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Fineco: New Bank, Old Story?
Il conto corrente Fineco, come più di recente il conto Arancio, rappresenta per tipologia di offerta, ma ancora di più per target di riferimento, uno tra i fenomeni più rappresentativi dell'Internet italiana. Con una comunicazione che raggiunge oggi la quasi totalità dei suoi correntisti, Fineco ha però deciso un netto cambio di strategia commerciale rispetto al passato. Difatti, a partire dal 1° giugno 2004, verrà introdotto un costo mensile di 5,95€ che, come riporta la comunicazione, secondo una logica "tutto compreso" darà diritto all'uso di tutti i servizi di banking online, prelievi Bancomat da tutti gli sportelli senza commissioni, carte VISA, Bancomat, Pagobancomat ed interessi attivi lordi fino all'1,75%. Non male come incremento costi; da 0,00€ a 5,95€. Va detto che per chi ha sottoscritto contratti per altri prodotti Fineco (ad esempio fondi pensione, etc.) le vecchie condizioni contrattuali restano valide ed in più per chi apre un conto ora è previsto un premio mensile pari all'importo di 5,95€ fino a gennaio 2005. Ai correntisti "delusi" da questo repentino cambio di rotta, Fineco offre però la possibilità di guadagnare credito fino a ripagare i 5,95€ di costo del conto; come? 1€ ogni 300€ spesi con VISA e/o Pagobancomat In pratica, dicono da Fineco, il conto dovrebbe restare gratuito a patto di usarlo in modo intensivo e quindi ad esempio accreditando lo stipendio, pagando con carta di credito, etc. In conclusione l'iniziativa mi sembra decisamente interessante; anche l'idea di utilizzare un pò di "basso" CRM per premiare i correntisti che generano maggiore valore è decisamente valida; resta da vedere se quelli di Fineco riusciranno a far percepire questo passaggio "a pagamento" come qualcosa di diverso da una semplice tassa. In fondo non viene offerto un upgrade di servizio ed anzi si chiede al correntista di sborsare più di 71 euro l'anno per un servizio che già aveva ... gratuitamente. Cresce il Local Web Advertising (negli USA)
E' questa la conclusione di uno studio fatto da Barrel Associeates i cui risultati, appena resi pubblici, hanno suscitato molto interesse. Gli autori della ricerca prevedono infatti un incremento medio di spesa nel 2004 pari al 28,7%, più del doppio rispetto al web Advertising considerato nel suo insieme; sfortunatamente il WebAudit della Barrel non analizza questo aumento di spesa per tipologia di strumento (per intenderci, non sappiamo quale quota di spesa è riservata alle Pagine Gialle, quanto ai motori di ricerca ne quanto ai siti che richiamano realtà locali, etc). La ricerca prevede anche un notevole incremento nei ricavi nel 2004 per giornali e Tv locali (tra 80% ed il 100%), ma da quello che leggo non si comprende se questa crescita è causa, effetto oppure è indipendente dalla corrispondente crescita di spesa pubblicitaria online. Ed in Italia? Dopo il clamore suscitato ieri dalla notizia del raggiungimento di quota 21 milioni di navigatori, ripresa anche dai maggiori giornali e telegiornali nazionali, penso sarebbe opportuno iniziare ad indagare questi aspetti locali, ma in una prospettiva diversa rispetto a quello che è stato fatto in USA. Negli Stati Uniti infatti la dimensione locale si realizza in macro-aree omogenee geograficamente, ma aventi come centro di influenza le maggiori metropoli (New York, Los Angeles, etc); in Italia la dimensione locale è molto più "diffusa", con pochissime macro-aree (Milano, Roma ad esempio) e difficilmente inquadrabile. E tuttavia conoscere in che modo gli inserzionisti locali percepiscono il media potrebbe rappresentare davvero un ottimo punto di partenza per raggiungere l'obiettivo di una crescita stabile di investimenti pubblicitari online anche nel nostro paese. Tempo di certificazioni
Grazie a un accordo tra Adobe e Infocamere è nato il progetto denominato SmartSigner, una soluzione che permette di creare documenti in formato Adobe PDF con firma digitale. L'accoppiata mail e PDF con valore di legalità e certificazione è senza dubbio un gran passo in avanti che agevola moltissime applicazioni sulla Rete. La soluzione ha un costo di 375,00 Euro (Iva esclusa) e sarà disponibile dalla metà di aprile presso la rete di vendita e il sito di commercio elettronico di InfoCamere ...E alla fine arriva Bill!
Leggo su Zeus News che Microsoft ha intenzione di destinare gran parte degli investimenti del settore R&D a sviluppare servizi che facciano concorrenza a Google sul fronte delle news, della ricerca e dei blog. A breve quindi ci troveremo di fronte Newsbot (già attivo in realtà), Answerbot (in diretta concorrenza con il mitico Askjeeves) e Blogbot (che sfiderà Blogger/Google). Questa strategia ovviamente ha dei pro e dei contro: non si rischia di gettare soldi in ricerca e sviluppo per prodotti/servizi dei quali non è possibile stabilire la presa sul pubblico; si entra in un mercato già pronto e ricettivo, sia dal punto di vista della distribuzione sia da quello della conoscenza da parte degli utilizzatori; si parte da una base tecnologica esistente e non si deve "inventare" nulla, se non a livello di comunicazione. D'altro canto però se si perde il momento giusto si rischia di non riuscire a raggiungere la leadership; sono necessari ingentissimi investimenti pubblicitari; si deve trovare il modo di strappare i clienti al first mover. Due proposte per un Digitale (Extra)Terrestre.
Il 31-12-2006 cesseranno le trasmissioni televisive nella "ultra-cinquantennale" tecnologia analogica, se la legge attualmente in discussione sarà approvata e non subirà modifiche. La sperimentazione, come molti già sapranno, è già in corso e durerà ufficialmente (sempre secondo la legge in approvazione, salvo modifiche o proroghe) fino a Luglio 2005. L'eventualità, tutta da verificare, causata da questo incremento di capacità trasmissiva, è che gli editori che si sono "accaparrati", a caro prezzo, i Multiplex (le frequenze di trasmissione), vogliano affittare le frequenze che non utilizzano ad editori "terzi"; l'effetto di questa eventualità (che sto ipotizzando io, ma per ora non è stata ipotizzata dai carrier già attivi sul DTT; Mediaset, Rai, La7 e Dfree), sarebbe che un editore che vuole diffondere i propri contenuti potrebbe farlo senza investire in infrastrutture, ma pagando un consistente canone di affitto all'operatore di rete (che non so quantificare, ma visti i costi degli investimenti in infrastrutture, in qualche modo il costo d'affitto deve portare alla copertura di queste spese). Il punto è che i capitali necessari ad entrare nel mercato del DTT, come operatore di rete, sono ingenti (stimati in 1,5 miliardi di Euro), quindi saranno quasi esclusivamente le aziende già attive nel campo delle trasmissioni TV a poter sostenere un tale livello di investimenti; questo perché l'editore già attivo sull'analogico ha un "cuscinetto" costituito dagli introiti pubblicitari, che va ad attutire gli investimenti nel DTT, ed anche perché l'editore che sostanzialmente si "trasferisce" dall'analogico al digitale, ha già un pubblico consistente di utenti fedeli. Qualunque altra azienda che volesse entrare nel mercato DTT avrebbe quindi dei problemi in più, oltre agli ingenti investimenti necessari, soprattutto sulla mancanza di fedeltà degli utenti TV. Sono abbastanza convinto, oltretutto, che l'ingresso di nuovi editori che copiano, come modello, come contenuti e come target destinatario, il modello delle tv generaliste, è destinato a fallire. C'è qualche possibilità in più se si propongono canali tematici o canali di servizio; bisogna pensare qualcosa di nuovo insomma, ma mi sembra che la Rai per ora sia l'unica che lo sta facendo (Rai Doc e Rai Utile), anche se per giudicare aspetto di vedere cosa ne esce, dal momento che non c'è niente di definitivo, nemmeno il nome di queste due nuove reti. Come evitare quindi il rischio concreto di una "blindatura" del mercato, con pochi editori/operatori di rete che controllano la rete di trasmissione, ed eventualmente affittano le frequenze che loro non utilizzano ad altri editori che ne sono sprovvisti? Proposta 1 - Il finanziamento Per favorire l'ingresso di nuovi editori, io destinerei gli incentivi ad imprese (o ad idee imprenditoriali) destinate a sfruttare le nuove caratteristiche introdotte dal DTT e ad accrescerne l'offerta in termini di contenuti, anzichè finanziare l'acquisto dei decoder (oltretutto con la politica scellerata di vendere dei decoder per un servizio in gran parte indisponibile, generando arrabbiature e delusioni negli utenti, nonché una sensazione di "fregatura"). Proposta 2 - Un Multiplex ad accesso pubblico Per favorire l'ingresso di nuovi editori, o più propriamente, per favorire il pluralismo, propongo che si approfitti della abbondanza di canali che il DTT (rispetto all'analogico) sembra consentire, per creare un Multiplex ad accesso pubblico, sul modello dei canali ad accesso pubblico presenti in