La Piaggio innovatrice nel marketing
Ancora una volta Enrico Bianchessi mi stimola sul tema delle relazioni pubbliche, parlando di Piaggio in un commento ad un mio post. Il suo intervento merita maggior risalto, per questo lo vorrei riprendere. Enrico ci segnala l’uso molto innovativo del blog da parte della Piaggio, che è stato accolto negli Stati Uniti in modo molto favorevole.
La Piaggio negli Stati Uniti si è sempre caratterizzata per un marketing molto innovativo in cui non è certo la pubblicità tabellare a giocare il ruolo più importante. Obiettivo della Piaggio negli ultimi anni per il mercato americano è stato quello di costruire iniziative di buzz marketing o di street marketing volte ad avvicinarla ai suoi target di riferimento.
Si parla tanto dell’arretratezza delle aziende italiane nel marketing e nella comunicazione, mentre il marketing della Piaggio è un autentico caso da manuale.
Nessun post simile.
11 maggio 2005 @ 12:51
Un ulteriore contributo alla discussione sul ruolo dei Blog viene dai commenti che ho trovato sul blog di Joel Céré in risposta a una provocazione secondo cui i blog sono più adatti a distruggere la reputazione di persone, brand e prodotti che non a costruirle.
http://beyondpr.blogspot.com/2005/05/blog-revolution-give-me-break-says.html
11 maggio 2005 @ 14:08
secondo me ci sono due elementi da tenere in considerazione.
1) ci sono certe aziende che sono ‘adatte’ ai blog e certe che non lo sono. Per la Piaggioè certamente più facile che per la la De Beers.
2) un blog è più adatto a un prodotto che a una azienda (il blog della Pirelli sarebbe diviso in RE, cavi, pneumatici etc…?)
3) i blog ‘versus’ hanno molte pià chances di crescita che quelli ‘istituzionali’ o ‘pro’ e questo per diversi motivi, fondamentalmente per le caratteristiche dell’animo umano. Su una discussione di persone su 100 volte che si parla di qualcuno, almeno 90 si parla male o si prende in giro. difficile che ci si intrattenga delle sere a parlare bene di qualcuno. Semplicemente, il parlar male attrae molto di più e non solo nei blog.
4) ci sono casi in cui ‘è troppo tardi’ per mettere in piedi un blog aziendale che riesca a raggiungere scopi di corporate identity, brand image etc. La fiat, a mio parere, è uno di questi, anche se casi come la BA hanno dimostrato che in pochi anni si puòl ribaltare una situazione degenerata.
11 maggio 2005 @ 15:29
Difficile parlare di aziende, come nel commento di Federico, quando i PR che le devono portare in rete con i nuovi strumenti annaspano nel buio con le orecchie chiuse.
Ho citato anche io l’articolo di Joël Céré ieri su Blogo, dalla mia prospettiva di cosidetto nanopublisher (specifica e non per forza estensibile al blog di prodotto nè tantomeno a quello corporate).
Ciao, grazie
Francesco
11 maggio 2005 @ 18:29
Francesco, per fortuna non tutti i PR brancolano nel buio.. ;-)
Personalmente quando c’è nebbia, come minimo rallento…
Aggiungo anche che molti parlano solo di blog corporate o di prodotto, ma le opzioni sono molte e a più livelli.Vedremo.
Tra le osservazioni che Céré sviluppa in risposta a Denton, sottolineo poi il punto in cui avverte come sia dannoso (e inutile) aggiungere un blog ad un mix di comunicazione pre-esistente, senza ridisegnare o modificare opportunamente la strategia stessa della comunicazione, le linee guida e la struttura del mix.
15 maggio 2005 @ 11:55
Prendere Denton come riferimento per il modello di business del nanopublishing non è una buona idea: nano significa proprio in piccolo, quindi è naturale che siano pochi anche i dollari in ballo. Pochi ma buoni e non pochi, maledetti e subito come sta iniziando a fare tanta gente con Adsense. Così anche i lettori: una nicchia di persone competenti e fedeli, che sostiene un business piccolo e spesso gestito per passione. Nessuno parla mai di nanopublishing con gli esempi giusti: pvrblog, Treonauts, hackingnetflix oppure i progetti di Fleishmann come wifinetnews (tra l’altro uno dei primi nati).
24 giugno 2005 @ 03:16
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4 luglio 2005 @ 11:53
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