|
||||
|
||||
Il marketing della conoscenza
Alcuni anni fa, quando ho iniziato ad occuparmi di comunicazione interattiva, mi sono imbattuto in un articolo di un consulente che denunciava il fatto di avere speso più di quarant'anni per sviluppare quella conoscenza in grado di renderlo competitivo sul mercato e che ora a causa di internet, questa conoscenza era a disposizione di tutti. Non voglio certamente mettermi qui a disquisire sulla differenza tra informazione, dati, conoscenza, sapere, competenza, abilità, potrei anche restarne ingarbugliato. Quello che mi preme invece dire è che la condivisione delle proprie conoscenze sicuramente non può che fare bene al mercato e si ripercuote sempre positivamente sull'immagine di un consulente il cui business vive e si alimenta di "conoscenza". Prendete Tom Peters, uno dei più affermati consulenti di management a livello internazionale. Troverete sul suo sito tutte le slides delle conferenze in cui è relatore. Questa pubblicazione non ha certamente mai avuto effetti negativi sul suo business di conferenziere e di autore di successo i cui libri continuano a vendersi bene, nonostante che gli stessi contenuti siano resi disponibili in rete. E' evidente che quello che un consulente mette a disposizione è solo un'idea, un modello, una riflessione oppure una serie di case histories. E' vero che tutte queste idee vengono molto spesse "prese in prestito" anche senza alcuna citazione dell'autore, ma questo fa parte della vita. Quando un consulente rende pubblico del materiale, ciò significa che lui sta già lavorando a nuovi modelli e nuove case histories. Il mondo anglosassone è più aperto, non è vero che in Italia non ci sia cultura della tecnologia, del management e del marketing, solo che molti credono (erroneamente) che condividere le idee alimenti solo il plagio. Tutte le volte che lavoro ad un progetto innovativo, non mi viene mai chiesto, quanto io realmente sappia di un determinato argomento, mi si chiede invece di trovare una soluzione creativa ad un problema. Ogni volta si riparte da zero, anche se con l'esperienza dei progetti passati. Recentemente una nota azienda che organizza convegni, ha pubblicizzato una nuova edizione di una conferenza che avevo progettato e che aveva riscosso grande successo. Per risparmiare sui costi, questa società ha deciso di non coinvolgermi più. Alcune persone riconoscendo l'approccio al programma, mi hanno telefonato e chiesto come mai replicassi, sapendo bene che ogni mio progetto è solitamente irrepetibile. Sono stato molto felice di apprendere che avevo creato uno stile riconoscibile e che il tentativo di imitazione era stato riconosciuto come tale. Non bisogna avere paura di condividere il proprio sapere, l'unica salvaguardia è la capacità di crearsi un proprio stile, che forse non piacerà a tutti, ma che sicuramente ci renderà differenti. Commenti
A well written blog. Unfortunately I can only read italian, not write. CHIUSURA MENTALE di BERLUSCONI & Com. Certamente la incultura politica e mentale del Governo di Silvio Berlusconi e' stata capace di scuotare di significato l' educazione, l' apprendimento la scuola e la ricerca , decretando una insostenibilita culturale e scientifica del nostro Paese e l' affossamento della tradizionale creativita' del popolo Italiano . L' amore per lo studio e stato trasformato dalla TELEVISIONE COMMERCIALE in amore per l' ignoranza , il non rispetto e l' indifferenza per le altrui opinioni, favorendo la incapacita' al dialogo e alla condivisione di conoscenze. L' alimentarsi di conoscenze in quasta condizione politica emenata dal Governo Berlusconi , diviene infatti un inutile orpello , perche' il sistema politico vuole condurre e condizionare la gente verso l' ignoranza scientifica e culturale per appropriarsi facilmente e spesso indebitamene di potere e denaro. Credo che per combattere tale chiusura mentale e neccessario risvegliare le menti in prima istanza dall' oppio