IMlog
Il Documento
Autore: M. Bancora | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 30 Aprile 2004 

Se mai avrete la pazienza di leggerlo tutto, ecco il documento con cui Google si presenta in borsa.

Ci sono alcune chicche, come quella ripresa da Marketing Vox, secondo cui nell'ottobre 2003 la licenza per utilizzare Page Rank poteva essere acquisita da chiunque. Ora si dovrà aspettare almeno fino al 2011.

Google e tulipani
Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 30 Aprile 2004 

Google ha comunicato alla SEC il suo ingresso nelle borse statunitensi, dove porrà in vendita un primo pacchetto di azioni per un totale di 2.700 milioni di dollari. Si tratta di una delle maggiori offerte pubbliche di azioni nella storia recente degli Stati Uniti.

Secondo il regolamento della SEC, l'ingresso in borsa potrà considerarsi effettivo tra 60 giorni.

La Società di Mountain View (California) ha annunciato che si quoterà sia al Nasdaq sia alla Borsa di New York: non si conosce al momento il valore iniziale delle azioni. In ogni caso Google ha informato che una parte delle azioni saranno emesse da Google stessa e una parte da azionisti.

I maggiori garanti dell'Offerta pubblica di azioni sono Morgan Stanley e Credit Suisse First Boston.

Il metodo di ingresso nelle Borse USA di Google è detto tecnicamente "metodo olandese" e mira, come afferma Google stessa, a includere nell'IPO fin dall'inizio sia i grandi sia i piccoli investitori.

Telecom Italia cambia voce, ma il servizio è sempre lo stesso
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Avvistamenti | Data: Martedì, 27 Aprile 2004 

Come avrete molto probabilmente già saputo Telecom Italia ha lanciato l'iniziativa "Da oggi il telefono ha qualcosa in più", che fa ascoltare all'utente del call center alcuni messaggi di attesa registrati da personaggi famosi. Pare che l'idea sia stata suggerita da Maurizio Costanzo...e con questo potrei aver detto tutto, ma va anche detto che l'iniziativa è abbellita con il solito fine umanitario; i "VIPs" (peraltro alcuni personaggi sono di dubbio appeal: Cesara Buonamici, Laura Freddi, e...stupitevi...il cane Ettore) verseranno il contributo ricevuto per la donazione della loro voce in beneficenza (ma anche il cane?). Tutto come sempre, si cura il vestito, si fanno operazioni di facciata, ma il call center continua a non funzionare come si deve; ma davvero gli utenti o la stampa valutano positivamente condotte aziendali di questo tipo? Io credo che la qualità del servizio possa migliorare l'immagine aziendale più di ogni iniziativa estemporanea di questo genere. E se volete dare soldi in beneficienza, dico a Telecom Italia ed ai VIPs...dateli e fatelà finita lì, le vostre voci non m'interessano.

PIU' libri per tutti
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Marketing | Data: Lunedì, 26 Aprile 2004 

carta_piu_55x80_68x68_80x68.jpgDa qualche settimana in tutte le librerie Feltrinelli e in tutti i negozi RicordiMediaStore si possono trovare ragazze in minigonna e cappellino blu che cercano di convincerti (ma non ci vuole molto) a sottoscrivere la nuova Carta Più.
Non è nulla di rivoluzionario certo, è solo l'ennesima carta fedeltà, come le altre mille che abbiamo per il supermercato o per la benzina, solo che questa è una carta per una cosa un po' diversa, i prodotti culturali: libri, CD e DVD.

Solo la Feltrinelli poteva permettersi di fare un'operazione del genere su un prodotto, il libro, tra i meno comprati in Italia. Il discorso è un po' diverso se si parla di CD, ma anche in questo campo le aziende che prosperano non sono certo numerose. A Bologna la Feltrinelli ha praticamente il monopolio, e credo che il discorso sia simile in molte città italiane.
La Carta Più è stata lanciata in grande stile, e i requisiti per il successo ci sono tutti:
- è gratis: con 30 euro di spesa o se hai meno di 26 anni, 2 euro negli altri casi
- dà diritto a sconti e promozioni riservate: permette di accumulare punti per ogni acquisto e di accedere ad offerte particolari
- è cedibile, e quindi utilizzabile da più persone
- è comoda da usare: basta far leggere il codice a barre alla cassa

Su questa base ritengo che percentuale di persone che ha sottoscritto la carta sia tendente al 100%, anche perchè si sa che in Italia i lettori sono pochissimi ma molto assidui e "voraci", e con il prezzo che hanno i libri in versione non economia uno sconto fa gola a tutti.
Il funzionamento è semplice: acquistando libri, cd e dvd si accumulano punti che poi possono essere utilizzati come sconti per ulteriori acquisti.
Gli scopi dell'operazione sono evidenti: fidelizzare la clientela, creare un database da utilizzare per future iniziative, l'upselling e l'aumento della frequenza di acquisto. Un ulteriore scopo esplicito è quello di conquistare la fascia di clienti più giovani: i minori di 26 anni non pagano la tessera, hanno 10 punti omaggio ed hanno sconti particolari.

