Web2.Oltre: oltremodo caro… :(
La conferenza Web2.Oltre, organizzata da Reed Business (sito istituzionale molto poco 2.0…) è sicuramente molto interessante ed un evento di livello internazionale vista la caratura degli speaker.
Mi ha colpito però la quota di iscrizione: 1.640 Euro + IVA!
Ora, io non sono certo uno di quelli che dice che il web 2.0 è puro e che non ci si deve guadagnare e menate del genere, ma credo che concettualmente parlare e promuovere un approccio dal basso al web e qualcosa che ha la sua ragion d’essere nella partecipazione degli utenti e poi farsi pagare una cifra superiore allo stipendio medio mensile di un qualsiasi lavoratore dipendente sia un po’ incoerente.
Non arrivo a dire che doveva essere gratis (anche se con qualche sponsorizzazione si poteva tranquillamente fare…), ma almeno ad un prezzo accessibile a tutti!
E poi IMlog non è stata invitata, quindi cosa vuoi che ne sappiano quelli lì di web 2.0? :)))
Nessun post simile.
16 maggio 2007 @ 07:10
Sicuramente troppo caro. Diciamoci la verità sul web2.0 c’è molto in rete.
Poi tutti quegli speaker si poteva chiedere qualche piccola sponsorizzazione e rendere il tutto più accessibile.
Il sito è molto poco web, pochi link in uscita (paura di fare posizionamento gratis?)solo per alcuni relatori stranieri.
Insomma al di là di tutto (evitando polemiche per il fatto che non vi hanno invitati) potevano cercare di essere più vicini agli utenti. Coinvolgere più persone vuol dire anche più possibilità… Oh no?
16 maggio 2007 @ 09:19
Solo una nota: è disponibile già da molto, un blog correlato all’evento: http://blog.web2oltre.it. Io non sono riuscito (ancora) a dare il mio contributo, ma molti dei post che comunque seguo, mi sembrano molto interessanti.
(ah si, il disclaimer sul fatto che sono uno dei relatori ;-) )
16 maggio 2007 @ 09:27
ciao Mauro, il blog è carino e interessante, ma credo che al di là di questo l’evento dovrebbe essere più accessibile.
saranno disponibili online presentazioni, video ecc? questo aiuterebbe :)
16 maggio 2007 @ 12:11
Ciao Matteo, ciao Mauro e ciao a tutti.
Come ho già fatto in precedenza, sono qui a rispondere in prima persona anche alle critiche (per me sempre legittime) su un evento che ho avuto il piacere di organizzare (per conto dell’azienda per cui lavoro, Reed Business Information), permettetemi di dirlo, innanzitutto per passione.
Riporto qui (più o meno) alcune considerazione già espresse in altre discussioni. Scusatemi per la lunghezza, ma ci tengo ad avere un dialogo chiaro.
Per capire (e criticare) qualunque iniziativa è a mio avviso necessario valutarne il senso, gli obiettivi, il target. Web2.Oltre non è un barcamp e non lo vuole essere, semplicemente perchè i barcamp che ho seguito tante volte ed a cui ho anche parlato, funzionano bene. Funzionano bene per il target a cui si riferiscono.
Avendo spesso partecipato (a volte mi hanno addirittura lasciato parlare :> )a conferenze nazionali (es. Barcamp, Web Usability Day, Cisco Expo, etc) ed internazionali (es. IASummit, Web2expo, LeWeb3), ad incontri per giornalisti (es. FNSI), ad incontri con startup (es. Netwo), ho maturato la personale convinzione che il grande passo verso l’adozione di nuove tecnologie/approcci venga compiuto solo nel momento in cui le ultime novità e diavolerie divengono patrimonio comune di aziende e consumatori.
Certo è un passo lungo, che richiede mutamenti culturali, forse anche tempi geologici in paesi come l’Italia. Il punto di partenza mi sembra però quasi banale: non bastano i discorsi degli esperti agli esperti, nè i blog che per quanto ricchi di informazione sono forse troppo dispersivi per un target aziendale che non fa di Internet il proprio mestiere. Il contributo più importante viene dato dal vedere i propri competitor salire sul palco e raccontare cosa stanno facendo. Bisogna coinvolgere le aziende ed aumentarne la consapevolezza.
In questo senso, Web2Oltre tenta di parlare e di coinvolgere un pubblico diverso dai Barcamp: quello delle aziende ed in particolare quello dei manager delle aziende che in Italia hanno un’attenzione verso l’innovazione e la voglia di capire non solo le teorie, ma specialmente quello sta succedendo sul mercato, in modo pratico e concreto.
