A proposito di permission marketing
Oramai la parola permission marketing o se vi piace di più marketing collaborativo è entrato nel vocabolario di chi fa marketing digitale.
Spero che oramai la maggior parte dei frequentatori di IMlog siano convinti che un marketing intrusivo, imposto non funziona.
Ho avuto modo di scrivere in passato che la privacy debba a mio parere essere considerata un asset e non un vincolo, ecco perché ritengo che il meccanismo del doppio opt in sia veramente il minimo, da una parte per salvaguardare gli utenti e dall’altra per ottenere leads utili nel proprio database.
Ricordiamoci che chi si iscrive ad una qualsiasi lista ci da un permesso che può:
- essere sospeso
- essere revocato
- avere una validità temporale limitata
- essere spostato ad altre aree di interesse
L’utente deve a mio parere, avere la possibilità in ogni momento di modificare le sue preferenze e potere decidere se non ricevere più messaggi, aumentare o diminuirne la fruizione o modificare i contenuti che desidera ricevere.
Ovviamente i messaggi devono essere strettamente attinenti al permesso ricevuto, ciò significa che se un utente ha acconsentito a ricevere informazioni commerciali relative alle promozioni di prodotti di abbigliamento, non è possibile inviare senza la sua autorizzazione informazioni di natura diversa.
Per questa ragione ritengo che un marketer che si rispetti non debba fermarsi al doppio opt in, ma spingersi ancora più in profondità. In questo caso le domande da porsi devono essere quattro e non solo una relativamente al permesso.
Desidera l’utente ricevere messaggi da parte nostra? (opt in)
In quale momento possono essere inviati i messaggi? (opt when)
Con quale frequenza e modalità possono essere inviati i messaggi? (opt how)
Attraverso quali mezzi e dove possono essere inviati i messaggi? (opt where
In questo modo se costruiamo una comunicazione integrata che non utilizza solo la posta elettronica, ma anche il cellulare, diamo un vero servizio ai nostri clienti attuali e potenziali.
Che ne pensate?
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1 settembre 2005 @ 18:12
Non mi trovo daccordo sull’efficacia del double opt-in per la seguente ragione:
le leggi che regolamentano più o meno direttamente il web, vengono fatte da persone che ci capiscono di internet come me di astrofisica. Questo è un grosso problema che pone dei limiti di funzionalità, perchè quando non si conosce la realtà di una situazione è diffile riuscire a porre rimedi efficaci, e magari per colpirne uno, sono in 100 a pagarne le conseguenze (un po’ alla Mao-Tze Tung).
Inoltre alla base di internet c’e’ una regola tanto banale quanto vera (ma spesso dai più dimenticata):
l’utente internet deve fare meno click possibili per raggiungere il suo obiettivo in quel dato momento, sia che cerchi un prodotto, sia che cerchi delle info etc…(ma questo il legislatore figuriamoci se lo sa), e questo per dinamiche che sicuramente qui tutti conoscete anche meglio di me.
Ora il double opt-in certo in quest’ottica non è proprio d’aiuto (ed ecco qui spiegata la perdita di utenti).
Porto un esempio pratico: ricevo periodicamente una newsletter da uno dei piu’ importanti portali italiani, bene, mi saro disiscritto da tale NL almeno ( e giuro che non scherzo) una trentina di volte, ma senza successo di fatto, sebbene nell’immediato sembra che la procedura di opt-out sia andata a buon fine. Questo è un reale problema, da combattere, come anche la cessione o vendita illecita di indirizzi email personali.
1 settembre 2005 @ 18:21
Ho voluto contropostare, perché visto che Federico Riva ha espresso la sua opinione contro il doppio opt in, io ne ho espresso una a favore. Su questo argomento, ne sono convinto, non ci saranno mai posizioni univoche. E’ un dibattito importante e questa mi sembra la sede giusta.
1 settembre 2005 @ 18:31
Maurizio, hai fatto bene a contropostare, ci mancherebbe. Frequento e leggo con interesse questo blog (complimenti gratuiti a parte) perchè, non lo nego, imparo molto attraverso uno scontro con idee spesso diverse dalle mie, ma è la diversità che ci arricchisce un po’ tutti e ci fa superare i limiti del nostro pensiero giusto ?
