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Io ci sono cascato in pieno!
È vero Nike non è la mia marca preferita in termini di immagine, per una serie di questione morali che tutti più o meno conoscono. Devo ammettere però che questa campagna segnalata da Peacelink e che ho trovato da Gianluca mi ha particolarmente colpito, sia per l'originalità sia per l'utilizzo trasversale dei mezzi. Mentre ero alla guida in autostrada, ho ascoltato una intervista di 20 minuti ad uno dei ragazzi che si supponeva scorrazzasero per i tetti di Roma. Tutte le risposte avevano senso per me e anche il giornalista si era appassionato all'argomento, mi pare fosse Radio24. Il ritorno di comunicazione non sarà quello suggerito da Peacelink, in fondo l'accostamento al brand è presente solo online e nei tornei di calcetto. Resta il fatto che i media ne hanno parlato, eccome. Eppure lo sapevo che senza il grido "ultimo in porta!", non è vero calcetto. E poi chi sarebbe sceso dal tetto a prendere la palla nel traffico di Roma? Fare marketing oggi: il ruolo di un blog
Recentemente in un convegno che ho organizzato sulla televisione digitale terrestre, Michele Mezza, docente universitario e direttore Strategie Tecnologiche Rai ha aperto il suo intervento dicendo: "in un mondo di scarsezza tecnologica il problema era chi parla, nell'era dell'abbondanza il problema è invece chi ascolta". I blog sono uno strumento molto importante ma il loro ruolo è in profonda trasformazione, soprattutto quelli di tipo collettivo come Imlog, che non esprimono solamente il "pensiero" di un solo autore. Per questo io mi chiedo e chiedo a voi, proprio perchè mi occupo di marketing, quale è il ruolo o comunque quello principale di un blog di marketing o per dire meglio quale fra le seguenti istanze dovrebbe portare avanti con maggiore enfasi? 1) aprire un dibattito sui temi (cosa può offrire più di una mailing list?) Non vi è dubbio che il blog sia uno strumento partecipativo, quindi mi domando, quali sono le migliori modalità di utilizzo di un blog specifico come quello del marketing? A proposito di accessibilità
Il web può essere un grande aiuto per le persone diversamente abili. Pensate alle possibilità offerte dai servizi on line per chi ha difficoltà di mobilità. Trenitalia ed il CRM
Con grande fatica Trenitalia si sta lentamente avvicinamento al concetto di "cliente". Hanno migliorato e potenziato il loro sito che offre un servizio molto utile come l'orario dei treni e la possibilità di richiedere la intercity card per partecipare ad un programma di fidelizzazione, in cui il web offre la possibilità di vedere il saldo dei punti accumulati, richiedere i premi e via discorrendo. Viaggio spesso per lavoro e ho in tasca una intercity card che oggi è totalmente inutilizzabile. Non so se sia per negligenza, per volontà di risparmiare o qualsiasi ragione che ignoro, il mio codice cliente non è inserito all'interno della striscia magnetica, ma apposto alla card tramite stampa; essendo oggi questa non più leggibile, rende del tuttoi inutilizzabile la mia "fidelity card". E' proprio vero che come affermava nel 2000 Melissa Shore di Jupiter, loyalty is not only about loyalty progrrams. Scusate se insisto ma credo che la "fedeltà" bisogna guadagnarsela. Voi che ne pensate? Google Video
Ricevo fresca fresca da Google Press la notizia della messa online di Google Video, nuovo servizio dei genii di Mountain View che "Enables Users to Search TV Content From PBS, the NBA, FoxNews, C-SPAN, and Others". Secondo Larry Page questo strumento si propone di fare con la TV quello che Google ha fatto con il web. Così a caldo non riesco bene a capire l'utilità della cosa, ma forse non ho letto tutto bene o non ho fatto abbastanza ricerche. Se l'hanno fatto avranno i loro buoni motivi! Elettrodomestici connessi e standard di comunicazione.
