Evoluzione, rivoluzione o devoluzione dei media?
Il post di Massimiliano, precedente a questo, apre una serie di questioni per chi si interroga sul futuro dei media. Mi limito a sviluppare un ragionamento con l’intenzione di stimolare il dibattito in corso.
Ci troviamo in un periodo di transizione ed è estremamente difficile riuscire a distinguere tra tendenze di aggiustamento (anche reversibili) e quelle di carattere più strutturale.
Ci possiamo infatti chiedere ad esempio quanto si spingerà il processo di frammentazione delle audience sui diversi media e sui diversi contenuti disponibili, considerato che dal lato dell’offerta, gli operatori che avranno un business model non sostenibile tenderanno a scomparire oppure ad essere assorbiti, mentre dal lato della domanda, gli utenti con l’aumentare dell’esperienza selezioneranno direttamente le fonti che producono contenuti ritenuti rilevanti e marginalizzeranno coloro che si limitano ad amplificare o “rimodellare” contenuti di altri senza creare valore aggiunto.
Possiamo poi domandarci quali saranno i modelli di business dei contenuti disponibili, ovvero quali e quanti contenuti saranno disponibili gratuitamente (free press, blog, programmi televisivi ecc) e quali quelli premium, ma anche quali disponibili attraverso modelli misti che sicuramente verranno introdotti nei prossimi 24 mesi.
Infine dobbiamo chiederci quali saranno i rapporti di forza contrattuale tra produttori, aggregatori e distributori di contenuti nella grande competizione per le audience su tutti i media.
Se ripercorriamo la storia economica del nostro Paese, possiamo osservare che dal dopoguerra, siamo passati da un’economia agricola basata sull’autoproduzione ad una produzione di massa che ha diffuso i prodotti di largo consumo.
L’avvento della Grande Distribuzione Organizzata ha dato un impulso all’industria, ne ha razionalizzato i costi di distribuzione, ha creato nuovi mercati ma ne ha anche diminuito la forza contrattuale. Questa è una delle ragioni per cui l’industria ha sviluppato con grande determinazione i prodotti di marca facendo aumentare in brevissimo tempo gli investimenti pubblicitari e permettendo la nascita e lo sviluppo della televisione commerciale.
Il processo di concentrazione nell’industria sta premiando oggi i soggetti più vicini ai consumatori, quelli che meglio controllano la distribuzione.
Nel panorama dei media, anche in seguito al processo progressivo di digitalizzazione, forse stiamo assistendo al processo inverso: la prevalenza della produzione.
La frammentazione delle audience e del mercato premierà chi saprà produrre o aggregare contenuti di valore anche per target di limitata ampiezza in modo economicamente sostenibile o chi si presenterà sul mercato con modelli innovativi di business che consentiranno di alimentare l’industria dei contenuti.
La “distribuzione” rischia la comoditizzazione (mi scuso per l’orribile termine).
Per certi versi si tornerà al periodo degli anni quaranta e alla produzione dei cosiddetti “branded contents” ma con modelli più complessi ed evoluti.
Credo di non avere difficoltà ad affermare che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale, per questo gli attuali equilibri sono fortemente instabili.
Nessun post simile.
28 gennaio 2006 @ 09:44
Ottima analisi Maurizio. Il blog come il negozio sotto casa, dove trovi persone che conosci e con cui intrattieni rapporti regolari. Al contrario dei “portaloni”, in cui vai per fare la spesa generalista di informazione :)
29 gennaio 2006 @ 10:23
Massimiliano, quello che scrivi è molto vero, mia moglie è tornata dal macellaio perché la carne del supermercato è diventata immangiabile, stesso per la frutta.
Mi chiedo se corsi ricorsi avranno luogo anche nel “mercato dei media”.