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Attenti: arriva il Comment Spam!
Vi segnaliamo una serie di articoli decisamente interessanti sul fenomeno della Googlemania raccolti nell'edizione online di marzo di Wired Magazine; i temi trattati spaziano dalla febbre della ormai (?!) prossima IPO (con le inevitabili conseguenze a livello di organizzazione interna), ai possibili scenari futuri fino alle schermaglie che in questi ultimi mesi hanno caratterizzato il rapporto tra Google ed il signor Gates. Personalmente ho trovato ricco di spunti l'articolo sulla nuova possibile minaccia dello spam; il "comment spam". Sembra infatti che alcuni spammers incalliti abbiano scoperto come sia semplice, per chi commenta su un qualsiasi blog, generare codice HTML gratuitamente; se si aggiunge a questo la considerazione che le pagine di un blog, per loro natura, ottengono risultati migliori su Page Rank (la tecnologia di ricerca su Google) .. c'è di che spaventarsi. Buona Lettura! Un domani a Sarabanda ci andranno i computer?
Musikube ha ideato e promosso un sistema per il riconoscimento automatico di un brano musicale, il cui funzionamento implica l'utilizzo di un telefono cellulare; è sufficiente comporre un numero dedicato e far ascoltare al sistema un brano musicale, per ricevere in risposta le informazioni sull'autore ed il titolo della canzone. L'applicazione di tutto ciò è ovviamente di tipo commerciale; il sistema in particolare dovrebbe consentire di praticare il cosiddetto acquisto d'impulso, permettendo ad un individuo di interrogare il database per scoprire il titolo di una canzone, ed infine procedere direttamente all'acquisto tramite il cellulare. In Italia qualcuno ha già pensato di fruire del servizio offerto da Musikube, per lanciare un sistema di acquisto della musica tramite cellulare. Si tratta di Buongiorno Vitaminic, che ha presentato il servizio, denominato iCapture, al 3GSM World Congress di Cannes. Corporate Blog Manifesto
Leggo su Maestrini per caso la segnalazione di questo interessante post di Robert Scoble. Certo che leggere cose come "Tell the truth" e "Never hide information" dette da un dipendente Microsoft fa un po' sorridere... :) Promozione devastante
Thomas mi segnala una interessante promozione realizzata da Ludostore, un distributore di prodotti multimediali. Si tratta della possibilità di acquistare una serie di DVD al prezzo speciale di Euro 5,99. Un buon modo per cercare di recuperare nuovi clienti investendo relativamente poco (perdita di margine), rispetto ad un effetto passaparola atteso potenzialmente devastante, soprattutto sui conti dell'azienda. L'obiettivo è stato raggiunto! L'offerta si è dimostrata talmente interessante che Ludostore non è riuscita a far fronte alla domanda. Le conseguenze sono state una serie di pezze per coprire una programmazione che non pare essere delle migliori, ma anche una comunicazione coraggiosa apparsa nel newsgroup it.hobby.home-cinema Mi pare una buona dimostrazione di cattiva pianifazione/gestione ma di un' ottima comunicazione per cercare di rispondere alle numerose critiche dei clienti. Il rischio in questi casi è rintanarsi dietro un silenzio che genera solo ulteriore confusione e la percezione da parte del cliente che l'azienda stia cercando di coprire qualcosa di poco chiaro. Network aziendali. Reti d'imprese = imprese in Rete?
Le imprese italiane sono potenzialmente (e spesso anche effettivamente) parte di un Network, costituito da:
Questo brevissimo elenco è volutamente generico, ovvero tendenzialmente valido per tutte le tipologie di aziende piccole/medie/grandi, anche se il mio ragionamento è iniziato pensando in particolare alle PMI ed ai distretti industriali; perché si tratta di una particolarità italiana, e perché le PMI sono spesso le più recidive nell'uso avanzato di Internet (per avanzato intendo: al servizio del business). E' possibile quindi allungare la mia lista, in base al settore merceologico di cui l'azienda fa parte, oppure in base alla sua "internazionalità" (sbocchi di mercato esteri, fornitori posizionati fuori dal paese, presenza all'estero di impianti produttivi), aggiungendo altri attori quali le autorità amministrativo/politiche ed economiche del paese o dei paesi in cui opera, ed in genere le forze sociali attive localmente. Non dimentico che possiamo considerare parte di questo Network anche il consumatore/cliente finale, ed il lavoratore (risorsa) dell'azienda; ma in questo articolo non sono interessato - e spero non me ne vogliano - a parlar di loro. Premesso che l'Internet è nata - con un nome diverso - per connettere e far cooperare diversi punti nodali - inizialmente si trattava di centri scientifici e di ricerca -, la mia idea è la seguente: le imprese italiane, in particolare quelle dei distretti industriali, sono già parte di uno scenario fatto da nodi connessi tra loro. Secondo me, quindi, sono già mentalmente - ma inconsciamente - pronte all'utilizzo dell'Internet (la Rete) per il mantenimento e lo sviluppo del loro "Network aziendale/politico/economico/sociale". Quel che manca loro, probabilmente, è la coscienza delle potenzialità dello sviluppo cooperativo all'interno del Network nel quale sono - anche geograficamente - immerse, e del vantaggio derivante dall'utilizzo della Rete come strumento per svilupparlo, ad esempio:
Quel che manca alle imprese dei distretti è oltretutto la confidenza con le tecnologie dell'informazione, e probabilmente esse hanno anche la convinzione di poterne fare a meno, per non dire che le temono. Per questo la mia conclusione si rivolge ai consulenti che vorrebbero condurre le aziende italiane ad utilizzare efficacemente l'Internet, come strumento avanzato per il loro business; secondo il mio modesto parere, buona parte di queste aziende fa Network e pratica "economie di Rete" ogni giorno, e se si riesce a far comprendere loro questo fatto, si può pensare di aver già fatto un importante passo verso il loro posizionamento nella Rete. p.s. L'idea per questo articolo è nata navigando su Linkedin, sito per lo sviluppo di network professionali, che può essere di spunto per la costruzione, con metodi analoghi, di network imprenditoriali o trasversali (comunità locali + imprese, ad esempio). Per l'Italia si può vedere Consulteque, dove i liberi professionisti possono incontrare le aziende alla ricerca di prestazioni lavorative "a contratto", e dove le aziende possono conoscere e testare alcuni collaboratori, sviluppando un loro Network di professionisti esterni conosciuti ed affidabili. Non tutti dicono Yahoo!