La tendenza ormai consolidata di inserire all'interno dei propri elettrodomestici componenti informatiche (hardware e software) sembra preludere a quella che potrebbe diventare una svolta: la convergenza degli elettrodomestici (in senso esteso, quindi "bruni" e "bianchi"...comprendendo tra questi anche il personal computer). D'altronde componenti in grado di "domotizzare" (licenza verbale che sta per rendere un qualcosa pronto per la domotica) antifurti, caldaie, cancelli elettrici. sistemi di irrigazione e altro, esistono già. Metto il link di un prodotto a caso, per far capire di che si tratta: qui. Gli antifurti, anche quelli più "basic", sono configurabili da pc (tramite collegamento seriale) e comandabili a distanza (sempre via GSM/SMS). Alcuni esempi di inserimento della domotica nell'elettrodomestico riguardano Candy, con il sistema SAHA (Smart Appliances Home Automation) e Merloni, con la tecnologia Wr@p (Web Ready Appliances Protocol). La promessa di Candy e Merloni è innanzitutto quella di fare dialogare gli elettrodomestici tra loro, oltre a permettere alle persone di controllarli e comandarli a distanza, via telefono ma anche via Internet. L'elettrodomestico acquisisce quindi una componente software importante, che nell'ambito della promessa di "dialogo tra macchine" diventa ancora più importante...soprattutto dal punto di vista della compatibilità tra prodotti di marche differenti. Questo discorso, sicuramente tecnico (e nel quale ho quindi qualche difficoltà ad addentrarmi) ha però profonde implicazioni di marketing. L'ideale sarebbe che i diversi produttori sviluppassero non sistemi proprietari, ma si accordassero per sviluppare uno standard di comunicazione condiviso, magari coinvolgendo anche le aziende che, anche se non producono elettrodomestici, da tempo si stanno impegnando nello sviluppo di quella che, all'inizio, ho chiamato convergenza degli elettrodomestici. Faccio due nomi per spiegare cosa intendo: BTicino e Microsoft. Quest'ultima in particolare, che con Windows Media Center si pone l'obiettivo di creare un centro di comando della propria abitazione, quindi perché non pensare che questo possa dialogare non solo con pc, tv e consolle ma con qualsiasi elettrodomestico di casa? Ai produttori la palla. p.s. fa comunque piacere notare che le imprese italiane sono particolarmente attive nell'ambito domotica. Delle aziende citate nell'articolo solo una non è italiana (Microsoft). Lotta allo scam
Come sapete, lo spam è uno dei mali che affligge la rete ma non l'unico, l'altro altrettanto grave si chiama scam, si tratta di un messaggio di posta elettronica non sollecitato, inviato da organizzazioni a delinquere, che con la promessa di trasferire al malcapitato che ci casca, una fortissima somma di denaro, organizza un raggiro, come ben spiegato in questo articolo di Alessio Balbi. La più famosa truffa è il nigerian scam. Come scrive Balbi: durante una recente conferenza dedicata all'argomento, il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo ha dichiarato che il nigerian scam ha causato «un danno incalcolabile all'economia nigeriana» e «ha fatto finire l'intero paese sotto accusa». Si calcola che l'indotto generato dall'imbroglio costituisca la quinta o addirittura la terza industria più florida del paese, tanto da essersi guadagnata un apposita sezione del codice penale, la 419. Qualcuno ha cercato di ripagare gli scammers con la loro stessa moneta, organizzando un sito che prende il nome dalla citata sezione penale, la 419. Nel sito www.419eater.com, i truffatori sono stati ridicolizzati pubblicamente. Un articolo sulla Repubblica ha illustrato la vicenda. Le varianti del nigerian scam sono diverse. Potete vedere in seguito il testo di una mail che ho appena ricevuto. Potreste pensare che la truffa sia evidente, ma sono davvero tantissime le persone che ci cascano anche magari dopo avere risposto solo per curiosità. Si tratta di un fenomeno davvero grave. Non essendo un esperto in diritto, ometterò il nome della persona che me lo ha mandato. Non so se il nostro sistema giuridico prevede un caso come questo. Voi che esperienza avete in proposito? Nuovo esempio di scam Hello, My name is Mrs. Jennifer XXXX I am a dying woman who have decided to donate what I have to you/ church. I am 59 years old and I was diagnosed for cancer for about 2 years ago, immediately after the death of my husband, who has left me everything he worked for. I decided to WILL/donate the sum of $1,500,000 (One million five hundred thousand dollars) to you for the good work of the lord, to help the motherless, less privilege and also for the assistance of the widows. At the moment I cannot take any telephone calls right now due to the fact that my relatives are around me and my health status. I have adjusted my WILL and my lawyer is aware I have changed my will you and he will arrange the transfer of the funds from my account to you. I wish you all the best and may the good Lord bless you abundantly, and please use the funds well and always extend the good work to others. Contact my lawyer with this specified email johnXXX2000@netscape.net and tell him that I have WILLED ($1,500,000.00) to you and I have also notified him that I am WILLING this amount to you for a specific and good work. I know I don’t know you but I have been directed to do this. Thanks and God bless. NB: I will appreciate your utmost confidentiality in this matter until the task is accomplished as I don't want anything that will jeopardize my last wish. And Also I will be contacting with you by email as I don't want my relation or anybody to know because they are always around me. Regards, Internet - Tv: pronti... partenza... via!
