Perchè no?
Penso spesso a quali sono le resistenze culturali (se ci sono) che impediscono agli italiani di avere a disposizione servizi come quelli che offre Starbuck’s ai suoi clienti. Non riesco a capire se si è stabilito un circolo vizioso per cui le aziende non offrono servizi che gli utenti non chiedono esplicitamente, e gli utenti non chiedono servizi dei quali non immaginano l’esistenza (perché le aziende non si sognano di offrirli…e spesso siamo isolati da ciò che viene creato fuori dai nostri confini).
Se di resistenza culturale si può parlare, è forse che siamo un pò troppo conservatori…nel senso che, ad esempio, pensiamo al bar come a un posto dove si beve il caffè; non riusciamo a immaginare che potrebbe essere un luogo dove, nello stesso modo in cui si passa il tempo con un buon caffè caldo, si può anche farlo in mille altri modi.
Invece sento troppo spesso, nei discorsi comuni e anche nell’ambiente professionale, applicare categorie troppo stringenti alla realtà: categorie basate sul passato e su un sotteso orgoglio di essere portatori di una semplicità e una purezza che, forse, si teme di perdere.
L’innovazione è quindi percepita come fonte di “promiscuità e mescolanza”, di “sfondamento di rassicuranti categorie”? Per questo si rifugge dall’innovazione (sia come utenti che come potenziali creatori)? Ci sono cause sociologiche (e antropologiche) per la scarsa ricerca di base e per la poca innovazione in Italia? O forse c’entra anche la scarsa competizione a cui sono abituate le imprese italiane, per cui non innovare o innovare in maniera moderata è anche un modo di proteggere, in uno scenario poco competitivo (quasi di cartello, dove la strategia “me too” è dominante), posizioni di rendita investendo il meno possibile?
Non lo so…ma sarebbe interessante indagare.
Nessun post simile.
3 dicembre 2005 @ 19:06
Gli italiani pensano di essere europei e moderni e purtroppo non lo sono, questa è una dura realtà.
4 dicembre 2005 @ 22:38
E’ vero, la visione del bar in Italia è ancora molto tradizionale. Ma qualcosa si muove, il marketing del pdv applicato al bar darà i suoi risultati, a poco a poco. Lavoro nel mktg & comunicazione del caffè e già vedo qualche cambiamento molto importante. Abbiate fede :-)
4 dicembre 2005 @ 23:00
Perchè ce l’avete coi bar italiani? E’ ancora bello andarsi a prendere un caffè senza che ci sia una connessione di rete / wireless che ti fa entrare in internet vedere gmail leggere i blog pubblicare foto su flickr guardare l’ultimo video di madonna leggere le news di ansa e repubblica pubblicare sul blog lasciare commenti come questo…
Magari si possono fare quattro chiacchiere con la persona che ti serve il caffè, e sentire che ne pensa del fatto che a Napoli il caffè te lo danno direttamente zuccherato, e se lo vuoi amaro lo devi dire prima.
Internet è bello, ma facciamo attenzione…
4 dicembre 2005 @ 23:05
Internet non c’entra nulla. Ci siamo seduti, viviamo di uno splendore che non c’è più, intanto che ci crogioliamo nel nostro made in Italy che perde competività, gli altri Paesi ci raggiungono e superano anche sui terreni in cui noi ritenevamo di essere imbattibili. Giusto per fare un esempio, oramai i migliori pizzaioli sono egiziani.
5 dicembre 2005 @ 00:18
Devo sottolineare che quello del bar era un esempio per sottolineare come si sia ancorati a modelli “conservatori” e a categorie chiuse; per sottolineare come ci si crogiola nella purezza e bellezza di abitudini passate, per le quali non esiste un motivo oggettivo per giudicarle più belle di abitudini più “nuove”.
Anche Starbucks era un esempio…non è detto che l’innovazione debba per forza percorrere strade tecnologiche.
