su Internet, ed è abbastanza probabile che leggano alcuni blog o addirittura ne tengano uno proprio. In pratica il proposito è quello di istituire un canale comunicativo/informativo quasi prescindendo, paradassalmente, dal merito delle questioni trattate: “Ehi, Sergio Cofferati ha un blog, perchè non vieni a leggerlo, vedrai poi se ti interessa o meno!”.
Non necessariamente questo atteggiamento rappresenta un’applicazione della filosofia “il fine giustifica i mezzi”, semplicemente, e correttamente dal punto di vista marketing e comunicazionale, si cerca di attirare l’attenzione del target utilizzando gli strumenti ai quali il target stesso è più sensibile: posso dire le cose più giuste ed interessanti del mondo, ma se nessuno le ascolta sono solo fiato sprecato.

Inoltre il blog rappresenta un’occasione di partecipazione attiva da parte degli elettori di immediatezza difficilemente eguaglabile e soprattutto riduce al massimo l’esposizione dell’elettore: quanti di noi hanno mai fatto domande in una riunione con 100 persone presenti e quanti di noi hanno mai fatto un commento su un blog, magari come anonimo? E’ un discorso già fatto e rifatto anni fa per le chat, ma tuttora mantiene una validità incontestabile.
La struttura stessa del blog permette poi agli elettori di essere periodicamente informati e di seguire la campagna giorno per giorno, e direttamente dalla “voce” del candidato sindaco (è assolutamente irrilevante che poi magari sia un altro a scrivere il post).

Da non sottovalutare, senza dubbio, la componente “immagine”: la percezione da parte degli utenti è quella di un candidato al passo coi tempi e attento alle novità, una persona che sa quello che succede attorno a lui, anche e soprattutto in ambiti extra-politici, e non è un dinosauro istituzionale.
Il blog “serve” quindi sia in quanto blog, con tutte le connotazioni del caso, sia in quanto strumento effettivamente performante per una comunicazione da uno a molti di questo tipo.

Dal punto di vista del layout e della navigabilità il blog segue lo schema semplice ma abbastanza chiaro del resto del sito, con qualche pecca che in parte è stata corretta in corsa, come ad esempio la mancanza di un link per tornare alla home page del blog, la mancanza di un codice visivo che rendesse chiara la possibilità di visualizzare il singolo post (è stato aggiunto il link “visualizza commenti”.
Peculiare la decisione di rendere i commenti forumizzabili.
Gli interventi dalla messa online del sito (29 gennaio) ad oggi sono solo tre, ma probabilmente la presenza del candidato online diverrà sempre più frequente, anche in relazione alla visibilità ed all’interesse che questo blog sta suscitando e susciterà.

Indipendentemente da come finiranno le amministrative di Bologna, ed indipendentemente dalle convinzioni politiche di ciascuno di noi, la scelta di Cofferati rappresenta un passo significativo nel campo della comunicazione via web in Italia, e a maggior ragione nel campo dei blog: il blog è “Lo strumento” di comunicazione in questo momento, e chiunque voglia raggiungere un certo tipo di utente/cliente/ascoltatore/lettore/elettore non può prescindere da esso.

Rotto il ghiaccio con i politici non resta che aspettare che anche le aziende capiscano come i blog possono diventare un canale di accesso, di scambio e di comunicazione con i propri clienti. Hanno il cosa, che trovino il come.

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