La televisione è sempre stata vista dagli operatori internet un po’ come il fratello maggiore, di cui avere rispetto ma anche un poco di soggezione. L’internet tv con la penetrazione attuale delle linee broadband sta diventando una realtà che potrà mettere in seria difficoltà gli operatori del “digitale terrestre” e quelli del “digitale celeste”. Gli analisti stimano nei soli Stati Uniti un’utenza di 26 milioni di clienti entro il 2008. L’argomento non è più per addetti ai lavori, visto che anche Newsweek se ne sta occupando (numero di 24 gennaio 2005), dedicando addirittura la copertina alla telefonia via internet ed un ampio spazio nella rivista alla internet tv. Non è difficile ipotizzare un futuro non troppo lontano in cui la broadband tv andrà in copertina. Apple: il prezzo è giusto?
Dal blog di Matteo segnalo questa interessante mappa che ricostruisce il posizionamento dei prodotti Apple: dall'iPodPhoto all'IpodShuffle, dal MacMini al PowerMac G5. Nonostante i commenti sulla performance, il MacMini resta proprio un bell'oggettino e il rischio che la plebe dei PC (come la definisci Matteo) si muova verso il Mac è molto concreta. La triade tecnologica avanza: Mozilla + Google + Apple. Dagli all'untore!
Stiamo nel nostro piccolo lottando una strenua lotta contro lo spam. Non mi riferisco a quello classico, per cui il tasto canc si abbatte furiosamente su una serie di oggetti più o meno inutili, mi riferisco alla battaglia che stiamo combattendo contro i commenti spam che attanagliano i blog e quindi anche IMlog. Ho provato ad installare un filtro Bayesiano che apprendendo dai comportamenti degli untori, avrebbe dovuto impedire di ritrovarsi con il blog ricolmo delle proposte più variegate. Dopo un certo periodo di felice convivenza questo filtro è diventato talmente intelligente che stava prendendo il sopravvento. Ha iniziato a postare interventi di sua iniziativa, a decidere che il commento di un lettore era più interessante di un altro, a pensare all'etica della selezione a priori. Era giunto il momento di cambiare, non per altro, ma la formattazione dei post lasciava molto a desiderare. Quando poi abbiamo letto il commento di IO ci siamo veramente spaventati :). Ieri sera ho avuto il tempo per installare un nuovo filtro, più umano e meno euristico. Sei umano? Commenta. Non sei umano? Pazienta. Questo nuovo sistema rende i commenti un po' meno fluidi nella loro composizione, ma ci evita di dover continuamente controllare che i commenti sul Viagra non prendano il sopravvento su quelli della nuova versione della Chevrolet 69. Si deve inserire un codice numerico prima di inviare il commento, codice che solo un essere umano dovrebbe essere in grado di riconoscere. Dovrebbe... Questo è il futuro?
