Mi capita spesso di definire la vita quotidiana (la mia e quella altrui) come una mappa costituita da percorsi, fermate (nodi), ed intersezioni con le vite (i percorsi, le esperienze) degli altri. Questa visualizzazione è tanto più veritiera quando si tratta della nostra vita on-line; non a caso si parla spesso, nell’analisi del traffico Internet, di “navigation path” (mappe o percorsi di navigazione), e di pagine/siti più frequentati, nonché di profilazione dell’utente.

Innestando questo tipo di “visualizzazione” sul mio vissuto professionale, mi è parso evidente che l’attività di media planning non è altro che: la ricerca dei punti di intersezione tra la vita del proprio target e l’esposizione di un brand/prodotto. O meglio, così dovrebbe essere: mi sembra altrettanto evidente, infatti, che troppo spesso la creazione di un media plan è stata ridotta, dalla consuetudine, ad essere un’operazione contabile che ha come conseguenza, come testimoniano gli incessanti passaggi televisivi di alcuni brand (in particolare delle TLC), quella di portare ad affidarsi solo alla “quantità”, trascurando del tutto la logica della pianificazione.


Quel che vorrei fare è provare a trasformare l’attività di media planning in una operazione prima di tutto concettuale, nella quale l’obiettivo deve rimanere il raggiungimento puntuale ed ottimizzato del proprio target: questo concetto cardine consiste nella creazione di una corrispondenza tra il network di esperienza (la vita), mappabile, del nostro target, e la presenza (altrettanto mappabile, e sovrapponibile alla mappa dell’esperienza del nostro target) di un’azienda (il suo brand, la sua comunicazione) nello spazio fisico e virtuale.
Ripensandoci mi rendo conto che questo concetto è facilmente estendibile ad ogni strategia di marketing e comunicazione, dalla pubblicità tradizionale a quella on-line, agli eventi, alla sponsorizzazione di concerti e manifestazioni sportive, al “location management” (decisioni in merito alla localizzazione del punto di vendita nello spazio urbano), ecc…

Al centro dei nostri pensieri (di professionisti di marketing) ci deve sempre essere il percorso quotidiano di esperienza del nostro target, che come detto in precedenza è mappabile, ovvero raffigurabile come un percorso metropolitano, con nodi e fermate, e composto da esperienze fatte in:

  • luoghi fisici: pubblici (ufficio, palestra, bar, pub, concerti), e privati (casa propria);
  • luoghi virtuali: pubblici - il web, i newsgroups, le communities “aperte” - e privati - le communities “chiuse”, le chat, le mailing list;
  • Questo sistema di visualizzazione potrebbe anche diventare uno strumento per rappresentare ai nostri clienti (le aziende) l’efficacia e la necessità di effettuare determinate azioni di marketing, evidenziando gli spazi dove il nostro target svolge la sua esperienza quotidiana, e studiando se questi spazi non siano già sovraffollati (e quindi sconvenienti).
    In sostanza si tratta di uno strumento sia analitico, per la mappatura della comunicazione proposta dalla concorrenza, sia progettuale, per pianificare secondo una logica strategica, e non secondo semplici consuetudini contabili, gli spazi dove è necessario proporre la propria comunicazione.

    Non appena avrò la possibilità proverò a costruire una mappa di questo tipo, prendendo ad esempio un percorso di vita “standard”, e provando a sovrapporvi i punti di contatto tra questa vita e la comunicazione di un particolare brand, scelto tra quelli che tendono ad investire su svariati media e canali comunicativi. Scopriremo così se quanto ho in mente è solo un’interessante (forse per alcuni nemmeno questo) esercizio di stile, ma troppo complicato per diventare uno strumento di lavoro.

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