Oddio, adesso mi sento un po’ filosofo a metterla cosi :-)
1 settembre 2005 @ 19:10
con buona pace di Seth (e con grande affetto per Maurizio) penso che il permission marketing sia solo una piccola parte del marketing, diciamo una sua versione più ‘avanzata’, ma non in senso positivo, semplicemente in senso cronologico verso il consumatore. Il marketing è ‘interruption’ (tranne per chi ci lavora), per lo meno nel suo approccio iniziale al potenziale cliente. E’ infatti tautologico che non ci può essere permission marketing se non dopo una qualche ‘interruption’ (anche il passaparola lo è…). Rimango ovviamente d’accordo con ognuno di voi (immagino) che non bisogna mai ‘infastidire’ il potenziale cliente, ma non perché non è etico (l’etica si occupa di cose leggermente più importanti), ma perché ‘it doesn’t work’ e l’effetto è quello di suscitare l’odio del potenziale cliente e non la sua curiosità, intenzione etc etc.
Tornando alle mail; il doppio opt-in non ha a che fare con la privacy e soprattutto non ha a che fare col marketing. Vi faccio un esempio: vedo una pubblicità alla televisione (interruption) che mi dice se voglio ricevere a casa ogni mese un catalogo di pipe. Per iscriversi bisogna chiamare e dare il proprio indirizzo. Io chiamo do l’indirizzo e arriva una lettera, che io dovrei aprire, in cui leggere un codice e comunicarlo (in qualsiasi modo) alla ditta. Purtroppo la lettera va persa (per esempio nello spam box), oppure la ignoro perché desidero il catalogo di pipe e non so che lettera sia. Per uno di questi motivi, non confermo la mia iscrizione e accade quindi che io non ricevo più il catalogo. Non solo, non so più chi chiamare perché non passa più la pubblicità in TV (come chi non si ricorda l’indirizzo del sito a cui si è iscritto). Cliente perso (se anche è solo il 20% è tantissimo). Vi faccio inoltre notare che, io Federico Riva, posso ‘iscrivere’ Maurizio Goetz a 1000 newsletter in un giorno. Anche se queste newsletter sono con doppio opt-in, Maurizio Goetz riceverà tutte. Se il double opt-in servisse per non ricevere nemmeno la prima mail di richiesta di conferma avrebbe un senso, mentre di fatto non evita questo fatto. Ovvio che questo non ha nulla a che vedere con scambio di indirizzi email etc etc, ma basterebbe una legge che dicesse che i sistemi di rimozione debbono funzionare (la legge ovviamente c’è già) e non si porrebbe il problema. Il double opt-in non tutela il consumatore e danneggia le società che utilizzano la posta elettronica come strumento di marketing.
1 settembre 2005 @ 19:58
Sono d’accordo sulla integrazione dei servizi (cell-mail) e credo che alla base di tutto la guida dovrebbe essere il buon senso oltre le regole (interruption)(scusa Federico). Condivido anche l’ultima riflessione di Jacopo sulla preoccupazione della vendita dei dati (attività purtroppo diffusissima).
Ma il problema credo sia un altro. Certamente tecnicamente chi ha un sito web ha bisogno di alcune rules per gestire al meglio, ma è anche vero che anche chi “crede” nel nostro progetto e accetta di iscriversi, per esempio, alla nostra newsletter hja diritto a delle regole precise e che non siano a lui totalmente sfavorevoli. Io per esempio devo potermi iscrivere alla news x avendo la possibilità di confermare l’iscrizione. Allo stesso tempo devo poter decidere di andarmene (unsubscribe) quando volgio senza dovermi preoccupare che il mio nome non verrà immediatamente tolto. ALtra cosa che Maurizio ha segnalato è la possibilità da parte dell’utente di scegliere che tipo di informazioni ricevere. Beh mi sembra il minimo e sempre per il discorso di prima. Il rapporto deve cominciare a diventare paritario. Non è del tutto vero invece quello che scrive Jacopo su chi fa le regole. E’ vero che molti politici non sanno tecnicamente come funziona una newsletter, ma anche vero che alla fine chi studia e propone sono tecnici che ne sanno qualcosa. Poi chiaramente la decisione è politica, ma il problema sulla privacy non è italiano o europeo ma è chiaramente mondiale. Quindi una buona regola sulla difesa e protezione dei dati non può essere solo di un paese ma di tutti. Forse questo è il limite più grande al momento.