A Bologna proprio in questi giorni sta avendo luogo il Future Film Festival, "il primo e più importante evento italiano dedicato alle produzioni di immagini realizzate con le nuove tecnologie informatiche", per usare le parole stesse del sito. Già il sito potrebbe essere un po' meglio: viste le tematiche trattate mi sarei aspettato qualcosa di innovativo, o almeno di visivamente interessante. Invece è abbastanza piatto e sinceramente anche l'usabilità lascia alquanto a desiderare... Ma non è questo il punto! In parte per interesse personale in parte per costrizioni femminili decido di acquistare i biglietti e vedere qualche proiezione. Il sito offre, un po' nascosta, una sezione "Compra on-line", che dà la possibilità di acquistare i biglietti singoli e anche un pass da 5 ingressi. "Ottimo", dico ingenuamente a me stesso. Mi dico: forse la cosa, comunque insensata, è duvuta al costo della spedizione. E invece no, i biglietti devi andare a prenderteli da solo, tra l'altro portando con te la carta di credito che hai utilizzato per l'acquisto (vogliono anche un calco dei denti?)... open source culturale
Molte università italiane hanno organizzato corsi di specializzazione finanziati dal Fondo Sociale Europeo, rendendo la formazione di qualità un po' più aperta e disponibile. Il MIT Massachusetts Institute of Technology, visto che se lo può permettere, è andato ancora più in la con il suo progetto OpenCourseWare. pubblicità on line: yahoo promuove una ricerca
Che internet offra delle potenzialità straordinarie di comunicazione è ampiamente risaputo, peccato che gli investimenti pubblicitari sulla rete non siano ancora decollati. Lodevole l'iniziativa di Yahoo Italia di promuovere una ricerca che viene messa gratuitamente a disposizione sul portale del marketing.La ricerca in questione è stata commisionata ad Eurisko. Yahoo ancora una volta ci sta insegnando che un brand non è quello che dice di essere ma quello che fa. Gli operatori di internet ringraziano. Un bambino di nome Yahoo
Dragoman Lucian Yahoo. È questo l'incredibile nome che una coppia di rumeni ha dato al proprio figlioletto nato il giorno di Natale. Secondo la madre il nome è un omaggio a Internet, uno dei punti di riferimento della sua vita. Internet ha cambiato la nostra vita sentimentale: incontrarsi sul web, conoscersi, chattare non è più una novità ma ormai una realtà quotidiana che coinvolge milioni di pesone. Ci si incontra, ci si conosce, ci si sposa. Si fa un figlio... fin qui nulla di veramente straordinario... ma chiamarlo Yahoo? La storia non è una metafora romanzata, nè una narrazione di stampo tecnologico, né tantomeno una favola futuristica basata sul Net. La storia è una storia vera, raccontata dagli stessi protagonisti, e nella sua paradossale semplicità, diventa vero e proprio emblema della crescente invasione (o invadenza?) del web nella realtà offline. Cornelia e Nonu Dragoman, rumeni, cittadini della Transylvania. I due si sono incontrati online e, dopo tre mesi di chat ed incontri virtuali, hanno deciso di incontrarsi dal vivo. Sconfessando ogni teoria per la quale i rapporti online sono destinati a morire se portati fuori dallo schermo, la coppia è convolata a giuste nozze. Infine, il giorno di Natale, ecco il pargoletto. Il bambino avrà sui propri documenti il seguente nome: Lucian Yahoo Dragoman. All'ovvia domanda circa l'origine del nome, la mamma del piccolo ha risposto con gran semplicità: «lo abbiamo chiamato Lucian Yahoo per mio padre e per il Net, i due veri fari della mia vita». Se non fosse tutto assolutamente reale bisognerebbe chiudere con "e vissero felici e contenti". Cosa sarebbe successo in Italia? Forse avrebbero chiamato il figlio "Virgilio", altro noto sito con una trafficatissima chat dove, fra verità e "bufale", si incontrano quotidianamente migliaia di persone e, come spesso accade, il pilota di caccia alto e muscoloso con cui si è state in corrispondenza si rivela uno smilzo e noioso impiegato del fisco Linee aeree: a scuola di trasparenza
Alzi la mano, chi fra voi, non ha almeno una volta confrontato i prezzi dei biglietti delle linee aeree. Alcune competono sui prezzi e altre sul comfort e sulla qualità del servizio. I consumatori non sono stupidi, soprattutto quelli che cercano informazioni sulla rete e sanno giudicare benissimo. E’ evidente che con le campagnie aeree low cost non possiamo scegliere gli orari che vogliamo, gli aeroporti sono solitamente lontani e quindi dobbiamo includere anche altri costi in aggiunta al prezzo del biglietto. Esiste un mercato per il low cost, ed esiste un mercato per il trasporto aereo molto confortevole Per favore non prendeteci in giro dicendoci che un biglietto RAI e SIPRA insieme per lanciare la pubblicità interattiva sulla tv digitale
La progettazione di campagne di pubblicità interattiva sulla tv digitale richiede competenze specifiche, di natura strategica, creativa e tecnologica. Napster, ITunes & co.: tra competizioni sul prezzo e minacce future.
