Logos for sale
Una breve “provocazione” (proviene dal buon Seth Godin) circa il reale significato del logo. Pixellogo è un sito dova si trovano centinaia di loghi per ogni tipologia di business, pronti all’uso, a partire da poche centinaia di dollari. Ho navigato un po’ tra le varie categorie e devo dire di averne visti alcuni veramente interessanti. Ma non è questo il punto.
Il nostro Seth si domanda, giustamente, se valga la pena di investire tempo e danaro ( a volte se ne investe davvero parecchio ) per creare un logo che dovrà stamparsi indelebilmente nelle menti di tutti quelli che lo vedranno. Il logo non è di per se’ un valore, se non DOPO che l’esperienza di consumo gli associa valore e reputazione. Da pensarci. Il post di Godin
Nessun post simile.
18 luglio 2005 @ 17:10
Il buon Seth, usando come al solito solo un po’ di buon senso, ha ragione: il logo altro non è che un segno a cui associare valori ed esperienze. Il marchio è solo una delle tante espressioni di una marca: da solo non serve a niente e non significa niente.
19 luglio 2005 @ 11:50
Carissimi secondo me stavolta il buon Seth ha detto un simpatica c…..a!
Dici bene Nicola, il logo è un simbolo.
Il punto non è se è bello o brutto. Qui siamo d’accordo tutti (tranne i creativi, forse). Il punto è se sarà in grado o no di trasmettere in modo efficace i valori con cui vogliamo contraddistinguere l’impresa!
E’ chiaro che da solo non ha senso. E’ pur chiaro che sarà il mercato ad associargli quei valori, ma se un logo non è in grado di catalizzare questo processo o peggio non è in linea con le percezioni che vorremmo dare al mercato, beh sicuramente non abbiamo sfruttato a fondo questo strumento.
L’idea di Pixellogo è carina, ma ribaltare il processo strategico con il quale andrebbe costruito un logo non credo sia una cosa tanto efficace. Troppo difficile trovare un logo che perfettamente si accordi ai valori desiderati. Si fa prima a farselo fare!
Credo che i loghi in galleria possano essere solo una soluzione per chi questo processo non lo segue e continua a scegliere la comunicazione più per l’estetica che per l’efficacia.
Credo (e spero) che l’intento sia un altro: la galleria come punto d’inizio, una buona tattica per dimostrare le capacità dei creativi di pixellogo e iniziare dei progetti di design del logo su misura!
19 luglio 2005 @ 13:50
Simone, è una provocazione, l’ho detto. Vuole essere un forte richiamo al concetto di “brand” come valori associati ad esso dal mercato sulla base di una reale esperienza di consumo.
I creativi non ce ne vogliano ;-)
19 luglio 2005 @ 14:26
Simone scusa ma mi permetto di dissentire.
In generale hai ragione, la progettazione di una campagna di comunicazione richiede competenze specifiche, ma anche io ho fatto un post simile a quello di Simone. Non ci dimentichiamo che la struttura italiana è costituita da imprese di piccole e medie imprese. Le agenzie di comunicazione hanno per la maggior parte delle PMi dei costi proibitivi, lo sviluppo di queste agenzie che possiamo definire usa e getta, assolvono quindi ad una funzione di new entry e si rivolgono soprattutto a quelle aziende che oggi il logo non lo hanno o che lo hanno fatto realizzare dal loro tipografo. Succede in comunicazione esattamente quello che è successo in altri settori. Prendi il trasporto aereo. Compagnie aree come Easy Jet e Ryan Air non si rivolgono probabilmente al manager che lavora per lavoro, ma hanno offerto nuove opportunità di viaggiare a chi non lo faceva per motivi economici.
Per quanto riguarda la provocazione di Seth Godin, rimane una provocazione che trovo molto azzeccata. Prendi il caso dell’Alitalia, ha un logo, un sito, un’immagine coordinata, hostess elegantissime ma un servizio terribile che non offre alcun valore ai loro clienti. Quindi mi associo a Seth Godin, un logo, un’immagine non sono assolutamente niente se dietro a tutto ciò c’è un’esperienza negativa
per i clienti. Concordo quindi con quanto ha detto Jeff Bezos, un brand non è ciò che dice, ma cio che fa per i propri clienti.
Benvenuti Pixellogo, perché sfideranno le agenzie tradizionali e nuove a lavorare meglio e a non concentrarsi solo su loghi e campagne ma a diventare come era una volta consulenti e partner delle aziende.
Tutto ciò oggi non sta accadendo.
19 luglio 2005 @ 14:29
per un lapsus, ho mezionato il post di Simone quando intendevo il post di Enrico, mi scuso con entrambi.
Volevo quindi dire che concordo pienamente con quanto ha scritto Enrico Bianchessi.
19 luglio 2005 @ 15:45
Caro Enrico, Caro Maurizio,
La provocazione di Seth e poi di Enrico è ottima! E’ azzeccata! Non fosse altro perchè ci fa riflettere sull’argomento.
Premetto che non sono un creativo, ne un uomo di comunicazione. Come sapete mi occupo di marketing strategico. Sul fatto che “un brand non è ciò che dice, ma ciò che fa per i propri clienti” non posso quindi che essere assolutamente d’accordo.
Ma chi ha detto il contrario? Non è certo il logo a fare il successo di un’impresa!!
Quello che cercavo di esprimere è che il logo resta comunque uno strumento efficace, non è l’unico, non è il più importante, ma va comunque costruito in maniera attenta sui valori che l’azienda desidera esprimere e che la distingueranno nel futuro! Sceglierlo in una galleria significa perdere questa unicità!
Se poi l’esigenza è solo quella di avere un’ immagine “carina” (e sono certo anch’io che per molte pmi sia così!) allora ben venga: benvenuti pixellogo. Ma ora la provocazione la faccio io: che differenza c’è allora col farlo fare al tipografo? Magari te lo fa pure gratis!;)
19 luglio 2005 @ 16:42
Caro Simone, ottima provocazione la tua, perché contribuisce perfettamente al dibattito in corso. Quello a cui assistiamo è la comoditizzazione (che orribile termine) della comunicazione. Quando il logo diventa una commodity occorre fare un lavoro più intenso di riproposizione di lavoro. Diciamocelo, quello che Pixellogo propone a poche centinaia di euro, spesso è quanto alcune agenzie di comunicazione offrono a costi decine di volte superiori. Il problema è soprattutto di percezione. Se il mercato non riesce più a percepire una differenza tra Pixellogo ed il lavoro di un’agenzia tradizionale, ciò significa che quest’ultima non è riuscita a trasmettere valore. Ritengo che la comunicazione sia in profonda trasformazione e così le competenze che vengono richieste dal mercato. La domanda che io pongo è la seguente: chi sono i soggetti, le strutture, le agenzie che si stanno realmente attrezzando per rispondere a questi cambiamenti?