della TV commerciale di BERLUSCONI. Cio sara determinante politicamente e culturalmente per iniziare a poter ragionare per un futuro sviluppo socio-economico del nostro Paese nel quadro Europeo della Societa' della Conoscenza. Cio sara' decisivo per un futuro di elevato livello culturale e scientifico per le giovani generazioni, che necessitano di modelli di elevata sensibilizzazione per realizzare una rinnovata capacita di costruzione creativa del sapere per lo sviluppo della futura economia e della conoscenza. Paolo Manzelli 24/MARZO/2006 Firenze Inviato da: Paolo Manzelli @ 24.03.06 11:08Good work. I like your site. which differ from the prejudices: http://www.ipl.org/div/light , to Win Chips you should be very Big Discontent makes rich men poor , Table can Hope Cosmos An investment in knowledge pays the best interest Inviato da: Zachary Ballard @ 16.11.05 12:22Maurizio, sono d'accordo con quanto dici e ne sono un convinto sostenitore. Ho messo qui questa mia testimonianza per dimostrare come si può fare qualcosa di concreto su questa tematica della condivisione di conoscenza. Inviato da: Eugenio La Mesa @ 04.10.05 10:00Credo che una certa "chiusura" mentale non sia solo un problema di protezionismo. Condividere le proprie idee significa spesso un duro lavoro. Vanno spiegate in maniera semplice, vanno argomentate e questo significa dedicarci del tempo! La questione perciò può risultare più ampia: oggi i manager italiani (non tutti per fortuna) dedicano troppo poco tempo al proprio aggiornamento, pochi libri, poche riviste, poco web...come diceva Maurizio Dallocchio su Il Mondo di qualche giorno fa a commento di un indagine sulla cultura economica dei dirigenti italiani: Sebastiano hai ragione, ma come sai gli uomini di marketer,o almeno molti di essi, non credono e non portano avanti l'innovazione che non sia di prodotto. E'vero che c'è un mondo protezionistico fatto di DRM, riunioni private, non circolazione delle informazioni, ma esistono anche tante persone che si occupano di marketing, tanti consulenti, tanti docenti che invece credono che la creazione dell'intelligenza collettiva e connettiva non sia un'utopia. Vai su Technorati e osserva quante persone mettono a disposizione le loro idee. E' evidente che lo si fa con accortezza, perché sappiamo che i free riders sono sempre in agguato e pronti a depredare le idee altrui, ma questo fa parte del gioco. Inviato da: Maurizio Goetz @ 02.10.05 12:12Più che d'accordo...ma a questo punto penso, o noi su questo blog siamo gli unici sulla faccia della terra a pensarla così...ad essere consapevoli che l'unico ordine naturale della cultura e della conoscenza è la libera diffusione, non la priva(tizza)zione, oppure qualcosa non mi torna. Gli specialisti di marketing e comunicazione sono in una posizione privilegiata per capire il problema e per risconoscere le azioni protezionistiche e miopi in corso da parte di chi vende conoscenza (gli editori, i broadcaster). Vedi ad esempio DRM e protezioni varie, eppure non mi risulta che i marketing manager siano tra quelli che si mobilitano e aggregano intorno a questo problema (e anzi spesso è il marketing a indirizzare verso strategie "protezionistiche"). Inviato da: Sebastiano Pagani @ 02.10.05 11:02Condivido pienamente ;) La rete è una grande risorsa proprio perchè molte persona la pensano come te. Inviato da: Aghenor @ 01.10.05 16:12Ciao Maurizio,in effetti solo nello stile complessivo ne esce una semantica unica,il vero valore identitario della conoscenza.in semiotica si parlerebbe di enunciazione che differenzia lo stesso contenuto enunciato per rivendicarne il fattore creativo. Inviato da: emanule @ 01.10.05 00:25In un corso di specializzazione ho conosciuto un professore a me non molto simpatico che però una volta mi ha detto: internet ci d'ha una grande possibilità, poter imparare. Adesso rimane da fare solo una cosa, imparare ad imparare. Inviato da: ---io--- @ 30.09.05 13:38 |