Napster UK ha deciso, per competere con l'omologo servizio di ITunes, di abbattere il prezzo medio per canzone scaricata da £1 a £0.79. Il prezzo, sempre su Napster UK, relativo al download di album interi ammonta in media a £7.95. La mia modesta opinione è che finchè l'offerta dei siti di e-commerce di musica digitale non verrà efficacemente segmentata, con l'introduzione di sistemi "intelligenti" per influenzare l'acquisto, analoghi a quelli visibili su Amazon, e con lo studio di innovazioni per rendere più appetibili i micropagamenti, il p2p continuerà a costituire il principale concorrente...ben lungi dal diventare una pratica di nicchia, diciamo "da smanettoni". Competere sul prezzo non è certo una soluzione logica. Apple di sicuro ha un forte vantaggio in Ipod, con il quale dopo aver "incassato" interessanti fasce dei cosiddetti trend setters, si sta muovendo per ampliare il mercato disponibile introducendo nuovi modelli (ad esempio "Ipod shuffle" a $99). Nonostante ciò ne Apple, ne Napster, possono dormire sonni tranquilli: il player MP3 come lo conosciamo oggi, che sia Ipod o qualche altro modello, non è detto che sia il terminale definitivo per la memorizzazione e l'ascolto di musica digitale. Da notare che questa evoluzione di scenario potrebbe coinvolgere gli operatori mobili (Vodafone, TIM, ecc...) non solo come intermediari di "scambi di moneta" tra acquirenti e venditori, ma come fornitori diretti di servizi di vendita di musica digitale...magari in collaborazione con Itunes, Napster, o chi altro sarà abbastanza lungimirante da proporsi a loro in questo ruolo. Apple in particolare sembra aver compreso questa possibile evoluzione del mercato: pare infatti che stia lavorando con Motorola per inserire una versione light del software ITunes all'interno di futuri modelli del produttore (il quale tra l'altro deve riguadagnare la seconda posizione che Samsung gli ha soffiato nella classifica dei produttori mondiali...e magari anche ritornare leader di mercato). Le possibili scelte strategiche potrebbero quindi riguardare: Insomma...come al solito, chi vivrà vedrà! Mini è meglio!
.. e dopo il Mac Mini, di cui ha parlato Max, ecco che arriva annunciato sul blog corporate, Google Mini, server entry-level ($4.995) per gestire le ricerche in aziende di piccole e medie dimensioni; si tratta di una macchina in grado di realizzare ricerche fino ad un massimo di 50.000 documenti con 220 diversi formati di file. Prima di questa release l'offerta Enterprise Solutions di Google era "limitata" verso l'alto con macchine da 30.000 dollari capaci di grandi performance, ma evidentemente poco appetibili per una larga fetta di mercato; interessante vedere come Google abbia previsto per la soluzione Mini anche l'acquisto online direttamente dal Google Store (per le altre Enterprise Solutions è necessario compilare un form di richiesta contatto) Ad ogni modo, è curioso notare come due brand, per certi versi così "distanti" abbiano scelto, per motivi diversi, di lanciare in questo particolare momento un prodotto "mini" di nome e di fatto. E' la rivincita del "no frills"! One like everybody (praticamente ... uno qualunque!)
