E-mail “certificata”
Il Consiglio dei Ministri, su proposta di Lucio Stanca - Ministro per l’Innovazione - e Luigi Mazzella - Ministro per la Funziona Pubblica - ha varato una norma che permette l’invio di messaggi di posta elettronica equivalenti, in termini di valore legale, alla tradizionale lettera raccomandata A/R.
L’iniziativa è nata pensando alla Pubblica Amministrazione, ed in particolare alla necessità di ridurre i costi di comunicazione tra enti pubblici diversi e tra enti pubblici e cittadino, ma promette di estendersi anche alle comunicazioni tra privati; il ministro Stanca stima il costo medio del sistema tradizionale in 20 euro per ogni lettera inviata, contro i 2 euro dell’e-mail.
La posta certificata è un servizio che può essere fornito solo dagli ISP, od altri enti pubblici/privati, autorizzati dal Cnipa (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), il quale ha anche il compito di sorvegliare sull’attività degli iscritti (non si capisce in che modo, ed a che scopo, si spera comunque nei limiti della privacy). I fornitori del servizio di posta elettronica certificata si occupano di certificare i due momenti principali dell’invio di documenti informatici: l’invio (notifica, avente valore legale, dell’avvenuta spedizione del messaggio) e la ricezione (notifica della avvenuta o mancata consegna).
Un’ente che ha già attivato un servizio di posta elettronica certificata è Infocamere, che con Legalmail propone una soluzione per l’invio di posta elettronica certificata secondo le indicazione del Consiglio dei Ministri.
E’ naturale pensare che questo servizio ha la sua utilità soprattutto per la PA, e per le realtà aziendali pubbliche e private, ma non è da escludere una evoluzione futura anche per i privati cittadini, almeno per quanto riguarda la certificazione dell’identità del mittente e del ricevente.
Il mio parere, e per alcuni motivi il mio timore, è che un giorno si possa giungere ad una certificazione obbligatoria delle e-mail, non più con lo scopo di soddisfare la domanda di comunicazione elettronica avente valore legale, ma con lo scopo di abolire una forma di comunicazione anonima e non tracciabile; scommetto che più di uno ci ha pensato, tra gli esponenti del governo, perché la direzioni conclamata dai governi “occidentali” è proprio quella di sorvegliare le comunicazioni elettroniche il più possibile. Basta citare il decreto del governo italiano che voleva imporre agli ISP la conservazione delle intestazione di e-mail private per 30 mesi (estendibili a 60 mesi su richieste delle autorità), per motivi di sicurezza interna (sostanzialmente per fare dell’intelligence spicciola, con la possibilità, come per la visione dei tabulati telefonici, di individuare con quali persone si è in contatto “telematico”, ovviamente su mandato delle autorità competenti).
Questo decreto, oltre ad aver richiamato l’attenzione del Garante della Privacy (che in una nota l’ha sostanzialmente bollato come potenzialmente incostituzionale), è stato ridimensionato in seguito alle proteste di ISP ed utenza privata (i primi preoccupati dai costi da sostenere per conservare una tale mole di dati, i secondi dall’invasione della privacy e dal principio, lesivo dei diritti individuali, della sorveglianza preventiva estesa a tutti i cittadini), sembra che in parte stia venendo fatta rientrare dalla finestra; infatti il servizio di posta elettronica certificata prevede che le informazioni sui messaggi inviati e sulle ricevute vengano conservati dal “certificatore” per un periodo di 24 mesi, ufficialmente per garantire agli utenti, anche in caso di smarrimento delle ricevute elettroniche, di poter dimostrare l’avvenuta trasmissione dei messaggi.
Se un giorno diventerà obbligatoria per tutti la e-mail certificata, almeno per quanto riguarda la certificazione dell’identità del mittente (forse sto diventando paranoico, ma non mi sembra un’ipotesi così remota), con lo scopo di abolire l’anonimato e l’intracciabilità delle e-mail, gli utenti verranno costretti a sottostare alla registrazione di tutti i propri messaggi per 24 mesi, ed alla tracciabilità di ogni loro comunicazione elettronica?
Mi auguro che un servizio utile per le imprese, e per la PA, non venga esteso anche laddove non se ne sente l’esigenza, trasformandolo nell’ennesima deriva dei nostri sistemi “democratici”.
Nessun post simile.
30 marzo 2004 @ 14:39
Credo che, oltre alla positività del risparmio (forse quello di Stanca è un pò gonfiato, come spesso capita quando sono delle cariche con incarichi politici a parlare del loro lavoro), dall’utilizzo nella PA dell’email certificata, in sostituzione della raccomandata A/R, possa risultare uno snellimento procedurale, che è il vero vantaggio…tanto che lo Stato secondo me, pur di perseguire una de-burocratizzazione, dovrebbe anche accettare di aumentare i costi sul breve periodo per snellire le procedure (e di conseguenza i costi) sul medio-lungo periodo. Insomma l’obiettivo della “macchina statale” dovrebbe essere solo in seconda battuta quello del risparmio, prima di tutto dovrebbe esserci, invece, il livello di servizio.
30 marzo 2004 @ 15:21
Boh… sono scettico :-)
Non è mai decollata definitivamente neanche la questione delle certification authority, e adesso ci si mette anche la ricevuta di ritorno… con un meccanismo che non esiste, a memoria, in nessuna altra parte del mondo.
Si dice che la mail avra’ valore legale. Basta che sia:
1) mandata da un smtp server certificato (con tanto di elenco)
2) ricevuta da un server di posta abilitato e altrettanto certificato (altro elenco?) a mandare ricevute di ritorno una volta scaricato il messaggio in casella del cliente.
Che le pubbliche amministrazioni possano spendere soldi per il punto 1) lo posso anche capire, ma che io per ricevere queste email debba pagare un servizio al mio provider, mi sembra ai confini della realtà.
Odio le raccomandate cartacee, che devo firmare prima di aprire, figuriamoci se pago pure per averle nella mia casella.
Inoltre poi qualsiasi spammer avrebbe anche la ricevuta di ritorno dell’esistenza della mia casella.
Insomma, sento puzza di proclami; aspetto smentite… ma secondo me prima di qualche anno non si muove proprio niente.
31 marzo 2004 @ 10:12
Se c’è da essere scettici su qualcosa, potrebbe essere in merito all’adozione del servizio da parte dei privati, che potrebbe anche richiedere qualche anno; la criticità risiede soprattutto nell’adozione del servizio da parte di diverse aziende private, in maniera tale da creare una massa critica di utenti tale da attirare altri utenti. Per stimolare questa fase si potrebbe (ma non mi pare sia previsto) incentivare l’uso dell’e-mail certificata per le comunicazioni avente valore legale tra aziende private/privati cittadini e la PA locale e/o centrale…da qui poi potrebbe diventare quasi naturale per le aziende, usare questa “modalità” non solo verso la PA ma anche tra di loro. Per quanto riguarda la PA l’adozione non sarà facoltativa, ci si augura quindi che abbiano fatto bene i calcoli sull’introduzione dell’e-mail nella PA, onde non procurare danni e complicazioni (anziché semplificazioni) delle procedure.
Riguardo al fatto che, per i privati, il servizio è a pagamento…beh, e come dovrebbe essere? Le aziende, diciamo la maggior parte, producono già la maggior parte dei propri documenti in formato elettronico; il servizio di e-mail certificata permette di non doverla convertire in formato cartaceo per inviarla come raccomanda A/R; il vantaggio, ed il risparmio in parte si paga con il servizio di e-mail certificata (tipo quello che ho citato, proposto da Infocamere).
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