5 dicembre 2005 @ 15:17
Ragazzi, davvero non credo che “ci siamo seduti” o che viviamo nel ricordo. Semplicemente abbiamo sbagliato i modelli da seguire; è questo il motivo per cui ora la pizza la fanno gli egiziani (ma qualche napoletano ancora c’è :-)
5 dicembre 2005 @ 15:25
Ragazzi, davvero non credo che “ci siamo seduti” o che viviamo nel ricordo. Semplicemente abbiamo sbagliato i modelli da seguire; è questo il motivo per cui ora la pizza la fanno gli egiziani (ma qualche napoletano ancora c’è :-)
6 dicembre 2005 @ 13:24
“a tall ‘latte’ and a ‘frappuccino’, please” - se è tutto qui il progresso, forse ne posso fare a meno. Certo che i bar/café in giro per il mondo avremmo potuto portarli noi, invece di Starbucks… Per chi pensa che Starbucks sia il futuro, perchè non aprite un simil-Starbucks in Italia? Secondo me a Milano e Roma c’è spazio di sicuro.
6 dicembre 2005 @ 18:42
In realta’ Howard Schultz invento’ Starbucks proprio perche’ ispirato da un soggiorno a Milano… leggere per credere. Il ritorno alle origini dell’idea sarebbe un fenomeno interessante.
16 maggio 2006 @ 17:14
[quote]Per chi pensa che Starbucks sia il futuro, perchè non aprite un simil-Starbucks in Italia? Secondo me a Milano e Roma c’è spazio di sicuro[/quote]
Io sarei tentato di aprire una filiale di Starbucks a Roma, in centro, ma non so da dove cominciare..
17 maggio 2006 @ 19:14
Quando, anni fa, conobbi la storia di Starbucks e del suo lungimirante creatore, rimasi indifferente all’impresa in sè, tipica dei colonizzatori, di chi fa “sua” pure l’acqua calda salvo poi cambiargli il nome per farla passare per novità.
Mi inorgoglì solo l’idea che tanta ispirazione gli veniva dal nostro Paese e da un luogo tipico della nostra storia sociale.
Credo che l’Italia non senta la mancanza di uno Starbuck che, ne sono certa, darebbe al cliente di un “bar Mario” qualsiasi abituato al calore umano (ed al buon caffè, of course) solo quel senso di vuoto che si può provare in un triste Planet Hollywood!!!
18 maggio 2006 @ 11:39
Si… ilo problema è che se volessi andare a prendere un caffè “tecnologico”, in italia, mi troverei in seria difficoltà. Sono pochissimi i posti dove puoi “sederti” per un caffè, e godere di innovazioni tecnologiche ecc.
Per quel che riguarda poi il piacere di stare seduti e fare due chiacchiere con il cameriere…bè, lasciamo stare. Su un campione di 10 camerieri (bar e ristoranti), 9 e mezzo sono schizzati e/o depressi e comunque nn esiste quella gentilezza che permette di instaurare un certo dialogo non personale (come si vede nei film).
Certo, tutti conosciamo e ci facciamo 2 chiacchiere con il barista sotto casa o quello dell’ufficio… ma vai in un qualsiasi bar del centro o vicino e prova!
Mdelli com starbucks dovrebbero essere introdotti in italia…e anche di corsa secondo me. Forse bisogna frequentarli un po’ prima di dire un no categorico o di paragonarli ad un ambinte ed un contesto italiano che non esiste più!
4 agosto 2006 @ 15:24
Perchè no? Starbucks non è altro che un bar, solo che più “allargato” come qualsiasi altra cosa made-in-Us. Io ci andrei volentieri da Starbucks se ci fosse. In fondo come è stato introdotto ed accettato Mc Donald’s può accadere anche per questa catena. Il rischio di “compromettere le nostre radici culturali?” Ma per favore… in un mondo in piena globalizzazioni dove tutto può essere di tutti parlare di radici è da preistoria. E poi sbaglio o anche Mc Donald’s ha intaccato le nostre abitudini culinarie? Eppure in piazza Duomo a Milano ce n’è uno ogni 100 metri se non di meno…
22 agosto 2006 @ 10:56
Io ho tempestato di Email starbucks per aprirne uno a Milano,spero che mi rispondano perché sono veramente interessato.Nella mia citta’ é impossibile che non ci sia avrebbe un seguito pazzesco ne sono convinto!!!