Leggo su Zeus News che a Yahoo! Italia in questi giorni tira una brutta aria: a seguito del licenziamento di una dipendente che ha rifiutato il trasferimento a Londra il personale è in agitazione. Radio digitale
Avrai sicuramente sentito parlare di Digital Audio Broadcasting (DAB). Radio Monte Carlo lo scorso dicembre ha trasmesso uno spot ad hoc decantandone le qualità. Le conferenze in cui si cerca di definire gli standard e studiare le applicazioni si sprecano. Si tratta di una nuova tecnologia che consente di trasmettere programmi radiofonici su canali digitali, con una migliore qualità del suono rispetto al segnale analogico e con un minore costo di distribuzione. In Inghilterra la radio DAB è stata uno degli oggetti tecnologici più venduti durante lo scorso Natale. Se aggiungiamo la (non troppo) recente possibilità di ricevere i segnali delle più importanti stazioni attraverso il decoder satellitare, possiamo dire di trovarci di fronte ad una potenziale rivoluzione per le trasmissioni radio e quindi per il mezzo. In Italia c'è un consorzio attivo fin dal 1996 che studia la radiodiffusione digitale. Nel consorzio vi sono le maggiori stazioni nazionali: Elemedia (Radio DeeJay, Radio Capital, m2o), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore, Radio Italia Network. Quali sono i cambiamenti che il DAB porterà nel modo di ascoltare la musica? Questa tecnologia entrerà nelle nostre case attraverso l'impianto stereo, il decoder satellitare e il PC. Saremo in grado di trasportarla con le radio portatili e le autoradio senza più dover risintonizzare la radio sulla corretta frequenza. Le radio DAB saranno un concentrato di tecnologia in movimento. Avranno infatti la possibilità di ricevere segnali convertibili in immagini, oltre ovviamente a testo e dati. Gli utenti DAB potranno quindi ricevere i titoli delle canzoni trasmesse, ma anche contenuti editoriali (informazioni sul traffico), mappe interattive per la navigazione (indicazioni per raggiungere una località) e filmati. Sono già state sviluppate radio e autoradio con uno schermo a colori in grado di riprodurre filmati. L'utente avrà così la possibilità di ricevere altre informazioni multimediali oltre a testo e suono: il video della canzone trasmessa, un gioco in Java, notizie, Non da ultimo il DAB è compatibile con tutti i protocolli di comunicazione mobile: GSM, 3G, UMTS. È sufficiente un chip per attivare la funzionalità all'interno dei telefoni cellulari, fornendo ai clienti degli operatori un canale di comunicazione su cui veicolare radio, testo, dati e filmati, come un normale ricevitore DAB. Insomma, siamo di fronte ad una rivoluzione del mezzo che potenzialmente avrà impatti non solo sul modo in cui ascolteremo le trasmissioni, cambierà completamente l'esperienza dell'ascolto e il modo in cui utilizzeremo la radio. Per le aziende si apriranno nuovi scenari per raggiungere il proprio pubblico: comunicazione multimediale su un mezzo in movimento, ma anche la possibilità di personalizzare la comunicazione su uno specifico target di utenti. Un po' come internet, no? Quattro chiacchiere sui motori di ricerca con Mauro Lupi
Come si sta evolvendo il mercato dei motori di ricerca? Quali le nuove funzionalità e le nuove opportunità di business? Fare pubblicità utilizzando i motori di ricerca è un investimento ragionevole per una piccola o media impresa italiana? Allora Mauro; Google annuncia di aver raggiunto la ragguardevole quota di 6 miliardi di pagine indicizzate, Yahoo! dichiara, dopo le acquisizioni del 2003 di voler sviluppare una propria Search Technology e Microsoft, dopo aver fallito la scalata a Google, sta puntando tutto sulle funzionalità di ricerca integrate nel nuovo sistema operativo ... … ma dove sta andando il mercato dei motori di ricerca?
Il business dei motori di ricerca si sviluppa attorno ad un dato di fatto, e cioè quello del crescente utilizzo di questa funzione da parte degli utente della Rete. Sembra una cosa ovvia, ma la necessità di orientarsi sul web attraverso degli strumenti sempre più versatili sarà uno dei temi che caratterizzeranno il futuro della Rete. Infatti, da una parte cresce il numero di documenti online, dall'altro gli stessi motori di ricerca cercano di catalogare un numero crescente di informazioni, in virtù del fatto che raggiungono attualmente solo una piccola parte di quello che c'è su internet.
L'ampliamento delle informazioni disponibili e la continua crescita degli utenti online, garantirà ai motori di ricerca un numero sempre più elevato di ricerche e, di conseguenza, la disponibilità di potenziali spazi pubblicitari (il cosiddetto inventory). La dimostrata efficacia del keyword advertising e la personalizzazione della funzione di ricerca, caratterizzeranno questo mercato. Gli investitori pubblicitari continueranno a puntare su questo "canale" (più che raddoppiato nel 2003 rispetto all'anno precedente), potendo contare peraltro su funzioni diversificate.
Proprio questa crescita di interesse degli inserzionisti è alla base della famigerata Search Engines War di cui tanto si parla in questi ultimi mesi. A tuo modo di vedere sarà il marketing o la tecnologia a determinare vincenti e perdenti in questa competizione?
L'aspetto tecnologico sarà necessario per continuare a sviluppare motori di ricerca sempre più efficaci, veloci e in grado di scovare anche negli angoli del web. Il punto è che, pur se le tecniche di information retrieval sono studiate da decenni, ci si trova oggi a poter gestire la più grande mole di informazioni mai messe assieme nella storia dell'uomo. La complessità quindi è grande e tende a complicarsi vista l'esigenza di dover catalogare, oltre ai numerosi formati di memorizzazione, anche elementi grafici, audio, video, ecc.
Al marketing è affidato il compito di trovare modelli di business che permettano di sostenere l'ingente investimento tecnico e scientifico che sta alla base di un moderno motore di ricerca, in un mercato che tende a concentrare le aziende di spicco, ma che ormai ha anche sancito la necessità di integrare la visibilità sui motori di ricerca nel marketing mix online. Gli esperti oltreoceano concordano nell'individuare il Local Search Advertising come il prossimo (e più promettente) settore di sviluppo di questo mercato; di cosa si tratta?
In effetti alcuni studi sembrano testimoniare che almeno il 30% di tutte le ricerche online si riferiscono a contenuti "locali", ossia riguardano richieste di siti o altri file con uno specifico riferimento geografico. E questo tipo di necessità è stata sempre uno dei cavalli di battaglia della pubblicità, sia attraverso le pagine gialle che mediante i cosiddetti classified. Anche i motori di ricerca stanno quindi cercando di soddisfare queste ricerche ed iniziano già a produrre qualche funzione di selezione "locale" attraverso il codice postale, purtroppo ancora riferito solo agli Stati Uniti.
Non c'è dubbio che il Local Search sarà una funzione molto appetibile dal punto di vista pubblicitario, soprattutto perché allargherà il potenziale bacino degli inserzionisti, interessando anche realtà geograficamente circoscritte. Il problema sarà quello della distribuzione di tali servizi, dato che solo una rete diretta che opera sul territorio potrà compiutamente svolgere un'adeguata azione commerciale; almeno fino a quando la penetrazione delle connessioni internet non arriverà a “risposta” tali da poter immaginare una distribuzione in modalità self provisioning attraverso il web. Parlando di tecnologia a medio termine; quali saranno le nuove funzionalità e quali le nuove opportunità di business per i Search engines?
