google_money.jpgQualche tempo fa feci notare al mio amico Jacopo Gonzales che su Google erano presenti degli AdWords alquanto discutibili. Scrivemmo un paio di post, e la cosa sembrava finita lì; come al solito sembrava che la grande G non sarebbe stata minimamente intaccata dalle considerazioni di due appassionati italiani di web.

Le cose sono andate invece diversamente, a dimostrazione che scrivere, parlare e contestare (anche chi appare inattaccabile) può servire, non tanto per punire (questo non accadrà), quanto piuttosto per migliorare un prodotto o un servizio (come quello di Google) che non migliora concretamente da tanti anni.


Non contento di avere pubblicato la notizia su IMLI, Jacopo si decise a pubblicarla anche su un famoso forum U.S.A. dedicato proprio ai motori di ricerca; il thread fu molto letto (oltre 11 mila persone) e oltre al fatto che - come prima conseguenza - gli Adwords furono velocemente eliminati, c’è stato il fatto che un politico americano ha deciso di fare causa a Google per incitazione e distribuzione di pedopornografia.

Sottolineo subito che non sono d’accordo con le affermazioni del parlamentare statunitense, ma sono contento che a Mountain View ci sarà adesso qualcuno che si chiederà se non sia il caso di fare più attenzione alla policy editoriale, ma soprattutto alla sua applicazione, che regola la pubblicazione degli annunci. Voglio infine sottolineare che la cosa più grave non sono gli annunci che possono essere trovati su Google, ma i risultati organici, che sono infinitamente più cliccati e che - nel caso della pornografia minorile - non sono filtrati in nessun modo, senza alcuna giustificazione che non sia quella di una fittizia ‘libertà di ricerca’.

P.S.: Oggi ne parla anche Ansa.it ;-)

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