29 agosto 2006 @ 17:20
credo che non ci reputino partner all’altezza di poter espandere la loro rete. Non abbiamo supporti finanziari dalle banche e la nostra competenza nel foodservice lascia più che a desiderare. Le filiere ci sarebbero, ma mancano persone di riferimento affidabili per gli investitori esteri. Comunque sono più che d’accordo, qualsiasi sia la catena, da starbucks a pret-a-manger fino ad Olive Garden, è la benvenuta. sarebbe finalmente ora di avere un ottimo prodotto a prezzi decenti e con un buon servizio. proviamoci.
29 novembre 2006 @ 21:39
tutti di personne e testa di cazzo…perche ha italia non di starbucks…tu insulto ma amiga…lei e una progetto a starbucks et italia ha non….antonio.
13 dicembre 2006 @ 21:13
C è POCO DA FARE PRIMA O POI ARRIVERà IL PIù FURBO DI TUTTI E DIVENTERà MILIONARIO APRENDO UN SOLO STURBUKS A MILANO…EVIDENTEMENTE LA LAUREA IN MARKETING NON SERVE A NULLA SE NON SI è ANCORA CAPITO CHE IL FRAPUCCINO ATECCHIRà TRA I GIOVANI PIù DI QUANTO IL CAPUCCINO HA CONQUISTATO L’AMERICA…NON HO PAROLE!!!!
17 gennaio 2007 @ 11:54
Ciao Ragazzi,
E’ possibile stabilire un importo per l’investimento, se volessi aprire uno Starbucks?
Mi piacerebbe aprirlo in Sicilia
8 febbraio 2007 @ 00:05
Se provi a cercare con Google “Starbucks Italia”…
Ecco che vengono fuori milioni di articoli su probabili/incerte aperture di Starbucks in Italia… oppure post di gente comune che è curiosa di capire “come mai non esistono Starbucks in Italia”…
La risposta credo sia da ricercarsi nel puro e semplice “tradizionalismo”…
Come potrebbero accettare gli Italiani che nel loro paese venga offerto un “FRAPPUCCINO”…
Mia nonna, come probabilmente i miei genitori e anche i vostri… guarderebbero col naso arricciato questi “BAR”…
Ma è proprio nelle “virgolette” che pongo la mia attenzione…
STARBUCKS non è un bar…
E’ un posto dove rifugiarsi a prendere un cappuccino, un espresso, un ciocco-caffè… Un posto dove ognuno di noi può coccolarsi quanto vuole… Farcire la propria bevanda a volontà con cioccolato, vaniglia, cannella…
Di certo non troverete mai un viso scortese, nè una parola fuori posto…
STARBUCKS è l’EDEN per chi cerca tranquillità…
Dov’è la stupidità italiana (perchè è chiaro che C’E')…???
Nel non aver mai creato un posto ACCOGLIENTE dove poter passare 10 minuti in relax… o dove, a volte, decidere di passare l’intero pomeriggio immersi nella lettura di un libro…
In Italia il bar è visto come un luogo dove consumare in fretta (e troppo spesso in piedi) e altrettanto in fretta uscirne…
Lo dimostra il fatto che il moltissimi bar se vuoi sederti al tavolo devi pagare un “servizio” che al 99% sarà scortese, scarso, maleducato e poco disponibile!
Così l’altro giorno ero in giro per la mia città ROMA… cercando un posto tranquillo dove poter studiare un po’… ed ho pensato “ci vorrebbe proprio uno STARBUCKS”…
Naturalmente non esiste… non c’è… e quindi mi limiterò a goderne nei miei viaggi all’estero… e gusterò ancora di più l’aria rilassata che si respira all’interno…
Così, visto che era una bella giornata ho optato per una passeggiata in Villa Phamphili… e mi sono persa alla ricerca dell’UNICO bar…
Ci credereste mai???
