Tutti i blog sono uguali?
La maggior parte dei blog giovanili è autoreferenziale, i contenuti sono spesso di non elevato spessore perché conta più spesso la reazione a quanto si scrive piuttosto che il livello dei post. Lo stile di comunicazione di alcuni blog è più vicina alle chat, ai forum e agli sms nonostante la sua apparenza di diario o di pensieri in liberta. Non si può giudicare un blog come fosse sempre un artefatto letterario.
Un autorevole studio del Children’s Digital Media Center della Georgetown University, di David A Huffaker e Sandra L Calvert che è stato pubblicato dal Journal of Mediated Communication ha analizzato il ruolo dei blog giovanili come strumento di rappresentazione e di espressione della identità di chi scrive e nella capacità di riconoscersi in chi legge, nella possibilità di allacciare nuovi contatti e nuove relazioni. Ecco perché i weblogs rappresentano un “ambiente in cui identità e linguaggio giocano un ruolo importante. I teenager usano i weblogs non solo per presentare una identità on line, ma anche per esprimere le proprie idee, condividere le proprie esperienze ed emozioni attraverso un linguaggio comune. In alcuni casi questi blog portano al formare comunità on line, simili alle relazioni peer to peer che si possono osservare nel mondo offline”.
Ho più volte cercato di affermare che il dibattito in corso sui blog è fuorviante, perchè sono una galassia estremamente disomogenea, in cui si possono trovare blog professionali di giornalisti o di esperti di marketing (come nel caso Imlog), ma anche blog amatoriali che ovviamente vengono concepiti con logiche completamente diverse come lo studio rileva. E’ quindi opportuno per giudicare compiere sempre comparazioni omogenee altrimenti il rischio è quello di partire per la tangente e non riuscire a comprendere quello che sarà un fenomeno sempre più importante nei prossimi anni: la comunicazione peer to peer. Le critiche che vengono mosse a certi blog costituiscono proprio i loro tratti distintivi, se essi si trasformassero, correrebbero il rischio di perdere la propria funzione. Non è un caso che Google si sta organizzando per un nuovo progetto di pubblicazione di personal video clips. Sarà banale ma a molti piace leggere contenuti di persone, colleghi o amici che si ritengono simili. Ecco perché ritengo un’idiozia affermare che il blog sia una tecnologia al pari di un CMS.
Nessun post simile.
6 aprile 2005 @ 12:50
A mio parere i blog sono un flop come fenomeno internet. Di blog interesanti ne conosco pochissimi e quelli che sono interessanti sono fatti da persone che già svolgevano comunicazione in un’altra maniera. Il diario di una persona qualunque invece sarebbe interessante solo se fosse segreto; invece nei blog si scrive sapendo di essere letti e la maggior parte delle persone non ha proprio niente da dire. Non lo dico con cattiveria, ma è la realtà. Questo per quanto riguarda i blog ‘personalistici’ dove non c’è intereazione con i ‘lettori’ (che rimangono passivi). Per quanto riguarda invece i blog ‘collaborativi’, come IMLI, sono solo un misto fra un forum e una mailing-list. Diciamo pure che sono meglio; ma non credo proprio che rappresentino una rivoluzione né per internet nè per la comunicazione in generale. La vera rivoluzione è stata rappresentata dai forum poco dopo la nascita di Internet. I blog sono un fenomeno molto sopravvalutato prorpio perchè molti blogger sono giornalisti…
IMHO.
6 aprile 2005 @ 13:09
Credo fermamente che i blog siano un fenomeno di transizione ma che in un futuro prossimo una buona parte dei contenuti fruiti saranno person to person, su questo ci sono tantissime ricerche a supporto. I supporti ed i device si moltiplicheranno per una fruizione di questi contenuti anche in mobilità.E’ una mia convinzione, ma solo il tempo la potrà confermare o smentire.
