Clienti pubblicitari in cerca di valore
In Italia si avversa il cambiamento quando non si è in grado di fronteggiarlo, perché in una ottica molto miope, cambiare potrebbe significare perdere potere.
La dura verità è che il cambiamento non può essere fermato come nel selvaggio west non è stato possibile fermare l’avanzata della ferrovia
La maggior parte dei grandi investitori pubblicitari americani è perfettamente consapevole che le vecchie logiche di comunicazione basate sull’interruzione e sulla ripetizione dei messaggi non funzionano più e chiedono alle loro agenzie di comunicazione un approccio nuovo.
I piccoli e medi clienti pubblicitari, stanno lentamente scoprendo che esistono nuovi intermediari di creativita come questo, questo o questo in grado di studiare un logo, un’immagine coordinata, a livelli qualitativi accettabili.
Ebbene si siamo arrivati alla comoditizzazione della creatività pubblicitaria grazie ad internet e queste società presto arriveranno anche in Italia.
Le agenzie pubblicitarie sono quindi accerchiate, dal basso da questi nuovi intermediari e dall’altro da società di consulenza che attraverso una rete di partner sono in grado di estendere i loro servizi in ambiti che una volta erano di “competenza” delle agenzie di pubblicità.
Se poi aggiungiamo la presenza di un esercito di consulenti, flessibili e molti di essi anche competenti che si stanno organizzando a network, possiamo renderci conto della portata dei cambiamenti che stanno già oggi impattando sul settore della comunicazione, uno fra i settori che appare tra i più conservativi nell’industria italiana.
Esaurita la fase delle fusioni, delle acquisizioni, delle riorganizzazioni, occorrerà innovare perché il livello di progresso di un Paese si può anche misurare dal livello della sua industria della comunicazione.
Ci sono in Italia tantissimi talenti, nelle scuole di comunicazione, nel mondo delle professioni che non vengono utilizzati come dovrebbero. Il caso di Serpica Naro è a mio parere emblematico di un sistema completamente ingessato, che potrebbe se solo volesse aprirsi e dare spazio a nuovi talenti a beneficio di tutti.
La rete è anche questo.
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8 luglio 2005 @ 17:06
Maurizio, quindi internet ha avuto un ruolo negativo in ambito puramente creativo? E’ sua (di internet) la colpa? Queste agenzie “usa e getta” d’oltreoceano sono figlie (purtroppo) dell’interattività e non porteranno al settore pubblicitario sicuramente dei benefici, anzi. Cosa possono fare le agenzie per difendersi?
11 luglio 2005 @ 11:40
Le agenzie di pubblicità hanno tirato troppo la corda, ora devono tornare a produrre valore per i clienti come una volta. Il vero problema è che sono ben poche ad investire in ricerca e sviluppo e ci sarebbe tanto bisogno, la maggior parte utilizza purtroppo schemi consolidati. C’è da dire per essere corretti che anche i clienti hanno la loro responsabilità e spesso non osano e alla fine approvano le proposte più tradizionali.