Il Governo, le scommesse e il petrolio
Da alcuni giorni è entrato in vigore il decreto di inibizione dei siti di scommesse e di gioco da parte degli ISP italiani. Con molta solerzia e senza battere ciglio, gli ISP italiani hanno deciso di abbassare la saracinesca di centinaia di siti. Non una reazione di protesta da parte dei provider, non un reclamo verso quella che a tutti gli effetti e come ho già ribadito è un’operazione dittatoriale tesa a limitare la libertà del cittadino e che infrange una serie di norme comunitarie e anche la stessa Costituzione Italiana.
Detto questo vorrei sottolineare il differente approccio del governo italiano di fronte allo stesso problema (certo la coerenza non è una dote comune). Le dichiarazioni dei nostri dipendenti sembrano essere alquanto mutevoli nel rispondere a problematiche identiche:
- Fini: “Quella del governo francese è una scelta chiaramente di tipo protezionistico che si scontra con i valori e con le regole del libero mercato europeo”
- Frattini: “Il protezionismo, chiunque lo pratichi, è negativo per l’Europa”
- Scajola: “la logica dell’introduzione dell’euro era proprio quella di consentire un sistema integrato, nell’interesse dei cittadini, perché più concorrenza vuol dire prezzi più bassi, con le imprese che investono più in ricerca”
UPDATE: anche Mantellini ne parla.
Link all’articolo apparso su Punto Informatico.
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28 febbraio 2006 @ 11:15
Le parole di Fini e compagni sanno tanto di dichiarazioni pre-elettorali: a parole sono tutti bravi a condannare gli altri. Poi il comportamento a livello legislativo e’ l’opposto come nel caso delle scommesse. Ci vorrebbe che qualche azienda seria “bandita” dagli ISP cominciasse ad alzare la voce e cercare di infrangere la barriera della censura mediatica per far affiorare ancora una volta le sterili contraddizioni del Bel Paese.
28 febbraio 2006 @ 13:07
Addirittura promuovono la cosa con dei banner su Repubblica! :-O
clicca qui per vedere lo screenshot
28 febbraio 2006 @ 14:35
Pubblicizzare la censura con il denaro dei cittadini: meraviglioso!
28 febbraio 2006 @ 15:15
Beh non abbiamo anche finanziato la campagna per i Decoder terresti del Berlusca? Non so cosa sia peggio.
28 febbraio 2006 @ 23:29
Massimiliano, che sia un po’ interessato il tuo giudizio, chissà… Scusate ma state completamente stravolgendo il contesto in cui sono state dette le cose citate. I politici si stanno riferendo al tentativo di Opa amichevole da parte di Enel verso l’azienda franco/belga dell’energia, bloccata al volo dall’azienda statale francese per non permettere l’ingresso di stranieri nel capitale di un’industria reputata strategica per il bene pubblico. Per altro l’Italia ha permesso la scalata di Bnl da pare di un istituto francese, non esiste, quindi reciprocità per ciò che riguarda l’apertura dei mercati. Non vorrei sembrare pignolo, ma non mi sembra proprio la stessa cosa. Scusa Massimiliano ma stai mettendo le due cose sullo stesso piano. Certo il principio è giusto, ma esistono delle regole ed è giusto vengano seguite, dopodiché se non sono giuste bisogna fare in modo che vengano modificate. Sinceramente non me la sento di fare delle battaglie di principio per delle aziende che si occupano di scommesse. Le pagavano le tasse in Italia, per le giocate eseguite in Italia? La mia non è una domanda retorica, non lo so veramente. Le pagavano le tasse sul gioco allo stato italiano?
E’ ovvio che la modalità con cui è stata eseguita la censura non piace a nessuno, così come non mi piace neanche il sequestro del server Emule Razorback. Mi auguro di non iniziare a vedere il sequestro di server su cui risiedono dei contenuti che non piacciono o la la “blindatura” di Dns altrettanto scomodi. Il precedente ci mette di cattivo umore, la censura non esiste solo in altri continenti, ma bisogna anche saper pesare la gravità, non tutti gli atti di censura sono ugualmente gravi.
Lorenzo
1 marzo 2006 @ 07:52
Lorenzo, non arrampichiamoci sugli specchi. La vicenda delle scommesse online dimostra che siamo un paese pesantemente protezionista, in barba allo spirito CEE e ai proclami elettorali di chi è talmente abituato a convivere con la menzogna da non rendersene piu’ conto.
Tutto il resto è accademia.
1 marzo 2006 @ 08:08
Ciao Lorenzo, assolutamente la mia è un’opinione molto interessata, come del resto tutto quello che scrivo e faccio :) Sono d’accordo con te sul fatto che se ci sono delle regole queste debbano essere rispettate. Le regole ci sono eccome, sono quelle comunitarie che impediscono ad uno stato membro di limitare la libera circolazione di beni e di servizi. Il mercato delle scommesse in Italia non è gestito dallo stato rispettando questi principi su cui si fonda la Comunità Europea.
Una azienda italiana avrebbe la facoltà di operare liberalmente sul mercato inglese, per esempio, con la semplice licenza italiana: principio della reciprocità.
Il discorso delle tasse non regge proprio. Immagino tu sappia che le maggiori multinazionali non fatturano direttamente all’utente finale, ma lo fanno normalmente da nazioni all’interno della CEE (Irlanda in primis) dove le condizioni sono molto favorevoli. Le filiali italiane sono invece una sorta di “agenzia” di servizi per cui fatturano alla capo gruppo.
A me questa situazione preoccupa per diversi motivi, non solo per la censura che lo stato sta applicando e per la limitazione della nostra libertà, ma anche per l’incapacità dell’amministrazione pubblica di gestire una delle industrie potenzialmente più profittevoli per l’erario, l’impossibilità ancora una volta per le nostre aziende di esportare know-how (e alcune sarebbero molto interessate a farlo) lasciando così campo aperto alle aziende estere; la possibilità di incentivare un’industria in grado di creare posti di lavoro e ricchezza facendo emergere un sommerso che in questo momento fluisce per la maggior parte all’estero e non proteggere il mercato perché alcune aziende molto vicine a Roma, non vogliono perdere dei diritti acquisiti (e anche in questo caso irregolarmente) negli anni passati. Infine, liberare un settore dell’ecommerce che genera fatturati che potrebbe essere di stimolo per l’intero comparto.