Con l'ultimo spot della Alfa Romeo 147, in programmazione su TV e Radio dall'8 gennaio scorso, è nato forse un nuovo tipo di pubblicità; dopo la "comparativa" ecco che nasce la pubblicità "vorrei ma non posso". Lo spot (è possibile vederlo qui) richiama in tutto (dalla musica, ai colori, ai temi) quello della BMW Serie 1, ma mentre per la tedesca il tema è l'ambizione di sentirsi numero 1 (almeno una volta nella vita) per l'Alfa non si capisce davvero di cosa si stia parlando. E' una presa in giro? E' una sfida? Provo a capirci qualcosa leggendo il copy ... - Se sei il numero UNO della classe hai ZERO amici (possibile, ma non è il mio caso) Perché essere un numero uno qualunque quando puoi essere 147? Scusate, ma esattamente, cosa vuol dire essere 147? Mi sembra che l'informazione più importante qui manchi; uno spot per dire cosa "non è" mi sembra solo un'occasione persa per dire ai possibili clienti cosa E' 147! Poi, è chiaro, l'importante è che se ne parli e tuttavia, tolte le chiacchiere tra addetti ai lavori, mi domando quanto una comunicazione così "sul filo" possa essere veramente efficace e non (addirittura) arrivare a confondersi con quella della Bmw. O forse l'obiettivo è solo quello di catturare i clienti che vorrebbero essere "one like no one", ma che, frugandosi bene le tasche, si accontentano anche di essere uno qualunque... Nota: l'autore del post è un alfista "pentito" :) Corporate blog: GM ce l'ha!
Giuseppe mi segnala il freschissimo (nato appena a gennaio) blog aziendale di General Motors. Comunque il blog è appena nato e sicuramente sarà un esperimento, bisognerà vedere se e quanto durerà. Ma in ogni caso è economico, semplice, diretto....perchè in Italia non lo fa nessuno (o quasi)? Non solo lettori MP3
Non solo commercializzano prodotti che tutti vorrebbero avere (marketing). Non solo aprono punti vendita diretti dove si respira l'aria del brand (comunicazione), dove anche i bambini hanno tavolini bassi dove toccare con mano le potenzialità degli strumenti (lungimiranza). Non solo stringono accordi con le marche più alla moda e più esclusive del momento (esclusività). Ma realizzano anche operazioni di pubbliche relazioni con i fiocchi. Questa mattina Luca Sofri in Condor su RadioDue ha raccontato di essere stato a Parigi per assistere alla presentazione dei nuovi prodotti Apple con una diretta da San Francisco. Una marchetta (che a me non dispiace mai) di cinque minuti, in cui ha illustrato le caratteristiche dell'Ipod Shuffle e delle meraviglie tecnologiche dell'azienda di Steve Jobs. Non so quale sia l'agenzia di Apple in Italia, resta il fatto che hanno pescato proprio bene: bravi! Tutti i blog e tutti i media ormai non parlano di altro. Sono pronte le agenzie di pubblicità ad affrontare la sfida del cross media?
In seguito all’intenso processo di concentrazione che ha rafforzato i quattro colossi internazionali della pubblicità, sono stati avviati all’interno di questi grandi gruppi forti programmi di integrazione, ma secondo Brian Williams presidente e CEO di Element 79 un’agenzia statunitense del gruppo Omnicom, il processo ha avuto luogo solo a metà e più da un punto di vista esecutivo che strategico. Il concetto di integrazione è corretto, aggiunge Williams “ma non è sufficiente per come viene fatto oggi. Secondo Keith Reinhard di DDB se il processo non si è ancora completato non è solo responsabilità delle agenzie ma la causa sarebbe imputabile a tre ragioni: 1) una scarsa domanda per l’integrazione fra i diversi servizi di comunicazione e di marketing nella misura in cui gli stessi clienti lavorano per comparti stagni, come le agenzie, attraverso funzioni aziendali che spesso non collaborano 2) la mancanza di competenze generaliste e cross funzionali 3) una remunerazione del lavoro delle agenzie per il lavoro di coordinamento ed integrazione indipendentemente dall’esecuzione. In guerra ed in amore ...
