Starò invecchiando (in senso buono, spero di poter dire), ma devo ammettere che mi ha convinto questo articolo trovato sul sito di Internazionale.

Starò invecchiando perché circa 15 anni fa (quando avevo 16 anni, anagraficamente) pensavo che una accresciuta accessibilità degli spazi di discussione fosse in grado di sviluppare il rispetto tra persone e insegnare il dialogo, con l’allenamento e la pratica (questo per tagliare con l’accetta i miei pensieri di allora, in realtà più contrastati). Le considerazioni reali sono invece opposte e molto meno contrastate di allora: spesso - e soprattutto online - chi lascia un commento lo fa senza rispetto, dimenticandosi che sta usufruendo di un privilegio che gli viene dato e che non conosce minimamente le persone con cui sta parlando (quindi dovrebbe porsi con distanza ed educazione).

Detto questo, non rimpiango le illusioni giovanili ;-) ma credo che arrivare a quella forma di rispetto e dialogo che auspicavo non sia qualcosa di automatico (non è sufficiente dare uno spazio di espressione e scambio ne basta la scoperta del piacere di dialogare, cosa non per tutti evidentemente). Per questo mi è piaciuta molto la semplice idea - proposta nell’articolo su Internazionale - di chiedere ai lettori informazioni (quindi un contributo) al posto di semplici opinioni su qualcosa. Certo, questo può anche scremare la partecipazione, ma chi partecipa lo fa dando valore aggiuntivo al prodotto editoriale - e questo è molto importante, per un prodotto editoriale che deve essere utile per chi legge e non noioso come lo sono invece i cosiddetti “flame” o scambi di opinioni non supportate da argomentazioni.

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