Chi ha paura della privacy…non ha paura di Google
Si sente sempre parlare di privacy. Tutti sono preoccupati della privacy nella propria casella di posta (anche se gli spammer non sanno nemmeno chi siamo) o delle immagini registrate dalle telecamere del centro (nel 50% dei casi non funzionano e dopo poche ore i dati vengono cancellati), ma nessuno si preoccupa del fatto che la crescita di Google sta mettendo sempre più a rischio (questa volta veramente, anche se solo potenzialmente perché non sappiamo che cosa facciano) la nostra privacy.
Tutti usiamo Google.
Google tiene i cookie sino al 2038.
Google sa chi registra i siti e quando li registra e da dove li registra etc. (è anche registrar infatti)
Gmail è sempre più diffusa (google sa tutti i messaggi che ci mandiamo con gmail).
Google, con la toolbar conosce tutti i siti che visitiamo e conosce tutte le ricerche che effetuiamo.
Con Talk, Google sa anche quello che chattiamo.
Con il Desktop sa quali sono i documenti all’interno del nostro pc.
Adesso faranno anche Googlepay (tipo PayPal) e quindi sapranno anche che cosa compriamo e quanto lo paghiamo.
Ci sono centinaia di aziende che sanno una parte di tutte queste cose, ma Google le riunisce tutte.
Il fatto che poi Google collabori con Washington per la lotta al terrorismo e che nemmeno ai tempi d’oro di Hoover (fondatore dell’FBI) c’erano così poche garanzie per la riservatezza dei cittadini, e il fatto che Google è transnazionale, unito al fatto che stanno assumendo ex agenti CIA e NSA, mi fa pensare: e se dovessimo preoccuparci di più dello strapotere (di intelligence) di Google piuttosto che delle spam su Cialis e Viagra spedite a vedove ottantenni?
Nessun post simile.
31 agosto 2005 @ 11:06
L’articolo è bello, sono cose che si sanno, ma che fanno riflettere molto lo stesso, però avete commesso un’errore: Google Talk è basato su Jabber, quindi il server è parzialmente decentralizzato, e dubito che google possa sapere che cosa si stanno dicendo due persone…
31 agosto 2005 @ 11:14
io non dubito;)
cmq c’è un altro fatto da considerare.
Google oltre ad avere i ‘dati’ ha anche gli algoritmi per capirci qualcosa.
se io ho un milione di terabyte di conversazioni non ci faccio niente.
loro qualcosa potrebber. o già lo fanno?
per non parlkare di keyhole :)
31 agosto 2005 @ 12:56
Il post di Federico è estremamente interessante ed invita alla riflessione sul tema della privacy sotto altri punti di vista.
31 agosto 2005 @ 14:29
Personalmente, come utente, ho iniziato a preoccuparmi tempo fa. Sto cercando di limitarmi ad usare Google per le ricerche. Per il resto mi affido ad altro e di scelta ancora ne abbiamo. Continuo ad usare Skype, Messenger, Flickr (anche se qui…) e le mie caselle di posta legate ai domini, GMail la uso solo per mail a rischio spam. Chissà quando avremo anche il loro sistema operativo, mi faranno gridare viva M$? :)
1 settembre 2005 @ 10:25
Se non sbaglio la data, alla fine dell’anno scorso (29/30 dicembre 2005), SKY TV ha trasmesso un intero documentario, di circa due ore, su Google, le sue potenzialità attuali e future, intervistando tecnici e responsabili dei dipartimenti di ricerca e sviluppo. Dai loro discorsi è emerso chiaramente che fra un po’ il tema privacy diventerà uno dei temi “caldi” per chi opera quotidianamente in rete. Stiamo in guardia!
1 settembre 2005 @ 11:10
Grazie ad un semplice controllo che coinvolta anche solo Gmail e il web (analizzando siti come questi) si può stilare una mappa delle relazioni delle persone e questo mi sembra un pericolosa ingerenza.
Google potrebbe arrivare a farsi il proprio “REAL linkedin” senza chiedere niente a nessuno?
1 settembre 2005 @ 12:12
Le applicazioni sono moltissime.