Quasi 2 Km quadrati di villa e un unico bar…
La fine credo la possiate anche immaginare…
Quando sono arrivata il bar stava chiudendo…
Me ne sono tornata a casa sconsolata… rimpiangendo amaramente il mio caro Starbucks!!!
12 febbraio 2007 @ 13:26
Secondo il mio punto di vista ,l’assenza di Starbucks in Italia e’dovuta e voluta dalle lobby dei maggiori produttori di caffe’ in Italia quali Lavazza ecc.
La presenza di Starbucks o altre catene simili in Italia crerebbe non pochi problemi di mercato gia’consolidato.
Potrebbe sembrare un esagerazione ma aperto 1 se ne potrebbero aprire 1000 in un batter d’occhio e fare breccia per altre catene simili.
Anche perche’ effettivamente non ha alcun senso l’assenza di Starbucks in Itlaia, che ha fatto dei suoi cavalli di battaglia, frappuccini,cappuccini espressi lungi corti , medi, insomma prodotti Italiani,di buon livello.
Se ricordate bene anche McDonald non ha avuto vita facile ad inserisrsi in Italia ed io non credo per motivi culturali.
Infatti il maggiore fornitore di carne dei McD e’ il gruppo Cremonini(Italiano).
Insomma i paletti secondo me li mette lo stato consultandosi prima con i maggiori produttori Italiani.
14 febbraio 2007 @ 19:32
Ragazzi, non e’ solo questo.
Io sono Greco e vi dico che la Grecia e’ piena di Starbucks, ma sapete il perche’?
In Grecia tutti quando vanno a prender e un caffe’ con i amici vanno in un “bar” per il caffe e rimangono la per tempo, si rilassano, esattamente come Starbucks.
X questo e’ molto popolare.
Ma qui in Italia per prima cosa l’ Italiano nn e’ abituato a rimanere x piu di 10 minuti in un bar, perche’ ha la coltura del caffe in fretta.
Poi, nn dimentichiamo che nessun Italiano paghera’ 4 euro per un frappucino mentre al bar prende un capuccino per 1,30.
Non lo far’a MAI.
Per la stessa ragione che dove vivo io nel pieno centro dove sono i bar notturni e quelli neo-arrivati qui in Italia di tipo “lounge” tutti stanno fuori per strada con la birra e la pizza in mano e i locali sono vuoti…
25 marzo 2007 @ 19:45
Breve ma intensa storia di Starbucks che fa’ capire quanta Italianita’ c’e’ dietro il suo successo e che alimenta sempre piu’ il mistero della sua assenza in Italia.
http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/starbucks.html
25 marzo 2007 @ 22:44
PERCHè IN ITALIA NN C’è UNO STARBCUKS?
bo..
PERCHè NESSUNO HA MAI PENSATO DI METTERNE UN PAIO A ROMA E MILANO?
ci hanno pensato, peccato che abbiano paura.
A chi è affezionato al caffè italiano: COSA VI FREGA A VOI SE APRONO UN “CAFFE” PER GENTE COME ME, CHE AMA STARBUCKS (SONO ITALO-INGLESE). voi cmq non ci entrereste mai no? quindi spiegatemi cosa vi importa! Sinceramente se non siete mai entrati in uno starbucks nn potete parlare! non sapete cosa si prova! Il servizio offerto da starbucks è unico e inimitabile! Quindi evitate di dire cavolate, starbucks deve essere aperto Soprattutto a ROMA e MILANO!!! [nel caso in cui nn venisse apprezzato, basterei io per mandare avanti quello di Roma, chi pensa a milano??:D]
26 marzo 2007 @ 12:34
Sono assolutamente d’accordo con chi vorrebbe uno Starbucks a Milano, anch’io ne sento tanto la mancanza, dopo averli frequentati a Boston-USA. Dobbiamo iniziare a capire, anche noi milanesi, che non possiamo sempre correre, e che fermarci una mezzoretta a bere un frappuccino fa bene alla salute fisica e psichica! Bye
2 aprile 2007 @ 13:13
Probabilmente da quanto leggo qualcuno non ha capito il senso di questo blog ,ovvero capire come mai in Italia Starbucks non apre.