E il web? Sul sito www.lafetrinelli.it, il sito delle librerie, lo spazio dedicato a questa iniziativa è consistente, ma sul sito istituzionale www.feltrinelli.it non se ne trova traccia. Primo errore: mancata coordinazione su tutti i media aziendali.
La sezione del sito LaFeltrinelli dedicata alla Carta Più non è particolarmente curato dal punto di vista grafico, addirittura per il regolamento riporta l'immagine del volantino e non la pagina in HTML. Però la buona volontà c'è, e dal sito è possibile effettuare diverse operazioni:
- richiedere la carta: anche se poi questa non viene spedita ma va ritirata presso una libreria Feltrinelli
- verificare i punti accumulati
- controllare la scadenza della carta, richiedere la password ecc.
- visionare le offerte dedicate

Io l'ho fatta e l'ho già usata diverse volte, ma non ho ancora raggiunto il livello di punti (minimo 30) per utilizzare gli sconti (massimo 100 euro). Credo e spero che il funzionamento sarà altrettanto facile in fase di sconto quanto lo è in fase di spesa.

Ecco come ti visualizzo un media plan
Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Marketing | Data: Venerdì, 23 Aprile 2004 

Mi capita spesso di definire la vita quotidiana (la mia e quella altrui) come una mappa costituita da percorsi, fermate (nodi), ed intersezioni con le vite (i percorsi, le esperienze) degli altri. Questa visualizzazione è tanto più veritiera quando si tratta della nostra vita on-line; non a caso si parla spesso, nell'analisi del traffico Internet, di "navigation path" (mappe o percorsi di navigazione), e di pagine/siti più frequentati, nonché di profilazione dell'utente.

Innestando questo tipo di "visualizzazione" sul mio vissuto professionale, mi è parso evidente che l'attività di media planning non è altro che: la ricerca dei punti di intersezione tra la vita del proprio target e l'esposizione di un brand/prodotto. O meglio, così dovrebbe essere: mi sembra altrettanto evidente, infatti, che troppo spesso la creazione di un media plan è stata ridotta, dalla consuetudine, ad essere un'operazione contabile che ha come conseguenza, come testimoniano gli incessanti passaggi televisivi di alcuni brand (in particolare delle TLC), quella di portare ad affidarsi solo alla "quantità", trascurando del tutto la logica della pianificazione.

Quel che vorrei fare è provare a trasformare l'attività di media planning in una operazione prima di tutto concettuale, nella quale l'obiettivo deve rimanere il raggiungimento puntuale ed ottimizzato del proprio target: questo concetto cardine consiste nella creazione di una corrispondenza tra il network di esperienza (la vita), mappabile, del nostro target, e la presenza (altrettanto mappabile, e sovrapponibile alla mappa dell'esperienza del nostro target) di un'azienda (il suo brand, la sua comunicazione) nello spazio fisico e virtuale.
Ripensandoci mi rendo conto che questo concetto è facilmente estendibile ad ogni strategia di marketing e comunicazione, dalla pubblicità tradizionale a quella on-line, agli eventi, alla sponsorizzazione di concerti e manifestazioni sportive, al "location management" (decisioni in merito alla localizzazione del punto di vendita nello spazio urbano), ecc...

