L’Italia vola
Qualche giorno fa Tiscali mi ha riservato una bella sorpresa. Controllando la posta elettronica ho trovato una comunicazione del provider che annunciava l’incremento di velocità del mio collegamento ADSL di casa. Da 256k a 640k, senza alcun costo aggiuntivo per me. Nessun incremento nel canone. Nessun costo nascosto. Ma come?
Ormai è storia qualcuno potrà dire. È stato deciso a gennaio, a partire dall’11 marzo si viaggerà a 640k. Telecom (Alice) ha assoldato la solita Fernanda Lessa e il buon Valentino Rossi, che salva la bella modella accorrendo sul suo destriero motorizzato, per comunicarlo a tutti i suoi clienti.
Ma quali sono le conseguenze? L’Italia di colpo si ritrova in una posizione privilegiata come scrive Libero.it
Ci sono state le solite polemiche, circa il modo in cui i clienti sono state informati delle variazioni: Telecom Italia è stata la prima a poter comunicare l’upgrade. Gli altri arriveranno dopo. Poco importa. Quello che conta è che l’internet sta piano piano diventando un mezzo disponibile per chiunque, con una buona banda per tutti, 24 ore su 24.
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1 marzo 2004 @ 19:19
Si ma…qualcosa non torna, leggendo i newsgroup della gerarchia it.tlc.* si deduce che c’è una forte discrepanza tra la velocità promessa (e difatti venduta come velocità massima teorica) e quella effettiva che può anche essere 3-4-5-10 volte inferiore alla velocità massima. In sostanza questo cambiamento non significherà assolutamente nulla per quei non pochi utenti che non hanno mai visto se non da lontano la velocità massima prevista da contratto. Tralascio le molte lamentela di utenti che con l’adsl vanno più lenti che con il modem 56k. Mi preme però aggiungere che queste iniziative di pura comunicazione allontanano la realtà della copertura adsl, ancora insufficiente anche in aree industrializzate come la provincia dove vivo (Varese); casa mia difatti non è ancora raggiunta dall’adsl, nonostante si trovi in un distretto industriale importante per l’economia, e dove la disponibilità degli utenti telefonici a spendere in servizi aggiuntivi e tutt’altro che bassa.
2 marzo 2004 @ 22:59
Io invece credo che l’Italia sia divisa in due tronconi, il primo quelli dei privilegiati, il secondo quelli degli sfigati.Il primo usufruisce di connessioni Adsl fibre ottiche(il 30% della popolazione) il secondo invece di ampia maggioranza continua a navigare pagando bollettoni di 500€ xchè l’adsl non arriverà prima di dieci anni e questi signorotti pensano alla velocità..BAH!!!Sono proprio irresponsabili.Un saluto a tutti…
Adriano
5 marzo 2004 @ 16:05
anche da parte mia c’è delusione.
vivo a 10 km dalla capitale e di adsl non c’è neanche l’odore!
23 aprile 2004 @ 20:46
E’ a dir poco vergognoso il comportamento di Telecom Italia (che non è una azienda privata al 100% e si vede!) la quale dopo mille e mille mie richieste sui tempi di attivazione del servizio ADSL continua in modo del tutto cretino a dirmi di continuare a verificare sulla loro stupidissima pagina di verifica della copertura.
Ho detto che ho la necessità di sapere se verrà attivato da me il servizio perchè sono un libero professionista e mi serve per lavoro, che ho solo una ISDN e che Alice Sat non lo faccio perchè un collegamento telefonico 24h su 24 per l’upload costa una fortuna.
Mi hanno risposto di fare la ISDN (!) oppure di fare Alice SAT specificando però che non si rivolge a utenza aziendale ma solo privata (!).
Questa non è serietà, spero che ben presto altri operatori abbiano la possibilità di proporre i loro servizi tutelati dalla presenza dell’antitrust visto che la sua assenza pratica trasforma questa storia in una buffonata colossale.
