Le PMI italiane ed il WEB - 1a parte
Ripensare il marketing
E’ indubbio che oggi si stia vivendo un momento di trasformazione del mercato il cui processo ha avuto origine già qualche anno addietro. Come spesso capita però, solo chi ha avuto buon orecchio (aziende) si è attivato cercando di seguire o ancor meglio cavalcare l’onda della rivoluzione internettiana. Un nuovo movimento di persone il cui credo è l’informazione sopra ogni cosa, informazione allargata, partecipata, diffusa e soprattutto condivisa, si è dato appuntamento on line.
Mentre alcune aziende si muovono come dinosauri sul cammino dell’estinzione, il mondo è in fibrillazione chiedendosi quali saranno i nuovi orizzonti, i nuovi mercati, le nuove speranze; così alcuni imprenditori si interrogano ancora rispetto al proprio prodotto/servizio ed alle sue qualità intrinseche mentre altri li stanno già scavalcando offrendo lo stesso prodotto/servizio dialogando on line.
Ecco dunque: la relazione con il cliente, il marketing one to one, il precision marketing, il web! Quante paure? Quali pregiudizi? Quale “ignoranza”? Diciamo la verità: sebbene se ne parli da molto ed in maniera concreta e documentata, c’è ancora chi ha paura di internet. Molti dirigenti con la sindrome conclamata per la “cadrega” piuttosto che affrontare il web, tendono a relegarlo a media di riserva o ad ultima alternativa invece di prenderlo per quello che realmente rappresenta: una grande opportunità per le aziende.
Un esempio lampante? 4 anni fa durante una mia consulenza presso una PMI italiana ben affermata e con un prodotto di eccellenza, sollevai le problematiche inerenti il sito web e le opportunità che un buon utilizzo dello strumento internet avrebbe portato nel corso degli anni a venire… inutile dire che l’imprenditore mi rispose che “già c’erano le fiere, le riviste, e poi che internet non sarebbe mai esploso, ecc, ecc…”.
Proprio la scorsa settimana sono stato interpellato dall’azienda in questione con la seguente prefazione” ci siamo accorti che on line ci sono i nostri concorrenti, si trovano i prodotti di altre aziende, altri che rivendono il nostro prodotto, … il nostro sito non si trova, nei motori di ricerca non siamo presenti, dobbiamo fare assolutamente qualche cosa, devi aiutarci,…” Quante PMI si trovano nella stessa situazione? Ma la questione non è quante è piuttosto sul come si debba intervenire.
Il mago di Oz, pur con tutta la sua magia e volontà, ben poco potrà fare rispetto ad un mondo che non è retto dalla possibilità economica ma dalla effettiva capacità comunicativa delle aziende. Recuperare il terreno perso on line non è un fattore economico ma una strategia frutto di una politica imprenditoriale ben precisa, seguita da un’operatività concreta e ben indirizzata, da una grande capacità comunicativa e da molta, molta pazienza… purtroppo non si può comprare il posizionamento nei motori di ricerca (se non pagando le sponsorizzazioni che sono comunque ben evidenti e che i navigatori riconoscono in quanto tali), nemmeno se voi foste l’uomo più ricco del mondo il vostro sito potrebbe trovarsi primo in graduatoria se non ne avesse i requisiti.
Dunque RIPENSARE IL MARKETING e rivedere i modelli comunicativi utilizzati, rivedere gli investimenti e ridefinire gli obiettivi seguendo una politica commerciale rivolta alla personalizzazione ed alla individuazione di un bisogno piuttosto che alla mera somministrazione di un prodotto/servizio.
IN PRIMIS: ridefinire gli investimenti marketing.
Oggi non si parla di maggior investimento nella comunicazione marketing ma di riallocazione delle somme budgettate, cioè della riassegnazione delle capacità di investimento delle aziende rispetto ai media disponibili, e se quelli tradizionali segneranno il passo è indubbio che in internet si avrà invece un’ulteriore crescita, una grande crescita, così come dimostrato in questi ultimi anni. Se questo è valido per le grandi aziende lo è ancor di più per le PMI italiane che si trovano a fronteggiare un mercato agguerrito, accanito e scaltro.
Un mercato relativamente giovane nato nello stesso momento in cui è nata internet, cioè con gli stessi modelli comunicativi, non essendo figlio di una tradizione secolare e consolidata, non vivendo sullo slancio della capacità imprenditoriale di genitori, zii e prozii ma sulla capacità di ascolto del mercato e sulle modalità comunicative dei modelli relazionali.
Ripensare il marketing dunque o per altri pensare il marketing, dato che per anni l’attenzione degli imprenditori e soprattutto delle PMI si è rivolta esclusivamente a modelli produttivi e non a ponderazioni sul valore del brand, sulla brand image, sui modelli comunicativi, sulla relazione con il cliente o sulla costruzione di un percorso di evoluzione programmatica in funzione del mercato e delle sue aspettative/richieste.
La capacità di dialogare con il mercato tipica del modello internettiano delle imprese, non è una passeggiata ma piuttosto un sentiero impervio, ricco di scenari ed atmosfere che a volte assumono dettagli imprevisti ed impensati, un panorama accecante ma nello stesso tempo appagante, ripido e poi in discesa, che solo le aziende con grande capacità di ascolto, flessibilità mentale e grande operatività sapranno cogliere in tutte le sfumature disponibili, traendone vantaggi e soddisfazioni, ritorni di immagine, affermazione nel mercato target ed interesse da parte di quello prospect.
Fine prima parte
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10 febbraio 2006 @ 16:11
Concordo su tutta la linea.
A parita’ di prodotto, di prezzo e di servizio, chi sottovaluta le potenzialita’ strategiche di Internet entro qualche anno sparira’.
Pochi giorni fa ho scritto un post in cui racconto esperienze simili,
“Investi nel Web e Email Marketing”:
http://eugeniolamesa.typepad.com/italiano/2006/02/investi_nel_web.html
14 febbraio 2006 @ 12:12
uno sguardo dall’interno del mondo PMI: quello che secondo me manca nella maggior parte dei casi è l’INTENZIONE comunicativa delle aziende e la VOLONTA’ di dialogare col mercato.
E’ qui che nasce la differenza tra sito web come punto di arrivo o di partenza nella relazione cogli esseri umani (forse vale la pena di sottolinearlo) che lo visitano.
28 marzo 2006 @ 16:09
Credo che il commento di Giovanna abbia centrato le motivazioni di questo atteggiamento di retroguardia, così come il post di Maurizio Caimi abbia di nuovo sollevato il problema, che nonostante sia dibattuto da oltre dieci anni è più che mai attuale e che non è relativo unicamente alle PMI, ma anche ad aziende di medie e grandi dimensioni e alcune agenzie di comunicazione. Se ieri la questione afferiva internet oggi a complicare le cose ci sono anche le tv digitali. Per chi si avvicina solo oggi ai mezzi digitali, il salto di paradigma deve apparire estremamente ampio. Credo che la parte finale del commento di Giovanna meriti di essere esplicitato ulteriormente.