6 aprile 2005 @ 13:45
Volevo ribadire il mio punto di vista, è vero la maggior parte dei blog sono poco interessanti dal punto di vista dei contenuti, ma non sotto questo l’aspetto con cui li dobbiamo osservare. Che si tratti di blog, chat, mailing list o forum o partecipation tv, vi è una crescente esigenza di “tempo sociale”. E’ questo il dato interessante che lo studio della Georgetown University conferma.
6 aprile 2005 @ 17:16
su questo sono perfettamente d’accordo. anche se gli italiani preferiscono di gran liunga il telefonino. Ci sono paesi molto più avanti di noi. Penso al brasile, che si contende il primato di utenti per orkut.
a volte mi viene voglia di analizzare lo strumento internet con le categorie del vecchio McLuhan. Io dico che gli italiani lo usano come uno strumento ‘caldo’, non avendo affatto capito che si tratta invece di un medium ‘freddo’. tu che ne dici?
6 aprile 2005 @ 18:52
La distinzione di Mc Luhan a cui fai riferimento tende sempre meno ad essere utilizzata, quello invece su cui si sta lavorando ad esempio all’Università Bicocca e a quella di Perugia è un concetto basato sui tempi di fruizione dei contenuti. Possiamo parlare di tempo produttivo (es. orari dei treni) tempo libero (entertainment) e tempo sociale. Questo ci permette di non costruire classificazioni rigide proprio perchè un blog a seconda dei contenuti e dei target a cui si rivolge può avere finalità differenti attinenti alle diverse modalità di fruizione di cui si diceva. Il blog tout court non rappresenta quindi un modello specifico ma un ambiente di comunicazione in cui possono convivere differenti forme di espressione. Non so se sono stato chiaro.
6 aprile 2005 @ 19:37
chiarissimo. io facebo riferimento a internet in generale. Non ci sono degli studi che spieghino (Mcluhan a parte)perché gli italiani sono così ‘forti’ sui telefonini e così ’scarsi’ in internet?
come tempo di navigazione siamo ultimi in Europa (8 ore al mese); anche se è solo una variabile quantitativa…
6 aprile 2005 @ 21:30
Ci sono diversi studi su cultura orale e scritta, dovrei andare a riprenderli intanto
vedi se questo ti può essere utile è breve
ma interessante anche se non è proprio quello che chiedevi
http://lgxserver.uniba.it/lei/personali/pievatolo/platone/ong.htm
6 aprile 2005 @ 23:42
Federico dice…
>Non ci sono degli studi che spieghino (Mcluhan a parte)perché gli italiani sono così ‘forti’ sui telefonini e così ’scarsi’ in internet?
Gli stessi studi che dicono che siamo il Paese dell’UE dove si legge di meno, ad esempio? :-(
12 aprile 2005 @ 11:53
Eviterei di dare un giudizio assoluto misurando variabili quantitative. Si leggono pochi quotidiani, ma non abbiamo quotidiani di intrattenimento come in Germania o in Inghilterra, sono loro che fanno la differenza. In Italia molte connessioni broadband sono a tempo, in altri paesi si paga a seconda di quantità dati scaricata. Finchè si naviga sul web e non si scarica niente si spende pochissimo, quindi si può stare online per più tempo a minor costo.
Importante sarebbe analizzare l’intensità di relazione che si crea con il mezzo. E’ vero certi blog fanno pietà, e allora? Anche certi film in tv. E’ il dato complessivo che va osservato: i blog stanno rimettendo in discussione vecchi modelli di fruizione delle informazioni. Il modello peer to peer, dove esiste, in rete, è sempre vincente. E’ questo il dato. La blogsfera riesce a far dimettere giornalisti mainstream. Se questo non è un dato rivoluzionario…Questo modello sarà sempre più forte, perché è coerente con la struttura stessa del medium. Difficile sarà capire come reagiranno gli strumenti del marketing a questa evoluzione.
Ciao
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