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Parole, parole, parole
Parole, parole, così si intitolava un grandissimo successo di Mina del 1972. Parole, parole sono queste le promesse non mantenute di alcune società telefoniche che pubblicizzano un servizio che non ci sarà, di alcune linee aeree che annunciano strabilianti promozioni con prezzi stracciati a caratteri cubitali e supplementi di costo vari in corpo 4. Parole, parole sono le strategie di comunicazione di quelle società che credono che ripetendo all'infinito il loro messaggio diventeranno più credibili, o quelle che fanno scrivere ai propri dipendenti sotto mentite spoglie commenti lusinghieri sul proprio conto in blog ben frequentati, per cercare di "controribattere" alle critiche di consumatori insoddisfatti. Parole, parole sono quelle delle società che utilizzano le promozioni come strumento strategico anzicché tattico, perché non hanno reali "argomentazioni" per fidelizzare la propria clientela. Forse Seth Godin ci marcia, oramai lui ama sbalordire con titoli ad effetto per vendere più copie dei suoi libri. Sappiamo molto bene che l'ultima sua opera è una provocazione. Non tutti i marketers sono bugiardi, ma è altrettanto vero che sono ben poche le aziende ad avere una "customer policy" chiara e rigorosa. Credo (come ho già avuto modo di scrivere), che ogni azienda debba incorniciare questa frase di Jeff Bezos, CEO di Amazon.com in un mega poster da appendere all'entrata in una posizione ben in vista: “It has always seemed to me that your brand is formed primarily not by what your company says about itself, but what the company does" Personalmente ritengo che sia questa l'essenza di un brand, tutto il resto sono parole, parole, parole. Commenti
vero. solo che l'unico che andava letto non era Permission Marketing, una banale semplificazione pro niu economi e pro domo sua di The One To One Future, ma The Big Red Fez Inviato da: Massimo Moruzzi @ 14.06.05 21:14godin è stato editorialmente furbo: un libro glielo abbiamo letto, nel secondo già si capiva dove voleva andare a parare, il terzo è stata la certezza... ora basta :-) Inviato da: Stefano Hesse @ 14.06.05 01:13Enrico hai ragione, purtroppo come ho già avuto modo di scrivere sul blog di Massimo, la realtà è che la frase è stata capovolta e oggi CONVERSATIONS ARE MARKETS. Quanto mi piacerebbe sbagliarmi. Inviato da: Maurizio Goetz @ 13.06.05 10:18Come non sottoscrivere le parole di Bezos ? Eppure brand grandi, medi e piccoli continuano a trattare il mercato come se fosse composto da idioti pronti a bersi tutto e che non parlano tra di loro. Da McDonalds a Panera gli esempi non mancano. Sotto la frase di Bezos mi permetterei di aggiungere quella, forse un po' datata, ma che non cessa di affascinarmi, che ci ricorda che "markets are conversations" Inviato da: Enrico Bianchessi @ 13.06.05 10:02Caro Massimo, Ciao Maurizio, stavo praticamente per scrivere un post anch'io su questo libro. Che dire? A me sembra abbastanza anacronistico, in un mondo nel quale anche Business Week avverte le aziende del potere dei blog, pensare di poter "raccontare storie" (nel senso di balle) ai propri clienti, purchè queste siano le balle che questi si aspettano di sentire. O meglio, lo si può benissimo fare per certi prodotti - l'acqua minerale che ti fa diventare una gnocca e il Cayenne che fa di te un figo - ma certamente non per altri, per i quali servono "storie" vere e oneste, imho. Inviato da: Massimo Moruzzi @ 12.06.05 20:45 |