Attualmente non mi risulta che in Italia vivano solo coglioni da non capire il business di aprire un punto Starbucks a Roma o Milano , o che si siano dette cavolate in questo blog.
Certo e’ piu’ facile esprimere giudizi o congetture futili e scontate che esprimere il propio giudizio sull’ argomento.
Per fortuna ci sono gli ITALO-INGLESI che ci pensano loro a far vedere come si fa’.
3 aprile 2007 @ 17:57
Sono un ragazzo che oramai da 4 anni si é trasferito in Italia dopo aver vissuto in Inghilterra per quasi 9. Ho lavorato per Starbucks per piú di tre anni e le ultime informazioni che ho riguardo lo sviluppo Internazionale risalgono al 2002. All’epoca la Starbucks International si era prefissata l’obiettivo di sbarcare in Italia per il 2005 dopo aver sviluppato altri mercati in Europa piú maturi. Secondo quel piano di sviluppo iniziale la Grecia sarebbe addirittura essere stata sviluppata dopo l’Italia. Il volere di Howard Schultz fondatore della Starbucks é sempre stato quello di aprire in Italia, li dove tutto é cominciato, ma credo i problemi siano piú di natura politica che economica. Le nostre care Illy e Lavazza (piú quest’ultima ) se da un lato ridicolizzavano il possibile successo e arrivo di Starbucks in Italia dicendo che il caffé espresso qui da noi non si mischia con gli sciroppi, dall’altro erano molto preoccupati ed hanno deciso di fare leva sul patriottismo affinché l’ipotetica salvagurdia della qualitá dell’espresso Italiano ( quasi stessimo parlando di un prodotto D.O.C. ) ostacolasse o ritardasse il colosso americano. Poi da qualche anno sia la Lavazza che la Illy hanno cominciato anche loro a mischiare gli sciroppi al caffé (se lo fanno loro é un prodotto di qualitá) e ad aprire le loro catene di caffé sul modello Starbucks. La Illy ha giá aperto i sui Bar Illy Concept mentre la Lavazza, utilizzando il concetto della loro sussidiaria Spagnola Caffé di Roma, fino a qulche tempo fa aveva intenzione di aprire una serie di caffetterie nel mondo sullo stile Starbucks. Il problema non credo sia se Starbucks possa o no aver successo in Italia perché studi molto precisi ed articolati avevano fatto prevedere alla Starbucks l’apertura di almeno 300 punti vendita in Italia. Credete veramente che un marchio giudicato da Interbrand come tra i primi 10 piú conosciuti e di successo al mondo non riesca a trovarsi almeno una propria nicchia di mercato anche in Italia?
Il problema é che, benché si cerchi di sminuire Starbucks definendolo il “caffé degli Americani”, scarso e qualitativamente inferiore, la realtá é che il prodotto Starbucks é qualitativamente eccelso e capace di adattarsi benissimo alle esigenze del mercato Italiano. Questo lo sanno benissimo i grandi del caffé Italiano che, per mantenere il loro monopolio in un mercato altamente competitivo, preferiscono “giocare sporco” e anziché preprarsi a competere preferiscono cercare di evitare il confronto.
