Quando il blog è donna
Se in moltissimi campi le donne faticano ad affermarsi a causa di tanti pregiudizi maschili, questo sembra non capitare nel mondo della comunicazione.
Chi ha detto che il blog è roba da maschi? Una rivista autorevole come Fast Company ha deciso di navigare un po’ in rete per selezionare i migliori blog di business per scoprire che molti di essi hanno qualcosa in comune: sono blog gestiti da donne
Le tecnologie sono roba da maschi, questa è la più grande sciocchezza che io abbia mai sentito. Negli ultimi anni ho partecipato a decine di conferenze e le persone più carismatiche che io abbia mai sentito sono donne. Sarà un caso ma di loro mi ricordo molto bene. Fabiola Arredondo ex managing director di Yahoo Europe, Mary Ann Packo ex president Media Metrix, Nandini Gulati responsabile marketing interattivo EMEA Coca Cola, Dawn Airey managing Director Sky Networks BskyB.
Di molti relatori uomini non ho un ricordo così vivo. Quando Fast Company ha fatto questa copertina sicuramente non ha pensato alle donne, ma se si scava in profondità, quando è stato dato loro la possibilità, molte donne hanno cambiato le regole nel business. Chi si ricorda della nostra Marisa Bellisario?
Nessun post simile.
4 maggio 2005 @ 11:18
Maurizio, non fare il comunista! Come ha detto Berlusconi - a Wall Street, non al bar di Arcore! - in Italia abbiamo le più belle segretarie del mondo!
4 maggio 2005 @ 11:56
Direi che le donne sono spesso avvantaggiate. Va abbastanza di moda inserire le donne nel marketing/comunicazione, più che altro per una questione scenografica. Per quanto riguarda Internet la questione è molto semplice; se parliamo di micrositi e di piccoli webmaster, sono nel 95% (se non di più) uomini. Per quanto riguarda le grandi società, non conosco una donna che abbia mai inventato qualcosa. Se prendete i primi 100 siti/società di internet, scommetto che nessuno è stato fondato/creato da una donna. Cmq Internet è un campo che non mi pare interessi molto alle donne. I blog forse le hanno aiutate un filo perché sono un sistema più semplificato per pubblicare qualcosa in Internet… Maurizio, mi sa che sei più realista del re ;)
4 maggio 2005 @ 12:06
Quelle che io ho citato nel post, hanno un carisma che noi maschietti ce lo sogniamo.
Seguili poi i blog consigliati da Fast Company e poi mi sai dire.
4 maggio 2005 @ 12:22
Ma scusa. Se vuoi dirmi che c’è qualche donna in gamba, mi sembra che sia pacifico. La notizia sarebbe che le donne preponderano in un campo che si presumeva fosse squisitamente maschile. Beh, non è così. Internet è uno dei mondi più maschili in assoluto (e la cosa non mi fa ovviamente piacere). Ci sono dei campi in cui le donne hanno meno successo degli uomini(a prescindere dalle motivazioni); internet è uno di questi. Questo è un fatto. Il tuo post è solo una speranza ;).
4 maggio 2005 @ 16:45
Stimolato da Maurizio che ha messo in discussione una delle mie poche certezze sulla vita, sono andato a leggermi i blog degli autori citati da Fast. Sinceramente sono allibito dalla scarsissima qualità e dal fatto che questi blog siano stati citati fra i ‘best’…Ma stiamo scherzando? Su uno di questi blog leggo addirittura:
about us
misbehaving.net is a weblog about women and technology. It’s a celebration of women’s contributions to computing; a place to spotlight women’s contributions as well point out new opportunities and challenges for women in the computing field.
It’s a celebration of women’s contributions to computing…
Una celebrazione?
Questo blog è pieno di citazioni di come le donne non siano ‘da meno’ degli uomini, tanto è che pare che stiano attaccate ai videogiochi quasi quanto gli uomini e inoltre…lo fanno socialmente (beh allora sono anche meglio).