Guardando il programma si capisce allora perchè esso sia ricco di panel (4 manager di spicco ed un moderatore su un tema specifico per circa 75 minuti) in cui le aziende italiane vengono a condividere ed a discutere (non a vendere) le proprie idee, iniziative, i dubbi, le lezioni apprese etc, grazie all’aiuto di alcuni dei migliori esperti italiani (ce ne sono sicuramente altri, ma anche i miei contatti e conoscenze sono limitati). Parliamo dei manager di aziende come (Alice, Fiat, Dada,Excite, Yahoo, Sky, Rai, Mondadori, Mandarina Duck, Microsoft, Cisco, IBM, Gabetti, Iconmedialab, Splinder, Condè Nast e non so quante altre). Ci sono poi speaker internazionali (Bernard Cova, Dion Hinchcliffe, Jeff Nolan, Michael Schuster, Lee Bryant) e nazionali, come Mauro Lupi, che ci aiuteranno ad acquisire una visione di respiro più ampio su prospettive, dinamiche, tendenze in corso e future.
Credo sia facile immaginare come mettere in piedi un evento del genere in Italia sia qualcosa di molto complesso (ragioni economico e culturali) e rischioso. Il tema è molto nuovo, c’è una comprensibile prudenza da parte delle aziende, articolare un programma così ricco richiede mesi di lavoro e di contatti, bisogna pagare marketing, strutture, comunicazione, bisogna portare qui speaker internazionali, pagare viaggi, vitto ed alloggio per gli speaker italiani, etc. Fra l’altro, è stato offerto fino a poco tempo fa un accesso a prezzo scontato (circa 1300 euro), di cui molte aziende hanno usufruito.
Costi a parte, ci tengo poi a dire in modo molto trasparente che LRA (la società del gruppo Reed Business che si occupa di eventi) svolge questa attività con competenza, professionalità e come attività primaria. Ritengo assolutamente giusto che questo lavoro venga ricompensato (come ognuno di noi viene pagato per l’attività professionale che svolge). Mettere insieme un evento significa fornire un servizio e questo sforzo non possiamo purtroppo fornirlo in modo gratuito.
Personalmente sono convinto che anche la preparazione dell’evento sia stata un pò in modalità 2.0: il programma è stato messo in piedi in modalità wiki (google docs) con l’aiuto di molti amici tra cui Luca Conti e Alberto D’Ottavi, abbiamo un blog che sulla scia del Fast Forward è scritto da decine di persone senza coordinamento editoriale, con commenti aperti e senza moderazione (e senza parlare della conferenza, ma sui temi della conferenza). Ho pubblicato l’evento su upcoming, etc. Forse piccole cose, sicuramente migliorabili, ma indubbiamente c’è l’intenzione di fare bene.
Ognuno poi deciderà se partecipare, se il costo è appropriato, se l’evento è di qualità. Da parte nostra ci stiamo mettendo il massimo impegno e siamo qui a parlarne con tutti voi.
Mi scuso se non ti avevo ancora contattato per informarti della cosa, ma giuro che proprio ieri se ne parlava con Nereo Sciutto. Mi hai battuto sul tempo.
Con amicizia e stima per il tuo lavoro :)
16 maggio 2007 @ 12:17
ennesima conferma che la bolla 2.0 porta inefficienza :-P
16 maggio 2007 @ 12:32
@Emanuele: concordo con quasi tutto quello che dici e sono io il primo a riconoscere la validità dell’evento, come ho scritto nel post. Questo è indubbio, ma ritengo che non necessariamente la validità di un servizio o di un prodotto debba ricadere nelle tasche degli utenti, e parlando di una conferneza considero utenti quelli che sono interessati a partecipare.
Il web 2.0 ci insegna anche questo, secondo me.
Secondo me un prezzo più politico avrebbe anche avuto un significato preciso in termini di apertura e partecipazione, ma non per questo non do valore al vostro lavoro, anzi. Credo però che il vero valore lo si veda nel feedback degli utenti, nella volontà di partecipare, nella visibilità ex-ante ed ex-post che l’evento si guadagna ecc. e non, o non solo, in quanto qualcuno è disposto a pagare.