Al centro dei nostri pensieri (di professionisti di marketing) ci deve sempre essere il percorso quotidiano di esperienza del nostro target, che come detto in precedenza è mappabile, ovvero raffigurabile come un percorso metropolitano, con nodi e fermate, e composto da esperienze fatte in:

  • luoghi fisici: pubblici (ufficio, palestra, bar, pub, concerti), e privati (casa propria);

  • luoghi virtuali: pubblici - il web, i newsgroups, le communities "aperte" - e privati - le communities "chiuse", le chat, le mailing list;

  • Questo sistema di visualizzazione potrebbe anche diventare uno strumento per rappresentare ai nostri clienti (le aziende) l'efficacia e la necessità di effettuare determinate azioni di marketing, evidenziando gli spazi dove il nostro target svolge la sua esperienza quotidiana, e studiando se questi spazi non siano già sovraffollati (e quindi sconvenienti).
    In sostanza si tratta di uno strumento sia analitico, per la mappatura della comunicazione proposta dalla concorrenza, sia progettuale, per pianificare secondo una logica strategica, e non secondo semplici consuetudini contabili, gli spazi dove è necessario proporre la propria comunicazione.

    Non appena avrò la possibilità proverò a costruire una mappa di questo tipo, prendendo ad esempio un percorso di vita "standard", e provando a sovrapporvi i punti di contatto tra questa vita e la comunicazione di un particolare brand, scelto tra quelli che tendono ad investire su svariati media e canali comunicativi. Scopriremo così se quanto ho in mente è solo un'interessante (forse per alcuni nemmeno questo) esercizio di stile, ma troppo complicato per diventare uno strumento di lavoro.

    Kill Bill e Leonardo
    Autore: M. Bancora | Categoria: Comunicazione | Data: Venerdì, 23 Aprile 2004 

    In effetti l'accostamento non è dei più azzeccati. Che relazione c'è tra uno dei film più violenti della storia e il geniaccio rinascimentale?

    Il primo è secondo me il film dell'anno. Tarantino ha superato se stesso in un film che mi ha soddisfatto sotto tutti i punti di vista. Ma non è di questo che voglio parlare e non mi pare questo il blog più adatto per farlo. Leonardo, invece, è uno dei protagonisti del libro più venduto in questo ultimo mese, mi riferisco a Il Codice da Vinci di Dan Brown.

    L'accostamento nasce dall'esperienza che ho provato nel visitare i siti dei due prodotti. Fin dal principio sono stato coinvolto nell'atmosfera creata con musica e immagini. Un'esperienza multimediale che questa volta funziona, eccome. Giochi legati alla trama del film e del libro. Curiosità, approfondimenti e bibliografia per il libro. Wallpaper, immagini e aneddoti per il film.

    Complice anche l'ora tarda, sono riuscito a non staccarmi dai due siti per un'ora intera, preso com'ero nel guidare una macchina con l'obiettivo di scovare Daryl Hannah e intento a risolvere gli enigmi che celano il segreto del Santo Graal.

    Insomma, due esperienze interattive che finalmente mi hanno soddisfatto completamente. Riprendendo l'editoriale di Leonelli su NetForum di questo mese: era da troppo tempo che non tornavo bambino navigando di notte.

    Da ultimo non dimenticate che oggi esce nelle sale Kill Bill vol. 2 :-)

    Seminario SEM
    Autore: M. Bancora | Categoria: Eventi | Data: Mercoledì, 21 Aprile 2004 

    Vi ricordo che domani a Milano presso il Palazzo delle Stelline, Corso Magenta 61, si terrà il seminario sul marketing dei motori di ricerca organizzato dallo IAB. Qui trovate il programma e le modalità di iscrizione (non che abbiate molto tempo per regitrarvi :-)).

    Magari ci si vede anche lì.

    Motori per abitudinari
    Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Avvistamenti | Data: Lunedì, 19 Aprile 2004 

    Leggo su eMarketer che iPropect ha di recente pubblicato un white paper sulle tipologie e la frequenza d'uso dei motori di ricerca negli USA ed il risultato più eclatante riguarderebbe la "fedeltà" d'uso; pare infatti che il 56,7% degli utenti americani utilizzi sempre lo stesso motore di ricerca mentre solo il 12,8% si avvale di diversi motori per diverse tipologie di ricerca.

    Il più popolare, tra gli utenti abitudinari, è Google, con il 65,8% delle preferenze seguito a distanza da Yahoo! a sua volta tallonato da MSN.

    Un dato estremamente interessante è anche quello relativo all'evoluzione diacronica della quota di referrals per singolo motore (dati WebSideStory); ad esempio se per Google ed MSN è possibile rintracciare una tendenza alla crescita tra il 2001 ed il 2004 (Google è passato infatti dal 11,93% del 2001 al 40,91% del 2004, mentre nello stesso periodo MSN è passato da 14,69% al 19,57%), Yahoo! in questi ultimi quattro anni ha accusato una calo notevole di referrals passando dal 36,89% del 2001 al 27,40% del marzo 2004.