Saluti
24 aprile 2004 @ 16:36
D’accordo con Ennadi sulla criticabilità totale di Telecom Italia (e di coloro che la lasciano fare), in particolare in merito ad ADSL. Ma proviamo a ricondurre, nello spirito di questo blog, la discussione fuori dalle semplici lamentele di un consumatore giustamente inc****to. Anche la mia città non è coperta da ADSL, sebbene tutti i comuni limitrofi lo siano…è il classico puntino nero nella mappa di copertura. Io vivo in provincia di Varese, uno zona discretamente industrializzata, e la non copertura della mia città è un caso limite in questa zona; la copertura di ADSL è molto più scadente in altre zone, in particolare al centro sud…ed anche al nord-est.
E a chi non ha ADSL, Telecom Italia non è tenuta a fornire almeno una flat su dial-up,che consenta di non spendere uno sfracello in connessioni, perché il problema più grosso per chi non ha ADSL è proprio l’assenza di una connessione forfait 24h su 24h. E’ stata proprio Telecom Italia, alla fine del 2000, e modificare unilateralmente le tariffe di affitto delle linee, impedendo a quegli operatori che offrivano flat always on su dial-up (Galactica, Aruba, per citarne alcuni) di continuare ad offrire questo servizio. La scelta di Telecom Italia era ovviamente mirata ad eliminare la concorrenza di queste flat nei confronti della sua ADSL, se non che non tutti quelli che allora usavano le flat su dial-up erano coperti da ADSL, ed alcuni non lo sono nemmeno oggi, dopo ben quattro anni…
Il problema è che la privatizzazione di Telecom Italia ha privatizzato, cedendo a Telecom Italia stessa, anche l’infrastruttura di rete, costruita quando l’ex monopolista era un’azienda pubblica e si chiamava ancora SIP…quindi l’infrastruttura di rete è stata costruitra con soldi pubblici. Perchè quindi consegnare una infrastruttura costruita con soldi pubblici in mano ad un operato privato, dandogli oltretutto un vantaggio competitivo sostanziale sui concorrenti? E non c’è tariffa di interconnessione che tenga, siccome l’antitrust non è in grado, in questo modo, di favorire l’accesso alle infrastrutture di Telecom Italia ai concorrenti.
E’ lo stesso problema che in questi giorni si sta ponendo con la volontà del governo di privatizzare TERNA (la società che mantiene l’infrastruttura di distribuzione nazionale dell’elettricità). Solo che in questo caso sembra che l’anti-trust sia più sveglio. Mercoledì scorso, ascoltando la radio, ho sentito che l’anti-trust suggerisce al governo di imporre che, nella TERNA privatizzata, non possano detenere quote azionarie gli operatori che portano l’elettricità nelle case. Quindi Enel non potrà, se l’anti-trust sarà ascoltato, controllare TERNA, sancendo così la separazione tra fornitori di elettricità, e tra gestori delle infrastrutture. L’anti-trust suggerisce anche di mantenere TERNA sotto controllo pubblico, perché i ragionamenti a breve-medio termine, tipici delle aziende private che agiscono in funzione del profitto, non sarebbero in grado di garantire l’efficienza della fondamentale “spina dorsa elettrica” del nostro paese.
Se l’anti-trust avesse agito in maniera analoga durante la privatizzazione di Telecom Italia, avrebbe dovuto suggerire che la società di gestione dell’infrastruttura di rete non potesse coincidere con la compagnia telefonica ex-monopolista, e che, per garantire un vero servizio pubblico, la gestione dell’infrastruttura sarebbe dovuta rimanere in mano pubblica, così da garantire che la copertura geografica dei servizi non venisse fatta solo in funzione del profitto. (ed è proprio per questo che la copertura ADSL manca in molte zone, perché manca, per T.I., la base di utenti necessaria a rendere conveniente l’investimento).
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