Credo che gli attuali servizi di keyword advertising offriranno nuove e sofisticate opportunità di selezione e di controllo, soprattutto per quanto riguarda l'analisi degli investimenti in funzione dei risultati concreti ottenuti: registrazioni, moduli compilati, vendite effettuate. Ed anche se questi tool sono ancora rudimentali e limitati ad un singolo motore di ricerca, permetteranno di far scoprire a molte aziende la possibilità di analizzare gli investimenti pubblicitari con una consapevolezza mai vista prima su nessun altro media. Finalmente, come auspico da tempo, le aziende potranno accendere la telecamera sui visitatori del loro sito che fino ad oggi è rimasta spenta.
Parallelamente, le tecnologie di ricerca verranno applicate in modo crescente al "contextual advertising", gestendo la pubblicazione automatica di annunci pubblicitari testuali in funzione dei contenuti di ogni singola pagina web. La tecnologia attuale è ancora immatura ed i risultati per gli advertiser non sono brillanti, ma il potenziale di crescita è enorme, con la possibilità di coprire un inventory migliaia di volte più grande rispetto a quello della specifica funzione del "search". Sergey Brin di Google addirittura sostiene, in modo forse un po' troppo enfatico, che il contextual advertising salverà il mondo dei contenuti online offrendo loro una fonte di ricavi difficilmente generabile altrimenti. Alcuni motori di ricerca, come ad esempio il gruppo Yahoo!/Overture, potrà contare sui servizi di "inclusion", tipicamente orientati alle società specializzate, che garantiscono l'inserimento nell'archivio ma non la posizione. Proprio in questi giorni, la compiuta aggregazione delle tre piattaforme più note che utilizzano l'inclusion (Inktomi, Altavista e Fast, tutte di proprietà di Yahoo!) dovrebbe sfornare una rinnovata gamma di servizi, mentre Yahoo! stesso si appresta a lanciare uno specifico programma di inclusion. Rimane poi da vedere cosa combinerà Microsoft, da cui ci si aspetta un nuovo prodotto di search entro il 2004. Forse non sarà un'applicazione web ma un tool integrato in windows o nel browser ma indubbiamente, qualsiasi mossa compia Microsoft, andrà a caratterizzare l'intero settore. Sono infine convinto che in ogni momento potrebbe nascere qualche nuovo Google. Il mondo delle ricerche ha ancora tanto bisogno di idee innovative per orientare i navigatori online nel mare crescente di informazioni, per cui vedremo senz'altro venire alla luce altre idee geniali o che più semplicemente incontreranno il favore degli utenti; i quali, come abbiamo visto proprio nel caso di Google, nel giro di due o tre anni sono capaci portare un sito web ad essere il più popolare marchio al mondo. Secondo te perché una PMI italiana dovrebbe investire oggi in questo settore?
Per una serie di buone e concrete ragioni. Indubbiamente la visibilità dei motori di ricerca è un obiettivo che ha una bassa soglia di ingresso in termini economici, senz'altro più bassa di molte altre attività pubblicitarie off-line. Ed anche se la competizione crescente tende a far aumentare i costi di ingresso, i modelli di prezzo aiutano a calibrare gli investimenti in funzione di obiettivi specifici e misurabili.
Inoltre, per chi opera in settori economici di nicchia e per le aziende che sviluppano rapporti b2b, i motori di ricerca rappresentano il miglior strumento per raggiungere solo gli utenti potenzialmente interessati, con una dispersone dell'investimento praticamente nulla. In ogni caso, il dato di fatto è che la ricerca è la funzione più utilizzata sul web e che la metà di tutte le richieste sono di tipo business: la scelta che ogni azienda dovrebbe fare, è quella di farsi trovare dai loro potenziali utenti o lasciare che trovino i propri competitor. Si può fare una valutazione sul costo medio di una campagna efficace suoi motori di ricerca per una PMI italiana?
Naturalmente la diversità degli obiettivi di ogni progetto web rende difficile fornire dati validi per tutti. In linea generale è necessario innanzitutto sviluppare la visibilità nei risultati standard dei motori di ricerca (quella che chiamiamo attività di posizionamento), perché è un'azione che dura nel tempo ed è quella che genera più visite. In parallelo può essere opportuna un'azione prettamente pubblicitaria (keyword advertising) i cui risultati sono funzionali al budget e che permette di realizzare velocemente campagne di visibilità molto efficaci.
Indicativamente un budget annuo dovrebbe essere almeno di 5.000 Euro per una attività di visibilità in una o due nazioni. Credo però opportuno valutare i costi in funzione degli obiettivi del sito, cercando di capire quanto vale e quanto "produce" un visitatore del sito e, di conseguenza, realizzare un progetto che punti sviluppare del traffico qualificato con un ritorno sull'investimento ottimale. Ci capita spesso di analizzare i risultati di un progetto di visibilità sui motori di ricerca e di scoprire che a fronte di un determinato costo sostenuto per ogni visita, i risultati in termini di vendite o di contatti generati sono più elevati di decine di volte. In questo caso, virtualmente il budget diventa illimitato, con l'accortezza però di saper valutare con attenzione i risultati prodotti dal progetto web nel suo complesso. Ringrazio sinceramente Mauro per la sua disponibilità e per chi volesse entrare direttamente in contatto con il suo lavoro, oltre al sito di AdMaiora, vi invito a visitare anche il suo Blog personale (http://admaiora.blogs.com/maurolupi/) ricco di spunti e segnalazioni interessanti. Filmacasa.it: 2004 odissea nello spazio (web)
Gli ideatori di Film a casa propongono un sistema e-commerce che permette di noleggiare online film in formato DVD, ricevendoli direttamente a casa propria attraverso il tradizionale servizio postale. Il tempo di restituzione dei DVD al negozio online non ha un limite prefissato e non prevede di conseguenza penali per eventuali ritardi come accade nel noleggio offline. L'abbonamento al servizio ha un costo fisso mensile ed il numero di noleggi possibili durante il periodo dello stesso è illimitato, quindi il tempo trascorso tra il noleggio e la restituzione non parrebbe incidere in modo diretto sul costo del servizio. In ultimo le spese di spedizione sono incluse ed anche quelle di restituzione: filmcasa.it fornisce infatti l'abbonato di una busta preaffrancata da utilizzare allo scopo, busta che quest'ultimo avrà premura di imbucare nella casella postale più vicina. Il sistema è senza dubbio originale e se il modello proposto può avere un discreto margine di successo iniziale nella mente dei navigatori più proattivi ed entusiasti, non garantisce però a mio parere una percentuale sufficiente di fedeltà degli stessi sia per la mancata esistenza di una convenienza economica per il consumatore rispetto alla proposta dei concorrenti offline di filmcasa.it, sia per alcune lacune esistenti nel meccanismo (volute, forse, per far reggere il modello di business). Ipotizziamo di essere un utente che ha scelto l'abbonamento "Filmcasa basic", abbonamento che ha un costo di 19,90 Euro / mese. Dopo esserci iscritti autorizziamo un addebito automatico sulla nostra carta di credito. Prima lacuna: per interrompere l'addebito automatico occorre inviare una raccomandata a filmcasa.it cinque giorni prima della scadenza mensile successiva e non esiste modo di effettuare online l'operazione di disdetta. Grazie al nostro amore viscerale per il cinema non badiamo a questo inconveniente e procediamo. Siamo adesso in grado di comunicare a filmcasa.it una lista di DVD a cui siamo interessati. Filmcasa.it procederà ad inviarceli attraverso il tradizionale servizio postale (due alla volta, e ripeterà l'invio non appena avremo restituito i due precedenti, seguendo la lista dei titoli da noi indicati ). Seconda lacuna: ci sono metodi di spedizione più veloci, ma il pensiero che già procede verso la silhouette della nostra attrice/attore preferiti ci rende più simpatico il postino. Considerato ciò che si è appena esposto , nel più roseo degli scenari, riusciremo a fruire in un mese di 4-6 DVD: un costo quindi per ogni singolo noleggio tra i 3 e i 4 euro: decisamente troppi, e non bastano probabilmente gli stimoli al consumo elencati sul sito e cioè:
