Anche gli ISP nel loro piccolo si incazzano
Come scrissi qualche tempo fa, il decreto che prevede l’oscuramento dei siti di scommesse e di gioco d’azzardo ha sollevato giustamente tanti dubbi a diversi livelli.
C’è stato un ricorso di un operatore stranierio che però non aveva i titoli per farlo e che ha scelto un tribunale non idoneo. Inutile dire che gli operatori italiani che godono del monopolio a scapito dei cittadini italiani, hanno esultato: “ve l’avevamo detto che il blocco è legale ed è sano per i nostri conti”.
Un altro operatore (Astrabet) ha presentato ricorso presso un tribunale civile, vincendo la causa, ma ciò non ha impedito che il proprio dominio continuasse ad essere oscurato. Nonostante nella sentenza si legga che siamo di fronte ad un precedente utile anche per altri operatori, AAMS ha dichiarato che si tratta di una “mosca bianca”!
Ora anche gli ISP si sono stancati di questa norma che impone loro di svolgere le funzioni del censore ed hanno fatto ricorso al TAR del Lazio attraverso Assoprovider. Vi lascio leggere quanto scritto nell’articolo apparso su Repubblica. Il concetto non cambia: il blocco dei siti è una limitazione della nostra libertà.
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29 aprile 2006 @ 20:37
In Francia, alcuni operatori si sono invece rivolti alla corte europea. Rompere il monopolio del gioco è sicuramente possibile, ma è una strada molto lunga e costosa.
12 maggio 2006 @ 10:43
Il ricorso è stato rimandato direttamente in sede di “merito”, l’appuntamento tra qualche settimana…
Avrei piacere nel sentire il parere dell’illustre Dott. Bancora in merito al rigetto del Tribunale di Roma per il ricorso presentato da alcuni operatori inglesi tra cui Betfair. Da quel che si legge tra le righe delle del rigetto vi è più di un motivo per essere “allarmati” come ad esempio il solo fatto che il Tribunale abbia associato la parola “criminalità” al contesto.
12 maggio 2006 @ 11:35
Ti ringrazio Roberto dell’illustre, ma credo sia quantomeno eccessivo :) Di illustre in quanto sta accadendo c’è veramente poco.
Mi pare chiarissimo che aziende che hanno a cuore la trasparenza del mercato e la sicurezza delle transazioni siano state affiancate ad aziende che non hanno questi obiettivi. Tra queste inserisco anche aziende concessionarie. Ti assicuro che ci sono aziende, come betfair appunto, che hanno delle procedure di verifica dei propri clienti più scrupolose di certe banche. I criminali, se ci dovessero essere, non si fermano di certo di fronte a questo tipo di blocco.
La mia impressione è che si stia cercando di proteggere il mercato italiano a tutti i costi. Come ho peraltro già detto qui e altrove.
16 maggio 2006 @ 11:26
Il discorso sulla protezione del mercato italiano è abbastanza evidente anche se sono convinto che prima o poi ,come sta succedendo nel calcio, possa scoppiare una bomba di dimensioni catastrofiche a danno di tutto il settore “scommesse” basti pensare al piano di acquisizione di circa 250 agenzie da parte di Snai spa, recentemente completato dalla società presieduta da Maurizio Ughi
operazione finanziata è bene dirlo attraverso un’anonima società lussemborghese di cui snai all’insaputa di tutti detiene il 30% (senza contare che l’altro 70% è di un’altra anonima società questa volta irlandese di cui snai potrebbe detenere percentuali). La magistratura che fa? sonnecchia o c’è lo zampino di moggi anche qui? Sono proprio curioso di vedere come va a finire il ricorso di pianetascommesse per questa questione di “acquisizione licenze”. Signori siamo in Italia.