Scoperta pochi giorni fa una nuova falla di Internet Explorer; fin qui non ci sarebbe materiale per una notizia. Il fatto curioso è che, secondo alcuni, il "security fix" suggerito da Microsoft sarebbe in grado di bloccare la visualizzazione su IE degli AdSense di Google ... però; ok il marketing aggressivo, ma così si va un pò oltre, no? :) Datemi una ragione per investire in pubblicità on line
Posso dire di avere visto nascere il mercato della pubblicità on line. Mi ricordo il lontano dicembre 1997 in cui ha avuto luogo il primo Internet Expo alla fiera di Vigevano. Quell’evento è stato importante non per la quantità di pubblico intervenuto ma perché è stato un punto di partenza. In quel contesto è stata presentata per la prima volta da Alberto Bregani, Web Marketing Tools, quello che sarebbe diventato un punto di riferimento per chi voleva esplorare le opportunità strategiche offerte da internet e dai media digitali come ambiente per costruire relazioni di business. In quella prima edizione di Internet Expo, come vice presidente di INTERACTA un’associazione assolutamente all’avanguardia, che si occupava di diffondere la cultura della comunicazione interattiva (oggi scomparsa per mancanza di fondi), ho organizzato il primo convegno sulla pubblicità on line. Tra i presenti, Federico Rampolla di Active Advertising, Nicola Silvestri di Manzoni Advertising, Layla Pavone di Publikompass, tutti personaggi oggi di primissimo piano nel mondo del web advertising. Ovviamente era presente anche Massimiliano Bancora uno tra i primissimi "contributor" alla rivista WMT. Come ho già avuto modo di scrivere in diverse occasioni, siamo arrivati ad una svolta per quanto concerne la pubblicità on line. Non dobbiamo più limitarci a spiegare alle imprese "solo" quali sono i vantaggi di internet per il loro marketing e per la loro comunicazione, ma dobbiamo andare più in profondità e spiegare COME internet possa essere integrato nel piano generale di marketing e di comunicazione. All’Ad Tech di New York nel 2002, parlando con importantissimi manager ho avuto modo di capire perchè gli investimenti in internet advertising non erano decollati come da previsioni dei diversi autorevoli istituti di ricerca anche in un Paese avanzato come gli Stati Uniti. La morte del Web Marketing
Sono comparsi in rete ultimamente diversi articoli che stanno mettendo sotto duro attacco il web marketing così come lo conosciamo. Di seguito potrete trovare una selezione di tre articoli tra le decine pubblicate in rete che per diversi motivi stanno decretando la morte per asfissia del web marketing. Rispetto agli anni 97-98 la diffusione degli strumenti del web marketing è molto aumentata anche nel nostro Paese anche grazie alle riviste specializzate a corsi di formazione e a web di divulgazione come questo. I livelli di spam oramai insostenibili, la fungibilità di moltissime campagne di web marketing e web advertising hanno l’effetto di aumentare le barriere difensive degli utenti. Non si tratta più di ottenere il permesso da parte dei navigatori per ricevere i nostri messaggi ma di ripensare le strategie dell’attenzione. Sono abbonato a diverse decine di newsletter di mailing list, la maggior parte di esse giacciono nel fondo di un folder e non verranno mai aperte per mancanze di tempo. La maggior parte degli email opt in che ricevo sono spesso “in target” ma fuori contesto. http://www.emediawire.com/releases/2004/7/prweb143734.htm
Clicca il pomodoro ... e ti arriva la zucchina!