Olanda. Questi canali ad accesso pubblico, in Olanda, sono nati su iniziativa statale, ma su spinta "popolare"; negli anni '80 gruppi di "pirati" entravano illegalmente nelle trasmissioni TV, diffondendo i loro contenuti, principalmente di "video-art". Lo Stato olandese ha deciso (è stato in un certo senso costretto, per far terminare le attività di "hacking" della TV via cavo), di offrire canali ad accesso pubblico che rispondessero a questa volontà di comunicare; naturalmente negli anni la qualità di questi canali si è accresciuta, arrivando a proporre formati di tutti i generi, dall'informazione ai talk-show, alla copertura mediatica di eventi locali ed internazionali. In Italia non c'è una spinta popolare all'accesso al broadcasting, almeno non forte come quella olandese degli anni '80, anche se non manca il fenomeno, ormai non più secondario, delle TV di strada che trasmettono nei coni d'ombra delle frequenze concesse agli altri editori, e che contano ormai qualche centinaia di "trasmettitori" diffusi su tutto il territorio nazionale, supportati nella loro attività da un network di creatori e distributori di contenuti (naturalmente a titolo totalmente gratuito), che fa capo a New Global Vision. Come si dice in questi casi, "just my 2 cents", per cercare di avere un vero sviluppo del broadcast in Italia (a prescindere quindi dal DTT o meno, ma tentando di approfittare di questa innovazione), fin troppo asfissiato dall'oligopolio "bicefalo" (ma a me sembra "acefalo", almeno nella qualità del prodotto finale) che in molti vorrebbero mantenere invariato. Yahoo e Kelkoo
Notizia di oggi che Yahoo ha acquistato per 475 milioni di Euro, Kelkoo, una piattaforma di comparazione di prezzi, molto attiva in Italia e presente pressochè in tutta Europa. Già da diverso tempo mi chiedevo dove stesse andando l'area shopping di Yahoo: pochi prodotti, impaginazioni a volte approssimative, perdita di contatti e di interesse per i partner o acquirenti di spazi pubblicitari che dir si voglia. Ecco la risposta. Mi sembra anche una mossa strategica che risponde all'imminente lancio della versione definitiva di Froogle (ancora nella sua versione beta) che porterebbe in Europa un sistema di comparazione di prezzi che potrebbe essere l'ennesima killer application di quei geniacci di Google. E-mail "certificata"
Il Consiglio dei Ministri, su proposta di Lucio Stanca - Ministro per l'Innovazione - e Luigi Mazzella - Ministro per la Funziona Pubblica - ha varato una norma che permette l'invio di messaggi di posta elettronica equivalenti, in termini di valore legale, alla tradizionale lettera raccomandata A/R. La posta certificata è un servizio che può essere fornito solo dagli ISP, od altri enti pubblici/privati, autorizzati dal Cnipa (Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), il quale ha anche il compito di sorvegliare sull'attività degli iscritti (non si capisce in che modo, ed a che scopo, si spera comunque nei limiti della privacy). I fornitori del servizio di posta elettronica certificata si occupano di certificare i due momenti principali dell'invio di documenti informatici: l'invio (notifica, avente valore legale, dell'avvenuta spedizione del messaggio) e la ricezione (notifica della avvenuta o mancata consegna). E' naturale pensare che questo servizio ha la sua utilità soprattutto per la PA, e per le realtà aziendali pubbliche e private, ma non è da escludere una evoluzione futura anche per i privati cittadini, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente e del ricevente. Se un giorno diventerà obbligatoria per tutti la e-mail certificata, almeno per quanto riguarda la certificazione dell'identità del mittente (forse sto diventando paranoico, ma non mi sembra un'ipotesi così remota), con lo scopo di abolire l'anonimato e l'intracciabilità delle e-mail, gli utenti verranno costretti a sottostare alla registrazione di tutti i propri messaggi per 24 mesi, ed alla tracciabilità di ogni loro comunicazione elettronica? Ristoclub.it
Ristoclub.it è una iniziativa nata, come si legge sul sito, dalla passione di quattro ragazzi per la buona cucina e per Internet, il cui connubio ha fatto pensare all'idea di creare un database dei locali e ristoranti italiani, inseriti tramite un sistema di affiliazione, ed accompagnato da un sistema di prenotazione on-line. Fin qui, starete pensando, niente di strabiliante; eppure in questa iniziativa ci sono i "semi" per lo sviluppo di un utile servizio di prenotazione a distanza. Il lay-out del sito si presenta in maniera, a mio parere, fin troppo scarna ed anonima, con la classica impostazione a due colonne, una colonna più sottile a sinistra con la funzione di menù guida verso i contenuti principali del sito, e quella centrale destinata a contenere un motore di ricerca ed i contenuti che i content manager del sito hanno deciso di posizionare in evidenza. Il contenuto "forte" di Ristoclub.it è il DB dei locali pubblici (circa 1.500 affiliati), comprensivo del territorio italiano, che include ristoranti, agriturismo, wine bar, trattorie e pizzerie; è su questo DB che Ristoclub.it sviluppa il suo business, nonché il suo ventaglio di servizi. La prenotazione on-line è l'unico motivo (ed è giusto così) per cui vale la pena entrare in questo sito; il sistema di prenotazione è molto classico, senza funzionalità superflue, ma dotato di tutto quello che serve. Il funzionamento prevede, dopo aver scelto il locale al quale si è interessati, la specifica del giorno, dell'orario e del numero di persone per le quali si desidera riservare un posto; la prenotazione, se giunta a buon fine, deve comunque ricevere una conferma ulteriore, che viene trasmessa tramite e-mail o SMS (a scelta dell'utente). Dopo la ricezione di questa conferma la prenotazione diventa effettiva. Come già detto per altri aspetti di questo sito, anche in questo caso è tutto minimale, ma funzionale. Marketing di frontiera
Il protocollo TCP/IP deve andare a braccetto con la flessibilità. Questa considerazione deriva dall’insindacabile esigenza di poter sullo stesso utilizzare applicazioni e far transitare dati estremamente differenti tra loro senza per questo dover superare valli adrianeschi: e ciò va inevitabilmente a scapito della sicurezza. Pensare e sperare che qualcuno possa modificare il mondo esterno all’azienda per garantire la sicurezza dei dati di quest'ultima è un grosso errore di valutazione. Ne conseguirebbe che, nell’attesa, l’unico computer sicuro potrebbe essere quello riposto in una stanza chiusa dotata di porta blindata, scollegato dalla Rete, spento; e a patto che vi fossero due guardie armate a vigilare il suo stato. Quel computer sarebbe sicuro, ma evidentemente incapace di dialogare con chicchessia. Nella realtà non messianica, la stragrande maggioranza dei dati elaborati hanno esigenza di essere trasmessi, per avere un motivo di esistere nei conti economici dell’azienda. Ognuno deve essere in grado di difendere le proprie frontiere senza per questo limitare grandemente l’operatività. Investire nella sicurezza significa non solo effettuare un efficace setup del sistema, ma soprattutto prevederne massiccia manutenzione e aggiornamento. Infatti se si può strutturare il sistema di protezione al meglio nel momento della sua realizzazione è impossibile precedere ciò che accadrà nell’immediato futuro: l’evoluzione della Rete è continua ed incredibile e mentre sto scrivendo nuove falle del sistema vengono scovate e nuovi virus vedono la luce. Trasmettere ai clienti questi concetti di base è assai importante per poter poi proporre delle soluzioni riguardanti la sicurezza e la protezione dei dati. Spesso le soluzioni pacchettizzate non si dimostrano le migliori. Per chi voglia davvero proporre dei sistemi di sicurezza efficaci ed in grado di stare al passo con i cambiamenti continui della Rete, consiglio di affidarsi spassionatamente e senza remore all’open source puro e scevro da traghettamenti e masticazioni di sorta. (non starò qui naturalmente a descrivere soluzioni dettagliate, le quali delego invece a quel tecnico che ogni buon fornitore e venditore della sicurezza deve saper trovare, valorizzare e inserire all’interno della propria struttura) Inoltre l’open-source ha il vantaggio di essere praticamente gratuito e, appunto, open-source; ossia i sorgenti sono disponibili e liberamente modificabili dal sistemista che dispone in questo modo di un controllo totale su qualunque aspetto del sistema e di tutta l'infrastruttura di comunicazione. La granularità con la quale si può intervenire su questo tipo di sistemi è davvero appagante. Il cliente potrà così trovare in voi e in quello che rappresentate innanzi tutto un consulente e poi anche, contestualmente, un fornitore di vitali servizi: e vi pagherà molto bene. Investirà su di voi e non su licenze software o su costosissimi hardware. La sicurezza è consulenza, la consulenza è sicurezza: far diffidare delle imitazioni! Ottima idea, ma servizio Minimum...
