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11.03.04Tutta un'altra musica
Il Parlamento Europeo, con un voto a larga maggioranza, ha di recente approvato una direttiva sulla proprietà intellettuale che va decisamente in controtendenza rispetto alle ultime deliberazioni in materia anche nel nostro paese. Sostanzialmente in questo documento da un lato viene ribadita e rafforzata la condanna verso chi trae un qualsiasi tipo di profitto dal commercio di materiale non originale (è prevista anche la possibilità di congelare i conti correnti bancari degli indiziati di reato), ma dall'altro è sancita la non punibilità per atti commessi in buona fede dai consumatori (come ad esempio scaricare musica da Internet per uso personale). All'interno della direttiva c'è anche spazio in realtà per una importante concessione che il Parlamento Europeo fa alle major dell'industria discografica; nel caso in cui un titolare di diritti d'autore intenda perseguire attività illegali condotte su scala commerciale, questi potrà infatti obbligare i provider alla fornitura dei dati personali degli utenti coinvolti in queste attività sospette. Chiaramente le proteste e le accuse di attentato alla privacy non si sono fatte attendere; accuse che si sono tradotte anche in attacchi personali verso la relatrice del provvedimento, la francese Janelly Fourtou del PPE, colpevole di "matrimonio" (in questo caso di interessi) con il suo compagno di vita Jean-Rene Fourtou, mega-boss di Vivendi Universal. Personalmente ritengo questa direttiva solo l'ultimo di una serie di segnali di malessere che emergono dall'industria culturale, di fatto incapace di gestire una richiesta di rinnovamento che, sempre più concretamente, sale dal mercato; Internet non ha generato questa richiesta, e tuttavia è riuscita a dare una risposta vincente ai consumatori. Le grandi imprese dell'industria culturale si erano illuse negli anni '50 e '60 di aver raggiunto un livello di organizzazione e di gestione distributiva tale da garantire un successo senza fine, ma negli anni è cambiato il modo di ascoltare musica (dall'lp, al CD all'MP3), di vivere il cinema (prima con il VHS ora con l'home theatre), in una parola, è cambiato tutto. Le aziende coinvolte non hanno dunque saputo rispondere a questa situazione di fatto con una rimodulazione dell'offerta distributiva o con una seria analisi di prodotto, e si stanno invece intestardendo in azioni di lobbying o con politiche di "criminalizzazione" dei consumatori (come i CD Copy Controlled) che tendono a penalizzare, invece che a valorizzare l'acquisto di originali. Eppure qualcuno sta provando nuove opporunità di business ed i casi di successo non mancano; Elio e le Storie Tese, nel corso del loro ultimo tour, vendono alla fine di ogni serata un CD contentente l'esibizione integrale del concerto al quale si è appena assistito e con questa iniziativa stanno riscuotendo un notevole successo. Un caso molto simile è quello dei Pearl Jam che un paio di anni fa misero in vendita, direttamente online, più di 70 CD estratti da altrettanti concerti tenuti in giro per il mondo. Altre iniziative interessanti sono quella di iTunes della Apple che permette per 0,99$ di scaricare "legalmente" un brano nella inifinita libreria disponibile, o ancora i chioschi musicali per creare compilation come quelli installati di recente a Bergamo. Insomma, si possono forzare le istituzioni a realizzare leggi gradite ad una particolare lobby, ma dove esiste una forte richiesta di mercato l'unico strumento per rispondere non può che essere il marketing. @ 11.03.04 18:34
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