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Piccolo spazio: spot link
Autore: M. Bancora | Categoria: Advertising | Data: Lunedì, 29 Agosto 2005 

Negli scorsi giorni mi è capitato di imbattermi in un link diverso rispetto a quelli che normalmente incontro mentre navigo tra i miei blog preferiti. E' un link con la sottolineatura in grassetto e di un colore diverso rispetto allo schema del sito, il quale presenta una piccola spiegazione che fuoriesce in automatico passandoci sopra e spiega come si tratti di un link sponsorizzato, nello stile di AdSense di Google.

Per qualcuno poteva non essere una novità, per me invece è stata una scoperta.

In quel caso il servizio era fornito da Vibrant Media e dalle pagine di spiegazione del loro sito si capisce come si tratti di un'elaborazione server side. Il browser dell'utente non fa nulla, è il server che invece elabora il testo contenuto nel sito in questione e seleziona delle parole acquistate dagli inserzionisti, a cui associa il link relativo. Un sistema che ricorda molto AdSense ma che a differenza di questo, presenta i link all'interno del testo della pagina web, non in uno spazio delimitato e ben segnalato.

Ai puristi potrebbe dare un po' noia. Anche a me non piace imbattermi in link nel testo che non siano utili alla comprensione di quello che sto leggendo. Ma con questo strumento è evidente che il link non è di quel tipo e basta soffermarsi un secondo per leggerne i dettagli.

Il carico sul server nel caso di un sito ricco e parecchio frequentato potrebbe rallentare la visualizzazione delle pagine, ma questo è facilmente superabile, basterebbe creare almeno un livello di cache, ossia non pubblicare gli aggiornamenti dei link live, ma pubblicare solo pagine statiche. Insomma se non mi sono capito, l'aggiornamento delle pagine potrebbe avvenire di notte una sola volta, senza caricare eccessivamente i server.

Dal punto di vista dell'editore, mi vengono in mente i tanti blog in continua ricerca di nuove fonti di ricavo, per cui questo strumento potrebbe garantire nuove entrate.

Dal lato degli inserzionisti potrebbero nascere delle perplessità in merito al contesto in cui questi link sono pubblicati. La pubblicità potrebbe apparire all'interno di post molto critici verso l'azienda e i suoi servizi, e trovarsi il link dell'azienda crititicata potrebbe inasprire ancora di più la percezione che il lettore si è fatto dell'azienda. Insomma ci vorrebbe un qualche tipo di filtro per garantire un minimo livello di presentabilità del link. Si tratta comunque di un problema che potrebbe riscontrarsi, seppur in tono minore, già ora con AdSense.

Mi piacerebbe sentire il vostro parere a riguardo e soprattutto sentire il parere di qualcuno che ha già provato questo servizio e siccome a noi piace parecchio sperimentare, chissà mai che presto lo troverete anche qui ;).

Commenti

noi lo facciamo per la scienza :)

Inviato da: Matteo.Balzani @ 29.08.05 15:02

Maurizio, è chiaro che la targetizzazione quando positiva fa bene, è quando ci si riferisce all'azienda in termini negativi che possono sorgere problemi, IMHO. Trovarsi la pubblicità in un post in cui si parla male di un antivirus perchè ha bloccato il sistema, potrebbe dare noia al lettore.

La nostra è sempre sperimentazione antropologica, mai speculativa :)

Inviato da: Max Bancora @ 29.08.05 11:48

Caro Max, i punti critici li hai ben descritti tu, quindi vorrei concentrarmi su quelli positivi. Si tratta di una forma interessante di contextual advertising, che può essere differenziata da Ad Sense.
Nell'esempio che tu proponi a termini come virus, worm e security viene associata un'azienda tecnologica che propone proprio soluzioni interessanti per il target che legge quell'articolo. Non so se sia possibile, ma se l'inserzionista richiedesse di pubblicare il suo link testuale solo in presenza di almeno due termini da lui scelti, ciò garantirebbe da errori di targetizzazione per termini ambigui semanticamente come ad esempio motore, sistema, albero ecc. Lo ritengo sicuramente una forma interessante di pubblicità e non più intrusiva di altre.
Ritengo che potrebbe essere utilizzata per sperimentare nuove forme di pianificazione e soprattutto nuovi criteri di segmentazione della domanda.
Varrebbe la pena che Imli lo sperimentasse non solo per quanto ne potrebbe ricavare finanziariamente, ma come case study.

Inviato da: Maurizio Goetz @ 29.08.05 11:29

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