Quando leggo un blog o un libro io non guardo mai se è di un uomo o di una donna (adesso che ci penso sono tutti di uomini), come non mi informo se è di un gay o di uno biondo. Mi sembra veramente irrilevante.
Certo, senza quella ‘notizia’ potevamo avere il dubbio che i blog ‘femminili’ non avessero niente da invidiare a quelli dei maschietti (posto che la cosa interessi a qualcuno).
L’articolo ci ha effettivamente tolto questo dubbio :)
federico
p.s.
Ah, linkato a uno di quei blog c’è un articolo dell’università del Michigan che spiega perché le donne non ’sono forti’ nelle scienze (avevo capito che lo erano…). Cmq pare che sia perché hanno paura di fare un lavoro solitario….:)
4 maggio 2005 @ 17:53
solo per segnalare che eBay l’ha sì fondata il buon Pierre, ma l’ha portata dov’è ora Meg Whitman. Esatto, una donna.
4 maggio 2005 @ 18:16
avete qualcosa di più eclatante/memorabile? ;)Parlo di invenzioni/fondazioni di società (bezos, brin, etc). Niente managing director, COO, CEO, CFO, PR and company.
Husserl mi pare che avesse pubblicato il nome di tutti gli ebrei che avevano dato un contributo nella filosofia e nella scienza. Il libro era pieno di nomi famossissimi. Potete fare di più :) Vai con la lista.
La lista è vita…
4 maggio 2005 @ 19:57
Lungi da me affermare che le donne sono migliori, sarebbe sessismo al contrario, quello che sto cercando di dire che spesso a molte donne non viene data nemmeno la possibilità di cimentarsi e di partire alla pari. Ciò che dico è dimostrato dal fatto ad esempio che in Italia c’è un ministero per le pari opportunità. Quindi l’articolo di Fast Company per me era solo un pretesto per affrontare il problema: donne, tecnologie e comunicazione. Vogliamo farne un convegno?
5 maggio 2005 @ 10:22
>Internet è un campo che non mi pare interessi molto alle donne.
… ha il gusto delle migliori barzellette berlusconiane.
5 maggio 2005 @ 10:39
Tu dici che spesso a molte donne non è concesso di partire alla pari. Ma quali sono queste barriere? Non mi pare che alle scuole elementari/medie/superiori ci siano queste barriere. Non ho mai visto un caso di ’segregazione’ durante la mia lunga carriera scolastica né ho mai sentito una donna che me ne parlasse. Gli unici casi ‘anomali’ che ho visto erano quelli di ragazze molto belle che venivano promosse da professori e assistenti allupati senza che se lo meritassero (chiunque ha visto casi del genere), ma questo ha poco a che fare con il tema in oggetto e riguarda infatti anche bei ragazzi per professori/assistenti gay.
Partiamo da un semplice presupposto, che spero sia condiviso, altrimenti, contra negantem….Cmq il presupposto è questo: le donne sono o non sono radicalmente diverse dagli uomini? Hanno una ‘forma mentis’ e ‘forma cordis’ diversa o no? Io penso proprio di sì e il 90% degli uomini pensa lo stesso nel momento in cui viene attratto dal sesso oposto piuttosto che dagli uomini (non credo siua solo una uqestione di tette…). Ora, queste differenze che ci sono fra uomini e donne sono sostanziali o sono marginali? Io ritengo che siano sostanziali. Non si tratta di essere biondi o castani, alti o bassi.
Seconda premessa: Il lavoro, la professione etc sono campi in cui viene applicata tutta la propria umanità o soltanto una parte? Io penso che venga applicata tutta la propria umanità: intelligenza/emozioni/sensibilità etc.
Ora, date queste due premesse, ha senso che donne e uomini facciano ‘lo stesso’ quando lavorano, quando fanno una conferenza o quando scrivono per un blog? E ha senso soprattutto che abbiano la passione per le stesse cose?