La Minimum Fax è una gran bella casa editrice, non fosse altro per la pubblicazione di tutte le opere Raymond Carver. In occasione delle feste natalizie ha inaugurato il servizio minimum cards, ovvero delle carte prepagate, acquistabili online, con degli sconti anche molto cospicui (35% per il taglio da 200 euro). Ok, l'idea non è straoriginale, ma considerando la scarsa vitalità delle case editrici online anche il solo fatto di avere una sezione e-commerce costituisce un merito. Purtroppo però, nonostante l'idea sia valida e comunicata in modo efficace, il servizio è degno del nome dell'azienda: minimum. E' possibile ordinare per telefono, via fax (...), via e-mail e presso la sede a Roma. Comunque probabilmente io comprerò lo stesso la card, per acquistare tutti i libri di David Foster Wallace, quindi in ogni caso hanno guadagnato un cliente nonostante tutto. Sarà anche una buona occasione per testare il loro servizio di acquisto via e-mail (sinceramente non ho mai acquistato nulla via e-mail prima d'ora), come funziona, quali dati chiedono, che tempi di consegna hanno e tutto il resto. (e)-lezioni americane
Dopo la campagna presidenziale 2004, decisamente il rapporto tra web e politica non sarà più lo stesso. Se usiamo la macchina del tempo per un raffronto tra il sito, per esempio, di Forza Italia del 96 (che in quanto partito "virtuale" era allora all'avanguardia sulla Rete) e il sito di John Kerry del 2004, notiamo immediatamente come se nel 1996 avere un sito era un dippiù, qualcosa tanto per dire "siamo moderni, abbiamo anche il sito", nel 2004 l'intera campagna elettorale si compenetra ed anzi viene guidata, anche a livello organizzativo, dall'online. Kerry si presenta dunque con un web perfetto, e che inevitabilmente rappresentera' per chi verrà dopo (già a partire dalle Europee) un paradigma completo di come comunicare, a livello di contenuti e di grafica (leggera e contaminata di blog, e quindi vicina alla grafica abituale del visitatore) ad un target preciso; un sito che prima buca il video con la sezione news (foto d'impatto fresca di giornata); poi subito a fianco incita all'iscrizione alla mailing list, per non rischiare di perdere il contatto fugace con il visitatore; infine espone la mercanzia, con i vari argomenti di discussione, ben elencati. Eppoi, perchè negli USA raccogliere soldi è importante come raccogliere voti, ecco apparire la richiesta di azione (contribuisci, contribuisci!). Non ha ovviamente dimenticato che creare una community (reale e virtuale) è fondamentale: et voila'! forum per gli incontri online, calendario degli incontri offline, blog del candidato, che non può non avere un blog. E sa che la comunicazione coordinata è importante, ma anche costosa, e non è quindi una sorpresa la quantità di gadget cartacei da scaricare in formato PDF (e quindi uguali per tutti!) e da stampare a spese del sostenitore (dal cartello da sventolare alla convention al flyer per il porta a porta, dal modello di raccolta firme alla cartolina da ritagliare seguendo bene i trattini); ovviamente i capi di abbigliamento con il brand (perchè di brand si puo' parlare a questo punto) sono a pagamento ed al servizio della causa, organizzati in un vero e proprio shop online. Non manca il sito in lingua spagnola, ne' la ricerca locale per stato (comunicate global, act local!). Anche il marketing "virale" online non è stato trascurato: dall'icona del MS Messenger da esibire ai propri contatti, al logo piu' link per sponsorizzare il sito web. Se poi volete essere dei veri supporter sul web, la liste delle cose da fare è inclusa. Insomma, in USA con il www non si scherza più. E i dati confermano: il 39% dei votanti in Iowa prima di partecipare alle primarie ha consultato i siti dei candidati [fonte: Des Moines Register], e il 50% (circa 20 milioni di dollari) dei fondi elettorali di Dean è stato raccolto online [fonte: G. Graff, portavoce di Dean]. MSN cambia interfaccia per i paid listings
Dopo le polemiche degli ultimi tempi sulla presenza nei risultati di ricerca di listings a pagamento non chiaramente separati da quelli free, quelli di MSN hanno realizzato una serie di test sulla soddisfazione degli utenti e proprio sulla base dei risultati di questi sondaggi ha annunciato di voler cambiare interfaccia al proprio motore a partire dal 1 luglio 2004. Obiettivo principale di questo restyling sarà proprio la netta separazione dei risultati a pagamento, che saranno anche cromaticamente evidenziati, dai normali risultati del motore di ricerca; le prevedibili reazioni negative degli inserzionisti non spaventano quelli di MSN che si dicono conviniti, nel lungo termine, del successo di questa scelta ... staremo a vedere. Alice nel paese della musica
Leggo che anche qualcun altro è rimasto perplesso dopo aver letto l'intervista ad Andrea Casalini, CEO di Buongiorno Vitaminic. Certo Turani (il giornalista autore dell'intervista) non si è mai dimostrato tenero con le web company, se non con quelle che gravitano attorno al gruppo Espresso. Casalini presenta l'accordo con Telecom Italia per portare brani musicali a pagamento sul nuovo portale RossoAlice, in cui gli utenti trovano contenuti multimediali da scaricare a pagamento. Sono d'accordo con quanto scritto da Mantellini circa l'utilità dell'accordo Telecom Italia - Buongiorno/Vitaminic. Non capisco il motivo per cui Telecom Italia debba allungare la catena distributiva, anzichè cercare di accorciarla. Mi pare sia ormai chiaro per tutti che per vendere su internet con prezzi competitivi si devono eliminare tutti gli intermediari inutili alla costruzione dell'offerta. Buongiorno Vitaminic avrà pure i migliori agganci nel mercato della musica, ma non credo che Telecom Italia avesse bisogno di un partner per stringere accordi con le major discografiche. Mi sono anche sorpreso di una considerazione di Casalini, molto new economy, per giustificare la capacità del management di gestire il nuovo accordo: Il vertice della sua società ha fatto una specie di festa a Parma e Del Rio (presidente di Buongiorno) e Dettori (inventore di Vitaminic) hanno fatto i dj tutta la sera servendosi solo di due piccolissimi I-pod, collegati all'impianto hi-fi del ristorante, sui quali avevano scaricato sa il cielo quanta musica. Non sapevo che l'aver organizzato una festa MP3 cinque anni fa, mi desse una tale qualifica :-) Non sono invece d'accordo circa la validità dell'operazione RossoAlice. La ritengo una iniziativa da tenere d'occhio, le premesse ci sono tutte: contenuti, traffico/visibilità, banda e sitema di pagamento. Considerando che Telecom sta puntando ad esportare la propria offerta, il progetto potrebbe diventare un ottimo sistema di distruzione di contenuti. Gli accordi diretti con i fornitori di contenuti potranno essere utilizzati in tutti i mercati in cui l'offerta di Telecom Italia sarà presente. Senza scordare che i pagamenti dei clienti di Alice avvengono attraverso la bolletta del telefono, nessun bisogno di carte di credito o carte prepagate, un bel passo in avanti. Google tips & tricks
Poiché le discussioni tornare spesso sull'argomento Google, mi pare utile segnalare che a Milano giovedì 25 marzo alle ore 18, si terrà un incontro dal titolo "Google trucchi e segreti per hacker" organizzato da Hopslibri. Dove? Presso la Libreria Hoepli - Via Ulrico Hoepli, 5 (MM Duomo, San Babila). Magari ci si vede là :-) Alcune osservazioni sui sistemi di "Paid Inclusion" e sui motori di ricerca.