1 settembre 2005 @ 20:12
Tecnici? Io sono consulente per una società di DVMS (digital video management systems):in sostanza chi fa algoritmi and company per i sitemi di videosorveglianza. Beh: le immagini si possono tenere solo per 24 ore (pazzesco). L’audio non si può registrare (pazzesco). E questi sono solo due esempi. Vi ricordate di quella banca che dopo una rapina aveva consegnato i nastri alla polizia e si vedevano solo i piedi dei malviventi perché non volevano inquadrare le facce dei clienti, per non disturbare la loro privacy?
I tecnici siamo noi.
Cmq rimaniamo in tema.
il doppio opt-in evita che io iscriva Maurizio Goetz a 1000 newsletter di pissing estremo?
No.
Quindi non funziona.
1 settembre 2005 @ 20:29
Ho volutamente introdotto un ulteriore tema al dibattito. Vogliamo considerare un utente iscritto regolarmente ad una newsletter? Non aumenterebbe la soddisfazione per lui avere precise informazioni su quante mail ricevere? con quale cadenza? Esempio inizio settimana? Giusto per fare due esempi. Visto che i database si possono regolare, perchè non rendere la comunicazione più flessibile e più rispondente alle esigenze di chi la deve ricevere? Inserire due campi in più, forse può comportare dei costi, ma ne vale la pena.
Alla fine voglio dire una cosa molto semplice. La comunicazione dovrebbe essere adattata in funzione di chi la deve ricevere. Quando parlo di successo del DVR in fondo parlo di una possibilità straordinaria da parte di ogni utente di essere parte attiva nel processo di comunicazione. Scusami Federico, ma in un futuro prossimo, ma molto vicino il controllo dei contenuti di qualunque genere sarà sempre più nelle mani del fruitore e ti assicuro questa è la realtà e non utopia, tanto vale cominciare ad adeguarci.
2 settembre 2005 @ 09:51
i fruitori sono degli incapaci e si sparano buonadomenica e altre boiate del genere. arrivano a casa dal un lavoro mobbizzato, con una moglie isterica e dei figli che fanno casino e si sparano sul divano con la birra a farsi ipnotizzare dai vari Paolo Bonolis. Ti ricordi la vecchia canzone di Jannacci? E’ sempre valida. La democrazia non fuziona, nemmeno nel marketing :)
2 settembre 2005 @ 10:24
Concordo molto col pensiero di Maurizio.
Personalmente cerco ogni giorno di adeguarmi alle esigenze del mio target e cerco di modellare la mia comunicazione e i miei strumenti di comunicazione su di lui.
Inoltre, cerco di non commettere l’errore di dare per scontato che lui sappia gia le cose. Parlo quando posso con termini semplici. Cerco di fare in modo di rispettare le leggi e di introdurne altre che non permettano gli abusi (il double opt in o opt out è per me fondamentale sopratutto in paesi dove i disonesti continuano a pensare che lo spamming sia sinonimo di qualcosa di positivo).
E’ vero come dici Federico che molte persone vivono in una sorta di “inerzia passiva”, non è anche vero che io devo accettare di perpetrarla e incentivarla. Personalmente sono per un’ecologia del marketing e della vita ( affiancandomi in questo al pensiero di persone come Livraghi, Goetz, Godin).
2 settembre 2005 @ 14:05
Ok. A parte il discorso di rispettare le leggi (su cui c’è poca scelta) chiedo nuovamente se qualcuno è in gradi di dirmi come il doppio opt-in possa evitare che io iscriva Andrea Cappello e Maurizio Goetz a 1000 newsletter, facendo arrivare nelle loro caselle 1000 proposte di conferma dell’iscrizione. Le leggi poi cambiano mentre le regole del marketing rimangono. Io non ho ancora una newsletter sul mio sito, ma quando l’attiverò di certo non metterò il doppio opt-in; preferisco andare contro la legge che contro la mia intelligenza e conoscenza di come stanno le cose. Poi veramente mi pare assurdo questo atteggiamento manicheo nei confronti delle mail quando siamo invasi di interruption marketing ogni minuto da tutte le parti. I Cartelloni pubblicitari non interrompono la mia vista del panorama? E gli spot in un film di Hitchcock? E’ pubblicità non richiesta. Sembra che internet debba scontare 100 anni di pubblicità offline fatta in tutta liberttà. La gente si incazza se appare un pop-up e poi li si costringe a stare 5 minuti a vedersi spot di pannolini, schiume da barba e pannoloni (alla medesima persona) su canale 5. La casella della posta (quella fisica) è invasa di pubblicità di supermercati, di traslocatori e di corsi di inglese per tutti e chiamano il garante se qualcuno manda una mail ’senza richiesta. La gente viene disturbata mentre mangia il risotto di sera da qualcuno che fa indagini sulla Margherita di Rutelli e si sente importante, mentre se vede un floating object su un portale lo considera un’offesa. Preferisco rispettare la mia intelligenza e conoscenza dei mezzi piuttosto che affidarmi a garanti che non sanno niente (vedi leggi sulla privacy e non parlo solo di web) o al ‘popolo’ che quando gli si è chiesto anni fa se voleva meno pubblicità in TV ha detto: “Ma va che poi non possiamo più vedere i film e non fanno più Passaparola perché Berlusconi non ha abbastanza soldi”. Le gente si ‘beve’ tutto, ci mancherebbe che dobbiamo berci noi quello che ‘dicono’.