Io dico di no. O meglio, io penso che uno dei gorssi problemi del mondo moderno sia questo livellamento delle differenze. Vedo sempre più donne che replicano i modelli maschili e ovviamente quando si ‘copia’ qualcosa si copiano soprattutto i difetti. Conosco tante donne che hanno rinunciato ad avere una famiglia pur di laurearsi, specializzarsi e lavorare ‘alla pari’ con gli uomini. Poi si trovano a 40 anni che vogliono avere un figlio una famiglia etc, ma ormai è troppo tardi. La natura è flessibile ma solo sino a un certo punto. La selezione sociale funziona solo fino a quando non si scontra con la natura. Secondo voi ha senso che una donna metta al mondo un figlio e poi paghi una babysitter per curarlo tutto il giorno mentre lei va a lavorare a un’ora di macchina? Secondo me non ha nessun senso. Pari opportunità non vuol dire pari possibilità; io sostengo la specificità della donna, che ha molte altre qualità che l’uomo non ha. Di fatto il mondo del lavoro è stato selezionato socialmente privilegiando certe qualità/caratteristiche che sono squisitamente maschili. Cambiare questa situazione mi sembra difficile a meno sino a quando non si sia capito quali sono i motivi che hanno portato a questa selezione. Perché la società è sempre stata maschile nella sua evoluzione (esterna)? Perché il 99% della cultura scritta, della pittura e della musica è di produzione maschile? Solo perché l’uomo è più forte fisicamente? Sarebbe questo il banale motivo che ha fatto sì che le donne fossero ‘relegate’ a un ruolo squisitamente domestico per migliaia di anni di storia che conosciamo? Sinceramente non so come si faccia credere a una cosa del genere. Questo vuol dire che le donne sono inferiori all’uomo? No, vuol dire che sono diverse. Pensate al gioco degli scacchi. La donna numero 1 al mondo non batte il millesimo maestro. Non è mai successo e non succederà mai. Perché? Perché è l’uomo che ha inventato gli scacchi. E’ semplice. La donna ha un’esprit de finesse che non l’aiuta nel gioco degli scacchi, ma anzi l’ostacola. Chiunque abbia visto una donna giocare si accorge che ragiona in modo diverso e di fatto ‘inefficiente’, visto che alla fine perde.
Le donne sono diverse; quindi, migliori in certe cose e peggiori in altre, altrimenti non lo sarebbero (diverse). Avete mai visto una donna programmare? Non funziona, ragiona in una maniera diversa da quelle che hanno scritto il codice.
Certo, ci sono anche donne che lanciano il giavellotto e pesano 120 kg.
Più che un convegno propongo un libro, intitolato: “se questa è una donna”.
5 maggio 2005 @ 13:17
Caro Federico, non ci provo neanche a controargomentare perché con te non ho bisogno di un convegno ma una enciplodia Trecani.
Ad ogni buon modo anche in Italia ho conosciuto donne titolari di agenzie di pubblicità, donne general manager. Prendi il nostro campo e per non fare nomi la presidente dello IAB Europe e Layla Pavone, non mi sembra proprio che sia la classica donna degli stereotipi che sferruzza la calza. Potrei farti decine di nomi, ma è vero che a molte donne non vengono affidati i budget. Forse alcune donne non capiscono tanto di tecnologia, ma anche questo è un luogo comune, e grazie al cielo che è così, noi parliamo troppo di comunicazione e troppo poco di business, di comunicazione e di relazione fra le persone, ben venga un po’ di sensibilità a controbilanciare chi continua a parlare di ferraglia, digitale ma sempre ferraglia. Lo dico con tutta pacatezza senza alcun interesse.
5 maggio 2005 @ 13:24
Scusate nel mio post precedente intendevo, noi parliamo troppo di tecnologia e troppo poco di business e di comunicazione. Scusami se ti punzecchio, ma una donna ad esempio non si fermerebbe mai alle technicalities di un cookie e affronterebbe ogni tema in una prospettiva più ampia. (Più superficiale diresti tu). Ad ogni buon modo è poco intelligente fare una classifica top women o top men, rimango comunque della mia idea che a parità di condizione le donne hanno meno opportunità, infatti manager dello stesso livello e di differente sesso hanno molto spesso stipendi diversi. Non è forse vero?