La tagline ufficiosa di Google è ‘don’t be evil’, ma vi ricordo questa frase del Ceo di Google:
“Evil,” says Google CEO Eric Schmidt, “is what Sergey says is evil.”
Google è una delle società meno trasparenti sulla faccia della terra, soprattutto verso i suoi clienti e partner. Per non parlare dell’IVA…ma questa è normale amministrazione
2 settembre 2005 @ 17:44
Ragazzi, va bene discernere di privacy, ma non esageriamo. Il pensare che Google si metta a ricercare quello che due persone si dicono via messenger e´ francamente eccessivo. E con l´FBI ci lavorano praticamente tutti ormai. Mentre tutti i miei messaggi e conversazioni sono ben storate da compagnie telefoniche. Il futuro sara´anche questo, ma non rendiamolo peggiore di quello che e´.
2 settembre 2005 @ 19:37
http://www.odci.gov/csi/studies/vol47no1/article07.html
2 settembre 2005 @ 19:47
UPDATE 2004-07-18: A new California law, the Online Privacy Protection Act, went into effect on July 1, 2004. Google changed their main privacy policy that same day because the previous version sidestepped important issues and might have been illegal. For the first time in Google’s history, the language in their new policy makes it clear that they will be pooling all the information they collect on you from all of their various services. Moreover, they may keep this information indefinitely, and give this information to whomever they wish. All that’s required is for Google to “have a good faith belief that access, preservation or disclosure of such information is reasonably necessary to protect the rights, property or safety of Google, its users or the public.” Google, you may recall, already believes that as a corporation they are utterly incapable of bad faith. Their corporate motto is “Don’t be evil.” Google even made sure that the Securities and Exchange Commission got this message in its IPO filing.
Google’s policies are essentially no different than the policies of Microsoft, Yahoo, Alexa and Amazon. However, these others have been spelling out their nasty policies in detail for years now. The real problem was that too many Google fans presumed, partly because of spin from Google itself, that Google was somehow better than these other companies. Thanks to California’s new law, such misconceptions are no longer possible. Now we know why Mr. Krane had nothing to add to the smiley face we got from him two years ago.
http://www.google-watch.org/krane.html
Per proteggere google, i suoi utenti e il pubblico (a parte la scala di valori ;))pienamente comprensibile (google prima della folla) è evidente che questa ‘restrizione’ è world wide…
3 settembre 2005 @ 07:02
Federico, io non mi sento di condividere la tua analisi, che somiglia molto ad un riassunto di Google Watch, comprensivo di errori.
E’ palese che sia giusto controllare QUALUNQUE azienda affinché non giochi con la privacy degli utenti.
Tuttavia, se rileggi la tua lista di allarmi sulla privacy, noterai una cosa:
1) Yahoo ha il proprio servizio di posta, enormemente più usato rispetto a quello di Google.
2) Yahoo ha una sua toolbar, più usata di quella di Google.
3) Yahoo ha un proprio sistema di chat, enormemente più usato rispetto a quello di Google.
Insomma, Yahoo possiede gli stessi strumenti di Google per acquisire informazioni sugli utenti. Ed anche MSN possiede gli stessi strumenti (mail chat, toolbar, motore di ricerca, ecc).
La domanda è: ma se queste altre due aziende possiedono gli stessi strumenti e li usano da anni su un parco utenti persino maggiore, perché non si parla mai del problema privacy con Yahoo e MSN?
La mia personale idea è che Google possiede un’immagine talmente positiva tra gli utenti, ed un motto così sfrontato (”non essere cattivo”), che farlo apparire una minaccia più dei suoi competitori fa sembrare l’opinione di chi scrive più profonda.
Io non sono molto d’accordo con questo approccio.
Ad esempio, quanti dei lettori del tuo intervento sono andati a controllare realmente che Google stia effettivamente creando qualcosa “tipo PayPal”? Pochi. Eppure tale affermazione è falsa, ma è servita a drammatizzare ulteriormente la presentazione del “pericolo Google”.
Google va osservato con molta attenzione perché è un’azienda dalle potenzialità consistenti e nessuno desidera che quel potere sia gestito da gente con cattive intenzioni.