Il sistema di noleggio offline è assai capillare e non ha grosse falle nel suo funzionamento. Il traghettamento online dello stesso alle condizioni di filmacasa.it richiederebbe un ricambio di clientela che l'ampiezza dell'attuale community italiana di consumatori online credo stenti a garantire. Non dimentichiamoci poi dei canali televisivi satellitari dedicati al cinema che ad un prezzo non così distante rispetto a quello che si deve corrispondere a filmacasa.it forniscono un servizio assai più ampio diventando micidiali concorrenti. Per tornare ad Internet, la digitalizzazione della spedizione, e cioè il download, è ancora priva del suo ossigeno: la banda. Dove si comincia a respirare un poco, fanno capolino soggetti come Movielink, ma questa è tutta un'altra storia... BB. brrrrrr
Non lo nascondo, i blog aziendali non mi piacciono. Non tutti, sia bene inteso. Quelli "comunicativi", che cercano di creare un'immagine attorno ad un brand. Non credo che riusciranno mai nell'intento di raggiungere il loro obiettivo di creare una comunitá o di trasferire un messaggio ai lettori. Troppo banali per l'utente evoluto. Dispersivi per gli altri. Dopo il blog della Y, ecco l'ennesimo esempio di blog che non fa trasparire alcunché. Mi pare di assistere ai voli pindarici delle solite agenzie. Meglio fare altro, meglio investire in tabellare che pensare di creare immagine con queste iniziative di pseudo comunicazione. Questa volta è Bacardi. Le dimensioni non contano...
... o comunque contano fino ad un certo punto. Meglio chiarire: sto parlando di motori di ricerca. Prendo spunto da questa notizia su Punto Informatico e da quest'altra su Revolution Magazine: entrambi parlano della comunicazione da parte di Google del raggiungimento dei 6 miliardi di pagine indicizzate e della grande competizione nel settore dei motori di ricerca con il rilancio di Yahoo e MSN. Ma sarà proprio il numero di pagine indicizzate il parametro sul quale si basano gli utenti? Se invece di 6 miliardi di pagine Google ne avesse solo 5 miliardi, fareste le vostre ricerche altrove? Nel mio caso, e credo anche nel caso della maggior parte degli utilizzatori di Google, la risposta è no. Questo non significa che i ricercatori di Google possono andarsene in vacanza, ma che quello che la società ha raggiunto con il branding, il marketing virale ed il passaparola ha sicuramente, e forse paradossalmente, un valore maggiore e molto più difficile da eguagliare. Che novità!
Le donne spendono più degli uomini :-) Per la prima volta nella storia dell'ecommerce inglese, secondo una ricerca della Verdict, pare che il budget medio per la spesa online delle donne abbia superato quello degli uomini: £495 (€690) contro £470 (€655). Interessante, mi vien da dire. Ma ancora più interessante è il valore del mercato dell'ecommerce in UK: £4.9 miliardi (circa 7 miliardi di euro). L'ultima ricerca disponibile per l'Italia pubblicata lo scorso marzo dal Politecnico di Milano, valutava il mercato dell'ecommerce italiano 1,2 miliardi di Euro. Search (engines) Wars; una storia già vista?
Da mesi non si parla d'altro; dopo il fallimento dell’operazione di acquisizione di Google da parte di Microsoft la scorsa estate, ci avviamo infatti ad assistere al più importante scontro dai tempi di Internet Explorer Vs. Netscape negli anni ‘90. Il 2004 sarà probabilmente l'anno della transizione; i concorrenti in campo e quelli ancora fuori spenderanno fino all’ultima goccia dei loro budget (e del loro tempo) cercando di realizzare nuovi accordi di partnership, affilando le armi e la tecnologia per ritagliarsi una posizione di vantaggio in un mercato in forte e continua crescita come è quello degli sponsored links . Per lo scontro finale però, molti segnali concordano in questo senso, bisognerà attendere l’inizio del 2005. Proprio nel 2005 scadrà infatti la partnership tra MSN e Overture (rinnovata solo a gennaio 2004), ed in più, ancora più importante, nei primi mesi dell’anno è previsto il lancio del nuovo sistema operativo di Microsoft (nome in codice Longhorn) che integrerà un nuovo sistema di ricerca e file storage: il WinFS. Su newsgroup e siti specializzati circola con sempre maggiore insistenza la voce secondo la quale questo nuovo strumento di “ricerca” sarà completamente integrato all’interno del sistema operativo ed aggiungerà, alle classiche funzioni di ricerca su hard-disk locale (comunque migliorate permettendo la gestione e l’uso dei metadata), una nuova funzionalità in grado di interagire anche con l’ambiente web. Così facendo, l’utente del nuovo Windows sarà in grado di rintracciare materiale su una particolare parola chiave ricercando contemporaneamente tra i propri documenti Office, le email, i file digitali (musica, video, etc.) ed i siti Web all’interno dei quali è possibile trovare riferimenti alla keyword scelta. Secondo i bene informati, Microsoft starebbe anche valutando la possibilità di integrare in questo strumento anche il cosiddetto geotargeting; in pratica per mezzo di questa ulteriore funzionalità la ricerca potrebbe farsi ancora più mirata e l’utente, utilizzando il proprio CAP, potrebbe ricercare, ad esempio, un ristorante “caratteristico” utilizzando come primario il criterio di prossimità. Google e Yahoo! hanno già sperimentato negli USA qualcosa di simile; le opportunità di business sono in effetti evidenti. Ad ogni modo, da queste poche notizie, la tattica di Microsoft sembrerebbe ricalcare fedelmente quella utilizzata contro Netscape quando, nel 1996, Internet Explorer fu integrato all’interno di Windows95; Google ha dunque i giorni contati? In realtà, analizzando con attenzione anche gli eventi del ’96, il fattore “integrazione” ha svolto un ruolo assolutamente marginale; nel determinare il risultato della competizione hanno svolto un ruolo ben più rilevante da un lato il coraggio ed il marketing di Microsoft e dall’altro l’incapacità da parte di Netscape di rispondere in modo semplice alle nuove esigenze degli utenti web. Netscape 6.0 è stato il caso più rappresentativo di questo “limite” di Netscape; un browser instabile, nato forse con troppe pretese di integrare aspetti della navigazione anche molto distanti tra loro, costretto a confrontarsi con un rivale di sicuro più limitato, ma più semplice, veloce e (incredibile a dirsi) più stabile. Ad un anno dalla sfida decisiva tra i motori di ricerca, Google, ma anche Yahoo! e tutti gli altri potenziali competitor, hanno la grande opportunità di imparare dagli errori commessi da altri prima di loro nella sfida al gigante dell’IT mondiale. Ripeteranno gli stessi errori o riusciranno ad essere realmente innovativi? Vola basso
