Virali per essere virali
Mi ha sempre lasciato perplesso l’utilizzo del termine virale.
Qualcosa e’ virale se si diffonde spontaneamente, come un virus appunto, grazie al fatto di essere divertente, o scioccante, o innovativo.
Da qualche anno a questa parte qualcosa diventa virale perche’ viene pensato fin dall’inizio per essere “viralizzato”.
Il fatto che un’azienda chieda ad un’agenzia di produrre un video virale e’, secondo me, la negazione stessa della viralita’.
E soprattutto di solito fa perdere completamente il contatto con il prodotto, il servizio o qualsiasi altra cosa l’azienda voglia promuovere.
Alla fine quello che succede e’ che si crea qualcosa di divertente (quando va bene) e alla fine ci si appiccica il logo dell’azienda.
Poi lo si posta ovunque forzandone la diffusione, che a questo punto e’ tutto tranne che virale.
Questo video di Budlight ne e’ un ottimo esempio:
Nessun post simile.
21 giugno 2009 @ 14:45
Assolutamente d’accordo con le tue considerazioni Matteo. Tuttavia, se non erro ci sono ormai agenzie che presumono di aver capito quale sia la formula segreta per realizzare un video virale e fanno di questo Know How la fonte principale del loro business.
Sinceramente, se è vero che può esistere una grammatica del video virale (telecamera sgranata che simula la ripresa amatoriale, etc etc) e che è stata ben assimilata da quel volpone di J.J. Abrams con Cloverfield è anche vero che le dinamiche della diffusione pandemica di un video sono alquanto fragili e labili.
Ad esempio, personalmente non sharerei mai il video della bud che hai postato ma quello in cui ronaldhino colpiva il palo 4 volte di fila con le sue scarpette magiche forse sì.
C’è anche ci del fenomeno del viral video ha costruito un intero video clip, dimostrando una grande intelligenza e comprensione delle dinamiche della comunicazione odierna.
7 ottobre 2009 @ 07:15
si, può essere una fonte davvero valida.