    Al di la del valore in se della ricerca, questi numeri sembrerebbero dimostrare una forte crisi del modello e del brand Yahoo!, passato in meno di quattro anni da una leadership indiscussa (ed incontrastata) alla rincorsa "affanosa" di oggi

    Check-list per il marketing virale
    Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Marketing | Data: Venerdì, 16 Aprile 2004 

    La definizione che trovo più interessante per descrivere il "marketing virale" è quella di "messaggio che sopravvive al suo portatore, usando i contatti sociali per accrescere la sua diffusione". In altri termini il marketing virale può anche essere visto come l'ultima (in ordine di sperimentazione) forma di permission marketing, dove il mittente del messaggio è, per il destinatario, un "trusted contact", una persona di cui si ha fiducia.
    Analizzando alcune campagne, nate come virali o diventate tali in maniera spontanea, ho elaborato quelle che ritengo essere tre caratteristiche fondamentali di questo sistema di diffusione dei messaggi.

    Poco brand = Molto appeal

    Il marketing virale è particolarmente adatto a promuovere eventi ed operazioni nelle quali il brand è "collaterale" ma non indispensabile; detto in altri termini il marketing virale è adatto a diffondere "socialità" e momenti di esperienza condivisa, dove il brand è presente in maniera molto discreta. Il marketing virale quindi funziona quando c'è "poco brand", quando la natura promozionale di una marca/prodotto appare, a coloro che diffondono il "virus", in secondo piano. Oltretutto il problema della credibilità (tutti siamo più o meno consciamente, e ragionevolmente, portati a credere che un messaggio accompagnato da un brand sia di parte, e quindi poco credibile) è notevolmente ridimensionato, proprio perché il mittente del messaggio non è un brand ma una fonte indipendente.

    Not-interruptive

    Un messaggio pubblicitario interrompe l'attività del destinatario, ne devia l'attenzione, qualsiasi cosa egli stia facendo nel momento della ricezione; in una parola, il messaggio pubblicitario è un'interferenza nella nostra vita.
    Un messaggio virale invece non interferisce con le nostre vite, perché proviene da una fonte (amici, conoscenti) che sono parte stessa della nostra vita. Anche l'attenzione che una persona è disposta a dare nei confronti di un messaggio, è più alta se questo proviene da una fonte indipendente dal brand, fonte che è parte dei nostri contatti di fiducia.
    Come citato in precedenza, il messaggio virale si diffonde là dove le persone fanno esperienza, in senso esteso, di tipo sociale. Se pensiamo quindi alla vita degli individui come ad un insieme di esperienze svolte in luoghi pubblici (bar, ufficio, eventi, concerti, palestra, ecc...), ed in luoghi privati, è facile notare che la maggior parte della comunicazione investe il target quando sta svolgendo un'altra attività, costringendo ad interromperla momentaneamente, mentre il marketing virale è l'unica forma di delivery del messaggio che è naturalmente iscritta nell'interazione tra persone.


    Non misurabile

    I fanatici del marketing quantitativo non saranno contenti del fatto che il marketing virale è difficilmente misurabile; di sicuro, per coloro che si sono abituati, soprattutto nella comunicazione on-line, a poter visualizzare le esperienze dell'utente su Internet (analisi del traffico e Web-metrics, misurazione delle campagne), può essere frustrante non sapere dove il proprio messaggio si sta diffondendo. Nel contempo però si ha la garanzia che il nostro messaggio virale si diffonde all'interno di un target qualificato, e che la sua diffusione è un avvenimento spontaneo e dal costo nullo per l'azienda.

    WAP: ma esiste davvero?
    Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Media | Data: Venerdì, 16 Aprile 2004 

    Secondo me non si può dire che il WAP sia morto, semplicemente perchè non è mai nato!
    Purtroppo non ho dati attendibili sul numero di utilizzatori nè sul volume di affari generato, ma mi permetto di essere pessimista in proposito.
    Eppure la TIM pubblicizza negli spot in TV l'accesso WAP ai propri servizi, e leggo sul blog di Mauro Lupi che la Vodafone ha concluso un accordo con Ouverture per la pubblicità nei portali WAP.

    Ma sono servizi per qualcuno o solo per far vedere agli investitori e agli azionisti che ci si muove e si fa qualcosa? Ha senso "sprecare" risorse umane e finanziarie per dei servizi che verranno utilizzati da un numero irrilevante di persone?