Ma fissarsi sempre e solo su Google, pensando di aver posto l’accento su un pericolo potenziale maggiore di quello già esistente da anni con Yahoo e MSN, di cui nessuno si preoccupa, mi pare un’esagerazione.
E non so come considerare certe “inesattezze” scritte pur di rendere Google più pericoloso agli occhi degli utenti.
Ad esempio la frase “stanno assumendo ex agenti CIA e NSA” induce il lettore a figurarsi scenari di un’azienda che sta cercando di costituire un drappello di informatori per chissà quali intenzioni, quando la realtà è che nell’organico delle MIGLIAIA di dipendenti, Google conta anche due ex agenti CIA, così come diversi astrofisici, biologi, chimici, medici, ecc…
E’ importante continuare a tenere i riflettori puntati su Google e su chiunque altro. Ma non condivido questo metodo che sfrutta “inesattezze” (che voglio pensare siano involontarie) pur di rendere le affermazioni di chi scrive apparentemente più consistenti.
3 settembre 2005 @ 08:19
@LOw. Quello che vale per Google vale anche per altri motori di ricerca, solo che si tratta più di un problema di potenza che di fatto (filosoficamente parlando). Vale TUTTI, solo che Google sembra essere leggermente più ‘aggressivo’ nella sua espansione e quindi nella possibilità di ‘incrociare i dati’ (che è la novità vera rispetto ai tempi di Hoover).
BTW tranne Google-watch che in italia conosciamo io te e quattro gatti, si sente parlare ’solo bene’ di Google, quindi questo era soltanto un contraltare a questa ‘moda’; si fa il tiro al bersaglio con Microsoft (e da anni) e di Google non ho mai letto niente di ‘versus’ (per lo meno in Italia). Per quanto riguarda gli agenti CIA, in effetti c’è poco da preoccuparsi visto i risultati della prevenzione per le twin towers e tutti i successivi attentanti (tutti andati a buonfine e organizzati da personaggi tutt’altro che geniali). Tornando invece al mio post devo farti notare che la notizia del ‘google payment’ non è affatto una mia invenzione; ti cito infatti
http://news.zdnet.com/2100-9588_22-5756571.html
E’ vero, schmidt ha detto che non sarà tipo pay-pal, ma non ha detto che cosa lo differenzierà. Se sarà più simile all’american Express è ancora peggio mi pare…e cmq il fatto che pay-pal si stia dando da fare per occupare più quote di mercato prima del lancio (speriamo non in Beta come sempre) di questo sistema di pagamento è la prova che i due sistemi sono concorrenti. Quindi diciamo che Google sta lanciando un sistemna di pagamento. Questo è esatto?
Per finire, ti dico perché ho parlato di Google e non dei tre big in generale. Noi da Google ci aspettiamo sempre qualcosa di più perché abbiamo (l’erronea) impressione che Google ci appartenga, che ne abbiamo decretato noi il successo e quindi ci aspettiamo un comportamento superiore. Di fatto, dal 98 a oggi, la tecnologia di Google è cambiata poco. A parte i tentativi (infruttuosi) di combattere lo spam siamo ancora al classico motore di ricerca lessicale che va bene se dobbiamo cercare una frase di più di 3 parole, ma che si incasina enormemente se cerchiamo con cose semplici. Invece di migliorare nella search sembrano interessati solo ad espandersi (in tutto); come dicevo, Google non è più ’solo’ motore di ricerca, anzi lo è sempre meno.
Per concludere; non ho detto inesattezze, quindi non ti devi tormentare se sono state involontareie o meno ;)
sono state esattezze volontarie :)
Ciao
stay Google
federico
3 settembre 2005 @ 08:24
Ah a proposito di inesattezze…
Io ho trovato in giro questo
http://www.webmasterworld.com/forum80/573.htm
Tu dove hai letto che le toolbar di Yahoo sono di più di quelle di Google? (posto che io non ho detto il contrario…).