Ricambio l’amicizia e la stima, e Nereo mi aveva cmq avvertito :)
@Paolo: tanto lo so che ci vai! :-p
16 maggio 2007 @ 14:33
Se all’ultimo minuto hanno bisogno di fare numero (aggratis), volentieri… se no i paganti se la prendono
18 maggio 2007 @ 16:49
Per essere speaker a questo convegno era sufficiente pagare 8000€
E anche questa cifra secondo me è cara.
Per approfondimenti guardate su http://parlarealweb20costa8000euro.blogspot.com/2007/05/essere-uno-speaker-al-convegno.html
o scaricate direttamente l’offerta commerciale da http://www.box.net/shared/n1oby6dhau
18 maggio 2007 @ 16:57
In indonesia ve la prendete per ste cose eh! addirittura crare un blog apposta… :)
18 maggio 2007 @ 22:14
Per partecipare come speaker al convegno non serviva assolutamente pagare. Bastava inviarmi una mail e proporsi :) (certo, era anche necessario avere qualcosa di interessante da raccontare).
Non sto qui a farvi la lista degli speaker (credo più di 30 persone tra chairman, moderatori, panelist, speaker internazionali) che chiunque può trovare online, ma sono convinto che essa sia la migliore testimonianza di quale sia il criterio su cui l’evento è improntato. Di nuovo ognuno giudicherà autonomamente la varietà ed il livello di temi e figure presenti.
A mio giudizio poi, gli sponsor sono aziende che stanno dando un contributo reale ed importante al web italiano (user experience, servizi mobile, contenuti generati dagli utenti, servizi di monitoring del live web, prima iniziativa enterprise 2.0 italiana, accessibilità, corporate blogging e posizionamento sui motori nel web 2.0), che aggiungono valore all’evento, ma che sono anche state l’ultimo dei temi affrontati. Per attirare sponsor devi prima proporre idee chiare ed un buon programma.
A mio avviso è proprio il programma a dimostrare l’attenzione per la qualità e la passione che sono stati investiti nell’organizzazione dell’evento. Con tutti i possibili errori, dimenticanze, limiti, ce la stiamo mettendo tutta :)
Per quanto riguarda la proposta di sponsorizzazione, anche questa è assolutamente pubblica e condivisa. Se siete interessati, vi invito a leggerla perchè ritengo faccia capire lo sforzo per creare varie occasioni di networking, per entrare in contatto con manager di aziende importanti o con esperti che difficilmente sono in Italia (per esempio la cena con Dion Hinchcliffe). Il costo delle possibilità di sponsorizzazione è allineato con eventi di taglio analogo, è anch’esso pubblico ed ogni azienda decide banalmente se e come essere presente in base ai ritorni che si attende.
Il fatto che tanti amici si siano proposti di partecipare, aiutarci, venire a presentare servizi e prestarsi per dare peso al lavoro che stiamo facendo ci riempie di soddisfazione.
21 maggio 2007 @ 12:56
Il programma e il blog sembrano davvero molto interessanti, il prezzo è assolutamente elevato, dispiace perchè ci sarei andato volentieri :-(
28 maggio 2007 @ 12:16
Maddai, credevo di essere l’unico a ritenere il prezzo eccessivo…
5 giugno 2007 @ 19:08
L’innovazione nelle imprese deve comportare, per essere di successo, una trasformazione radicale dei modelli di produzione e di distribuzione, e non limitarsi all’evoluzione della comunicazione dell’output oppure alla nuova capacità aziendale di promuovere e curare le proprie relazioni con gli stakeholder interni e soprattutto esterni.
Nell’ultimo periodo si é data troppa importanza al fenomeno internet, connotato con la sigla WEB 2.0, e si sono perse di vista le necessità di molte, moltissime imprese nazionali.
In particolar modo l’innovazione fatica ad affacciarsi nelle micro e piccole imprese, e non si é affermata nelle medie imprese.
Le tecnologie ICT avrebbero dovuto, DA TEMPO, produrre dei cambiamenti e rendere telematiche le relazioni tra le imprese.
Le sigle sono cambiate, rimane un’euforia che trova nella rete uno sviluppo veloce quanto poco concreto.
Il blogging a livello aziendale potrà produrre posizioni vantaggiose, ma non può essere trattato in un convegno dedicato come un fattore critico di successo per lo sviluppo business delle imprese.
Le leve tecnologiche che potranno comportare dei netti miglioramenti nelle attività di produzione e di distribuzione nella realtà tipicamente produttiva dell’Italia sono altre, a partire dalle smartcard e dalla tecnologia Rfid, per finire alle bio e nano tecnologie, il prossimo futuro.