Search engine recruiting?
Si sa, quello di cercare il proprio “nome+cognome” su Google per vedere cosa si dice di noi e’ uno dei vezzi piu’ diffusi anche in Italia.
Lo sanno perfettamente (ovviamente:-) anche quelli di Google che, dopo aver piu’ volte conquistato gli onori della cronaca per le loro originali metodologie di recruitment per arrivare agli ingegneri piu’ in gamba, si stanno ora muovendo anche con gli AdWords, i propri link sponsorizzati.
Come? “Acquistando”, come parola chiave, nome e cognome della persona che interessa loro raggiungere, e facendo comparire a chi la cerca un link sponsorizzato che fa venire in mente i cartelloni statunitensi di reclutamento con l’immagine dello Zio Sam e la scritta “we want you”.
Un esempio che circola in questi giorni nei forum e nei blog di settore e’ quello relativo a Susan Dumais, ricercatrice di Microsoft.
Basta cercare su google il suo nome e cognome per averne (almeno fino al momento in cui scrivo) la dimostrazione.
Se veramente la Dumais e’ nel mirino di Google, sicuramente raggiungerla in questa maniera viene a costare molto meno che non affidandosi ad una ben piu’ costosa societa’ di head hunting.
In realta’, con quest’azione Google non intende raggiungere soltanto la diretta interessata, ma anche altri specialisti dello stesso settore che si portano su Google per cercare le pubblicazioni della Dumais. Piu’ in target di cosi’…
Un esperimento analogo, finalizzato al recruitment di specialisti attraverso gli AdWords, lo stiamo conducendo da qualche settimana anche nell’azienda per cui lavoro, acquistando quelle parole chiave che sappiamo essere cercate principalmente dagli “addetti ai lavori” per verificare dove sia il proprio sito e quali siano i competitors.
Non abbiamo invece proprio mai pensato all’idea di acquistare nomi e cognomi; un’azione che, onestamente, mi sembrerebbe decisamente spudorata.
Che in futuro il C level ed i responsabili risorse umane di un’azienda debbano cominciare a cercare periodicamente su Google i nomi dei propri dipendenti chiave per vedere chi li stia puntando?
Nessun post simile.
31 agosto 2005 @ 11:04
http://www.google.com/search?num=100&hl=en&q=latent+semantic+indexing&spell=1
si può vedere anche a che cosa stanno lavorando.
31 agosto 2005 @ 12:07
Acquistare il nome di una persona con Adwords? Più che spudorato mi sembra qualcosa di assai vicino al furto d’identità. Cmq più che avere nel mirino la persona di cui si è “comprato” il nome, sembra che nel mirino ci entri chi cerca informazioni su questa persona. E’ un discorso valido quindi per i manager…Se cerco uno psicologo compro le keyphrase “sigmund freud”, “jacques lacan” e così via con tutti i grandi psicanalisti…Certo mi sembra che ci sia una grossa dispersione, quanti di quelli che cercano informazioni su Susan Dumais stanno pensando di cambiare lavoro?
31 agosto 2005 @ 12:34
furto d’identita? non hanno mica preso il dominio, hanno solo associato una pubblicita’ al nome, in maniera non equivoca. sinceramente non ci vedo nulla di male…
per quanto riguarda la dispersione beh, se compro Sigmund Freud si’, ma per Susan Dumais (prima che la notizia uscisse ovviamente…) direi proprio di no. mi sembra ultratargettizzato e sul fatto di “pensare di cambiare lavoro” direi che anche se non ci stavano pensando forse per Google un pensierino ce lo fanno! No?
31 agosto 2005 @ 12:45
Ma mi sembra un po’ come quando Ryan Air per promuovere le sue linee aeree regala voli, è una forma efficace per Google, e non comporta costi, in più è virale, visto che siamo qui a parlarne. Non vedo problemi.
p.s Benvenuto Marco.
31 agosto 2005 @ 14:29
Chi mi conosce sa che sono assai contrario a che si tirino in ballo le leggi per avversare anche le pratiche in fondo abbastanza “innocenti”, come quella di cui stiamo parlando. Mi sembra però che i nostri sistemi giuridici non siano del tutto favorevoli a che qualcuno utilizzi la notorietà del nome di qualcun altro, senza chiedere il consenso, per guadagnarne a sua volta.
