La ‘cookie crisis’, come ormai è definita in U.s.a nei forum più importanti, ha ormai raggiunto la fase in cui da una situazione di ‘panico’ (o di arrabbiatura, per chi non voleva divulgare questi dati…) si è passati alle possibili soluzioni.

Ricordiamo che qualche giorno fa, la JupiterResearch pubblicava dei dati dai quali emerge che circa la metà degli utenti internet elimina i cookie (o li fa eliminare automaticamente dai software anti-spyware etc) mensilmente; c’è anche un 12% degli utenti che li cancella (o li fa cancellare) quotidianamente.

Il dato mi sembra rilevante per molti aspetti, ma quello che più mi rende felice è che adesso gli editori hanno in mano delle armi in più per potersi opporre all’ordalia del Pay per action che imperversa purtroppo sempre di più, segno di un mercato ancora totalmente immaturo e dove chi dispone dell’audience ma non di un brand consolidato è quasi costretto a ‘vendere’ i propri spazi in revenue sharing.


Sono sempre stato contrario al revenue sharing per diversi motivi; il più importante è che secondo me annulla la dimensione imprenditoriale e ‘di rischio’ dell’acquisto di pubblicità. il principio secondo il quale ‘pago se va bene’ è profondamente unfair e si basa esclusivamente sulla posizione di forza che i buyer hanno nei confronti di chi vende pubblicità in Internet; nessuno si sogna di fare un discorso del genere a publoitalia o anche a una televisione locale (e tanto meno a chi produce volantini a risma…).
Il principio è fondamentalmente sbagliato (e direi sballato) perché tutto il rischio è dalla parte dell’editore e nessun rischio soffre invece chi acquista. L’editrore inoltre si accolla tutte le possibii carenze dell’acquirente. Il prezzi sono troppo alti? ne soffre l’editore…Il sito non è usabile? Ne soffre l’editore. Il marchio è talemente noto che una grande percentuale si è già iscritta ai suoi servizi? Ne soffre l’editore…Questo per quanto concerne il discorso ‘di merito’.
Poi c’è anche un discorso di ‘metodo’; come tracciare gli acquisti? a chi attribuire la commissione s sono più di uno i siti che hanno fatto conoscere un prodotto o un servizio via internet? CJ e TradeDoubler hanno due politiche diverse e opposte in questo caso, ma entrambe (come altre decine di società) utilizzano i cookie come sistema (apparentemente infallibile) di tracking.

La ricerca della Jupiter ha dimostrato che il sistema non è affatto infallibile e che quindi la società che acquista pubblicità in revenue sharing corrisponde all’editore solo una percentuale delle vendite che sono state effettivamente effettuate per suo ‘merito’…Io sono sempre stato favorevole al coupon elettronico; se acquisti insrendo un semplice codice numerico, ti sarà riconosciuto uno sconto o un’agevolazione; per quanto il vantaggio o il risparmio sia minimo, solo pochissimi vi rinunceranno e le vendite saranno tracciate molto più efficacemente.
Ho appena letto un articolo di clickz ; adesso sembra che la soluzione all’inaffidabilità dei cookie stia in un prodotto di Macromedia; si tratta dei SOs (Local Shared Objects) che possono essere ‘inseriti’ nella macchina di un utente internet semplicemente attraverso un Javascript introdotto nella pagina web.

Il principio è lo stesso dei cookie ‘classici’; il vantaggio è che questi SOs sono ancora per lo più sconosciuti e quindi non sono oggetto di cancellazione automatica o manuale. Quanto ci metteranno le società che intermediano il revenue sharing ad applicare questa nuva tecnologia? Aspetteranno che gli utenti conoscano molto bene questi cookie di nuova generazione cosicché perdano anch’essi di efficacia?

By the way, il sistema di tracking attraverso cookie è utilizzato anche da tutte quelle società che acquistano pubblicità in modalità PPC; il CPC è - purtroppo - spesso calcolato in base ai MWR (most wanted responses) che riescono a generare…Quale sarà l’effetto di questa inefficienza dei cookie su un mercato (quello italiano) in cui i CPC sono mostruosamente più bassi delle medie statunitensi?

Condividi:
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • Technorati
  • LinkedIn
  • Digg
  • StumbleUpon
  • Tumblr
  • email
  • Print
  • FriendFeed
  • Twitter

Nessun post simile.