I sistemi di inclusione a pagamento all'interno dei motori di ricerca, del tipo "Keyword Advertising" (pubblicità contestuale alle keyword, quindi non si tratta di una vera e propria inclusione nel DB dei siti "cercabili") o "CPC", fino a che livello di numero di investitori non cominciano a soffrire di eccessivo affollamento, e quindi di una perdita complessiva di efficacia degli investimenti? Qualche settimana fa Clickz.com ha pubblicato un articolo dove viene trattato questo problema, riferito alla pubblicità on-line; riassumendo l'articolo viene detto che gli investimenti in on-line advertising, in USA, sono aumentati grazie ad un incremento delle performance che ha indotto gli investitori a credere un po' di più nel mezzo, ma la crescita del numero di investitori potrebbe causare un calo delle performance, e quindi il venir meno del presunto motivo principale dell'aumento di investitori. C'è qualcosa di sbagliato in questo tipo di ragionamento circolare? Un'altra questione che mi sembra interessante è l'importanza del posizionamento nelle prime posizioni all'interno dei motori di ricerca. E' noto che i SEO utilizzano il posizionamento in testa ai motori come indice centrale della loro abilità, nonché come obiettivo da centrare assolutamente per garantirsi la visibilità e la felicità del cliente. Ma, da conoscitore teorico della registrazione all'interno dei motori di ricerca (non è mai stata al centro del mio lavoro), mi chiedo se anche il posizionamento ha una sua importanza relativa, in particolare rispetto al numero di visitatori provenienti dal motore di ricerca X. Se da X mi arriva sempre lo stesso numero di visitatori, perché io, azienda con un sito web sul quale sviluppo business, mi devo preoccupare se (a causa di uno spider ballerino) ho perso dieci posizioni in un mese?
La credibilità di un sito web
Come si misura la credibilità di un sito web? Navigando sono venuto a conoscenza di una interessante ricerca di Consumer Web Watch secondo la quale i parametri di giudizio degli utenti sono i seguenti: 1. Design Look — 46.1% 6. Information Accuracy — 14.3% Quindi inutile affannarsi per i contenuti perchè tanto gli utenti si basano solo sul look&feel del sito? Ovviamente no, ma ammetto che queste cifre fanno riflettere e ribadiscono, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche i contenuti migliori e più interessanti se confezionati ed assemblati in modo inadeguato non servono a nulla. Altro dato assolutamente inaspettato, almeno per me: la notorietà del nome e la reputazione sono solo al 7 posto! E il branding? Consiglio comunque la lettura di tutta la ricerca, sarà certamente un ottimo spunto per utili riflessioni sul proprio sito web e/o su quelli dei propri clienti. NOKIA, integrazione fra weblog, fotografia e telefonia
Nokia si era già dimostrata sensibile in merito alle piattaforme weblog per le proprie azioni di marketing. I blog erano già entrati nel mirino di casa Nokia che aveva visto in questo fenomeno una buona fonte per attingere a potenziali Influential a cui far testare per primi i suoi nuovi prodotti. Era il caso del primo foto-fonino 3650, lanciato sul mercato americano attingendo anche ai weblogger. In che modo? Facendolo testare a dieci influential blogger focalizzati sul fenomeno dei fotoblog. Nokia non ha aspettato che si parlasse del suo nuovo telefonino, ma ha anticipato i tempi promuovendo il prodotto tramite weblog che lo utilizzassero e ne parlassero. Questo è stato il primo step. Forse legati alle filosofie di Seth Godin o di De Bono (Pensiero Laterale), hanno voluto ribaltare la situazione. Se ne sono accorti coloro che sono andati a dare un’occhiata al CeBit. Cosa è successo? È successo che nokia ha ribaltato la situazione. Non più solo fonte di nuovi prodotti, ma ora anche di servizi legati al fenomeno weblog, creando e utilizzando una piattaforma weblog studiata apposta per i possessori dei suoi telefonini, e puntando alla convergenza di alcuni fenomeni che sono trend puri: fotografia digitale, weblog, stampe digitali.. tramite telefonini. Nokia al CeBit ha annunciato e presentato il 7610, il suo primo telefonino che promette qualità fotografica che ci si aspetterebbe da fotocamere digitali entry level. Telefonino sottile il 7610 con una scocca bicolore e un monitor a 65.000 colori, con una fotocamera che scatta con una risoluzione dignitosa di 1152x864, ottica di qualità e zoom digitale 4x. Fin qui solo novità di prodotto, ma la novità vera che capovolge l’approccio marketing della casa finlandese al mondo dei weblog è una nuova applicazione presente nella confezione e nel telefonino chiamata Lifeblog. Lifeblog di Nokia è un'applicazione non troppo differente dalle altre piattaforme di weblog, ma è ottimizzata per il mobile blogging. Christian Lindholm, responsabile delle interfaccia Nokia e ora responsabile del progetto lifeblog ha intuito l’importanza di sviluppare un software che permettesse di organizzare le informazioni degli utilizzatori dei telefonini, che si tratti di suono, foto, video questi ora non solo possono essere spediti come email o mms, ma possono essere organizzati e pubblicati su weblo tramite lifeblog! Lifeblog si basa sul recepimento di tutte le informazioni multimediali raccolte dall’utente con il suo telefonino durante il tempo e organizzate in una timeline (linea temporale) nel momento in cui il telefonino viene collegato al proprio pc (ma non necessariamente). Da qui l’utente può decidere cosa pubblicare. Sarà un fotoblog? Sarà solo un weblog? Sarà un lifeblog (termine coniato da Lindholm), non lo so. So solo che è un approccio di push market alla scelta dei suoi prodotti e allo spread virale degli stessi decisamente ben costruito. Photoblogger come uomonero ed il suo progetto di photoblogger.org, piattaforme weblog come splinder o blogger potranno essere tra coloro che accoglieranno il segnale di proposizione del servizio al proprio pubblico. E la nicchia verticale di convergenza di nokia con il mondo online sarà ancora più stretta, e dettata anche da accordi con case per la stampa digitale delle foto scattate. Pas mal.. n’est pas? ;) Fiat online
È notizia di oggi che Fiat ha pubblicato il nuovo sito nella veste internazionale (fiat.com) e nazionale (fiat.it). Il risultato mi pare buono. L'immagine del sito raccoglie i dettami dell'off-line, colori, linguaggio e immagini sono perfettamente in linea. Ho appreso dal comunicato che è online anche il nuovo servizio per costruirsi un preventivo online. Tempo fa provai ad utilizzare il servizio messo a disposizione dal sito di Alfa Romeo, ma mi bloccai ad un certo punto perchè il sistema non mi fece progredire. Questa volta tutto è andato per il meglio. Sono giunto alla fine del preventivo con la possibilità di contattare un concessionario o richiedere un preventivo. Per la cronaca ho costruito un preventivo per una Barchetta, spinto dai 25 gradi che si respirano oggi :-) Un buon passo in avanti. Paid Inclusion or not Paid Inclusion?
