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Alla ricerca dell'innovazione
L'Italia è un Paese dove si fa poca ricerca. Il comparto della "Comunicazione" ne fa meno di tutti. Nelle filiali italiane delle agenzie di pubblicità internazionali, molte scelte creative vengono fatte altrove, il lavoro è frenetico e i clienti non valorizzano l'innovazione. Le piccole agenzie non hanno le risorse per fare ricerca. Eppure ci sarebbe tanto bisogno di ricerca per sperimentare nuovi modelli creativi, nuove tecnologie di comunicazione, per progettare test di acceptance e per diffondere nuovi approcci di marketing. Sappiamo tutti molto bene che la gente guarda sempre meno spot in televisione, che i modelli di comunicazione dell'affissione sono obsoleti, che i mezzi digitali sono utilizzati al minimo delle loro potenzialità, che la comunicazione integrata è preistoria...... Perché le associazioni di categoria come l'UPA, insieme a quelle della comunicazione come Assocomunicazione e Unicom non si mettono insieme per un serio progetto di ricerca sulla comunicazione? Perché non coinvolgono gli studenti delle scuole di comunicazione? Perché ai convegni vengono sempre invitati i soli noti? Ho frequentato molto recentemente diverse scuole di comunicazione e posso dire di avere incontrato diversi grandi talenti a cui spesso non viene offerta neanche una possibilità. Perché qui in Italia è tutto così maledettamente complicato? Perché dare sempre la colpa a qualcun altro quando le cose non funzionano, quando basterebbe rimboccarsi le maniche? Se in Italia si mettessero insieme le forze, se la gente smettesse di pensare al proprio orticello, se si pensasse più in grande, sono convinto che le risorse le troveremmo anche qui. Ne sono assolutamente certo. Voi non ci credete? E' possibile cambiare qualcosa? Commenti
Prima di tutto, un saluto a tutti voi. ciao a tutti io sono abbastanza nuovo di qui..veramente interessante la discussione che ho visto in archivio su kijiji!cavolo, negli ultimi tempi questo business dei siti di annunci e messaggi e community sta spopolando!mi son fatto un giro su bakeca.it e poi citylist e kijiji ovviamente, dopo la discussione qui dovevo guardarli! ma dico, in kijiji almeno ho trovato informazioni su chi fosse dietro a quel progetto, ebay, su citylist non ho trovato nulla!chi c'è dietro? Sebastiano, secondo me hai colto il punto centrale, su mymarketing.net trovi un mio articolo dal titolo "di nuovo insieme" in cui auspico una riunificazione tra agenzie creative e centri media, perché la separazione tra funzioni che ha avuto una sua logica verso la fine degli anni 70 oggi è anacronistica. Sempre di più creatività e pianificazione media, vengono a fondersi quando si ha a che fare con mezzi interattivi. Questo è tuttavia un processo difficile, perché le agenzie di comunicazione così come le funzioni aziendali (marketing, comunicazione, vendite, relazioni esterne) spesso lavorano per compartimenti stagni e non comunicano fra di loro. Inviato da: Maurizio Goetz @ 15.06.05 23:17Sono tornato a pensare al rapporto tra centri media (e anche agenzie creative) e media digital/interattivi...e in particolare alla marginalità di questi ultimi nello scenario dei media. Sempre in teoria, ho pensato che per far uscire i media interattivi e digitali dalla nicchia in cui si trovano si potrebbe iniziare a pensarli (e non solo, anche a praticarli) "in bundle" con le strategie di marketing diretto (il quale per primo si è "vantato" di forme di interattività e misurabilità del risultato). Praticarli significa anche unire, nei centri media e nelle agenzie, le divisioni di marketing diretto (e CRM quando presenti) a quelle digital/interactive. Ad alcuni potrà sembrare un passo indietro, unire media "nuovi" con uno strumento di marketing praticato già da diversi anni, invece può essere il passo per dare maggior peso ai media digital/interattivi ed anche per far riconoscere che in questi ci può essere Tutto quello che c'è nel direct marketing...ma potenziato: c'è il gioco (gli advergame, e quindi l'interazione), c'è la misurabilità (e una sicuramente migliore ponderabilità dell'investimento), può persino crearsi un (improbabile con il dm tradizionale) senso di comunità orizzontale...e molto altro. @ Enrico Il problema che citi è troppo radicato nella nostra cultura. Abbiamo provato ad organizzare conferenze innovative, le persone vengono, ascoltano ed escono e tutto torna come prima. L'innovazione