Fammi sapere
Federico
4 settembre 2005 @ 01:13
Circa le toolbar non ho trovato l’articolo in cui erano pubblicate le ultime cifre, ma queste sono le statistiche di luglio scorso, che indicano che la toolbar di Yahoo gestisce più informazioni/ricerche rispetto a qualunque altra:
http://www.comscore.com/press/release.asp?press=622
Riguardo la mancanza di inesattezze, ho capito che non c’è modo di farti ricredere, nonostante io sappia bene che affermazioni del tipo “STANNO ASSUMENDO ex agenti CIA e NSA” siano a dir poco imprecise, per tacere dell’impressione che si dà al lettore.
Ma non posso escludere che tu possieda maggiori informazioni in merito. Se quanto hai affermato è vero si tratterebbe di un vero scoop. Chiederò chiarimenti diretti, per vedere se quello che hai affermato è vero.
4 settembre 2005 @ 10:17
Li chiedi alla CIA o a Google? :)
cmq sinceramente non mi interessa tanto quello. Possono assumere chi vogliono; per quanto mi riguarda penso che siano più in gamba nell’informatione retrieval degli agenti della CIA. Per quel che riguarda la toolbar, il mio discroso era relativo a coloro che l’hanno installata e non a coloro che la usano. Come sai, per il tracking basta averla installata e non bisogna di certo usarla. Vorrei comunque farti notare che è stato Google e non Yahoo a pensare di sfruttare i dati di navigazione degli utenti per cercare di offrire ‘un servizio migliore’; allego l’analisi di seomoz:
4. What Google is Attempting to Measure
Google wants to measure or is attempting to actively measure each of the following:
Domain information
Registration date
Length of renewal (10 years, 5 years, 1 year, etc)
Addresses and Names of admin & technical contacts
DNS Records
Address of Name Servers
Hosting Location & Company
Stability of this data
Information on User Behavior Online
CTR (Click-Through Rate) of individual results in the SERPs
Length of time spent on a given site/page
Data contained on your computer
Favorites/Bookmarks List
Cache & Temp Files
Frequency of visits to particular sites/pages (history)
http://www.seomoz.org/articles/google-historical-data-patent.php
Ora, oltre al fatto che ritengo che questo approccio, per quanto ’smart’ sia una ‘resa’ nei confronti della capacità di un motore di ricerca per stabilire quali pahgine/siti sono valide/rilevanti (dal momento che siamo ancora molto lontani da un motore di ricerca semantico), perché sarebbe come valutare con l’auditel quali sono i programmi ‘migliori’ (mentre il compito di un motore di ricerca dovrebbe essere diverso), ritengo che questa sia un evidente riferimento alle attività ’sconosciute’ che forse non sono ancora ‘up and running’, ma che di certo difficilmente saranno note mai alla gran parte degli utilizzatori di Internet e forse anche a qualche esperto del settore…
4 settembre 2005 @ 11:06
Per soddisfare una mia semplice curiosità torno a chiedere (magari stefano hesse mi potrà rispondere in merito): come mai Google sembra ( e dico sembra perchè per ovvi motivi non li ho scandagliati tutti)essere l’unico motore/portale che non mette il link alle norme sulla privacy sulla propria home page?
Alcuni esempi di motori :
yahoo ha il link in home page
msn ha il link
lycos idem
virgilio uguale
Aol pure
Ask… e chissà quanti altri
Giusto per sapere…
Buona domenica a tutti
4 settembre 2005 @ 15:58
Giusto per aggiungere qualche altro motore all’elenco di quelli che hanno un link sulla privacy in home page:
altavista
alltheweb
overture
excite
miva
godado
hotbot
looksmart
inktomi
8 settembre 2005 @ 00:22
> Vorrei comunque farti notare che è stato Google e non Yahoo a pensare di sfruttare i dati di navigazione degli utenti per cercare di offrire ‘un servizio migliore’;
Veramente *tutti* i motori sfruttano le toolbar a fini statistici. Anzi, assieme alla comodità della ricerca, è la principale ragione per la quale i motori creano le toolbar.