    Forse sono io che sbaglio e non mi rendo conto, ma mi pare che stiano tenendo in vita la tecnologia WAP solo con i macchinari e che l'encefalogramma sia piatto da un po': accanimento terapeutico insomma.
    Ora del decesso?

    A9, il motore di ricerca di Amazon
    Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: E-commerce | Data: Giovedì, 15 Aprile 2004 

    Il Motore di Ricerca di Amazon è operativo da ieri nella sua versione Beta: A9, questo il suo nome, è la sfida che Amazon lancia ai leaders del settore. Per lungo tempo sul Sito della gigantesca libreria online sono stati a disposizione gli strumenti di ricerca di Google, allora partner, adesso diretto concorrente. Amazon annunciò versò la fine dello scorso anno la possibilità di ricercare sul suo Sito informazioni anche all’interno del contenuto dei libri in vendita. Adesso la tecnologia viene traghettata sul Sito di A9, che vive di vita propria e che promette di diventare uno dei più potenti strumenti di ricerca a disposizione dei navigatori.

    L’interfaccia è semplice ed intuitiva: molto “googleiana”, riporta gli strumenti essenziali per la ricerca.

    La novità sta nelle barre laterali, ridimensionabili e a scomparsa.

    La prima barra “Book Results” presenta al navigatore un elenco di libri contenenti le parole utilizzate per la ricerca in corso.

    La seconda barra “Search History” (utilizzabile previa registrazione) permette di ottenere una cronologia delle proprie ricerche e dei siti visitati in relazione alle stesse.

    E possibile inoltre scaricare una toolbar che si installa in parallelo con il proprio browser e che racchiude tutti i comandi principali del motore.

    Per ora l'unica lingua proposta è l'inglese.

    In conclusione un'operazione che ci presenta un nuovo, importante protagonista della ricerca in Rete.

    La conoscenza nell'era digitale
    Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Avvistamenti | Data: Martedì, 13 Aprile 2004 

    Come si può evincere da alcuni miei interventi passati in questo Blog, sono un sostenitore della condivisione dei saperi, e un osservatore attento (e spesso preoccupato dalla situazione) della proprietà intellettuale applicata alle nuove tecnologie.
    La mia idea in proposito è molto semplice, almeno nell'enunciazione: la proprietà intellettuale deve tutelare l'ingegno degli "inventori" (creativi, artisti, musicisti, creatori di software, creatori d'impresa, ecc...), ma non al punto da impedire la circolazione delle idee e delle innovazioni, creando quella che potremmo chiamare "scarsità artefatta".

    Se molti anni fa fosse stato fatto lo stesso uso che si fa oggi dei brevetti, molte innovazioni create negli ultimi anni, nate dalla condivisione dei saperi, non sarebbero mai nate; non sono io a dirlo, ma i ricercatori, gli sviluppatori software, che lavoravano allora e lavorano oggi, e che oggi rivendicano la riproduzione delle licenze open source, nate appunto dal software, anche nella ricerca scientifica.
    Il problema, anche se non sembrerebbe, tocca anche noi professionisti di marketing; non siamo forse lavoratori cognitivi? Il nostro lavoro è la produzione di idee, la manipolazione delle conoscenze, le quali non possono che essere condivise con l' esterno, e spesso lo sono nostro malgrado, inevitabilmente. Il "protezionismo" applicato ai saperi ci lederebbe moltissimo...oltretutto molti non si sono ancora accorti che siamo nella società dell'Informazione.

    Il discorso sarebbe (é) molto lungo, mi riprometto di approfondirlo in futuro (sempre se Voi lettori lo desiderate, lasciate commenti in proposito); per chi volesse approfondire autonomanente, potrebbe essere interessante partecipare al dibattito itinerante promosso dalla Free Software Foundation, del quale si parla su Punto Informatico

    PRONTO, CHI TACE?
    Autore: Gianluca.Demarchi | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 9 Aprile 2004 

    I Giapponesi della DoCoMo, per intenderci quelli che misero in circolazione il primo telefonino di terza generazione nell'area metropolitana di Tokio, continuano, nel loro laboratorio situato nello Yokosuka Research Park, il cui bilancio annuale ammonta a 130 miliardi di Yen (1,02 miliardi di euro) a macinare idee più o meno brillanti.

