Le imprese italiane sono potenzialmente (e spesso anche effettivamente) parte di un Network, costituito da:

  • altre imprese come loro: associazioni industriali ed imprenditoriali, più o meno settoriali;
  • fornitori e distributori: filiera;
  • amministrazioni locali, mondo politico e sindacale, associazioni e movimenti;
  • poteri “vari”: mondo finanziario e di nuovo mondo politico, gruppi di pressione (lobbying).

Questo brevissimo elenco è volutamente generico, ovvero tendenzialmente valido per tutte le tipologie di aziende piccole/medie/grandi, anche se il mio ragionamento è iniziato pensando in particolare alle PMI ed ai distretti industriali; perché si tratta di una particolarità italiana, e perché le PMI sono spesso le più recidive nell’uso avanzato di Internet (per avanzato intendo: al servizio del business).


E’ possibile quindi allungare la mia lista, in base al settore merceologico di cui l’azienda fa parte, oppure in base alla sua “internazionalità” (sbocchi di mercato esteri, fornitori posizionati fuori dal paese, presenza all’estero di impianti produttivi), aggiungendo altri attori quali le autorità amministrativo/politiche ed economiche del paese o dei paesi in cui opera, ed in genere le forze sociali attive localmente.

Non dimentico che possiamo considerare parte di questo Network anche il consumatore/cliente finale, ed il lavoratore (risorsa) dell’azienda; ma in questo articolo non sono interessato - e spero non me ne vogliano - a parlar di loro.

Premesso che l’Internet è nata - con un nome diverso - per connettere e far cooperare diversi punti nodali - inizialmente si trattava di centri scientifici e di ricerca -, la mia idea è la seguente: le imprese italiane, in particolare quelle dei distretti industriali, sono già parte di uno scenario fatto da nodi connessi tra loro. Secondo me, quindi, sono già mentalmente - ma inconsciamente - pronte all’utilizzo dell’Internet (la Rete) per il mantenimento e lo sviluppo del loro “Network aziendale/politico/economico/sociale”. Quel che manca loro, probabilmente, è la coscienza delle potenzialità dello sviluppo cooperativo all’interno del Network nel quale sono - anche geograficamente - immerse, e del vantaggio derivante dall’utilizzo della Rete come strumento per svilupparlo, ad esempio:

  • comunicando con il contesto sociale e politico del quale sono geograficamente ed economicamente parte;
  • gestendo i partner, i fornitori, i distributori, la filiera in genere.

Quel che manca alle imprese dei distretti è oltretutto la confidenza con le tecnologie dell’informazione, e probabilmente esse hanno anche la convinzione di poterne fare a meno, per non dire che le temono.

Per questo la mia conclusione si rivolge ai consulenti che vorrebbero condurre le aziende italiane ad utilizzare efficacemente l’Internet, come strumento avanzato per il loro business; secondo il mio modesto parere, buona parte di queste aziende fa Network e pratica “economie di Rete” ogni giorno, e se si riesce a far comprendere loro questo fatto, si può pensare di aver già fatto un importante passo verso il loro posizionamento nella Rete.
Riguardo alle tecnologie…queste vengono solo dopo, e quando si promuove una certa “cultura”, magari anche la tecnologia di supporto può venire percepita - se non come utile -, almeno come non dannosa. Si tratta, quindi, dapprima di un processo culturale, e solo successivamente tecnologico, anche se troppo spesso il mercato IT ha funzionato al contrario (esclusi pochi casi eccellenti): viene fornita la tecnologia (sistemi, applicazioni), senza la cultura necessaria ad utilizzarla. (Detto tra parentesi, per questo apprezzo i blog: tecnologia semplice e concentrazione sul contenuto e sulla sperimentazione dei diversi utilizzi possibili, dall’uso aziendale a quello “privatistico”)

p.s. L’idea per questo articolo è nata navigando su Linkedin, sito per lo sviluppo di network professionali, che può essere di spunto per la costruzione, con metodi analoghi, di network imprenditoriali o trasversali (comunità locali + imprese, ad esempio). Per l’Italia si può vedere Consulteque, dove i liberi professionisti possono incontrare le aziende alla ricerca di prestazioni lavorative “a contratto”, e dove le aziende possono conoscere e testare alcuni collaboratori, sviluppando un loro Network di professionisti esterni conosciuti ed affidabili.

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