> ritengo che questa sia un evidente riferimento alle attività ’sconosciute’ che forse non sono ancora ‘up and running’, ma che di certo difficilmente saranno note mai alla gran parte degli utilizzatori di Internet e forse anche a qualche esperto del settore…
Penso che le virgolette che hai usato con “sconosciute” significhino che tanto nascoste non devono essere, tenuto conto che le divulgano in una pubblica richiesta di brevetto ben sapendo quanti giornalisti e studiosi fanno collezione di tali documenti.
Anche se, ad essere precisi, una richiesta di brevetto non indica l’effettivo utilizzo delle tecnologie discusse. Anzi, se proprio l’obiettivo è pescare nel torbido, è probabile che le tecniche più invasive non vengano divulgate affatto. Ma qui si ricade nelle ipotesi e nelle illazioni e non me la sento di inventarmi affermazioni pur di dipingerle più concrete.
A proposito di affermazioni, ho contattato quelli di Google per soddisfare una mia curiosità, chiedendogli se per caso avevano idea di come la bufala degli agenti CIA ed NSA è nata e perché continua a rinascere ogni volta che qualcuno vuole condire qualche articolo.
Mi hanno risposto che non ne hanno idea (forse qui Google Watch ne sa più di chi mi ha risposto).
In ogni caso ho glissato sull’autore e il sito su cui avevo letto l’affermazione, perché “stanno assumendo ex agenti” non è un’opinione ma un’affermazione falsa, e non ho idea se la cosa possa dare fastidio al loro dipartimento legale.
8 settembre 2005 @ 12:15
In primis ti ringrazio di avermi salvato da una causa milionaria con google:), anche se non penso abbiano difficoltà a risalire a chi abbia scritto quella frase, basta cercare su Google :)
in secondo luogo, vedo che di tutte le cose che abbiamo detto in merito alla privacy l’unico punto su cui batti è che non è vero che ci sono ex dipendenti di queste agency nello staff di Google, cosa che, ripeto non mi sembra straordinariamente importante ma di fatto Cutts lavorava alla NSA e inoltre non mi pare che sia un ‘hoax’ il fatto che il una richiesta di lavoro per il distretto di washington era richiesta una government ‘government top security clearance’.
Detto questo, il tuo atteggiamento da ‘dipartimento legale’ è decisamente di cattivo gusto. Inoltre, in merito a questa ‘discussione’ stefano hesse (di Google) si è già dichiarato su questo blog dicendo che “E con l´FBI ci lavorano praticamente tutti ormai” che mi sembra sia più sincero del ‘no comment’ del tuo ‘gancio’ in Google. Detto questo, mi a piacere che tu abbia questa ‘intimità’ con il gruppo di Google; quando vorrò sapere quello che *si deve* sapere, andrò sul tuo sito :). Io ho indicato la luna con un dito, non dovevi guardare il dito…;)
11 settembre 2005 @ 12:10
Scusa Federico, ma temo che tu stia equivocando. Faccio una precisazione, ti racconto una cosa e poi chiudo la discussione.
Oltre a non avere alcun “gancio” in Google (chiunque può chiedergli informazioni), temo che tu abbia frainteso l’obiettivo dei miei interventi.
Io non ho mai sostenuto che in Google non ci siano ex agenti CIA o NSA, ho solo detto che mi sembra che l’espressione “stanno assumendo” (sulla cui falsità ho già detto abbastanza) ed alcune altre siano state utilizzate per indurre il lettore a costruirsi un’immagine errata.
Perché crearsi affermazioni quando basterebbe ricordare, ad esempio, quella invasiva caratteristica della funzione AutoLink della toolbar? E questo è solo uno dei tanti possibili esempi.
Insomma, stavo criticando il tuo modus operandi, e Google è solo l’oggetto della discussione. Fosse stato MSN o Yahoo, il succo del discorso non sarebbe cambiato. Il mio, di dito, puntava alla tua maniera di condire ciò che hai scritto. Non stare tanto a guardare Google. ;-)
Ovviamente si tratta solo del mio opinabile punto di vista, magari ho visto male ed i tuoi intenti erano ben altri.
Precisato ciò, e volendo chiudere questi interventi serenamente (da parte mia, almeno), ti racconto una cosa.
Nei forum di discussione mi è spesso capitato di imbattermi in gente pro o contro questo o quel motore di ricerca.
