La tendenza ormai consolidata di inserire all’interno dei propri elettrodomestici componenti informatiche (hardware e software) sembra preludere a quella che potrebbe diventare una svolta: la convergenza degli elettrodomestici (in senso esteso, quindi “bruni” e “bianchi”…comprendendo tra questi anche il personal computer).

D’altronde componenti in grado di “domotizzare” (licenza verbale che sta per rendere un qualcosa pronto per la domotica) antifurti, caldaie, cancelli elettrici. sistemi di irrigazione e altro, esistono già.


Metto il link di un prodotto a caso, per far capire di che si tratta: qui.
Questo tipo di prodotti permette in sostanza di comandare a distanza, con un SMS od una telefonata, alcune funzionalità della propria abitazione.

Gli antifurti, anche quelli più “basic”, sono configurabili da pc (tramite collegamento seriale) e comandabili a distanza (sempre via GSM/SMS).
Apro una parentesi, nessuno ha pensato all’utilizzo del videofonino per connettersi alle ai sistemi di videosorveglianza, onde poter vedere ciò che le telecamere di sicurezza vedono? Pare che questo utilizzo della videotelefonia non sia ancora stato pensato, eppure è un servizio vero (forse meglio offrire servizi inutili e oltretutto malfunzionanti). Chiusa parentesi.

Alcuni esempi di inserimento della domotica nell’elettrodomestico riguardano Candy, con il sistema SAHA (Smart Appliances Home Automation) e Merloni, con la tecnologia Wr@p (Web Ready Appliances Protocol). La promessa di Candy e Merloni è innanzitutto quella di fare dialogare gli elettrodomestici tra loro, oltre a permettere alle persone di controllarli e comandarli a distanza, via telefono ma anche via Internet.

L’elettrodomestico acquisisce quindi una componente software importante, che nell’ambito della promessa di “dialogo tra macchine” diventa ancora più importante…soprattutto dal punto di vista della compatibilità tra prodotti di marche differenti.

Questo discorso, sicuramente tecnico (e nel quale ho quindi qualche difficoltà ad addentrarmi) ha però profonde implicazioni di marketing.
I sistemi chiusi talvolta vengono utilizzati di proposito dalle aziende, per costituire barriere all’ingresso di altri concorrenti, ma talvolta questi possono rivelarsi controproducenti, minando le vendite e intaccando la percezione positiva della marca presso i consumatori. Complicano la vita del marketing, insomma.

L’ideale sarebbe che i diversi produttori sviluppassero non sistemi proprietari, ma si accordassero per sviluppare uno standard di comunicazione condiviso, magari coinvolgendo anche le aziende che, anche se non producono elettrodomestici, da tempo si stanno impegnando nello sviluppo di quella che, all’inizio, ho chiamato convergenza degli elettrodomestici. Faccio due nomi per spiegare cosa intendo: BTicino e Microsoft. Quest’ultima in particolare, che con Windows Media Center si pone l’obiettivo di creare un centro di comando della propria abitazione, quindi perché non pensare che questo possa dialogare non solo con pc, tv e consolle ma con qualsiasi elettrodomestico di casa?

Ai produttori la palla.

p.s. fa comunque piacere notare che le imprese italiane sono particolarmente attive nell’ambito domotica. Delle aziende citate nell’articolo solo una non è italiana (Microsoft).

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