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29.03.04Due proposte per un Digitale (Extra)Terrestre.
Il 31-12-2006 cesseranno le trasmissioni televisive nella "ultra-cinquantennale" tecnologia analogica, se la legge attualmente in discussione sarà approvata e non subirà modifiche. La sperimentazione, come molti già sapranno, è già in corso e durerà ufficialmente (sempre secondo la legge in approvazione, salvo modifiche o proroghe) fino a Luglio 2005. L'eventualità, tutta da verificare, causata da questo incremento di capacità trasmissiva, è che gli editori che si sono "accaparrati", a caro prezzo, i Multiplex (le frequenze di trasmissione), vogliano affittare le frequenze che non utilizzano ad editori "terzi"; l'effetto di questa eventualità (che sto ipotizzando io, ma per ora non è stata ipotizzata dai carrier già attivi sul DTT; Mediaset, Rai, La7 e Dfree), sarebbe che un editore che vuole diffondere i propri contenuti potrebbe farlo senza investire in infrastrutture, ma pagando un consistente canone di affitto all'operatore di rete (che non so quantificare, ma visti i costi degli investimenti in infrastrutture, in qualche modo il costo d'affitto deve portare alla copertura di queste spese). Il punto è che i capitali necessari ad entrare nel mercato del DTT, come operatore di rete, sono ingenti (stimati in 1,5 miliardi di Euro), quindi saranno quasi esclusivamente le aziende già attive nel campo delle trasmissioni TV a poter sostenere un tale livello di investimenti; questo perché l'editore già attivo sull'analogico ha un "cuscinetto" costituito dagli introiti pubblicitari, che va ad attutire gli investimenti nel DTT, ed anche perché l'editore che sostanzialmente si "trasferisce" dall'analogico al digitale, ha già un pubblico consistente di utenti fedeli. Qualunque altra azienda che volesse entrare nel mercato DTT avrebbe quindi dei problemi in più, oltre agli ingenti investimenti necessari, soprattutto sulla mancanza di fedeltà degli utenti TV. Sono abbastanza convinto, oltretutto, che l'ingresso di nuovi editori che copiano, come modello, come contenuti e come target destinatario, il modello delle tv generaliste, è destinato a fallire. C'è qualche possibilità in più se si propongono canali tematici o canali di servizio; bisogna pensare qualcosa di nuovo insomma, ma mi sembra che la Rai per ora sia l'unica che lo sta facendo (Rai Doc e Rai Utile), anche se per giudicare aspetto di vedere cosa ne esce, dal momento che non c'è niente di definitivo, nemmeno il nome di queste due nuove reti. Come evitare quindi il rischio concreto di una "blindatura" del mercato, con pochi editori/operatori di rete che controllano la rete di trasmissione, ed eventualmente affittano le frequenze che loro non utilizzano ad altri editori che ne sono sprovvisti? Proposta 1 - Il finanziamento Per favorire l'ingresso di nuovi editori, io destinerei gli incentivi ad imprese (o ad idee imprenditoriali) destinate a sfruttare le nuove caratteristiche introdotte dal DTT e ad accrescerne l'offerta in termini di contenuti, anzichè finanziare l'acquisto dei decoder (oltretutto con la politica scellerata di vendere dei decoder per un servizio in gran parte indisponibile, generando arrabbiature e delusioni negli utenti, nonché una sensazione di "fregatura"). Proposta 2 - Un Multiplex ad accesso pubblico Per favorire l'ingresso di nuovi editori, o più propriamente, per favorire il pluralismo, propongo che si approfitti della abbondanza di canali che il DTT (rispetto all'analogico) sembra consentire, per creare un Multiplex ad accesso pubblico, sul modello dei canali ad accesso pubblico presenti in Olanda. Questi canali ad accesso pubblico, in Olanda, sono nati su iniziativa statale, ma su spinta "popolare"; negli anni '80 gruppi di "pirati" entravano illegalmente nelle trasmissioni TV, diffondendo i loro contenuti, principalmente di "video-art". Lo Stato olandese ha deciso (è stato in un certo senso costretto, per far terminare le attività di "hacking" della TV via cavo), di offrire canali ad accesso pubblico che rispondessero a questa volontà di comunicare; naturalmente negli anni la qualità di questi canali si è accresciuta, arrivando a proporre formati di tutti i generi, dall'informazione ai talk-show, alla copertura mediatica di eventi locali ed internazionali. In Italia non c'è una spinta popolare all'accesso al broadcasting, almeno non forte come quella olandese degli anni '80, anche se non manca il fenomeno, ormai non più secondario, delle TV di strada che trasmettono nei coni d'ombra delle frequenze concesse agli altri editori, e che contano ormai qualche centinaia di "trasmettitori" diffusi su tutto il territorio nazionale, supportati nella loro attività da un network di creatori e distributori di contenuti (naturalmente a titolo totalmente gratuito), che fa capo a New Global Vision. Come si dice in questi casi, "just my 2 cents", per cercare di avere un vero sviluppo del broadcast in Italia (a prescindere quindi dal DTT o meno, ma tentando di approfittare di questa innovazione), fin troppo asfissiato dall'oligopolio "bicefalo" (ma a me sembra "acefalo", almeno nella qualità del prodotto finale) che in molti vorrebbero mantenere invariato. @ 29.03.04 18:23
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