Chiunque abbia dovuto viaggiare per lavoro o per piacere in Europa, ha preso quantomeno in considerazione di utilizzare un volo di una compagnia no frills (o senza fronzoli). Un servizio molte volte spartano, minimo, che comunque raggiunge sempre l'obiettivo di portare a destinazione il cliente. Ultimamente poi viaggiando spesso tra Milano e Londra, devo dire che il livello del servizio si è incredibilmente alzato: puntualità svizzera (ma si dice ancora? :-)) e servizio molto buono. Durante uno di questi viaggi ho trovato in una delle mille librerie londinesi un libro di Barbara Cassani, la fondatrice ed ex-CEO di GO, la compagnia economica di British Airways, venduta nel 2002 a Easyjet. Ora la Cassani è a capo del comitato olimpico di Londra 2012. Devo dire che ho iniziato il libro con un pizzico di prevenzione: sarà il solito libro in cui un manager si loda: quanto sono stata brava a prevedere, che meeting quella volta, ho avuto una visione. E in parte è così. Le pagine in cui sembra di assistere alla beatificazione della Cassani ci sono. Ma per fortuna sono l'eccezione. Per il resto si tratta della storia di una azienda di successo che in due anni ha raggiunto il profitto. Lanciata nel 1998 come una filiale completamente indipendente di British Airways, GO è riuscita ben presto ad essere presente sulle maggiori tratte europee. Soprattutto su quelle linee in cui le compagnie "tradizionali", Alitalia, KLM, Air France, Iberia e British Airways stessa, offrono prezzi molto alti, giustificati (o non giustificati, dipende dai punti di vista) da una struttura e quindi da costi fissi da colosso. Uffici spartani, campagne pubblicitarie a basso costo ma molto efficaci, stipendi contenuti, piani di marketing, team di lavoro motivatissimi, crisi da risolvere, negoziazioni, la Cassani illustra come siano riusciti a creare l'azienda dal nulla attraverso il lavoro quotidiano, frutto di un'ottima pianificazione e di un controllo attento dei costi. Ma non mancano anche le analisi della strategia e gli scontri con gli altri manager del gruppo BA, che in una avventura come questa non sono certo mancati. Il libro fornisce anche un'ottima infarinatura della struttura del mercato dei trasporti aerei: costi, linee, quote di mercato, tassi di crescita, ecc.. Non mancano le curiosità, le feste, gli incontri particolari, no non ci sono intrighi amorosi, la Cassani pare essere felicemente sposata con due bambini. L'epilogo (credo di non infrangere alcuna regolare aurea se ve lo racconto :)) è la vendita della compagnia aerea a Easyjet, un concorrente. La Cassani e i manager dell'azienda hanno lottato per cercare di acquisire l'azienda con un buy-out ma non ci sono riusciti. Sono stati traditi da BA e da 3i (un venture capital che nel frattempo era entrato nel capitale di GO) che hanno preferito monetizzare un ottimo investimento, ricavando la liquidità che avevano perso in altri investimenti meno azzeccati. È un libro che consiglio. Perché fornisce un'ottima idea di come si svolgono le logiche aziendali, anche quello meno pratiche e più politiche. Perché racconta la storia di un'interessante e avvincente start up company. Perché pare di vivere le stesse sensazioni che qualcuno di voi avrà provato nel periodo della bolla speculativa. Perché consente di tenere allenato l'inglese per gli affari (per ora non c'è la versione italiana). Perché anche tu ti sarai chiesto come diavolo fanno a sopravvivere le compagnie aeree a basso costo. E io non clicco!
Forse non è il caso di scrivere un articolo come ironizza Luciano Giustini nel suo blog. Non è un problema fondamentale del web design, altrettanto vero. Però il problema del clicca qui all'interno delle pagine Web me lo sono dovuto porre spesso. Abbiamo dovuto affrontare processi di acquisto anche abbastanza complessi: pagamento con carta di credito, in contanti, in contrassegno, consegna a domicilio, in negozio, carrello, ordine, conferma d'ordine, ecc. Insomma una serie di alternative che possono confondere anche il più navigato degli utenti e bloccare il maggiore esperto di usabilità. Resta il fatto che dopo aver condotto alcuni test di usabilità, se un utente non clicca perchè non capisce che un bottone lo porta allo stadio successivo, pur sapendo che quel bottone è stato interpretato correttamente dal 95% del campione, allora preferisco mettere un bel CLICCA QUI. Sarà ridondante per il 95% dei miei clienti, ma così facendo non rischio di perdere il 5% del mio fatturato. Ancora su Blog e Politica
Questa settimana vi segnalo un articolo apparso su Blogads, una sorta di network pubblicitario di Blog. Viene presentata in questo articolo la Case History del candidato Ben Chandler impegnato in una campagna di comunicazione per l'elezione al congresso degli Stati Uniti; all'interno del piano media del candidato, un ruolo rilevante è stato ricoperto infatti proprio dalla "sponsorizzazione" mirata di alcuni blog, selezionati per contenuti ed accessi all'interno del network di Blogads. Qualche dato: investimento iniziale di $2,000 per due settimane di campagna. I primi risultati parlano di un ritorno in termini di fondi raccolti tra i $45,000 e $50,000 dollari ... non male, vero? Buona lettura! Premiazione lassativa
Il portiere con il cilindro ci apre la portiera del taxi, scende la mia cliente, io devotamente pago e la seguo. Una miriade di marketing manager, sales manager, product manager, account director, art director e copy writers, tutti in abito scuro, brulicano nella reception hall del Grosvenor House, uno dei più lussuosi alberghi di Park Lane, e si scambiano convenevoli con un calice di champagne in mano. Il nostro ospite, il direttore vendite eccessivamente servizievole di una delle più prestigiose riviste mediche, ci colma il bicchiere di bollicine e ci invita a vedere gli stand con tutte le creatività finaliste. Le pareti semovibili grondano di leaflet, poster, inserti, pagine pubblicitarie, brochure da direct marketing: lassativi, pillole contro il bruciore di stomaco, per abbassare il colesterolo, dimagranti. Alcune delle campagne, come quella di un prodotto per la prostata e quella con l'uomo-tricheco sono ironiche e riescono a far sorridere senza prendere in giro la condizione del paziente: ammetto che gli art e i copy hanno fatto un ottimo lavoro. Peccato però che noi non abbiamo nemmeno potuto partecipare alle finali perché la categoria eBusiness o digital advertising o chiamalo-come-vuoi-tu (e forse il problema della comunicazione online a volte sta proprio nella confusione dei nomi) quest'anno non esiste nemmeno e l'anno prima aveva avuto pochissime candidature. Quindi nonostante gli incredibili risultati ottenuti con il marketing farmaceutico online non possiamo nemmeno sperare in un premio. Un urlo cerca di sovrastare il chiacchiericcio dei markettari già un po' brilli: "il pranzo è servito vi preghiamo di recarvi nella Great Room!!!". La fiumana di invitati si incanala verso la lussuosa sala da pranzo e viene accolta da riflettori, locandine del cinema e i sosia di Marylin Monroe e Jack Nicholson il tema della serata, egregiamente