T-Government, e-government sulla Tv Digitale Terrestre
Il 21 giugno il Cnipa - Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, ha comunicato un bando per il finaziamento di servizi di e-government fruibili tramite la piattaforma Tv digitale terrestre. Il bando del Cnipa promette ai progetti scelti un finanziamento del 50% sul totale, con uno stanziamento complessivo di 7 milioni di euro. Quasi contemporaneamente la Fondazione Ugo Bordoni ha promosso un bando, stanziando 3 milioni di euro, per il medesimo scopo.
Quindi ogni ente regionale potrà concorrere per finanziare, anche se solo a metà, un progetto di pubblica utilità su piattaforma DTT. Qualcuno finalmente ha capito che, per innalzare la diffusione del DTT, è necessario finanziare i fornitori
di contenuti e servizi, perché la presenza di servizi e contenuti utili è la strada principale per incentivare l’adozione del DTT nelle case italiane, più degli incentivi economici per un decoder che in molti casi, a causa della scarsità del segnale e della mancanza di nuovi contenuti rispetto all’analogico, si sta rivelando un oggetto inutile.
Comunque, ho già avuto modo in passato di rimarcare la contradditorietà di utilizzare risorse pubbliche per finanziare l’acquisto di inutili decoder, e quindi i bandi del Cnipa e della Fondazione Ugo Bordoni tentano di colmare la mancanza di servizi innovativi, che sono l’unico vero motivo per cui una persona dovrebbe acquistare un decoder.
Anche se…la cifre stanziate non sono enormi, ed il finanziamento dei progetti, nel caso del Cnipa, non copre l’intero investimento.
Io, a mio tempo, avevo proposto degli utilizzi innovativi del DTT, per fare sì che questa innovazione possa veramente diventare, come scritto sul sito del Cnipa, “una tappa fondamentale nello sviluppo tecnologico dei sistemi televisivi”, ma soprattutto, come scrivo io ora, una tappa fondamentale nello sviluppo di una capacità informativa, di servizio e culturale (attualmente tutte e tre ad un livello infimo sui media italiani) accessibile a tutti.
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4 agosto 2004 @ 14:47
Non capisco tutta questa rincorsa al digitale terrestre. Se qualcuno vuole inviare dei contenuti (in questo caso per e-learning) può farlo tranquillamente via internet.
Il telefono arriva in (quasi) tutte le famiglie e la banda larga si sta diffondendo abbastanza velocemente.
Le varie tecnologie di compressione permettono di vedere un film passando per una normale linea telefonica analogica (fastweb) e internet è per eccellenza lo strumento che garantisce interattività e bidirezionalità.
Senza contare i contenuti e le risorse già disponibili ora su Internet…
E invece ora dovremmo installar decoder per il digitale terreste e le relative antenne ovunque.
Gianamrco
4 agosto 2004 @ 15:16
diciamo un motivo c’è, ma non ha molto a che fare con business e sviluppo nonostante l’affanno con cui qualcuno sta cercando di convincerci che si tratta di “futuro”.
Risorse e fatica perse, ma “inventarsi” questo nuovo mercato era per qualcuno l’unica soluzione per garantire da un lato la posizione di dupolio nel mercato televisivo e dall’altro un facile controllo del SIC.
Peccatto che il mondo stia andando da un’altra parte!
4 agosto 2004 @ 17:03
Caro Giuseppe
concordo pienamente con la tua opinione.L’aspetto più grave è che lo Stato (e non la libera scelta degli utenti-consumatori) abbia imposto (usando risorse pubbliche) una tecnologia. Credo che lo stato debba solamente creare e garantire le condizioni di accessibilità a tutti i cittadini alle tecnologie combattendo monopoli.
Siamo in fiduciosa attesa di questa moltiplicazione di canali.
Gianmarco
4 agosto 2004 @ 21:52
Già…il mondo sta andando da un’altra parte, per il semplice fatto che ci sono già stati dei pionieri (in Gb, e magari Massimiliano potrebbe, ma penso sia in ferie, raccontarci qualcosa), pionieri della cui esperienza l’Italia…o meglio, il governo italiano e le televisioni italiane non sembrano aver tenuto conto. La Rai stessa sta programmando di lanciare programmi pay per view, finanziandosi oltretutto con fondi pubblici (il canone), ignorando probabilmente (o fingendo di non sapere) che l’esperienza pay per view in GB è stata ampiamente fallimentare. Certo su tutta la normativa ha pesato, come su quasi ogni altra legge degli ultimi tre anni, un interesse particolare…sul quale tra l’altro si fonda un intero partito politico…e il caso del SIC è emblematico, una creazione contro ogni logica, fatta apposta per legittimare i livelli pubblicitari illegalmente mantenuti da Mediaset e Rai.
Temo che per rimuovere tanta palta (legislativa) ci vorrà molta volontà, cosa che ahimè non vedo.
Scusate se ho parlato senza mezzi termini, in un luogo, Imlog, dedicato a tutt’altra tematica.
5 agosto 2004 @ 10:17
Qualche volta è doveroso parlare di scelte fatti dai ns politici anche se il blog è nato per il web marketing….Mi assumo un po’ di responsabilità…
Buone ferie
ci vediamo a settembre
Gmarco
5 agosto 2004 @ 11:04
E no, purtroppo non sono in vacanza, sono chino sulla scrivania a macinare numeri :)
La situazione inglese del digitale terrestre è molto più evoluta e dinamica di quella italiana, grazie a due anni di rodaggio da quando il servizio è stato lanciato (2002). Gli utilizzatori di Freeview (http://www.freeview.co.uk) sono ormai 4 milioni e il costo di un decoder parte da £50 (€75 circa) quando non è già installato all’interno di un televisore. BskyB conta più di 7 milioni di abbonamenti e le ultime cifre (http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/3533872.stm) lasciano intendere che la concorrenza di Freeview si faccia sentire. L’interesse verso il digitale terrestre continua a crescere e anche Disney ha deciso di lanciare un canale dedicato, così come la BBC sta continuando a sviluppare nuovi canali (http://news.google.co.uk/news?hl=en&edition=uk&ie=ascii&q=freeview).
Non conosco a fondo il mercato, per cui le mie considerazioni seguono più un filo logico rispetto a dati e informazioni che in questo caso come in tutte le analisi di marketing sarebbero necessarie. La mia impressione è che gli investimenti pubblicitari negli ultimi anni in UK si sono concentrati sulla TV a pagamento (BSkyB), dove gli investitori hanno trovato gli e le alto spendenti, i delfini, i e le trend setter, gli abitanti di Londra, coloro insomma che sono il target della maggior parte delle comunicazioni che ho potuto vedere sui canali di Sky e che molte volte non sono programmate altrove.
Con il crescere dell’audience di Freeview aumentano gli interessi verso il media e iniziano a spostarsi i primi budget pubblicitari. Il pericolo per Sky è evidente: potrebbe iniziare un circolo virtuoso per cui al crescere dell’audience di Freeview, aumentano gli investimenti degli editori sul mezzo, aumentano gli investimenti pubblicitari sul digitale terrestre, diminuiscono gli abbonamenti di BSkyB per l’interesse verso i contenuti di Freeview, la combinazione degli eventi potrebbe essere anche fatale.
Il crollo del titolo negli ultimi giorni è significativo e i dubbi sulle capacità manageriali del figlio di Murdoch crescono. Il solito figlio di papà?
Un sunto non esaustivo, lo so, però un possibile scenario anche per il futuro della televisione italiana?
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