Il marketing nasce per ‘indurre’ desideri e per poi soddisfarli, non risponde a nessuna esigenza ‘reale’; in Italia si vendono milioni di bottiglie d’acqua minerale ogni giorno quando quella del rubinetto va benissimo e poi c’è il numero verde sull’etichetta per ‘chiedere informazioni’. Un ottimo esempio di marketing collaborativo ed etico ;)
Il marketing è per definizione ‘messaggio non richiesto’., Il Marketing è ‘unsolicited’, non è l’ufficio informazioni.
2 settembre 2005 @ 14:54
Ciao Federico.
L’animosità del tuo post vorrei ti facesse riflettere: odi l’interrupt marketing. Perchè lo difendi allora? Spero non per opportunismo. Inoltre, tu ti bevi tutto? Mi pare di no. Qualcuno in grado di capire cos’è bene o male ancora c’è.
Spero non parli da rassegnato.
Lo so, particolarmente in Italia in questo periodo (ma anche in USA o altre parti non si scherza), sembra che essere onesti e etici è da idioti, e che solo urlando più forte possibile e imbroglianndo senza farsi condannare si è dei veri geni.
Ho fatto errori anch’io, come il “marketing a tutti i costi”, ma da quelle esperienze ho imparato che il mondo e la mia vita sono migliori se tali metodologie si evitano. Non solo, mi sembra che evitandole si ottengono risultati e obiettivi economici anche migliori.
2 settembre 2005 @ 16:21
Ciao Andrea.
Non è che odii l’interruption marketing (che è poi il 99% del marketing)semplicmente constato che la misura che si applica a internet non si applica anche ad altri media e questo mi rnde ‘animoso’.
Per quanto riguarda il bere, mi bevo praticamwnte di tutto, ma solo per i superalcolici ;)joking aside, non è di certo possibile fare paragoni tra me (o te o altri che lavorano nel campo) e gente che tira la lima tutto il giorno o fa lavori usuranti e quando arriva a casa vuole solo stravaccarsi sul divano. Io non facio testo come non fai testo tu; per quanto riguarda l’opportunismo non capisco a che cosa ti riferisci. Non ho conflitti di interesse sulla cosa, dico solo quello che penso. Infine ripeto: ‘da quando c’è la legge del doppio opt-in ricevi meno spam?’; io - e tutti gli italiani - ne ricevono di più, solo che prima poteva capitare di ricevere qualche mail interessante di qualche sito che voleva ‘farsi vedere’, e adesso c’è solo c1Allis, Via6ra e la moglie di Arafat in cerca di disperato aiuto. Questa legge ha portato solo danni.
ultimissima domanda: qualcuno puoi dirmi se l’attuale legge evita che ti arrivino 1000 mail di richiesta di iscrizione a qualsiasi tipo di newsletter? No. Quindi non funziona, o meglio non ha migliorato la legge precedente ma l’ha peggiorata.
2 settembre 2005 @ 17:31
Volevo lanciare una provocazione visto che si tratta di tutela del consumatore, della sua privacy, di double opt-in e quant’altro: non vi sembra strano che le norme sulla privacy di google non si trovino in home page ma in una pagina secondaria? Ed inoltre che l’accettazione delle norme sia implicita nel momento in cui l’utente utilizza il motore di ricerca? Questa la chiamate tutela del consumatore? W la privacy…E si che google ne archivia di dati sensibili sugli utenti…2 pesi e 2 misure. Solo che se è Federico o Andrea o Pinco Pallino a violare la privacy di qualcuno gli fanno un c*lo cosi’, se lo fa il numero 1 va bene?…Attenzione!