    L'ultima trovata è un cellulare in grado di comunicare senza che si debba per forza parlare: siete allo stadio e il boato della folla vi impedisce di rispondere ad una ricerca di mercato del vostro fornitore di telefonia mobile? Volete, nel bel mezzo del "Don Giovanni" chiamare il vostro commercialista senza disturbare i vicini? DoCoMo ha risolto i vostri problemi. In realtà i ricercatori giapponesi ipotizzano anche applicazioni più utili. Ad esempio per portatori di handicap o per chi lavora in ambienti rumorosi.

    Ma come funziona? Dei sensori sul labbro superiore, sulla guancia e sul mento, interpretano i movimenti della mandibola e trasmettono il messaggio tramite una voce elettronica: e il gioco è fatto.

    Dovremo ancora spettare un poco però, per questa meraviglia: il sistema per il momento è in grado di leggere soltanto le vocali giapponesi...

    Bollywood sbarca su Kazaa (note sul dinamismo asiatico)
    Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Avvistamenti | Data: Giovedì, 8 Aprile 2004 

    Non è una novità che i creatori di Kazaa, uno dei più popolari network P2P, abbiano delle ambizioni di sviluppo di un business "lecito" legato al file-sharing di prodotti musicali e cinematografici, il tutto nonostante le case cinematografiche "hollywoodiane", le quali si rifiutano di comprendere che il P2P ormai esiste e che converebbe loro cercare una via legale per diffondere i loro prodotti all'interno di questi network.

    Per questo motivo la società Sharman Networks, creatrice di Kazaa, ha stretto da qualche mese un rapporto di collaborazione con Altnet, società che gestisce un sistema P2P per la distribuzione di contenuti legali, musicali e cinematografici, dietro pagamento da parte dell'utente.
    Nel campo cinematografico, se Hollywood non solo ignora ma contrasta questo sistema, la "gemella asiatica" Bollywood è la prima industria cinematografica ad intravedere i vantaggi di un sistema distributivo su scala mondiale: infatti è proprio una casa cinematografica indiana, la Aum Creates Unlimited, la prima a stringere un accordo con Kazaa ed Altnet per la distribuzione integrale di un proprio film, Supari, al costo di $2.99, e delle canzoni della colonna sonora per soli 0.90$ l'una.
    Anche se qualcuno sottolinea, probabilmente a ragione, il rischio della riproposizione all'interno dei network P2P di contenuti "a scadenza" (strategia tanto cara alle major) - film e canzoni usufruibili solo da un pc o solo per un numero finito di volte - fatto di per sé negativo perché limita fortemente la libertà dell'utente di fruire dei contenuti legalmente acquistati, va sottolineato ancora una volta come le industrie "forti", le major "occidentali", non concepiscano altra strategia all'infuori del protezionismo e del controllo totale sulla distribuzione, mentre le aziende cinematografiche che si trovano in posizioni più deboli, come quelle asiatiche di Bollywood, comprendono il potenziale distributivo dei network P2P per aumentare rapidamente la distribuzione dei loro prodotti, il tutto anche a scapito del controllo sulla diffusione. Sembra, in altre parole, la riproposizione del conflitto europeo ed americano contro il dinamismo, nel campo dell'IT, di Cina ed India. A questo proposito basta citare un fatto significativo, che in un certo senso ci riguarda direttamente: è notizia di qualche settimana fa che sarà un'azienda cinese, Lenovo, a fornire i pc desktop, notebook, ed i server di rete all'organizzazione di Torino 2006, quindi proprio nella città dove "fioriva" un tempo l'Olivetti.

    E-commerce su misura. Ma nessuno lo sa...
    Autore: Matteo.Balzani | Categoria: E-commerce | Data: Giovedì, 8 Aprile 2004 

    nike_id.gifLa Nike, oltre a fare degli spot televisivi straordinari, mette a disposizione degli utenti un servizio a mio parere molto interessante: Nike ID.
    Il servizio consiste nella vendita di alcuni prodotti (per l'Europa solo 19, ma per gli USA molti di più) "personalizzabili": l'utente può scegliere il colore di ogni singola parte della scarpa (o dell'accessorio) a suo piacimento e infine inserire la propria firma, il Nike ID appunto. Questo permette di avere prodotti originali e non disponibili in commercio, con un sovrapprezzo di 20 $.