Al momento i bastoni messi tra le ruote di una possibile joint venture Italiana che faccia approdare Starbucks nel nostro paese sono stati cosí tanti che l’azienda ha deciso di sviluppare prima altri mercati in Europa, sicuramente piú aperti alla concorrenza. Sono certo che prima o poi Starbucks arrivera anche da noi…per ora continuiamo a gustarci la ” Qualitá Bianca Rossa e Verde “
4 aprile 2007 @ 09:36
Per tutti coloro che avrebbero voglia di aprire uno Starbucks in Italia vi posso assicurare che non é possibile poiché la Starbucks non offre all’estero possibilitá di franchising. La strategia di Starbucks prevede la ricerca di partner locali molto grandi per formare delle Joint Venture Partnerships dove la Starbucks rimane una delle azioniste ( non sempre maggioritarie ) ma che utilizza il know how di aziende in grado di garantire uno sviluppo esteso e capillare secondo le potenzialitá di ogni singolo mercato. Ad esempio in Spagna la Joint Venture si chiama Tres Estrellas Unidas mentre in Germania la Starbucks é in partnership con il gruppo Karstdat, gigante della grande distribuzione che avrebbe assicurato l’apertura su territorio tedesco di circa 700 punti vendita entro il 2008. Unici mercati direttamente operati dala Starbucks sono US, Canada, UK ( dove la Sarbucks ha acquisito Seattle Coffee Company entrando direttamente con quasi 100 punti vendita presenti sul territorio Inglese) e credo Taiwan che da joint venture iniziale é divenuta di proprietá utilizzando l’opzione di acquisto che di solito la Starbucks mantiene in tutte le partnerships estere. Si vociferava ad un certo punto che per l’Italia potsse nascere una Joint Venture con il gruppo Autogrill; non se n’é fatto niente.
5 aprile 2007 @ 17:04
http://www.starbucksitalia.com
5 aprile 2007 @ 23:20
Cos’é? Uno scherzo?
6 aprile 2007 @ 14:00
Ma…www.starbucksitalia.com..sara’ un sito arraffato da qualcuno….!!
180 visitatori e’ roba di poco tempo, sara’ una furba speculazione di qualcuno.
Certo dice poco!!
Il problema rimane.
6 settembre 2007 @ 17:18
Secondo me dovremmo fare una bella petizione per aprire almeno uno starbucks a milano. E’ ovvio che le possibilità di guadagno ci sono. Io capisco che la società Starbucks non creda molto nel progettare una catena di negozi in Italia. Il caffè è una tradizione nostrana e difficile da distruggere. Però non riesco a concepire cosa possa perderci nell’aprirne 1 o 2 nelle città più importanti. Dai ragazzi…facciamo pressioni!!!
11 settembre 2007 @ 15:52
quest’estate sono andato in canada, e lì ho logicamente incontrato molti starbucks. ed ecco il mio pensiero riguardo starbucks in italia:
di sicuro è un ambiente piacevole, il caffè è buono, l’atmosfera rilassata, provano nuove ricette. ma secondo me, innanzitutto non può pensare di vendere un espresso (che da noi sarebbe cmq il caffè piu venduto) più caro del 50% rispetto alla media nazionale. e anche i prezzi del frappucino sono esagerati (3,70 $ per la misura piccola!!!). e poi non possono usare i nomi finti italiani delle misure (a “venti” chapuucinoooo! dicono). senza contare che c’è una grossa tristezza in queste catene: sono tutte identiche, uguale in ogni minimo dettaglio, e dopo pochi mesi diventano un incubo. perciò io sono contrario: non abbiamo bisogno di starbucks per aprire un bar wireless che sperimenti varie ricette di caffè! perciò tutti voi che dite che vorreste aprire uno starbucks in italia, aprite un bar vostro, e sperimentate le vostre ricette, facendo un locale accogliente e giovanile! vedrete che il successo è assicurato, io vivo a verona è quest estate ha aperto in pieno centro un bar dall’ambiente splendido, che vende molti tipi di caffè, dolci, etc. e sta andando benone, va gia di moda negli ambienti giovanili e anch io lo frequento spesso. percio si sta gia imboccando la strada giusta, ovviamente stanno aprendo dei bar del 21o secolo, quindi basta volerlo, aprite un vostro bar