3 settembre 2005 @ 00:33
Scusate la domanda ma… quale sarebbe la legge sul “double opt-in”, citata in un intervento? Non ne ho mai sentito parlare e non ne ho trovato traccia sul “Testo unico per il trattamento dei dati personali”, che il mio datore di lavoro mi aveva obbligato a studiare.
Per il resto, leggo tanta teoria. Numeri e casi a sostegno di una tesi o dell’altra ne avete?
In attesa di vederli, mi permetto di palesare un dubbio: non e’ che ci stiamo dannando eccessivamente a coccolare gli “utonti”? Parlo soprattutto di quelli che si iscrivono ai servizi gratis, danno (liberamente) il consenso al trattamento dei dati personali (non chiamateli sensibili, significano un’altra cosa…) e poi vomitano violentissimi insulti e minacce alla prima mail ricevuta. Sicuri che il vostro business abbia bisogno di relazionarsi con costoro?
3 settembre 2005 @ 07:51
ciao Paolo.
in effetti la formula double opt-in non è contenuta nel testo a cui fai riferimento, ma ne sintetizza il concetto che invece nel testo parla di “conferma dell’iscrizione’.
L’opt-in sarebbe allora l’iscrizione che si fa online a una qualsiasi newsletter;
Il doubl opt-in e la conferma che effettivamente ci si voleva iscrivere a quella newsletter e che chi ha inserito l’indirizzo e-mail è la stessa persona che ne legge la posta.
Quello che io cercavo di spiegare è che questa legge non impedisce affatto il ricevimento (o riczione) della prima (e forse unica) e-mail che chiede la conferma della registrazione. In sostanza la stesso risultato si sarebbe potuto ottenere con la possibilità di disiscriversi (anche per sempre) dalla prima e-mail (parte di una newsletter periodica) che ci arriva da parte di chiunque. Questo per quanto riguarda le iscrizioni avvenute tramite form presenti in rete. Per quanto concerne invece le mail ‘pubbliciatrie’ mandate direttamente a un indirizzo e-mail, queste so configurano quasi sempre come spamming essendo l’indirizzoe-mail considerato ‘non di pubblico dominio’, anche se di fatto lo è molto di più che un numero di telefono o il nostro reddito annuo.
3 settembre 2005 @ 14:56
I principi del permission marketing sono molto semplici e partono da un’incontestabile verità: la risorsa scarsa per eccellenza è il tempo.
In una società sempre più frenetica, dove siamo continuamente sottoposti a stimoli e bombardamenti di informazioni, la gestione del tempo assume una valenza sempre più strategica.
Chiunque si occupi di marketing deve partire da questo presupposto nel momento in cui decide di contattare un potenziale cliente, ed è una buona idea offrire a quest’ultimo qualcosa in cambio del tempo
che ci dedicherà rispondendo all’ennesimo sondaggio o guardando le nostre pagine web.
Per chi non lo avesse letto consiglio, anche se un pò inflazionato, il libro sul Permission Marketing di Seth Godin,insieme ad un giretto sul suo sito internet:
http://www.sethgodin.com/sg/
6 settembre 2005 @ 17:35
Consiglio la lettura di questo interessante articolo
http://www.marketingprofs.com/5/baer1.asp
14 settembre 2005 @ 16:45
Trovo davvero interessante la visione di Maurizio Goetz. Vorrei completarla, o meglio sviscerarla, spingendomi ancora un po’ più in là.
Vi sono infatti due fattori che incidono sull “preferenze di ricezione” dell’utente:
1) i device mobili
2) l’instant messaging
In uno scenario ideale l’utente quindi mi potrebbe anche dire:
… ricevo l’email solo quando il mio stato è “libero”…
oppure:
…voglio ricevere la mail mentre sono in ufficio o a casa, ma non voglio riceverle se sono loggato su un device mobile…
Certamente sarebbero modifiche che incidono parecchio sulla piattaforma di email delivery, perchè dovrebbero andare a leggere lo stato sui sistemi di instant messaging (Skype, Messenger, Icq, Google Talk…) utilizzati dall’utente e agire dinamicamente di conseguenza.
Nazzareno
14 settembre 2005 @ 18:23
Nazareno hai ragione, se poi parliamo di mezzi mobili si potrebbe aggiungere anche il numero massimo di messaggi che si desidera ricevere. Quello della comunicazione su mezzi mobili è un mio vecchio pallino, che meriterebbe ulteriori precisazioni