Paid Inclusion or not Paid Inclusion?
C’era da aspettarselo: dopo che Askjeeves ha recentemente interrotto una parte dei suoi servizi a pagamento, ecco i concorrenti scalpitare ed entrare nel merito della discussione. Yahoo! e Google sono divisi su una questione fondamentale che riguarda la collocazione dei risultati del paid inclusion nel contesto dei risultati complessivi. Il nuovo servizio di Yahoo! infatti non distingue visivamente i risultati che sono frutto di un’inserzione a pagamento da tutti gli altri. Yahoo! sostiene che questo non falsi la bontà del servizio offerto ai navigatori, mentre Google è di altro avviso: i risultati devono essere rigorosamente separati.
Ora, mi sembra che la questione sia: il software che gestisce il sistema di posizionamento, riesce davvero a garantire la qualità dei risultati e quindi del servizio? Se è così, non vedo problematiche di sorta. A pagamento o non a pagamento, l’utente troverà comunque link che rispondono alla sua interrogazione al motore e quindi verrà soddisfatto. Ma se per mera logica di business il software porterà in alto anche link che sono per il navigatore meno interessanti o addirittura estranei rispetto ad altri nel contesto della ricerca, certo questo sarebbe assai poco corretto e controproducente.
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16 marzo 2004 @ 12:32
Aggiungo che, a quanto ne so, su Google i fattori che determinano il posizionamento dei paid listing sono in realtà due.
Da una parte il cpc (e in questo caso la qualità del servizio potrebbe risentirne… se bastasse pagare…) e dall’altra il famigerato click rate (rilevanza dell’inserzione in google-ese .. e questo influisce di sicuro sulla qualità del servizio).
Per quello che riguarda Yahoo!, a meno che non sia cambiato qualcosa negli ultimi tempi, a contare è solo il cpc.
16 marzo 2004 @ 15:40
beh, a dire il vero credo sarebbe da folli pagare per keyword advertising utilizzando keyword non contestuali al proprio contenuto. Pertanto in parte e’ plausibile credere che il risultato pagante posto nel listing rappresenti risultati contestuali alla keyword cercata, ma di contro suppongo e mi immagino che comunque il navigatore venga poi ad essere falsamente indirizzato su un risultato la cui importanza e’ il click pagato e non il contenuto della pagina. Per assurdo a quel punto cercando “centro benessere milano” potrei ritrovarmi con un listing di risultati paganti che ha si a che fare con centri benessere a milano, ma non con la realta’ centro benessere a milano che magari e’ realmente una ragione sociale sita a milano. Stessa cosa per tante altre keyword. Credo che fondamentalmente gli utenti piu’ smaliziati andranno a percorrere ricerche composte da piu’ di qualche keyword… in ogni caso sono altresì convinto che anche il keyword advertising (così come dimostrato nel caso dei vari gomeo.it, migliori-offerte o it.trustedfinder.com ) stia prendendo la piega dello “spremere” l’investitore sul bidding e l’inganno sull’utente che cerca. peccato… non si puo’ dire che non sia un po’ subdola la scelta di cancellare la differenza dei risultati paganti da quelli reali…
17 marzo 2004 @ 10:58
Distinguiamo però il PAID INCLUSION, anche se contempla un CPC come nel caso del nuovo Yahoo!, dal Keyword Advertising.
Nel primo caso si paga per essere INCLUSI, quindi entrare nel DB, con il posizionamento conseguente ai contenuti della pagina.
Quindi nel caso di Yahoo!, teoricamente, potremmo ritrovarci a pagare per click che arrivano da ricerche non in target. Questa è una delle più grandi incongruenze del programma presentato.
Nel secondo caso si paga in proporzione alla visibilità che vogliamo ottenere, seppure con la componente del CTR nel caso di Google.
In questa situazione acquistiamo spazi pubblicitari testuali SOLO per le keyword che ci interessano e delle quali teoricamente potrebbe non esserci traccia nella pagina di destinazione (landing page).
Questa dovrà sicuramente essere attinente alle keyword “acquistate”, ma anche solo utilizzando sinonimi oppure grafica o filmati.