    Questo innovativo e, per quanto ne so, unico servizio non viene pubblicizzato in alcun modo al di fuori del sito ufficiale Nike, per lo meno in Europa. Nessun banner, nessuna presenza nelle aree shopping dei portali, nulla.
    E' vero che sicuramente il sito garantisce una grandissima visibilità senza bisogno di promozione, ma ho la sensazione che Nike ID potrebbe avere un grandissimo successo in Europa e in Italia, dato il posizionamento del marchio Nike.
    Probabilmente sarebbe il caso di miglorare il sito europeo, anche alla luce del recente restyling di quello americano. Il sito è tutto in flash e in pop-up (...) con features limitate e un'usabilità tutta da rivedere: data le potenzialità del prodotto basterebbe anche un sito molto semplice per renderene efficaci la comunicazione e l'utilizzo.

    Effettivamente però la strategia sul web di Nike è molto centralizzata, con pochissime localizzazioni (a parte il Giappone) e con il focus rivolto quasi esclusivamente agli USA: anche il Nike Store vende solo negli Stati Uniti, chissà perchè!

    Mercedes vs BMW
    Autore: M. Bancora | Categoria: Comunicazione | Data: Lunedì, 5 Aprile 2004 

    spot_mer.JPGMolto interessante questo spot di Mercedes per promuove la nuova SLK. I creativi hanno ripreso in parte l'idea con cui BMW ha lanciato la Z3 prima e la Z4 poi.

    A differenza dei mini film di BMW, Mercedes propone un minimo di interattività utile per esaminare alcune caratteristiche della nuova auto. Una creatività che aiuta a spiegare la macchina oltre a creare attorno al prodotto una percezione di esclusività e di usabilità trasversale (uomini/donne). I video di BMW sono più concentrati verso la creazione di un'immagine legata all'uomo forte, oltre ad essere a mio sindacabile giudizio, cinematograficamente parlando più validi. L'ultimo in particolare Beat the devil con la partecipazione di James Brown, è molto azzeccato e con un finale divertente.

    Inutile precisare che per entrambi i filmati occorre una connessione ADSL per poter apprezzare i video e non rimanere incollati di fronte al monitor per decine di minuti.

    Gmail c'è
    Autore: M. Bancora | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 2 Aprile 2004 

    Non era uno scherzo come qualcuno aveva paventato nelle scorse ore. I beta tester sono al lavoro per provare le funzionalità della nuova piattaforma. Iniziano a circolare le prime immagini e qualcuno sta già provando le funzionalità.

    I primi commenti sono positivi. Non poteva mancare la ricerca in stile google all'interno dei folder di posta. C'è poi la possibilità di segnalare le mail importanti con delle stelle, loro le chiamano starred mail. Ovviamente come preannunciato, gli AdWords di Google ricorrono nella parte destra del template. Per il resto tutto in stile Google: semplice e intuitivo.

    La tv partecipativa
    Autore: Sebastiano.Pagani | Categoria: Media | Data: Venerdì, 2 Aprile 2004 

    Qualche giorno fa ho pubblicato uno scritto in tema di tv (link), nel quale auspicavo, in coincidenza dell'introduzione della tecnologia Digitale Terrestre, l'istituzione di uno o più canali ad accesso pubblico destinati a trasmettere i contenuti prodotti da privati cittadini, enti no-profit, o realtà in ogni caso indipendenti dalle emittenti cosiddette "commerciali". L'obiettivo è quello che è facile immaginare: abbattere il duopolio asfittico dei "broadcast media" italiani che, come ho spiegato sempre nel precedente articolo, nemmeno il DTT garantisce di rimuovere, a causa di motivazioni di ordine principalmente economico, che fanno sì che solo grandi investitori possano accedere alle trasmissioni digitali.

    Esiste anche un'altra via per raggiungere l'obiettivo di aumentare l'offerta televisiva, via della quale, ammetto, non ero a conoscenza. La potrei definire "tv partecipativa", o "tv ad azionariato collettivo". Il principio è semplice: un canale televisivo si fa finanziare, tramite sottoscrizioni, dal suo pubblico, che con questa azione di finanziamento acquisisce un potere di influenza sulle scelte dell'editore (come un'azionista per un'azienda). Questo "modello televisivo" è applicato in USA da Thirteen Channel di New York, ed in Italia da Nessuno Tv; quest'ultima iniziativa è stata lanciata da Bruno Pellegrini, ex-direttore Marketing e Contenuti di Jumpy, e come emerge in questa recensione, si propone di diventare una realtà produttrice di contenuti non solo per la tv, ma "multi-piattaforma" (radio, web, contenuti per video-telefonia mobile). Si spera che la cosa vada avanti, e che la scelta di adottare il modello "partecipativo" non sia solo un modo per far parlare di sé, ma una scelta che possa davvero sviluppare un modello dilagante di partecipazione alla "creazione dei media, dei contenuti e dei linguaggi".

