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Una nuova "prospettiva" nella comunicazione ovvero guida all'uso dei farmaci
In un mio vecchio post ho proposto un parallelo tra il marketing e la pittura. Oggi vorrei proporre un nuovo parallelo tra la pubblicità e la farmacologia. In questo sito si definisce assuefazione da un punto di vista farmacologico un fenomeno caratterizzato da una diminuita efficacia dei farmaci sull'organismo, dovuto ad un aumento della soglia di sensibilità cellulare ai farmaci stessi oppure ad un aumento della loro metabolizzazione tessutale. Parallelamente, possiamo definire assuefazione da pubblicità il fenomeno per cui l'efficacia di una campagna pubblicitaria diminuisce, in seguito a ripetute esposizioni per una sorta di accresciuta resistenza culturale o per la capacità di attivazione di filtri di protezione dall'overload di messaggi pubblicitari. Nel soggetto assuefatto ad un determinato medicamento quest'ultimo risulta inefficace oppure manifesta l'effetto originario solo a dosi più elevate di quelle terapeutiche. In pubblicità la sovra esposizione di un messaggio di una campagna di comunicazione può risultare inefficace oppure manifestare l'effetto originario solo a dosi più elevate di quelle "terapeutiche". L'eccessiva assunzione di farmaci non solo può essere poco efficace, ma risultare controproducente. In pubblicità l'eccessiva esposizione a messaggi e a forme di comunicazione sempre più intrusive non solo può essere poco efficace, ma risultare controproducente. Quando un trattamento non è efficace molto spesso non serve aumentare le dosi, questo sito suggerisce di a) verificare se la diagnosi è incompleta o scorretta
a) verificare se brand promise e brand delivery sono coerenti E' sconsigliabile curarsi da soli, meglio fare affidamento ai consigli di medici qualificati; mai dare retta ai consigli di amici e parenti, ogni caso è un caso a sè.
Per l'efficacia di una campagna di comunicazione è molto importante la volontà di offrire valore ai propri interlocutori. Per guarire non basta agire solo contro il dolore, occorre rimuovere le cause del malessere o della malattia. Per progettare una buona comunicazione, non basta fare uso di incentivi o gratificazioni istantanee, occorre lavorare in profondità in comunicazione altrimenti l'efficacia sarà solo transitoria come quando si prende un'aspirina. Funziona, ma solo nel breve periodo. Commenti
Mi sembra molto interessante la tua posizione Smeerch, che condivido. Facevo un discorso generale, ma in molti altri post ho evidenziato la necessità di differenziare la comunicazione per i diversi segmenti di utenza a cui ci si vuole rivolgere. Hai perfettamente ragione, oggi la comunicazione è indifferenziata e dice a tutti la stessa cosa, questo non è più utile proprio perché le audience si stanno frammentando. Le agenzie di pubblicità si stanno concentrando quasi esclusivamente sulla creatività, quando invece come fai giustamente notare, occorrerebbe lavorare soprattutto sulla rilevanza dei vari messaggi. Ho approfondito alcuni aspetti in questi articoli che puoi scaricare se lo desideri http://www.mymarketing.net/agora/editoriali/contributi/dettaglio_articolo.asp?a=15&s=71&i=970 http://www.mymarketing.net/agora/editoriali/contributi/dettaglio_articolo.asp?a=15&s=71&i=858 http://www.mymarketing.net/agora/editoriali/contributi/dettaglio_articolo.asp?a=15&s=71&i=542 Inviato da: Maurizio Goetz @ 13.07.05 13:08Dite quel che volete ma io al consumatore "intelligente" non riesco proprio a crederci. Esisterà pure, ma non credo riuscirà mai a raggiungere quella massa critica, tale da costringere chi fa pubblicità a considerarlo tale, ossia intelligente. Enrico, ho scritto questo post pensando proprio a loro. Ma vorrei aggiungere anche le compagnie aeree. Inviato da: Maurizio Goetz @ 11.07.05 14:45Mi piacerebbe tanto che i signori di Vodafone, Wind e Telecom leggessero il tuo post. E per capirlo meglio, vorrei si leggessero anche il post di Seth Godin Treating people like they're smart. Almeno lasciatemi sognare... Inviato da: Enrico Bianchessi @ 11.07.05 14:43 |