C'era da aspettarselo: dopo che Askjeeves ha recentemente interrotto una parte dei suoi servizi a pagamento, ecco i concorrenti scalpitare ed entrare nel merito della discussione. Yahoo! e Google sono divisi su una questione fondamentale che riguarda la collocazione dei risultati del paid inclusion nel contesto dei risultati complessivi. Il nuovo servizio di Yahoo! infatti non distingue visivamente i risultati che sono frutto di un'inserzione a pagamento da tutti gli altri. Yahoo! sostiene che questo non falsi la bontà del servizio offerto ai navigatori, mentre Google è di altro avviso: i risultati devono essere rigorosamente separati. Ora, mi sembra che la questione sia: il software che gestisce il sistema di posizionamento, riesce davvero a garantire la qualità dei risultati e quindi del servizio? Se è così, non vedo problematiche di sorta. A pagamento o non a pagamento, l'utente troverà comunque link che rispondono alla sua interrogazione al motore e quindi verrà soddisfatto. Ma se per mera logica di business il software porterà in alto anche link che sono per il navigatore meno interessanti o addirittura estranei rispetto ad altri nel contesto della ricerca, certo questo sarebbe assai poco corretto e controproducente. Dall'off-line all'on-line e ritorno
Si sa che il libro è sempre meglio del film, e troppo spesso questo non vale solo per il rapporto letteratura-cinema. In alcuni casi la grafica è trascuratissima e pesante, semplicemente perchè non è grafica per il web, viceversa in altri tutto è incentrato sulla grafica senza offrire contentuti o servizi che giustifichino l'esistenza di un sito web. In questo post vorrei però parlare di due esempi positivi, due siti cioè che integrano e completano i rispettivi "originali" e offrono una web experience valida e significativa: www.internazionale.it, sito della rivista settimanale omonima, e www.cameracafe.it, sito della sit-com di Italia1. -> Internazionale -> Camera Cafè Questi due siti a mio parere rappresentano un ottimo modo di utilizzare il web per rafforzare e completare un prodotto off-line, sia esso una rivista, una trasmissione televisiva, ma anche un brand, un servizio, una campagna pubblicitaria. B.L.O.G.: Better Listings On Google
Altro che contrazione di "web log", secondo quanto riportato in questo articolo su WebProNews.com blog è l'acronimo di Better Listing On Google, perchè il motore di ricerca californiano favorisce nel ranking i siti con aggiornamenti regolari. Buona lettura Chi vuole un Pop-Up?
I Pop-Up funzionano? In effetti sono un ottimo veicolo per guidare traffico verso un sito (fino a 14 volte più efficace di un banner), ma se ci concentriamo nella valutazione dei ritorni di immagine per un particolare marchio lo scenario cambia decisamente. I consumatori, infatti, non gradiscono chi usa questi strumenti ed anzi, tendono a considerare questi inserzionisti come dei veri e propri spammer; tuttavia questo formato continua ad avere un buon successo, perchè? In questo articolo di ClickZ vengono analizzate proprie le ragioni per cui alcuni marchi online scelgono di correre un rischio notevole pur di guidare traffico verso le proprie pagine e quale ruolo svolgono in questo contesto i media buyers; di sicuro, mi sembra di capire, avremo a che fare con questo fastidioso ma (per alcuni) utile strumento ancora per molto tempo. Tutta un'altra musica
Il Parlamento Europeo, con un voto a larga maggioranza, ha di recente approvato una direttiva sulla proprietà intellettuale che va decisamente in controtendenza rispetto alle ultime deliberazioni in materia anche nel nostro paese. Sostanzialmente in questo documento da un lato viene ribadita e rafforzata la condanna verso chi trae un qualsiasi tipo di profitto dal commercio di materiale non originale (è prevista anche la possibilità di congelare i conti correnti bancari degli indiziati di reato), ma dall'altro è sancita la non punibilità per atti commessi in buona fede dai consumatori (come ad esempio scaricare musica da Internet per uso personale). All'interno della direttiva c'è anche spazio in realtà per una importante concessione che il Parlamento Europeo fa alle major dell'industria discografica; nel caso in cui un titolare di diritti d'autore intenda perseguire attività illegali condotte su scala commerciale, questi potrà infatti obbligare i provider alla fornitura dei dati personali degli utenti coinvolti in queste attività sospette. Chiaramente le proteste e le accuse di attentato alla privacy non si sono fatte attendere; accuse che si sono tradotte anche in attacchi personali verso la relatrice del provvedimento, la francese Janelly Fourtou del PPE, colpevole di "matrimonio" (in questo caso di interessi) con il suo compagno di vita Jean-Rene Fourtou, mega-boss di Vivendi Universal. Personalmente ritengo questa direttiva solo l'ultimo di una serie di segnali di malessere che emergono dall'industria culturale, di fatto incapace di gestire una richiesta di rinnovamento che, sempre più concretamente, sale dal mercato; Internet non ha generato questa richiesta, e tuttavia è riuscita a dare una risposta vincente ai consumatori. Le grandi imprese dell'industria culturale si erano illuse negli anni '50 e '60 di aver raggiunto un livello di organizzazione e di gestione distributiva tale da garantire un successo senza fine, ma negli anni è cambiato il modo di ascoltare musica (dall'lp, al CD all'MP3), di vivere il cinema (prima con il VHS ora con l'home theatre), in una parola, è cambiato tutto. Le aziende coinvolte non hanno dunque saputo rispondere a questa situazione di fatto con una rimodulazione dell'offerta distributiva o con una seria analisi di prodotto, e si stanno invece intestardendo in azioni di lobbying o con politiche di "criminalizzazione" dei consumatori (come i CD Copy Controlled) che tendono a penalizzare, invece che a valorizzare l'acquisto di originali. Eppure qualcuno sta provando nuove opporunità di business ed i casi di successo non mancano; Elio e le Storie Tese, nel corso del loro ultimo tour, vendono alla fine di ogni serata un CD contentente l'esibizione integrale del concerto al quale si è appena assistito e con questa iniziativa stanno riscuotendo un notevole successo. Un caso molto simile è quello dei Pearl Jam che un paio di anni fa misero in vendita, direttamente online, più di 70 CD estratti da altrettanti concerti tenuti in giro per il mondo. Altre iniziative interessanti sono quella di iTunes della Apple che permette per 0,99$ di scaricare "legalmente" un brano nella inifinita libreria disponibile, o ancora i chioschi musicali per creare compilation come quelli installati di recente a Bergamo. Insomma, si possono forzare le istituzioni a realizzare leggi gradite ad una particolare lobby, ma dove esiste una forte richiesta di mercato l'unico strumento per rispondere non può che essere il marketing. Web Recruitment e miglioramento dei processi di selezione