organizzata, è infatti l'era d'oro del cinema. Ci sono 130 tavoli rotondi con al centro un candeliere d'argento a tre bracci, vino bianco, rosso, champagne, fiori e dieci persone per tavolo. "chi sarà il presentatore quest'anno?" chiedono i miei commensali. "il tema sono i film di Hollywood, potrebbe essere un attore" " Magari c'è Kate Winslet" (l'attrice del Titanic), gli altri anni ci sono sempre stati personaggi di un certo livello, presentatori, giornalisti, comici". La conversazione al mio tavolo non cattura il mio interesse, studio piuttosto i ruoli che ognuno gioca e che fatica a mantenere dopo l'ennesimo bicchiere di champagne. Prima della pannacotta ci chiedono di fare un'offerta di beneficenza e ovviamente nessuno si sottrae, chi per generosità vera chi perché si sente osservato. Finalmente arriva il brillantissimo Stephen Fry e ci salva dalle chiacchiere inutili tra commensali. Ironico, sagace e consapevole della 'generosità' di questo tipo di pubblico dichiara che i prodotti farmaceutici sono la sua vita dato che lui in quanto asmatico, ansioso e insonne è un fermo sostenitore dell'industria che fornisce caramelle per adulti. Le premiazioni scivolano via velocissime, le creatività più impattanti vengono effettivamente premiate e sembra che i vincitori non siano stati pre-informati (un respiro di onestà rispetto a tanti altri award visti in passato soprattutto in Italia). Una serata ricca, elegante e, seppur non molto emozionante, molto ben organizzata e 'sintomatica' di un industria che sicuramente soffre meno di altre ma che si dovrebbe permettere di sperimentare progetti di marketing più innovativi. Dove metto l'accento?
Ho ricevuto una mail da un fornitore di servizi internet con l'offerta di una linea ADSL. Un'offerta molto interessante tra l'altro :-). Qui sotto trovate parte della mail che ho ricevuto, notate qualcosa di strano? From: newsletters@staff.***.it To: *** Subject: *** Informa - "New Adsl" Gentile cliente, e? con vivo piacere che siamo a segnalarle una nuova opportunit?er il suo accesso ad internet: la nuova Adsl 640 di ***.it Grazie alla sua disponibilita? in tutte le citt? italiane raggiunte dal servizio ADSL; alle prestazioni di un accesso diretto alle principali dorsali dati e grazie al prezzo straordinario, Adsl 640 di ***.it rappresenta l?offerta ideale per chiunque voglia utilizzare internet senza alcun vincolo e sfruttandone tutte le potenzialita?. E sì, tutti gli accenti sono stati sostituiti da caratteri strani. Ci voleva veramente poco per sostituire le parole accentate e magari impaginare in HTML. Sbagliare questi piccoli (ma importantissimi) dettagli è un delitto per il fatturato. Mi immagino il potenziale cliente (io in questo caso): se sbagliano questi dettagli chissà cosa succederà quando avrò bisogno di assistenza. E pensare che chi ha inviato questa mail ci lavora in questo mercato, chissa' se avesse fatto altro: una mail con un bel virus? È permission?
Stamattina mi sono iscritto (ma forse lo ero già, boh) alla newsletter di Seth Godin, quello di "Permission marketing" e "Unleashing the ideavirus". Beh, dopo meno di 2 ore mi ha risposto personalmente (poco importa se fosse proprio lui o un impiegato qualsiasi) ringraziandomi e mettendo in cc la persona che si occupa del mantenimento del sito. Lui, che ha venduto milioni di libri e guadagna in un mese più di quanto guadagnerò io in 10 anni si è preso la briga di rispondere, e intempi ultrabrevi, a un utente rompiscatole che gli segnalava un dettaglio insignificante, e immagino che riceva un numero di mail a 3 zeri ogni giorno. E' un insegnamento di marketing straordinario per tutte le aziende: il cliente è una risorsa, non una rottura! Arriva l'anti-Google?
Vi segnalo un'intervista apparsa su Punto informatico al Marketing Director di Overture Italia, Davide Corcione. La trovate qui (http://punto-informatico.it/p.asp?i=46766) Tra gli spunti più interessanti, anche in relazione al modello Google: - il ruolo della redazione di Overutre chiamata, per garantire un servizio di qualità agli utenti, a verificare la contestualità e la rilevanza delle inserzioni a pagamento - la grande attenzione che Overture riserva alle piccole e medie aziende; da un lato con politiche di prezzo molto agressive, dall'altro con l'offerta di tool gratuiti (il Conversion Counter) in grado di far camprendere all'inserzionista, con investimenti contenuti, se il click generato sul motore di ricerca è o meno di qualità per il proprio business. Buona lettura! Come il Web ha rivoluzionato il mercato degli annunci gratuiti
Nella prima metà degli anni ’70 esplode anche in Italia il fenomeno dei giornali di annunci gratuiti; si tratta inizialmente di prodotti poco più che amatoriali realizzati da piccoli editori locali all’interno quasi sempre di aziende a conduzione familiare. Quattro o cinque pagine stampate, fitte di annunci, bassi investimenti iniziali ed una duplice prospettiva di ricavi; da un lato, con l’offerta di annunci gratuiti per i privati, si puntava a far crescere i contenuti, spingendo conseguentemente le vendite in edicola, dall’altro, proprio grazie alla crescita delle vendite in edicola, questi editori iniziarono a proporre alle aziende il loro giornale come strumento pubblicitario di promozione sul territorio. Un modello dunque molto semplice che venne mutuato da quelle realtà francesi, nord americane e soprattutto inglesi presso le quali aveva già avuto modo di affermarsi e di dimostrare tutte la sue potenzialità. Il successo di queste iniziative, anche nel nostro paese, fu immediato; il giornale di annunci rappresentava infatti per i suoi lettori un nuovo modo, più semplice ed economico per vendere, comprare o scambiare merce di ogni tipo prescindendo dalla presenza fisica di compratore e venditore in uno stesso luogo fisico (come era ed è ancora nei mercatini rionali) Negli anni seguenti da un lato la componente prezzo (la maggior parte dei prodotti proposti per la vendita in un annuncio gratuito sono prodotti usati o comunque non nuovi) dall’altro l’elevata diversificazione merceologica hanno contribuito all’affermazione del mercato su scala nazionale. In questo quadro la connotazione “localistica” del prodotto ha tuttavia sempre rappresentato un valore vincente; i lettori andando in edicola cercavano un giornale ricco di occasioni da prendere al volo, magari con una semplice telefonata, magari in giornata. Questa necessità di localizzazione spinta dei contenuti ha portato ad una strutturazione geografica del mercato molto ben definita e ad una sorta di spartizione del territorio tra i diversi competitor che si riunivano nella associazione di categoria (Anspaeg, www.anspaeg.it); di fatto a Milano troviamo Secondamano, a Padova Portobello, a Firenze La Pulce ed a Roma Porta Portese. Nel modello che abbiamo descritto la funzione principale del giornale di annunci gratuiti consiste nel creare un’occasione di contatto tra domanda ed offerta; se questo contatto si conclude o meno in modo positivo non è materia di interesse per l’editore. Questi è infatti concentrato nell’ottimizzazione dei processi distributivi e nella valorizzazione dei suoi lettori con la vendita di spazi pubblicitari ed è impensabile infatti, oltre che eccessivamente oneroso, strutturare un processo che integri la verifica della correttezza dei dati