5 maggio 2005 @ 14:37
Ciao Maurizio.
Andando con ordine.
Top women e top men non interessa molto nemmeno a me, per lo meno come ‘fatto’, che è indiscutibile. Il tutto è cominciato dal fatto che tu hai scritto che il blog è donna. Si può discutere su tutto, ma non su notizie false. So che tu eri in buona fede e che non pensi davvero che il blog sia ‘donna’ (o uomo o gay) e volevi solo stimolare la discussione (cosa che ti è riuscita solo in parte perché vedo che la maggior parte in IMLI non si espone).
Il discorso che fai tu mi affascina. Ovverosia: è possibile modificare il nostro modo di lavorare lasciando spazio a un pensiero più ‘femminile’? Sinceramente io non lo so. Il punto è che l’uomo non è carente di creatività, di sensibilità etc. Senza scomodare i mozart e i van gogh, ci sono tantissimi creativi (copy o art) maschi (ed eterosessuali).
Perché abbiamo paura di prendere in considerazione il fatto che l’uomo possa essere più competitivo (migliore) della donna sul campo del lavoro? E’ un nuovo tabù della società contemporanea? E perché le donne dovrebbero ‘emulare’ una condizione che per loro è molto difficile da sostenere? Perché dobbiamo partire dal presupposto che tutti possono fare tutto allo stesso modo? E’ più probabile che sia proprio il contrario. La capacità di fare un lavoro meglio di altri è forse differente da una predisposizione fisica? Se diciamo che gli uomini sono normalmente più forti fisicamente delle donne diciamo una cosa condivisa da tutti; ma se diciamo che sono meglio sul lavoro no? E perché? Certo la donna ha una sensibilità diversa dell’uomno, solo un idiota non lo capisce. Ma chi ci dice che questa sensibilità ‘funzioni’ nel lavoro? Il punto è questo e non capire se la donna è più o meno intelligente/capace dell’uomo. Se usiamo queste categorie astrattamente non arriviamo da nessuna parte.
Non voglio poi entrare nel merito dell’attività dello IAB perché forse farei più un torto che altro alla Layla Pavone, citandola come presidente.
Infine, visto che hai citato il mio post sui cookie, posto che c’è sicuramente qualche donna che può dire cose più interessanti di me, non credo di avere avuto un approccio tecnico, quanto piuttosto penso di avere cercato di capire quali sono le conseguenze di una inefficienza tecnica, coinvolgendo un tema (quello delle ‘valutazione’ dell’efficacia pubblicitaria) che penso sia uno degli argomenti più interessanti e coinvolgenti per chi di mestiere si occupa di marketing. Anche questa notizia (che il mio pezzo era tecnicistico) è falsa ;)
Sul fatto degli stipendi. Facciamo una scala mobile?
5 maggio 2005 @ 16:43
Su una cosa hai ragione ho scelto apposta un titolo per affrontare un argomento che mi sembra comunque importante. Si è vero siamo in pochi a partecipare, ma magari a qualcuno piace leggere e seguire questo dibattito e d’altronde vorrei che si discutessero diversi temi. Questa mi sembra la sede adatta. A proposito non vorrei innescare un’altra polemica, ma vorrei anche capire perché per un’azienda la vita finisce a 30 anni. Ci sono tante persone validissime che hanno oltre 30 anni e non trovano lavoro, qual’è la ragione, spiegamelo tu perché non l’ho mai capito.
Si è vero stiamo divagando un po’ ma anche gli uomini di marketing possono parlare di problemi della vita reale. Forse è un po’ questo il problema. Siamo così presi dai nostri target che ci dimentichiamo che viviamo nella vita reale e non in un campo di battaglia.
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