E' un fatto consolidato che le teorie di organizzazione aziendale hanno da tempo superato la concezione del personale di un'azienda come semplice "forza produttiva", per attribuirgli il concetto più esteso di "valore strategico" per la vita dell'azienda, per il suo sviluppo, per quella che - usando un linguaggio "confindustriale" - si può chiamare "capacità di competere". Quella che vorrei analizzare è la possibilità dell'impiego di strumenti di web recruitment per il miglioramento e lo snellimento del processo di selezione. Ognuno di questi strumenti, usato singolarmente o all'interno di un processo ben definito, potrebbe (condizionale) portare ad un miglioramento del processo di ricerca del personale. Gli strumenti per raggiungere questo obiettivo ci sono tutti; la tecnologia aiuterebbe soprattutto la fase di verifica della presenza di competenze chiave richieste dal ruolo vacante, tramite una ricerca testuale, per parole chiave, delle competenze stesse all'interno di DB di profili professionali, sia tramite la somministrazione a distanza di test di assessment (psico-attitudinali), atti anche in questo caso ad effettuare una prima, rapida, scrematura dei candidati. I benefici principali sono riassumibili, dal punto di vista dell'azienda, in una maggior rapidità del momento di raccolta delle candidature valide, che saranno approfondite ed ulteriormente scremate durante i colloqui. Mi riesce ancora difficile immaginare (ma non si sa mai) lo svolgimento dell'intero processo di selezione secondo una modalità "on-line", a distanza, in video-conferenza oppure con altri strumenti asincroni. I destinatari, vale a dire gli utilizzatori potenziali, degli strumenti di web recruitment potrebbero essere prima di tutto le società che si occupano di ricerca e selezione del personale (dalle società di fornitura del lavoro temporaneo agli head hunter), che li utilizzeranno per accrescere le loro possibilità di trovare i giusti candidati per le loro aziende-clienti, ma anche i Responsabili/Addetti alla funzione Risorse Umane delle aziende (o anche direttamente i manager di linea) potrebbero esserne interessati. Secondo me ci sono alcuni aspetti da valutare, in merito al web recruitment: - Adattabilità ai diversi profili professionali. - Virtualità Vs. abitudini consolidate. Insomma, il recruiting via web può essere utile, ma non per tutti e subito; per molte aziende probabilmente sarà necessario comprendere, prima di utilizzare il web per la selezione del personale, l'importanza di presentare delle offerte di lavoro chiare ai candidati, complete, e trasparenti (nonché veritiere). Questo aiuterebbe ad instaurare un rapporto corretto con il futuro collaboratore sin dal primissimo contatto (senza ingenerare illusioni e false speranze, con la conseguenza di un deterioramento graduale dei rapporti, fino all'estremità di comportamenti anti-aziendali), e predisporrebbe l'azienda ad utilizzare gli strumenti di web recruitment, i quali - più della selezione tradizionale - le richiedono di essere disponibile ed aperta alle esigenze di informazione dei candidati che sta valutando, ed alla valutazione imparziale delle loro potenzialità. Occorre anche, da parte dell'azienda, non cadere nella tentazione dell'eccessiva automazione della ricerca e selezione del personale, ovvero nella riduzione del processo di selezione alla sola funzione di matching delle competenze auto-certificate dal candidato con le competenze richieste dal ruolo offerto (questo lo fanno già le società del lavoro interinale, pur senza usare Internet, anche selezionando professionalità che io non darei mai da selezionare a questo genere di società); questo modo di procedere è incompatibile con la valutazione delle persone, che non può essere basata solo sulla verifica di questa corrispondenza, fatta "sulla carta". Secondo me l'utilizzo degli strumenti di web recruitment è auspicabile solo se questi verranno usati per beneficio sia dell'azienda sia dei candidati. Il beneficio per l'azienda dovrebbe consistere nel miglioramento della fase di pre-selezione e nell'educazione (incentivata) a chiarire prima di tutto a se stessa che persona sta cercando, per poter così formulare delle ricerche mirate, ed evitare di perdere tempo (e farlo perdere quando, spessissimo, vengono convocati candidati non in linea con quanto ricercato). Per i candidati invece il beneficio principale dovrebbe consistere nell'aumento delle possibilità di accesso alle selezioni in corso nelle aziende. Evergrow, Internet ed Europa
Si è svolto a Stoccolma la scorsa settimana il convegno inaugurale di Evergrow. L'interessante Progetto, che raggruppa i migliori gruppi di ricerca europei in tre aree principali quali i sistemi complessi, i sistemi ''peer-to-peer'' e le reti sperimentali, si prefigge come primo step di affrontare l'evoluzione che la Rete Internet avrà nei prossimi due decenni. Innanzi tutto verrà mappata la topologia della rete europea e gli schemi secondo i quali si auto-organizza il traffico sulla rete. Altre attivita' discusse includono nuovi algoritmi basati sui metodi detti di ''message-passing'' che offrono la possibilita' di ottimizzare il comportamento di sistemi estremamente grandi, e gli sviluppi piu' recenti nei servizi ''peer-to-peer''. Lo scopo di Evergrow è quindi quello di non giungere impreparati al momento in cui l'intera societa' sara' basata sulle reti, dalla vita privata al mondo del lavoro, all'industria ed ai processi di governo: cosa che i cervelloni di Evergrow prevedono accadrà da qui al 2025. Il progetto Evergrow e' finanziato dall'Unione Europea per quattro anni e sono in esso coinvolte grandi industrie come Ericsson, France Telecom, IBM e Telia Sonera. A livello scientifico l'Italia vede la partecipazione dell'Istituto per l'Interscambio Scientifico (ISI) di Torino, l'Istituto Nazionale per la Fisica della Materia (Unita' INFM di Roma ''La Sapienza''), e l'Abdus Salam International Center for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste Spot Ferrero
Un nuovo minisito della Ferrero in cui promuovono una nuova merendina. Personalmente non percepisco alcun valore aggiunto. Sembra quasi la trasposizione di uno spot pubblicitario. Hanno scelto di farci usare quattro dei nostri sensi: vista, tatto, gusto e udito. Usare per modo di dire. Perchè non un bel gioco interattivo? Anche alla luce del fatto che, secondo una ricerca di AOL, le donne sopra i 40 anni sono le maggiori utilizzatrici dei giochi online e quelle con un'età inferiore ai 40 anni non scherzano, almeno negli Stati Uniti. I giochi online pare siano un modo per fermare gli adulti davanti al computer fino a tarda ora. Customer Service Online. Chi era costui?
Londra. "Registrazione per residenti all'estero": CLICK. Devo mandare un telegramma urgente di condoglianze in Italia. So che Poste.it offre la possibilità di inviare un telegramma da internet. Mi registro. Dopo 4 ore, di un giorno lavorativo, non mi è ancora arrivato il login di abilitazione. Cerco sul sito un numero di telefono: 803.160. Sembra un numero che si raggiunge solo dall'Italia, provo a cercare un numero nel sito in inglese ma è lo stesso e da nessuna parte dice se si può chiamare dall'estero. Provo con 0039 davanti ma niente. Scrivo una lettera al customer service: mi rispondono dopo un giorno mandandomi una mail con un allegato che dice: Gentile Cliente,
La invitiamo a consultare la comunicazione presente nell'allegato. Cordiali Saluti Poste Italiane S.p.A. E allora mi apro l'allegato in word sicura di trovarci la risposta o il login e invece dice:
Descrizione della Risposta
Con riferimento alle Sua richiesta di assistenza, La invitiamo a contattare il numero 0039-0817796004, un nostro consulente sarà a sua completa disposizione, dal Lunedì al Sabato dalle ore 08.00 alle 20.00, ora italiana
Dimenticavo: il file pesa 388KB perche' include un inutilissimo logo Poste Risponde. Il telegramma lo faccio spedire da mia madre in Italia. Il sito delle poste ha perso una cliente e qualcuno dovrebbe seriamente mettere il naso nel loro progetto di usability. Piange il telefonino
Vi segnalo un interessante articolo apparso su BrandChannel.com relativo al mercato del m-commerce in USA. Pare infatti che dall'altra parte dell'oceano ci siano forti perplessità sulle reali potenzialità di questo mercato; la mancanza di una killer application ed i limiti imposti dagli stessi telefonini sembrano essere i motivi di questa "mancata" crescita. Ma l'autore dell'articolo va anche oltre individuando nelle caretteristiche di sintesi del linguaggio giapponese scritto uno degli elementi più sottovalutati ed al tempo stesso più determinanti per il successo del m-commerce tra i nipponici ... ma non potevano dircelo prima? :) Autogol di Yahoo?