viene accolta solo quando è mainstream, allora tutti vi si buttano a capofitto senza capirne realmente la portata. Qui in Italia tutto è moda, il portale, il marketing virale, i blog, il CRM. Si prova, si sperimenta "un pochetto", salvo poi dire che tutto ciò non funziona. All'estero le persone vengono ascoltate e poi giudicate, in Italia si fatica ad imporsi, ma quando ci si è riusciti si viene interpellati per tutto e ci si trasforma in tuttologi. Ecco perché temi come il referendum vengono affidati a Simona Ventura, Afef e Monica Bellucci, (con rispetto parlando) e non agli scienziati che come si sa non sempre sono buoni comunicatori. I nostri ricercatori vengono ascoltati solo se hanno ricevuto un premio nobel. Ecco perché proliferano i premi. Sono una sorta di riconoscimento collettivo conto terzi. Siamo bravissimi a comunicare, quello che ci manca sono i buoni contenuti. Rimbocchiamoci le maniche. Inviato da: Maurizio Goetz @ 14.06.05 13:29@ Sebastiano, voglio risponderti pubblicamente e non in privato perché il dibattito in questione è molto importante per l'intero Sistema Paese e non ho difficoltà a rendere pubblico il mio pensiero. Per quanto concerne la Broadband Week, come avrai avuto modo di vedere dal programma, abbiamo scelto provocatoriamente di costruire una conferenza innovativa il cui titolo è volutamente declinato al plurale: "le tv digitali". Abbiamo messo per la prima volta in Italia, gli incumbent della televisione (Rai, Fastweb, Mediaset, Tf1..) a confronto con nuovi soggetti, portatori di nuove istanze, per quanto concerne i contenuti televisivi (i videoblog con la Blog Tv, il progetto di Robin Good, the Weblogproject, la televisione peer to peer ecc). La nostra intenzione era quella di creare ed alimentare un dibattito per dimostrare che in futuro le modalità di "progettare" una televisione digitale possono essere molteplici. Spero che il messaggio sia passato e che nuovi soggetti potranno entrare nell'arena della competizione televisiva sulle diverse piattaforme digitali. Il mercato premierà i soggetti più validi, ma ritengo che a tutti debba essere data un'opportunità. @Maurizio: posso solo segnalare il "parallelismo" del mondo advertising con quello delle relazioni pubbliche: pochi (pochissimi) tentano qualcosa di nuovo; non si innovano neppure struttura e contenuti di uno strumento in qualche modo "vecchio" come il comunicato stampa: la solita struttura, le solite frasi fatte, tanta prosopopea , nessuna informazione, nessuna storia da raccontare. Figuriamoci tentare approcci complessivi un po' innovativi, nei contenuti e negli strumenti. Certo, lo sappiamo, i clienti non aiutano molto in questo senso... ("Come mai non c'è scritto che siamo leader ??") @Sebastiano: lo so che quando parli del circolo "virtuoso" delle PR ti riferisci a "quelle" PR intese come "relazioni interpersonali pseudo-lobbistiche più o meno corrette" (inclusi, come immagine, minigonne, scollature abissali, sorrisoni stereotipati, rapporti economici sotterranei, "stecche", etc etc). Ma mi piacerebbe tanto (tanto) che qualcuno ogni tanto pensasse alle relazioni pubbliche come all'affascinante (mi piace il mio lavoro) strumento di comunicazione e marketing che qualche volta riusciano a realizzare... ma non è colpa tua ;-) Inviato da: Enrico Bianchessi @ 14.06.05 10:08Maurizio, vivo il tuo stesso disagio e condivido le tue osservazioni e come noi, molti altri la pensano così ma... dal pensare al fare c'è un abisso. Io avrei tanta voglia di fare ma, purtroppo, non so da che parte andare :( Inviato da: Aghenor @ 14.06.05 09:51In effetti la dinamica di molte delle aziende multinazionali con sedi in Italia, che prevede le decisioni di marketing strategico prese "altrove" e i dipartimenti marketing italiani che al massimo fanno trade marketing e gestiscono i rapporti con le agenzie per la localizzazione della comunicazione, si replica anche nelle multinazionali della consulenza di comunicazione. Ciò non rispetta la specificità del nostro paese, che vede la televisione ancora eccessivamente centrale negli investimenti. Se è pur vero che la pianificazione strategica sapremmo farla anche in Italia, è anche vero che dal lato azienda quelle che fanno pianificazione strategica lo fanno fare all'estero, e le altre PMI semplicemente navigano a vista. Come può...e soprattutto come deve una società di consulenza alle imprese quindi esimersi da comportarsi come buona parte dei suoi clienti? |