Ho avuto modo di partecipare alla recente tappa nuovayorkese del Search Engine Strategies (evento che farà tappa anche a Milano alla fine di aprile), ed in alcuni momenti mi sono trovato di fronte una situazione contraddittoria: da una parte l’ennesimo record sia di pubblico partecipante (oltre 6.500 secondo gli organizzatori) sia di aziende espositrici, dall’altra una domanda posta da molti sottovoce, quasi con timore: “ma quanto durerà il boom del search marketing?”.
Diverse le ragioni alla base di questa domanda: dal “crollo” del titolo di Google al Nasdaq alla fine di febbraio, seguita alla dichiarazione di George Reyes, CFO del motore di Mountain View, sul possibile rallentamento della crescita del gruppo, alla diffusione delle previsioni 2006 della interactive agency statunitense Avenue A / Razorfish (di cui fa parte la SEM agency A/R Search), che vuole in declino la fetta di budget destinata al search marketing da parte degli advertiser, passando per la convinzione (senza fondamento, eppure radicatissima) che Google tenti di “penalizzare”, tra i risultati di ricerca, i siti di quanti potrebbero essere papabili inserzionisti Adwords, rendendo di fatto poco efficace qualsiasi intervento di ottimizzazione. E poi c’è sempre l’incognita click fraud a spaventare qualche inserzionista delle soluzioni di pay per click.


Probabilmente è vero, negli Usa nel 2006 (o forse nel 2007) per la prima volta il search marketing potrebbe registrare un rallentamento nella sua folle corsa, ma ritengo questo una cosa del tutto naturale, visto che, come in questi giorni hanno scritto molti giornali, alla fin fine il tempo che passiamo a cercare nei motori è il 5% del tempo complessivamente passato online (e le aziende, scoperta l’efficacia del web attraverso i motori, vogliono cercare di raggiungere in maniera altrettanto efficace il proprio target anche nel restante 95% del suo tempo passato su Internet) o che, come invece ha detto Chris Sherman, associate editor di SearchEngineWatch.com, “Google has optimized the black box as much as it can to squeeze the most revenue out of its advertisers. There’s a limit to how good the algorithm is going to get”, e quindi il re dei motori deve guardare al di là delle ricerche per incrementare il fatturato ed arrivare ai fantomatici 100 miliardi di Dollari.

Il Search Engine marketing entra quindi ora nella sua fase più interessante e stimolante, quella della sua “maturità”, di un utilizzo più avanzato delle possibilità offerte (integrando il search con il behavioral marketing, per fare un esempio), senza limitarsi a fare qualche doorway page o ad acquistare a casaccio parole chiave attraverso il pannello self service dei network pay per click.
Vediamo chi saprà approfittare prima degli altri di queste opportunità.

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