Poi possiamo discutere su come questo schema giuridico sia ambiguo e talvolta difficilmente applicabile…
1 settembre 2005 @ 07:22
Secondo la legge americana sono ok. Penso che invece sia totalmente contrario alla legge italian, ma noi non siamo la Francia :)
1 settembre 2005 @ 11:49
Io sono uno di quelli che ritiene assolutamente privo di etica professionale un comportamento del genere da parte di Google (come da parte di chiunque altro). Inoltre non credo al concetto di viral marketing applicato a questo specifico caso. E’ vero che se ne sta parlando davvero ovunque, su internet e non, vero anche che questo tipo di diffusione della notizia è praticamente gratuito. Il fatto che se ne parli pero’ non significa che il comportamento sia giusto (o eticamente corretto), e che il messaggio trasmesso con questa notizia dia valore aggiunto all’immagine di Google, anzi, ne dubito profondamente. Occhio a giustificare tutto o a dare valenza positiva ad un comportamento di questo genere solo perchè la cosa rigurda Google.
1 settembre 2005 @ 12:04
Come avevo già scritto, non ritengo la pratica citata, così disdicevole, ma capisco che qualcuno invece pensi il contrario, ma il post di Jacopo mi ha fatto sorgere un dubbio, se non fosse stata Google ma Microsoft ad operare in questo modo,il nostro giudizio sarebbe stato lo stesso? Siamo sempre obiettivi o in virtù della nostra ammirazione per Google talvolta lo siamo meno?
1 settembre 2005 @ 12:48
Tra le pratiche ‘disdicevoli’ di Google questa mi sembra la meno grave sicuramente.
Il fatto per esempio che la toolbar di google si aggiorni automaticamente (mai visto un sw che si aggiorna automaticamente) è il segno della totale mancanza di rispetto per le più elementari norme procedrali (per parlare con Panunzio…). Ci sono altre cose che sono completamente ‘unfair’ : in primis il fatto che non esista un vero customer care per i clienti, inoltre il fatto che nessuno sappia quanto spendono i propri concorrenti (parlo degli adwords); quando sei partner non sai qual è la tua percentuale sugli adsense, nè quali adsense sono stati cliccati, insomma nulla di nulla: tutto sulla fiducia, di fatto tuttto sul fatto che non ci sono alternative migliori. Beati monoculi….
1 settembre 2005 @ 14:11
Trovo corrette e realistiche le osservazioni mosse da Federico. Questo, almeno in parte porta acqua al mio mulino. Ahimè queste sono le conseguenze di situazioni di oligopolio (per non parlare di monopolio). Aggiungo inoltre alla lista di pratiche ‘disdicevoli’ portate avanti dal googleplex anche la seguente che spesso passa un po’ in sordina: che ne pensate della difficoltà (per non dire dell’impossibilità) che hanno la maggior parte delle compagnie della Silicon Valley di assumere menti brillanti e capaci perchè se le è già prese tutte Google? Libero mercato, o monopolio di fatto? La forza di Google poi non sta secondo voi creando un pericoloso monopolio dell’informazione, intesa in senso globale? A voi trarre le somme…Invito solo alla cautela
2 settembre 2005 @ 09:23
Jacopo scusa, stai dicendo che Google costringe le menti piu’ brillanti e capaci a lavorare per se’? In che modo si puo’ imputare a Google di essere appealing per i lavoratori? Va bene la privacy, ma questo veramente mi sembra eccessivo :)
2 settembre 2005 @ 13:27
Matteo non dico che google obblighi nessuno a lavorare per sè ci mancherebbe…sostenere una teoria simile sarebbe una castroneria…. Dico solo che di fatto, e questo mi pare innegabile, hanno il potere economico per accaparrarsi le menti piu’ brillanti. Il che va bene fino ad un certo punto. A causa di questo molte società nella silicon valley ( cuore pulsante della tecnologia)non riuscendo ad essere competitive chiudono. Altre ancora, già sapendolo, nemmeno aprono i battenti. Altre, se hanno la fortuna (o sfortuna)di trovarsi sulla rotta di Google, vengono acquisite. In tutto questo sento puzza di monopolio, e da un certo punto di vista, anche di mancanza di concorrenza. Il che non è mai un bene.
