Buzz marketing e il marketing “dell’inganno”
Interessante, anche se un po’ lungo, articolo (in inglese) sulle forme di advertising creativo degli ultimi anni, soprattutto in US e UK, dove i consumatori sono ormai laureati nello schivare i 3.000 annunnci pubblicitari al giorno che li circondano da ogni parte.
L’articolo apre il dibattito sulla liceità delle forme di marketing quali il “passaparola forzato” e episodi di buzz marketing che si basano sull’impiego di attori che fingono di essere clienti del servizio. Questo tipo di marketing occulto è a dire di alcuni esperti e di qualche associazione consumatori un vero e proprio inganno. E se a volte può funzionare nell’influenzare l’acquisto, altre volte, se scoperto o sospettato, può far risultare il brand davvero antipatico.
Meglio allora le più classiche sponsorizzazioni di lavori “socialmente utili” per conquistare il cuore e il portafogli del nostro consumatore assediato.
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30 gennaio 2007 @ 12:28
Una cosa è il passaparola, quello genuino, che nasce dall’entusiamo reale di una persona per un prodotto.
Un’altra cosa è il taroccamento fatto da qualche idiota del marketing che pensa che un consumatore sia pronto a bersi qualsiasi stupidaggine.
Ecco: io penso che le aziende che si comportano in questo modo possono (debbano) sparire e il loro fallimento non dovrebbe suscitare alcun rimpianto. E dovrebbero sparire anche tutti i consulenti che consigliano di ingannare il consumatore come strategia di vendita…
Non chiamiamo marketing pratiche che assomigliano alla truffa! Please!
30 gennaio 2007 @ 15:02
Nicola, sono d’accordo sul fatto che si tratti di forme di persuasione all’acquisto poco rispettose della fiducia altrui. Detto questo, concordo con il giornalista del Guardian su fatto che la decisione finale e la capacità di giudizio spettano al consumatore, il quale deve essere in grado di decidere autonomamente a chi credere per i “consigli d’acquisto”.
31 gennaio 2007 @ 12:53
Questa conversazione continua qui:
http://blog.nicolamattina.it/?p=362
1 febbraio 2007 @ 00:54
Ho letto il lungo articolo, grazie ad Elisabetta per la segnalazione.
Riguardo alla forma di “manipolazione” delle persone, non trovo corretto che alcune aziende vi possano far ricorso.
Il fenomeno dello spamming, che danneggia seriamente il mailing, dipende anche dalle azioni di comunicazione che alcune società effettuano, quasi a tradimento dei soggetti destinatari delle loro “campagne”.
Purtroppo questa forma anomala di promozione commerciale non contamina solo il canale del web.
Il ricorso a testimonianze che possono indurre le persone poco preparate (o poco attente) a scelte non così volontarie, dovrebbe essere maggiormente combattuto: non solo nel caso si possa prefigurare qualche ipotesi di reato.
1 febbraio 2007 @ 10:44
a costo di sembrare ripetitiva, concordo sul fatto che ci siano soggetti più deboli e facilmente influenzabili da forme di comunicazione più o meno occulta, però a questo punto dovremmo non solo vietare certe forme di marketing “moderno” ma anche censurare metà delle pubblicità classiche che, come commenta Titti sul blog di Nicola, promettono da sempre “miracoli” irrealizzabili.