Ho però notato che la percentuale delle discussioni contro qualcosa o qualcuno è ben superiore rispetto a quella delle discussioni “pro”.
Parte di queste discussioni “contro” nascono dal fatto che diversi webmaster provano frustrazione di fronte all’impossibilità di determinare gli elementi per salire di posizione sui motori o, peggio, quelli che hanno determinato la penalizzazione del proprio sito.
Questo è naturale ed inevitabile, perché i motori possono beneficiare di intere squadre di assalto di ingegneri e matematici, e la complessità delle loro soluzioni software sale costantemente, tanto da rendere sempre più difficile la comprensione di ciò che accade a chi osserva le cose dall’esterno. Specie se l’osservatore non possiede basi informatiche.
In contesti simili, quando qualcuno constribuisce evidenziando caratteristiche tecniche ed informatiche del comportamento di un motore di ricerca, non si fa altro che fare incavolare ancora di più i webmaster “contro”.
In poche parole, anche il tentativo di un chiarimento tecnico su un argomento, viene percepito come una difesa del soggetto a cui l’argomento si riferisce ed una giustificazione del suo comportamento.
Ci sono abituato, e mi è successo a prescindere dal motore di ricerca oggetto delle discussioni. Sono stato “messo in mezzo” quando ho fatto apprezzamenti sulle tecniche AI usate da MSN e sono stato messo in mezzo quando ho evidenziato le pecche tecniche di questo motore. Ci ho fatto il callo. ;-)
Quindi tu potrai capire che è praticamente impossibile stare a spiegare, per esempio, le ragioni tecniche di un fenomeno come il Sandbox a chi è tanto incavolato da rifiutare qualunque risposta che non contempli la natura maligna di Google. Quella persona, in quel contesto, vuole sentirsi rispondere che è tutto un “magna magna” ;-) e che Google è cattivo.
Non critico queste persone, perché hanno le loro buone ragioni per essere incavolate, anche nei casi in cui la loro mala sorte è dipesa da scelte poco accorte nella realizzazione dei propri siti web.
Tutta questa lunga introduzione serve solo per sostenere un argomento che io giudico importante: nel settore SEO c’è in questo momento bisogno di un approccio più tecnico, più informatico, nei confronti dei motori di ricerca, perché lasciarsi influenzare da critiche infondate o da difese incodizionate non aiuterà gli operatori del settore a migliorare il proprio lavoro.
Per tale ragione, non si contano i post in cui ho cercato di portare la discussione su argomenti più concreti e meno fondati su quanto un motore di ricerca sia angelico o demonico: una “umanizzazione” di una macchina che non porta a nulla di buono.
Questo cambiamento nel modo di discutere i motori di ricerca, secondo me, sarebbe importante, e almeno su questo spero che si possa trovare una condivisione di idee.
Pertanto, non te la prendere se mi sono innervosito di fronte all’ennesimo articolo sul bene e sul male di un motore di ricerca. Dopo anni di divulgazione informatica e SEO, ci sono ragioni estranee alla difesa di qualcuno o qualcosa che mi spingono ad intervenire per cercare di portare le discussioni su un piano che ritengo più obiettivo, specie quando a mio parere si calca un po’ la mano.
Cordialmente.
12 settembre 2005 @ 11:47
Chiudiamo pure serenamente.
Ti faccio notare che io non parlavo di sandbox e linkpopularity ma di cose più ‘deep’. Quindi, please, non mettermi insieme con quelli che dicono che ‘è tutto un magna magna’…perché inoltre per una società quotata in borsa deve essere un magna magna o gli azionisti penseranno che alla guida ci sono degli sprovveduti. In merito a Google io dico solo che - a livello ‘elevato’ - dove pongo le mie osservazioni, ogni 1000 articoli favorevoli a Google ce n’è uno ‘critico’; bisogna semplicemente cambiare questa tendenza, magari rendendo il tutto più ‘bilanciato’; se il mio post è servito per bilanciare un pochino (e leggendo in giro mi pare che sia così) sono molto contento.
Peace, brother of another mother :)
federico
30 dicembre 2007 @ 16:13
:)