    Con Prince è tutta un'altra Musicology (o no?)
    Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 2 Aprile 2004 

    Lo scorso lunedì 29 Marzo, giusto un paio di giorni dopo aver annunciato un accordo di distribuzione con Sony Columbia, Prince ha lanciato la quarta versione del suo "negozio" online all'interno del quale è ora possibile scaricare in formato .WMA album rari o precedentemente mai distribuiti, oltre a canzoni live ed altre chicce.

    Il costo degli album è tutt'altro che proibitivo, $9.99 e sono in più previsti sconti per gli iscritti al sito www.NPGMusicClub.com.

    Tra gli album che è possibile acquistare c'è anche Musicology; proprio per questo Cd Prince ha firmato l'accordo per la distribuzione con Sony Columbia che avverrà a partire dal 20 Aprile prossimo.

    Negli ultimi sei anni l'artista di Minneapolis aveva in effetti deciso di chiudere del tutto i rapporti con le major distribuendo direttamente i suoi lavori, sia sotto forma di file digitali sia sotto forma di CD attraverso il suo sito online.

    Questo cambio di strategia mi sembra molto interessante; così facendo infatti da un lato l'artista "tutela" il suo bisogno di farsi conoscere (o riconoscere) dal grande pubblico e dall'altro è possibile fidelizzare ancora di più chi la musica di Prince la conosce già utilizzando in modo intelligente anteprime ed offerte speciali (considerando anche che chi è già fidelizzato, molto probabilmente, acquisterà anche il disco nel supporto CD).

    In altri tempi qualcuno l'avrebbe chiamata "click & mortar" :)

    E tuttavia, anche tra i fedelissimi, non sono mancate critiche per la metodologia utilizzata e soprattutto per la scelta di proteggere con il sistema di licenze DRM i file .WMA scaricabili; il Digital Rights Management è infatti una tecnologia che permette di crittografare file definendo in modo preventivo che uso è possibile farne.

    Ad esempio, nel caso di Prince, i file possono essere ascoltati su Windows Media Player 9 e salvati su cd in formato dati, ma NON possono essere masterizzati in formato audio ne possono essere trasferiti tra due PC; in sostanza una volta acquistato il brano e confermata la licenza su una particolare macchina lo stesso file non può essere aperto su un altro PC.

    Per non parlare del fatto che gli utenti Mac praticamente non riescono in alcun modo ad aprire i file comprati.

    Fatto sta che a tre giorni di distanza i file MP3 di Musicology sono già disponibili nei maggiori network di peer2peer, una buona parte dei fedelissimi sta intasando di proteste il forum online del sito, ed anche il supporto tecnico di NpgMusicClub.com ha dovuto cambiare di corsa, e con notevole imbarazzo, la pagina di "System Requirements"; ne valeva la pena?

    Yahoo compra Kelkoo? E chi se ne Froogle!
    Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Web Marketing | Data: Giovedì, 1 Aprile 2004 

    froogle_150.gifPer tutta risposta all'acquisizione di Kelkoo da parte del "concorrente" Yahoo, Google lancia finalmente Froogle, pur mantenendolo in verisone beta.
    Da oggi fa parte della toolbar, con la sua bella scrittina "new".

    A Mountain View non perdono tempo e ribattono alla velocità della luce alla mossa del rivale, senza praticamente fare nessuno sforzo. Sanno bene che dando semplicemente visibilità a Froogle con un link riceveranno milioni di visite, mettendo in ombra l'operazione del "nemico".
    In più certamente Froogle nella mente degli utenti è più obiettivo e meno interessato di Kelkoo, che mi pare venga percepito come più legato alla pubblicità dei merchant e meno alla tecnolgia di ricerca pura e semplice.
    Attualmente Kelkoo ha la forza innegabile di essere localizzato, mentre Froogle è e resterà per un bel po', almeno a mio parere, limitato agli USA, il che dà un consistente vantaggio a Yahoo nei mercati europei.
    La lotta si preannuncia serrata: ne rimarrà solo uno?

    UPDATE: quelli di Google sono davvero scatenati, leggo che a breve verrà lanciato Gmail, servizio di e-mail gratuito via web con 1 GB di spazio utilizzabile. Sì sì, ho proprio scritto 1 GB!
    Fossi in Yahoo! e MS mi preoccuperei un bel po'...


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