dell’inserzionista privato con il controllo e l’assistenza per il completamento della transazione Per anni, tuttavia, questo limite non ha rappresentato un pericolo concreto per la prosperità degli editori coinvolti; non esistevano infatti alternative ai giornali di annunci per le particolari esigenze che questi riuscivano a soddisfare tra i loro lettori. E’ a partire dalla seconda metà degli anni ’90, con la diffusione di massa di Internet anche in Italia, che questa situazione muta radicalmente; iniziano infatti a farsi notare in questo periodo realtà come i siti di annunci e di aste online, nate proprio sfruttando il modello dei giornali di annunci cartacei e tra queste la più importante per numero di utenti iscritti e prodotti disponibili, è sicuramente eBay.com. Come nei giornali di annunci c’è il controllo dell’inserzionista, la verifica dei suoi dati, ma grazie alle potenzialità di un media interattivo come il Web c’è molto di più; il sito diventa infatti luogo virtuale dove si ricostruisce e materializza la socialità dei vecchi mercatini rionali, dove è possibile che nasca un dialogo tra venditore e potenziali compratori per avere chiarimenti sulla merce, dove prima di completare l’acquisto è possibile ottenere informazioni sulla reputazione di un venditore e dove, con il meccanismo del prezzo dinamico, è possibile acquistare con la certezza di un prezzo equo rispetto alla domanda presente nel mercato. Con la diffusione di questi nuovi strumenti si crea un solco sempre più profondo tra le nuove iniziative dei siti di aste online e gli ormai “vecchi” giornali di semplici annunci; dove questi ultimi offrono solo la possibilità limitata di generare un contatto senza riuscirne a garantirne la qualità e investendo buona parte dei guadagni nel miglioramento delle politiche distributive, i siti di annunci ed aste online offrono infatti una soluzione completa dall’inizio alla fine della transazione e oltre azzerando il costo di distribuzione e concentrando ogni attenzione sulla generazione di valore per i propri utenti. Di fatto eBay ad esempio non solo gestisce l’assegnazione della merce con il meccanismo del prezzo dinamico, ma sbriga anche le pratiche per la definizione del pagamento (attraverso il sistema PayPal) ed in più permette a questa singola transazione di entrare nella storia della sua comunità di utenti chiedendo a venditore e compratore coinvolti di lasciare un feedback sulla loro esperienza di acquisto; questo feedback, come detto, sarà domani utilizzato da altri utenti per valutare la reputazione di un venditore o di un compratore contribuendo così ad ottimizzare il sistema. Il successo, strepitoso, di realtà come eBay sembrano dimostrare la capacità di Internet di integrarsi con vecchi modelli di business in modo nuovo, più efficiente ed in grado di garantire fonti di ricavo diversificate e crescenti (commissioni su singola transazione, vendita di spazi pubblicitari e servizi redazionali, etc.) Oggi gli editori che trenta anni fa inventarono i primi giornali di annunci, si trovano a doversi confrontare con questa realtà e non hanno molte alternative. O scelgono di imparare, con la stessa umiltà degli inizi, la grammatica del nuovo media oppure, consapevolmente, scelgono di scomparire. Blog politici e la politica dei blog
Cos'è un blog? Troppo complesso per dare una risposta univoca. A cosa serve un blog? Domanda mal posta. Quella giusta è: un blog serve? Che serva o no, il successo che il blog come strumento di comunicazione sta riscuotendo in questo momento ha fatto sì che dall'uso, come spesso accede, si passasse all'abuso: cosa facciamo di nuovo oggi? Facile, un blog! Questo preambolo per parlare di una iniziativa nuova per la scena italiana, e destinata a far discutere: un blog politico. O forse sarebbe meglio dire un blog elettorale, visto che si tratta del blog che Sergio Cofferati ha deciso di inserire all'interno del proprio sito web allestito in occasione della sua candidatura come sindaco di Bologna. Parlando con Cristian Vaccari, responsabile del sito www.sergiocofferati.it, è venuto fuori sostanzialmente che l'obiettivo principale è quello di entrare in contatto con un target che difficilmente sarebbe potuto essere avvicinato tramite i mezzi di promozione politica tradizionali. I ragazzi della fascia di età 18-30 difficilmente partecipano ai comizi, alle riunioni di partito o alle assemblee elettorali, e i pochi che lo fanno sono evidentemente già "politicizzati" e quindi poco influenzabili e verosimilmente già schierati. Questi ragazzi però è quasi certo che navighino su Internet, ed è abbastanza probabile che leggano alcuni blog o addirittura ne tengano uno proprio. In pratica il proposito è quello di istituire un canale comunicativo/informativo quasi prescindendo, paradassalmente, dal merito delle questioni trattate: "Ehi, Sergio Cofferati ha un blog, perchè non vieni a leggerlo, vedrai poi se ti interessa o meno!". Inoltre il blog rappresenta un'occasione di partecipazione attiva da parte degli elettori di immediatezza difficilemente eguaglabile e soprattutto riduce al massimo l'esposizione dell'elettore: quanti di noi hanno mai fatto domande in una riunione con 100 persone presenti e quanti di noi hanno mai fatto un commento su un blog, magari come anonimo? E' un discorso già fatto e rifatto anni fa per le chat, ma tuttora mantiene una validità incontestabile. Da non sottovalutare, senza dubbio, la componente "immagine": la percezione da parte degli utenti è quella di un candidato al passo coi tempi e attento alle novità, una persona che sa quello che succede attorno a lui, anche e soprattutto in ambiti extra-politici, e non è un dinosauro istituzionale. Dal punto di vista del layout e della navigabilità il blog segue lo schema semplice ma abbastanza chiaro del resto del sito, con qualche pecca che in parte è stata corretta in corsa, come ad esempio la mancanza di un link per tornare alla home page del blog, la mancanza di un codice visivo che rendesse chiara la possibilità di visualizzare il singolo post (è stato aggiunto il link "visualizza commenti". Indipendentemente da come finiranno le amministrative di Bologna, ed indipendentemente dalle convinzioni politiche di ciascuno di noi, la scelta di Cofferati rappresenta un passo significativo nel campo della comunicazione via web in Italia, e a maggior ragione nel campo dei blog: il blog è "Lo strumento" di comunicazione in questo momento, e chiunque voglia raggiungere un certo tipo di utente/cliente/ascoltatore/lettore/elettore non può prescindere da esso. Rotto il ghiaccio con i politici non resta che aspettare che anche le aziende capiscano come i blog possono diventare un canale di accesso, di scambio e di comunicazione con i propri clienti. Hanno il cosa, che trovino il come. Un caffè con Splinder
Come primo articolo per questa nuova avventura mi pare doveroso parlare di blog. Una moda? Forse. Un nuovo modo di comunicare? Anche. Sicuramente un fenomeno che in Italia ha avuto una forte accelerazione grazie a Splinder. Una realtà che ha contribuito a diffondere la cultura blog. I numeri parlano chiaro: più di 40.000 blog aperti. Per chi utilizza Splinder, lo strumento blog è già diventato tale: una interfaccia semplice, intuitiva, che permette anche all'utente meno evoluto di aprire il proprio blog in cinque minuti. Gratis.