Credo di rappresentare un utente ideale per il servizio di "Esselunga a Casa"; negli ultimi tempi, dopo l'arrivo del primo figlio, ho sempre meno tempo per carrelli, file e code nei parcheggi. Purtroppo l'entusiasmo per il servizio è però scemato già dopo il primo ordine online; alla consegna il ragazzo (molto gentile) mi informa infatti che alcuni prodotti presenti nel mio ordine non erano disponibili. Bon, ingoio il rospo e ci riprovo, ma la seconda volta mi va anche peggio; il ragazzo che consegna (sempre gentile) non mi dice nulla, ma una volta aperte le buste scopro che alcuni prodotti, normalmente ordinati, non erano effettivamente disponibili e sono stati quindi "sostituiti" da altri prodotti simili (ma con prezzo diverso). A questo punto una piccola riflessione; ignorando per un attimo il fatto che il sito dell'Esselunga è quanto di meno usabile si possa immaginare (per eliminare un prodotto dal carrello bisogna "reinserirlo" nel carrello stesso, ma a quantità zero ..per dirne una) quali enormi difficoltà possono aver costretto i responsabili del progetto "Clicca il pomodoro" a non integrare il processo di acquisto online con la gestione del loro inventario? Con un simile "collegamento" sarebbero riusciti a fornire un servizio davvero utile e completo in grado di dare quel valore aggiunto per giustificare i quasi 8 euro di costo della consegna. Perchè non spingersi ancora oltre? Perchè non prevedere la possibilità, iscrivendosi, di segnalare se si appartiene a "categorie" di utenti particolari, come celiaci, diabetici o altro e selezionare l'offerta di prodotti in funzione proprio di queste esigenze particolari? E andando al nocciolo, perchè non smetterla di fare solo pubblicità (fantastica, bellissima e tutto il bene che se ne può dire) ed iniziare a fare marketing? Un'altra occasione persa per Esselunga e e se non è possibile avere un servizio che valga i miei 8 euro allora me ne torno alla Coop (in attesa che il Lidl sotto casa apra i battenti). Il Garante chiama, la Rete risponde.
Il Garante per la privacy, il cui lavoro viene riconosciuto anche fuori dai confini nazionali, promuove in questi giorni una singolare consultazione on-line, aperta ad associazioni dei consumatori, operatori del settore e singoli cittadini, su quattro temi principali: L'iniziativa è un invito a dare il proprio parere in merito all'applicazione dei diritti di riservatezza a queste tematiche. Il futuro della pubblicità televisiva
La paventata minaccia dell'introduzione sul mercato dei DVR sugli investimenti pubblicitari sembra stia diventando una realtà. Sono sempre più numerose le aziende che hanno dichiarato per il 2005 di rivedere i loro investimenti pubblicitari, dirottando una parte crescente di risorse a mezzi diversi dalla televisione come internet, in virtù dei crescenti livelli di penetrazione del broadband negli Stati Uniti. In un articolo del 3 gennaio Joe Mandese di Broadcasting & Cable, prestigiosa testata del gruppo Reed Midem, dal titolo The Advertising Outlook for 2005 prevede una ripresa degli investimenti pubblicitari ma una possibile flessione degli investimenti in pubblicità televisiva se l’industria televisiva non saprà adeguarsi alla portata dei cambiamenti in atto. Sarebbero soprattutto i settori del largo consumo e dei prodotti farmaceutici da banco a rimettere in discussione i criteri con cui pianificare i loro investimenti pubblicitari. Il 2005 dovrebbe quindi essere l’anno di svolta nel modo in cui le agenzie di pubblicità e gli investitori pubblicitari costruiranno il loro advertising mix. Secondo Mike Lotto, presidente di Media IQ, una società di New York, che si occupa di monitoraggio degli investimenti pubblicitari per i propri clienti, società come American Express Diminuiranno per il 2005 i loro investimenti in pubblicità televisiva del 10-15% per dirottarli su altri media. Quello che è stato predetto da diversi analisti negli ultimi anni e che non era ancora avvenuto, sembra si stia avverando. Wally Snyder, presidente dell’American Advertising Federation, ha dichiarato che la proliferazione dei DVR rappresenta attualmente la maggiore minaccia alla crescita della pubblicità televisiva. Infatti in una recente survey dell’AAF sugli investitori pubblicitari americani è emerso che se è vero che è ancora poco chiaro l’impatto che il DVR avrà sugli spot pubblicitari, i suoi effetti si stanno già mostrando nelle contrattazioni relative alla pubblicità televisiva. |