Web 2.0
Si parla molto in questo ultimo periodo di Web 2.0, non si tratta di un nuovo protocollo, di una release di un software, ma di un termine utilizzato per descrivere un nuovo modo di intendere e di utilizzare la rete grazie allo sviluppo di una molteciplità di applicazioni che sono già state lanciate e che lo saranno nei prossimi mesi e che contribuiranno a modificare la morfologia della rete.
Tim O’ Reilly ha cercato sul suo sito di delinearne alcune caratteristiche creando anche un grafico che ne sintetizza i concetti base.
Siamo naturalmente ancora a livello di brainstorming. Robin Good ha pubblicato una mini guida al web 2.0 di cui raccomando caldamente la lettura.
E’ prevedibile nei prossimi mesi una moltiplicazione di conferenze anche nel nostro Paese e di articoli e blog che si prefiggono di comprendere le potenzialità della nuova rete, che si sta riprogettando sotto i nostri occhi. Come al solito, lo sviluppo tecnologico è più veloce della nostra capacità di razionalizzazione.
Per coloro che si occupano di editoria, di marketing e di comunicazione, si tratta di ripensare il modo in cui progettare l’informazione poiché possiamo già intuire dei cambiamenti epocali:
a) il contenuto sarà completamente svincolato dalla sua rappresentazione
b) l’informazione verrà aggregata e riaggregata secondo i bisogni degli utenti e sarà fruibile su diverse piattaforme di distribuzione, utilizzando diversi device
c) oltre alla capacità di comunicare in nuovi ambienti, si dovrà anche imparare a gestire nuove dinamiche relazionali di tipo peer to peer
d) la comunicazione diverrà sempre più flessibile e adattata ai contesti ed ai comportamenti di fruizione
e) si assisterà ad un aumento di nuovi contenuti creati oltre che a diverse nuove modalità di ricombinazione di vecchi contenuti che renderanno obsoleti i tradizionali concetti di protezione dei diritti e di digital right management.
f) con grande probabilità cadrà la distinzione tra contenuti caldi e contenuti freddi, i cui confini diventeranno sempre più labili
g) si progetteranno i metadati con la stessa cura con cui verranno costruiti i contenuti
Questo è solo l’inizio di un grande cambiamento di cui non riusciamo nemmeno ad intuirne i contorni.
Sarebbe pertanto importante cominciare a pensarci se vogliamo che il nostro Paese non continui ad essere la Cenerentola dell’innovazione.
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11 ottobre 2005 @ 11:01
Ciao Maurizio
come al solito e con grande puntualità cogli gli argomenti interessanti e all’ordine del giorno.
Il Web 2.0 non è solo un modo trendy per pubblicare e ricevere contenuti. Ricordi il push vs pull e altre tecnologie che in dati momenti sembravano (o volevano sembrare) distruttive/rivoluzionarie. Lo slogan era “niente sarà più come prima”. Alcune hanno avuto ragione altre sono state dimenticate molto in fretta, come la tecnologia push, la quale, per altro, ora torna ma su presupposti diversi. Oggi, come hai descritto in questo post in maniera attenta, la tecnologia push ritorna ma dal basso. I punti salienti li hai descritti benissimo. Io sottolineo, tra le cose che hai detto, la necessità di sviluppare capacità semantica nel descrivere i contenuti, i metadati appunto [anche uno sforzo di standardizzazione nell’uso di terminologia, soprattutto su temi complessi] e l’assoluta necessità per chi vuole vincere nella fornitura di contenuti la forza di divenire degli “Hub” [logica da social network]. Sapere aggregare i contenuti nella maniera più funzionale sarà una delle variabili che decideranno chi vincerà la prossima guerra dei contenuti [vedere IPod per credere] . Dopodichè contenuto separato dalla sua rappresentazione e contenuto accessibile da qualsiasi device e da qualsiasi applicazione necessitano la scelta sugli standard, che devono essere per forza aperti.
Ciao Lorenzo
1 settembre 2007 @ 22:29
è forse solo un modo di risvegliare interesse. tutto marketing insomma. no?