Ottime le considerazioni di Mauro Lupi sugli ultimi avvenimenti nel mercato dei motori di ricerca. In sostanza Yahoo proporrà dei risultati che non risponderanno ai criteri di rilevanza delle parole chiave nelle pagine Web, ma all'importo che ciascuna azienda pagherà per essere tra quei risultati. Qualcuno pensa che saranno le stesse aziende ad assicurare la migliore corrispondenza tra parola chiave e contenuto. Che sia qualcuno pagato da Yahoo? Un'azienda che usa la zucca!
ING Direct è sicuramente uno dei protagonisti della comunicazione pubblicitaria da diversi mesi. Ho avuto modo, in un precedente lavoro, di collaborare sia con ING Direct direttamente sia con WMC, la società di InferentiaDNM che si occupa della campagna online. Ovviamente questo lo dico ora che non mi occupo più di queste cose, ma prima mi lasciavo spesso andare a discorsi del tipo: "Ma con tutti i milioni di euro che spendono in TV perchè non investono sul web?". - Impostando la campagna con un cost-per-performance hanno fatto in modo di avere un ritorno sicuro, o comunque di non diperdere l'investimento - Tenendo alta la fee hanno invogliato praticamente tutti a partecipare, considerando anche il momento non proprio roseo dell'advertising online - grazie alle caratteristiche del prodotto, ma anche a promozioni forti, alla caratterizzazione grafica e con una presenza costante hanno reso appealing il prodotto per una fascia molto ampia di potenziali clienti - hanno avuto tutto il branding gratis. Probabilmente non era il loro obiettivo principale, ma fa sempre comodo, soprattutto ora che stanno lanciando anche un nuovo prodotto (mutui) Risultato: budget ridotto, conversion rate strabilianti, rafforzamento del brand, business alle stelle. Ribadisco: vendere un prodotto che ti dà dei soldi e non ti fa spendere nulla non è poi così difficile, ma ci sono numerosi esempi (in particolare tra le compagnie di telefonia mobile) di promozioni comunicate male ed in maniera scoordinata. L'operazione Contoarancio nel suo complesso mi pare ben orchestrata, gestita in modo attento e puntuale, rinnovata periodicamente ed efficace. Henry Ford diceva, come è noto: "Metà dei soldi che spendo in pubblicità sono sprecati, ma non so quale metà". Probabilmente quelli di ING hanno capito qual era la loro metà sprecata. La carta non ha ancora credito
Rimango basito di fronte all'ennesimo intervento che cerca di denigrare l'utilizzo della carta di credito nelle transazioni online. Questa volta è un responsabile di Adiconsum. La risposta alle dichiarazioni di quest'ultimo, mi sembra non solo pertinente e corretta nel suo complesso, ma addirittura contenuta. Mi è capitato di dover parlare ad una trasmissione di Radio24 insieme ad un responsabile di Visa. E il giornalista mi pose la classica domanda: "Ma le transazioni su Internet sono sicure?". Allora lavoravo per l'azienda che in Italia genera il più alto volume di transazioni online (in valore). Quella volta non riuscii a trattenermi. Il servizio di pagamento online con carta di credito obbliga l'azienda ad assorbire i rischi di un sistema di pagamento non efficiente, tutelando giustamente il cliente. Non è la banca a rischiare, bensì è il merchant (l'azienda che riceve il pagamento) che sopporta il rischio della frode. Per il cliente è sufficiente una comunicazione alla banca per poter rientrare in possesso del proprio denaro. Per il merchant la questione non è propriamente in questi termini. In caso di frode chi rimane con il fiammifero acceso è proprio quest'ultimo: per una vendita persa, con merce che nella maggior parte dei casi si può considerare persa, il margine da recuperare sembra una montagna da scalare. A meno che si introduca il sistema di pagamento 3D Secure di Visa, il merchant si accolla tutto il rischio della frode. La risposta che diedi al giornalista fu molto chiara: "Il cliente non rischia nulla, non ci sono rischi per le persone che utilizzano la carta di credito presso un merchant fidato e conosciuto. Chi rischia in verità è l'azienda che si accolla tutto l'onere di una potenziale frode". Ovviamente il "collega" di Visa non commentò. In compenso il giornalista insoddisfatto rivolse la stessa domanda al responsabile di Visa, ricevendo una risposta tratta dal manuale del buon comunicatore: "Noi abbiamo delle statistiche che ci dicono che il rischio è pressoché inesistente". Chiaro, che rischi hanno loro? Nessuno. Servizi a pagamento? No grazie!
Askjeeves ha annunciato di voler interrompere il servizio a pagamento che proponeva agli utenti, servizio che permetteva di garantire un posizionamento nei risultati. Davvero curioso ed inoltre controcorrente, visto che Yahoo! ha appena annunciato il varo proprio di un servizio simile e altri motori lo propongono da qualche tempo con ottimi risultati. Riflessioni sull'e-learning
Premesso che non mi considero un "gran" conoscitore di metodi didattici, ho il timore che l'e-learning, per ora, non stia facendo altro che trasformare la formazione in "nozionismo", nel trasferimento di nozioni e concetti fini a se stessi e nella loro successiva - quasi automatica - certificazione. Questo mi sembra in particolare vero per alcune offerte di formazione professionale; altro discorso andrebbe sviluppato per i corsi formativi lunghi, nei quali l'e-learning è solo una parte del percorso didattico. Quello che temo è che l'idea preponderante associata all'e-learning non sia altro che una formula commerciale per cercare di costituire un mercato immediatamente redditizio, offrendo un servizio immaturo, spesso fatto solo di contenuti formativi non aggiornati ma semplicemente adattati ad un'erogazione telematica. Non intendo demonizzare il business ed il guadagno in sé, ci mancherebbe, solo che la mia visione è piuttosto differente da quella portata avanti da questi operatori; penso che, come è già successo altre volte nel campo della "net economy", si sia corso troppo in fretta nel celebrare una potenziale innovazione, senza riflettere a sufficienza su come renderla utile. Anche il concetto di "lifelong learning", con l'e-learning (ma anche con i corsi professionali comuni), diventa una situazione calata dall'alto, inquadrata, formalizzata, con un "dentro ed un fuori"; insomma, il totale contrario di quello che, secondo me, dovrebbe essere, almeno stando al significato delle parole: lifelong learning = apprendimento continuo, vita natural durante. Ogni cosa che faccio può portarmi ad apprendere, ogni interazione che vivo è potenziale fonte di conoscenza, la conoscenza stessa è nell'interazione. Ritornando all'e-learning, inteso come insieme di tecnologie e metodi didattici per l'apprendimento a distanza e per l'apprendimento continuo, mi chiedo se effettivamente si tratta di una rivoluzione (o almeno di una evoluzione), o se invece non fa altro che aumentare il divario tra apprendimento e pratica, fornendo solo l'illusione di aver appreso qualcosa di utile ed utilizzabile, di essersi aggiornati; questo peraltro è, secondo me, un problema che si pongono tutti i formatori e progettisti di formazione professionale, in particolare quella costituita da corsi brevi e seminari. L'E-learning ha anche un problema congenito, i tassi di abbandono troppo alti, causati a quanto pare dagli scarsi stimoli dell'utente/studente che frequenta un corso esclusivamente a distanza. Gli operatori del settore, i formatori ed i progettisti, stanno quindi ricercando la giusta miscela (da questo la definizione di "blended-learning") di percorso di studio a distanza e percorso in aula, con l'obiettivo di aumentare gli stimoli e diminuire di conseguenza il tasso di abbandono dei corsi. Altri rimedi potrebbero consistere nell'introduzione di business game, "simulazioni di ruolo" e nell'introduzione di spazi virtuali di interazione tra partecipanti ai corsi, onde riprodurre a distanza, ed anche in maniera flessibile, le dinamiche del "gruppo". Io spero che si possa condurre una fase di riflessione su come fondere tecnologia e desideri/bisogni umani e professionali di apprendimento e miglioramento costante, o più precisamente, su come abilitare - tramite la tecnologia - i bisogni reali di accrescimento e apprendimento continuo, evitando di dare l'illusione di star perseguendo il miglioramento di se stessi tramite corsi "chiusi" che si limitano a fornire nozioni e certificazioni, le quali spesso finiscono nel dimenticatoio (le prime), ed in fondo ai cassetti (le seconde). Se fossi un esperto di formazione mi metterei io stesso a condurre questa fase di riflessione, ma visto che non lo sono, chiedo se questa cosa la sta già facendo qualcun'altro, oppure se qualche esperto mi aiuta a capire ed a riflettere, magari insieme ed a "voce alta". Splinder: e pubblicità fu!