Come non iniziare questa chiacchierata dal nome di Splinder? Perché lo avete chiamato così?
Perché dà il senso della rapidità e pulizia, è un nome simpatico e facile da ricordare. Per un business sulla Rete, poi, eravamo obbligati a pensare al suo dominio, e qualche anno fa quando abbiamo pensato alla creazione del servizio, nessuno aveva ancora registrato il nome Splinder.
Le storie delle start-up company si sprecano ormai. Cantine, negozi sporchi, chiacchierate al bar (
), anche voi immagino avrete la vostra storia da raccontare.
Nulla di speciale Max. Splinder è stata una iniziativa studiata a tavolino. È il frutto di una idea di alcune persone, fra cui Marco Palombi, con background molto variegato, unitesi intorno al progetto di creare una piattaforma di nuova concezione che mettesse assieme il Publishing immediato via WEB e l'Instant Messaging.
Mi pare di capire che la vostra filosofia sia quella della crescita controllata. Una struttura snella in grado di crescere per rispondere alle richieste della comunità e del business.
Attualmente al progetto lavorano una decina di persone, non tutte a tempo pieno. C'è chi si occupa di fornire supporto alla comunità, chi definisce e sviluppa le nuove tecnologie, chi sta mettendo a punto nuovi servizi e accordi che permetteranno di monetizzare lo sforzo che abbiamo profuso per creare una comunità ampia e fedele.
Come già detto, il successo di Splinder è evidente, siete diventati la blog-community italiana per eccellenza. Siete riusciti a rendere il blog uno strumento 'popolare' anche in Italia. L'interfaccia per creare un blog è semplice, intuitiva e
in italiano.
È vero, siamo cresciuti tanto e continuiamo a farlo molto rapidamente. Stiamo introducendo nuovi servizi, l'ultimo dei quali è stato un sistema di messaging per ricevere alert in tempo reale dai blog a cui si e' iscritti e fare parlare gli utenti tra loro. Inoltre abbiamo attivato una collaborazione con Wind, portando i blog sul loro sistema I-Mode.
Con questa prima iniziativa avete inaugurato i sistemi per monetizzare la comunità di persone che siete riusciti a raccogliere intorno al vostro strumento di publishing.
La collaborazione con Wind prevede una percentuale per Splinder per ogni registrazione al nostro servizio. L'utente con il servizio I-Mode può gestire il proprio blog intervenendo da qualsiasi punto del pianeta si trovi a patto che vi sia un servizio compatibile disponibile.
L'inizio mi pare abbastanza arduo. Non credo Wind abbia ancora rilasciato numeri circa il numero degli abbonati al servizio, ma posso suporre che la crescita degli abbonati al servizio non sia rapida. Quali altri revenue stream (mi auguro nessuno mi linci per questa licenza :-)) avete in programma di lanciare?
Stiamo lavorando ad una piattaforma di servizi premium; i servizi di base attuali sono e resteranno gratis per tutti gli utenti.
Servizi premium alla Blogger Pro o professionali come Typepad. A tal proposito gli utenti hanno chiesto ad alta voce alcuni strumenti presenti su altre piattaforme, ma che ancora mancano su Splinder, uno su tutti il feed RSS. Che cosa rispondete?
Fino ad qualche giorno fa Blogger non offriva i feed nella versione basic e solo pochi giorni fa ha deciso di adottare il formato ATOM per i suoi feed (non utilizzando il formato RSS), anche nella versione Basic; nessuno si e' mai sognato di criticare Blogger per quella scelta. Anche noi stiamo pensando di offrire i feed e stiamo valutando il miglior modo per farlo.
Inoltre, le polemiche che si sono sviluppate non tengono conto del fatto che chiunque voglia può avere il feed RSS sul suo blog su Splinder, utilizzando uno dei tanto servizi ausiliari, come già fanno alcuni; quindi Splinder non ha mai impedito di avere i feed RSS, come si voleva far credere; abbiamo pensato di privilegiare il sistema di Alert via Messenger (che presenta evidenti vantaggi di immediatezza), considerando i feed RSS come qualcosa di non facile spiegazione ed adozione.
È anche vero che così facendo state costruendo una comunità chiusa, immagino nel tentativo di mantenere attive sulla vostra piattaforma le persone che decidono di aprire un blog su Splinder. Iniziano solo ora le discussioni in merito a come proporre pubblicità attraverso i feed RSS, ma immagino che prima o poi ci arriveremo. Quando lancerete le prime iniziative di comunicazione a pagamento sulla comunità Splinder?
Si tratta di progetti in corso di definizione. Abbiamo intenzione di attivarli ma ad oggi siamo ancora nella fase di studio.
Quali saranno le prossime novità che gli utenti della comunità di Splinder si possono aspettare?
La versione PRO di Splinder e una serie di integrazioni sempre maggiori con la piattaforme di Instant Messaging, che e' la vera innovazione di Splinder (unica a livello mondiale).
Parliamo, ma solo rapidamente, di tecnologia. Alcuni utenti di Splinder si lamentano dei continui "down di sistema". Immagino che in un certo senso stiate lavorando a mantenere il servizio ad alto livello.
Non so quante volte abbiamo cambiato configurazione alla piattaforma tecnologica. Praticamente siamo sempre a rincorrere la crescita di Blog per offrire sempre un servizio facile e veloce.
Avete intenzione di espandervi all'estero?
Stiamo già lavorando con MoTime ad aprire il mondo dei blog in inglese. MoTime utilizza la stessa piattaforma di Splinder. Senza grossi sforzi siamo riusciti a raccogliere 10.000 blogger, in un mondo in cui i vari Blogger, TypePad e gli altri erano presenti da tempo. Per ora ci stiamo concentrando sul vasto numero di utenti che scrivono e leggono in inglese. Poi grazie all'esperienza maturata in questi mercati, cercheremo di proporre Splinder in altre lingue e sempre con la stessa piattaforma.
E' sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con Howard. Ma tra un sorso di caffè e qualche croccantino a Sirius si è fatto tardi: c'è una comunià di blogger da gestire. |