Il coraggio di sperimentare
Si dice che la cosa più nuova nel panorama mediale italiano siano le free press, non so se questa affermazione sia vera, certo è che le free press hanno avuto l’indubbio merito di far leggere un quotidiano a chi prima non ne avrebbe mai comprato uno.
Ci si lamenta della scarsa propensione all’innovazione dell’editoria italiana, quando all’estero le sperimentazioni non si contano più.
Sperimentare vuol dire anche rischiare di sbagliare o fallire nel progetto, ma questo consente di aprire all’esplorazione di nuovi terreni. Questo è un momento di grandi cambiamenti, ora più che mai è il momento di testare nuovi linguaggi, di favorire l’ingresso nel comparto mediale di nuovi soggetti
La cultura deve essere costosa? Su questa sfida ho deciso di cimentarmi collaborando ad un progetto ambizioso di un editore visionario: una free press in carta patinata, dal titolo RIFLETTO che viene distribuita in stazioni ferroviarie e aereoporti e che si può scaricare dal sito.
E’ un progetto di divulgazione culturale, che tratta temi come le scienze, il turismo consapevole, la salute, l’ambiente, sponsorizzata da un gruppo industriale, che desidera aprire a tutti il mondo della divulgazione scientifica, seguendo l’esempio di ciò che Piero Angela ha fatto in televisione.
Rifletto è un laboratorio, un cantiere aperto che si propone di sperimentare e percorrere nuove strade nella comunicazione.
Il primo progetto speciale che verrà lanciato ad ottobre è un reality che parte dal web per approdare in tv, un progetto sicuramente non innovativo nella sostanza, ma che cerca di comprendere se ci possano essere nuovi linguaggi per format creati appositamente per la rete. Seguiranno altre sperimentazioni.
Il sito di Rifletto evolverà in una direzione collaborativa e gli utenti saranno sempre più centrali, verranno pubblicate inchieste senza filtri nè censure, ma anche contenuti più leggeri e ameni come i video divertenti, insieme a quelli del CNR o altri istituti di ricerca. Verranno ospitati contributi di autori anche sconosciuti che verranno selezionati solo in base alla qualità dei lavori che proporranno e non in base al loro nome.
Il sito è alla sua seconda beta ed è sicuramente migliorabile, visto che è on line da poche settimane.
Il caso vuole che in questo progetto sia coinvolto professionalmente, ma questo post è solo uno spunto per parlare del coraggio di sperimentare. Ci tengo a promuovere il progetto soprattutto perchè la rivista è distribuita gratuitamente e perchè l’online non è considerato dall’editore un medium minore.
In un prossimo futuro mi piacerebbe riuscire a distribuire gratuitamente anche contenuti formativi per gli studenti.
La mia intenzione è di stimolare un dibattito su quali possano essere gli sviluppi di una visione editoriale in direzione partecipativa, per verificare se è possibile che nuovi progetti nascano da un blog come questo e che si materializzino poi realmente in un progetto editoriale che nasca con una modalità realmente bottom up.
C’è un futuro sostenibile per la divulgazione in forma gratuita? Troveremo un appoggio dalla blogsfera? Che caratteristiche deve avere un progetto editoriale affinchè possa essere realmente aperto?
Ho già raccolto tanti stimoli via mail su come debba essere una free press, in cui il termine free non sia solo legato alla sua gratuità, ma ad una libertà di espressione.
C’è voluto molto coraggio nell’intraprendere questo progetto, c’è la possibilità che potremo compiere tanti errori, ma in questa fase non vedo altra scelta che sperimentare.
Voi che ne pensate?
Nessun post simile.
22 settembre 2006 @ 10:03
Premetto che non ho letto l’intero articolo ma secondo me è che noi italiani siamo un po bigotti ed in un certo tempo stiamo rimanendo un po dietro. Forse un po tradizionalisti forse un po ritardati non so… questo si ripercuote in moltissime cose non solo sulla stampa.
Sempre secondo me…
22 settembre 2006 @ 15:31
Dalla illustrazione che ne fai nel post, posso solo elogiare l’iniziativa dell’editore e il tuo entusiasmo.
Forse la temperie è favorevole, e la cosa potrà andare in porto.
Mi fa un po’ tristezza il riferimento all’”appoggio della blogosfera”, perché segnala quello che forse è l’unico limite di un progetto del genere in Italia: l’uso diffuso della rete, che pure è esploso in generale in Europa e ovviamente in USA, da noi è ancora qualcosa di “elitario”, con tutte le sfumature che questo aggettivo comporta.
Puntare sul “mercato italiano” per iniziative collettive di questo tipo - che, sia chiaro, io appoggio e condivido, in sé- credo sia la cosa più rischiosa.
Spero che i fatti smentiscano il mio scetticismo ;)
22 settembre 2006 @ 15:40
Un’aggiunta: vedo molto meglio, cioè con maggiori chances di successo, l’idea di distribuire gratuitamente anche contenuti formativi per gli studenti: questo è sicuramente un web service che ha una solida (e direi anzi consolidata, giacché mostra la sua presenza online almeno da 5-6 anni) community, “da entrambi i lati della cattedra”. I contributi, moltissimi di ottimo livello, non mancherebbero.
22 settembre 2006 @ 16:10
l’appoggio della blogosfera di a cui mi riferisco è per creare un primo zoccolo duro di persone già abituate ad interagire e a partecipare ad un progetto bottom up.
Che senso avrebbe lamentare la mancanza di progetti editoriali innovativi e aperti e non partecipare quando se ne ha la possibilità?
E’ già un primo elemento di partecipazione, la critica costruttiva e il voler indicare temi ed iniziative che potrebbero interessare un pubblico desideroso di avere contenuti alternativi a quelli tradizionali.