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Il grande business delle raccomandazioni
Alzi la mano chi non ha mai acquistato un libro da Amazon.com spinto dalle raccomandazioni di altri lettori? Quello delle raccomandazioni peer to peer è uno dei cavalli di battaglia della nota libreria on line e la chiave del suo successo. Ma queste raccomandazioni sono sincere oppure pilotate? Spinto da un post di Ambrogio Ghezzi su Mlist a proposito della stroncatura di un libro che lui ha letto (Brand Sense) e la cui recensione diversi lettori hanno valutato negativamente, ho proceduto con un esperimento degno di un investigatore. Ho proceduto ad inserire un post con una mia recensione del libro di Martin Lindrom, quello criticato da Ambrogio, anche a me il libro non è piaciuto e quindi anche la mia critica è stata negativa. Ho poi proceduto a due altre critiche entusiastiche di due libri che mi sono molto piaciuti Brand Leadership di David Aaker e Emotional Branding di Marc Gobè. Come sapete ogni critica può essere votata da altri lettori. Indipendentemente dai giudizi che le persone faranno alle mie critiche e che monitorerò nel tempo, ho avuto modo di scoprire quanto già si poteva intuire. 1) ci sono persone che stroncano le critiche relative a libri di altri scrittori o pubblicate da case editrici concorrenti indipendentemente dalla qualità della critica e fanno votare i propri 2) altre persone criticano i libri come strumento di web marketing cercando di apparire in alto nel ranking dei top reviewer, vi troverete infatti molti consulenti e molti aspiranti scrittori (su questo non c'è nulla di male). 3) infine alcune persone votano negativamente altri reviewer per potere farli scendere nel ranking a loro vantaggio La conclusione che ne ho tratto è la seguente, nei siti come dooyoo, amazon.com ecc, per quanto gli organizzatori cerchino di fornire uno strumento obiettivo di valutazione dei prodotti e quindi come strumento di marketing, ci sono i manipolatori esattamente come già accade nei newsgroups e nelle mailing list (quando ci riescono). Queste tecniche molto subdole di guerilla marketing vengono utilizzate per influenzare le scelte dei consumatori e credo che alla lunga non pagano perché gli utenti della rete sono "smart" e alla fine quando le cose si scoprono le malefatte si diffondono. Questo è web marketing secondo voi? Commenti
No caro Matteo, un conto è quando si cerca di ingannare un motore di ricerca, un altro quando invece il comportamento sleale può danneggiare concorrenti come altri autori oppure persone che attraverso una valutazione di un libro cercano di ottenere una giusta visibilità e che vengono giudicati strumentalmente indipendentemente dalla qualità del loro lavoro. Inviato da: Maurizio Goetz @ 28.02.05 18:18Replico da avvocato del diavolo: n on è quasi la stessa cosa che si fa per migliorare il posizionamento nei motori di ricerca? le pagine copn redirect, le "false" keyword e i metetag? E'chiaro che non è la stessa cosa, ma il confine mi sembra piuttosto labile, no? Inviato da: Matteo.Balzani @ 28.02.05 10:57è spam, ma funzionerà -purtroppo- fino a che l'esperienza nell'individuazione di falsi commenti del fruitore medio di internet non si alzerà e renderà inutili i comment-spammer... Inviato da: gl @ 28.02.05 10:41no, è spam (imho) Inviato da: Massimo Moruzzi @ 26.02.05 14:16 |