2 settembre 2005 @ 14:02
scusa Jacopo ma continuo a non seguirti. cosa dovrebbe fare Google in proposito? pagare meno i dipendenti? lasciare qualche brillante ricercatore alle altre aziende perche’ se no sarebbe “evil”?
Sul fatto che le aziende non aprano nemmeno perche’ c’e’ Google mi permetto di dubitare fortemente, e riguardo all’essere acquisiti beh, ho idea che quelli di Keyhole e Picasa non siano poi cosi’ disperati…
Non voglio difendere Google ad oltranza, sia chiaro (anzi, a breve postero’ un intervento polemico), ma a mio parere se ci sono 100 possibilita’ (e ci sono) e la maggioranza ne sceglie liberamente una senza alcuna costrizione (e lo fa) non si tratta di monopolio, ma di successo!
2 settembre 2005 @ 14:50
Il problema è che Google ormai non è più un motore di ricerca (solo); è come parlare della Pirelli pensando che facciano pneumatici (solo).
2 settembre 2005 @ 17:18
Matteo cerco di essere chiaro: la colpa non è di google che agisce in questo modo. Lo farei pure io se la legge me lo consentisse. Ma ahime dove c’e’ monopolio di fatto in un settore( e google non si limita piu’ gia’ da tempo solo ad un settore) non c’e’ nemmeno sana crescita di quel settore. E’ il sistema intorno a quella realtà che consente certi meccanismi senza avere forza per intervenire. Vedi ad es. quello che succede in italia: se telecom offre un certo prodotto ad un prezzo troppo basso subito scatta l’antitrust (almeno in principio)a tutela di quel settore, perchè essendo troppo competitivi si uccide il mercato della concorrenza, che invece e’ sano e sacrosanto. Vero anche che in italia certi settori conoscono una concorrenza fittizia e teorica, come appunto il settore della telefonia, quello delle assicurazioni e tanti altri. Ma in generale se non ci fossero le societa’ concorrenti il mercato non avrebbe una “democratica” evoluzione, e il trend sarebbe deciso in modo dittatoriale dalla società leader del settore.
2 settembre 2005 @ 17:58
giro la questione: in che modo si puo’ limitare un monopolio(che in realta’ monopolio non e’, non scherziamo…) con una base dal basso, ovvero uno pseudomonopolio scelto dalle presenute vittime del monopolio? ovvero: cosa dovrebbe fare la legge per limitare i possibili danni derivanti dalla mancata concorrenza? impedire agli utenti di fare ricerche, chattare, mandare mail?
E’ in parte una provocazione, lo ammetto, ma in parte vorrei capire cosa viene chiesto a google e cosa al legislatore
2 settembre 2005 @ 18:28
Il buon senso aiuta sempre. Se hai dei risparmi non investirli nelle azioni di una stessa società, se hai diversi account di posta elettronica, cerca di usare provider diversi, ecc. Ecco perché non utilizzerò Google Talk, un po’ perché sono fidelizzato e utilizzo Skype ma anche per evitare che i miei dati girino solo in un unico database.
Suvvia, Google non è un monopolio, è possibile usare anche altri motori anche se probabilmente Google è il migliore.
Ricordo a noi tutti che siamo ancora liberi nelle nostre scelte e per quanto Microsoft abbia il predominio dei browser io mi trovo benissimo con Firefox.
2 settembre 2005 @ 19:42
Molti dei servizi di Google sembrano limitare la privacy ormai, non ultima la toolbar e la casella postale gmail. Però li utilizzo entrambi, perchè sono comodi…
Del resto per avere buoni servizi senza spendere bisogna spesso scendere a qualche compromesso…
9 settembre 2005 @ 10:19
Sembra che Federico abbia ragione, leggo su Punto Informatico
Colpo grosso, Google assume Vinton Cerf
Dietro l’assunzione tutti i vantaggi di una delle menti più brillanti della rete, uno dei padri di Internet, che afferma: sarò valutato non per il mio passato ma per le mie idee sul futuro
31 maggio 2008 @ 07:37
juliette girl scouts west covina woman fucking on line adult films