Sarà rimasto deluso chi si aspettava il lancio della piattaforma pro o chi sperava di continuare a "bloggare" in uno spazio completamente "libero" da inserzionisti invadenti, ma a partire da ieri sera anche Splinder ha deciso di inserire pubblicità all'interno della sua piattaforma. La modalità scelta è quella del text-advertising presente nella home page di sito www.splinder.it, nell'header distribuito su tutti i siti pubblicati da Splinder e nella parte bassa della pop-up per i commenti (il primo inserzionista è Applicando, newsletter su Mac). La strada è quella giusta? O soltanto un esperimento? Probabilmente neanche dalle parti di Splinder lo sanno con certezza e questo risulta con evidenza anche dall'approssimazione con cui è stato posizionato il messaggio proprio all'interno del pop-up commenti; poco chiaro e non contestualizzato. E' chiara invece la volontà dell'editore di non risultare "invadente" per timore delle possibili reazioni degli utenti, ma tutta questa cautela non rischia di tenere a distanza gli inserzionisti più interessanti? Cosa resta della New Economy?
Alla vigilia di una nuova ed importantissima IPO (Google) e a quattro anni dalla caduta delle utopie della Net-revolution cosa abbiamo imparato dagli errori del passato? Se lo chiede Jennifer Reingold in un articolo apparso sull'edizione di Marzo di Fast Company che mette sotto esame caso per caso i classici "miti" della New Economy. Internet ha davvero dato un nuovo ed illimitato potere ai clienti? Il cambiamento epocale da più parti profetizzato si è poi effettivamente realizzato? Dove hanno sbagliato quelle aziende che da promettenti dot.com si sono tramutate in dot.gones? Il virus della Mucca Viola
A quasi un anno di distanza dalla pubblicazione in lingua originale, è uscito a febbraio anche in Italia La Mucca Viola, ultimo libro di Seth Godin, il padre di concetti chiave per il marketing relazionale come Permission Marketing, l'economia dell'attenzione ed il concetto di ideavirus. L'analisi di Godin parte anche questa volta dalla comprensione delle cause della fine di quello che lui definisce il "complesso industriale-televisivo". Il circolo virtuoso che questo complesso descriveva segue un principio molto semplice; una azienda acquista spazi pubblicitari e, grazie alla visibilità ottenuta, aumenta la sua capacità di distribuzione, ma conseguentemente anche le vendite e quindi i profitti. Se questi profitti vengono reinvestiti in pubblicità allora l'azienda può aspettarsi di continuare a crescere. Questo circolo, che ha permesso negli ultimi 50 anni ad aziende come la Procter & Gamble una crescita senza precedenti, entra in crisi quando l'azienda si rende conto che, sia i privati, sia le imprese verso le quali si rivolge, non hanno più "attenzione" da dedicare ai loro messaggi. Se in Permission Marketing proprio la consapevolezza di questo limite di attenzione aveva portato a identificare come centrale l'esigenza di rivedere dalle fondamenta la relazione con il cliente, con La Mucca Viola l'autore cerca invece di analizzare quali strumenti e quali tecniche permettono oggi ad una azienda di farsi notare e, possibilmente, di avere successo. Anche se personalmente non amo molto i libri che propongono "soluzioni miracolose" e buone per tutti, qui inizia, a mio modo di vedere, la parte più interessante del libro; Godin trova infatti nella personalità da mucca viola, ovvero nella capacità si essere straordinari ed unici, la chiave di volta per uscire dal blocco dell'attenzione. Estremizzando il discorso, l’autore arriva a dire in una frase del libro: "In un mercato affollato, seguire le regole significa fallire, non emergere equivale a essere invisibili". Per chiarire il concetto vengono presentati una ventina di case study, da Motorola a MacDonald's fino al mitico macellaio toscano di Panzano che serve bistecche citando Dante; la costante dei casi di successo presentati sembra essere proprio la straordinarietà dell'offerta capace di attirare i cosiddetti adottatori precoci, vero centro di interesse di una campagna di marketing post-complesso industriale-televisivo. In conclusione, un libro decisamente interessante, anche solo per le innumerevoli citazioni di casi particolari (si parla anche di Las Ketchup, Pearl Jam e delle penne Bic) che aiutano a rendere davvero concreti gli spunti di riflessione dell’autore. Come di consueto Seth Godin ha messo a disposizione anche un sito internet per “maggiori informazioni” sulla Mucca Viola (www.apurplecow.com); tra i contenuti, due capitoli nuovi rispetto a quelli contenuti nel libro, un abstract pubblicato sul magazine Fastcompany e la procedura per l’iscrizione al prossimo Workshop di Godin, ma prima di pianificare il volo vi consiglio di dare un occhio ai costi del corso :). Lunga e diritta era l'Infostrada
Follie del marketing: dopo aver passato anni a seppellire il simpatico brand Infostrada, quello per intenderci del cagnolino che faceva pipí nella cabina telefonica della Telecom (e un po' inconsciamente sul suo canone), a impaludare fino a renderlo indigeribile un portale innovativo e storico quale il primo Libero, ed a cancellare il verde arioso con l'arancio del padrone, ora Wind, il figlio telefonico del buro-operatore post-elettrico, cerca di resuscitarlo con uno strano spot in simil-plastica, e appena un po' più arancio nel logo. Insomma, lo strano e sospetto ripensamento di Wind ha fatto uscire dal baccello solo l'ultracorpo di Infostrada: a prima vista sembra uguale, ma a guardarlo bene, si sente che è diverso. L'Italia vola
Qualche giorno fa Tiscali mi ha riservato una bella sorpresa. Controllando la posta elettronica ho trovato una comunicazione del provider che annunciava l'incremento di velocità del mio collegamento ADSL di casa. Da 256k a 640k, senza alcun costo aggiuntivo per me. Nessun incremento nel canone. Nessun costo nascosto. Ma come? Ormai è storia qualcuno potrà dire. È stato deciso a gennaio, a partire dall'11 marzo si viaggerà a 640k. Telecom (Alice) ha assoldato la solita Fernanda Lessa e il buon Valentino Rossi, che salva la bella modella accorrendo sul suo destriero motorizzato, per comunicarlo a tutti i suoi clienti. Ma quali sono le conseguenze? L'Italia di colpo si ritrova in una posizione privilegiata come scrive Libero.it Così l'Italia disporrà di velocità di accesso per la navigazione internet tra le più elevate d'Europa e superiori, per esempio, a quelle di Inghilterra (500/250 Kbps), Francia (128/64 Kbps) e Spagna (256/128 Kbps).
Ci sono state le solite polemiche, circa il modo in cui i clienti sono state informati delle variazioni: Telecom Italia è stata la prima a poter comunicare l'upgrade. Gli altri arriveranno dopo. Poco importa. Quello che conta è che l'internet sta piano piano diventando un mezzo disponibile per chiunque, con una buona banda per tutti, 24 ore su 24. |