|
||||
|
||||
Al riparo contro la Cookie Crisis
Sebbene ci siano alcuni che 'risolvono' il problema non ammettendolo, a poche settimane dai dati impressionanti di Jupiter in merito alla cookie fate, ora sembra che molti stiano correndo ai ripari. IAB, Dynamic Logic e Carat si stanno dando da fare per cercare di capire come risolvere il problema. A mio parere le azioni che intraprenderanno avranno poco successo (comitati, gruppi di studio etc.). Parlare tanto di questo argomento significa metterlo in evidenza e quindi provocare ulteriore 'crisi'; semplicisticamente parlando, se nessuno sapesse dell'esistenza dei cookie, funzionerebbero benissimo. Quindi penso che l'unica alternativa sia tecnologica. fare dei cookie che non siano cancellabili o che siano sconosciuti (già in parte ci sono, quelli di Macromedia). Non vedo altre possibilità. Le statistiche più interessanti, inoltre, sono quelle di soggetti 'inconsapevoli'. Per la news sulla battaglia contro la crisi dei cookie, potete cliccare qui. Blogging Company
Leggevo con interesse la notizia commentata sul blog di Constantin Basturea sul riconoscimento che il CEO di Sun Microsystem, Scott McNealy, ha voluto esprimere attraverso un "award" interno alla blog community aziendale. Sicuramente un bell'esempio di una gestione già matura e intelligente per uno strumento relativamente molto giovane e ancora tutto da scoprire nelle sue potenzialità, tanto più in ambiente corporate. Particolarmente illuminanti i commenti di Andy Lark, vice-president of global communications in Sun. "Molte aziende pensano di introdurre i blog. Non possono. I dipendenti introducono i blog. Lo stesso vale per i blog dei clienti, degli azionisti, e anche per quelli dei top manager." Alla domanda se non fosse preoccupato per quello che poteva emergere in un ambiente così incontrollato, Lark ha espresso un punto di vista più unico che raro: "Perchè nascondere la tua voce? I nostri dipendenti sono persone brillanti e alla fine fanno sempre la cosa giusta. E alcuni di loro scrivono veramente bene. I blog migliorano la comunicazione, all'interno come all'esterno. In realtà i dopendenti hanno compreso che sono responsabili della reputazione dell'azienda in cui lavorano." Il messaggio di Lark in definitiva è: non cercate di combattere i blog. Lo staff aziendale parlerà in un modo o nell'altro, perciò è più intelligente essere un facilitatore che un controllore della rete. Il buon Andy mi fa un po' ricredere sul mio pessimismo in merito al rapporto tra aziende e Blog. Anche se, diciamolo, non so quanti Andy Lark ci siano in giro... Corso sull'email marketing
Vi segnalo un evento organizzato da ContactLab, servizio che chi è iscritto alla IMletter ha già potuto apprezzare. Noi ne siamo pienamente soddisfatti e sono sicuro che gli utenti a pagamento ricevano anche un'ottima assistenza :) E' prevista per l'11 maggio la prima giornata di formazione sul marketing via email di ContactLab organizzata in collaborazione con Assocomunicazione e IAB - Interactive Advertising Bureau.
Ancora non è certo, tra i relatori ci potrà essere anche un redattore di IMlog. Striscia la truffa con PayPal
Mi sono imbattuto in una pubblicità di Google AdWords che porta ad una pagina che in sostanza richiede di versare 11€ su dei conti PayPal i cui riferimenti sono cinque indirizzi email elencati nella stessa pagina, la unique selling proposition ovviamente è chiara: se versi sui conti segnalati potrai guadagnare migliaia di euro. Tra questi indirizzi il primo è, guarda caso, l'indirizzo di chi ha registrato il dominio su cui è ospitata la pagina, il secondo è un indirizzo che chiaramente risulta essere del sito che promuove questa "innocente" catena di sant'antonio. Restando in tema dei commenti da poco postati, mi vien da dire: viva l'Italia! Fuori di zucca
Visto che ne ho parlato tanto bene in passato, mi permetto una critica a ING Direct, che è poi in realtà uno spunto per una critica più generica all'immagine del mondo Internet.
ING DIRECT ti invita ad una tavola rotonda sul banking on line. Con diversi esperti quali Hans Verkoren (Global Head ING DIRECT, ideatore di Conto Arancio e ING DIRECT), Paolo Martinello (Presidente di Altroconsumo), Bruno Vespa, Alessandro Cecchi Paone, Don Mazzi esploreremo le caratteristiche di questo mercato, i vantaggi e le difficoltà di questo servizio, le esperienze di clienti attivi e le percezioni dei potenziali clienti.
Ovviamente nessuno si azzarderebbe a dire la propria opinione su un argomento tecnico, o legale, ma su Internet che ci vuole? E anche il marketing alla fine non è mica una disciplina no? E' solo una questione di buon senso... Non dico che solo gli esperti possano parlare di certi argomenti (e di sicuro io non mi reputo esperto di nulla), ma mi piacerebbe che le competenze in ambito di marketing e di web/internet fossero valutate allo stesso modo delle competenze acquisite in altri settori. Fastweb? Pure troppo!
Fastweb è finalmente arrivata anche a Firenze (da dove vi scrivo); a tal proposito vorrei segnalare una curiosità che mi ha lasciato perplesso riguardo la campagna pubblicitaria di lancio. Nei dintorni della mia via siamo infatti circondati ormai da un paio di settimane da gonfaloni Fastweb; questa mattina poi trovo addirittura nella posta un volantino Fastweb che mi invita ad attivare senza indugi la linea. A questo punto, dopo un simile bombardamento, decido di chiamare il servizio clienti ed attivare la linea superveloce e qui faccio una scoperta agghiacciante ... la mia zona non è coperta! Ora; per quale motivo pagare decine di gonfaloni, una distribuzione capillare nella posta di tutto un intero quartiere se poi ... NON PUOI SERVIRE LA ZONA?? Ottimo esempio di come buttare soldi in pubblicità rischiando addirittura di far irritare ancora di più potenziali clienti. Breve Update: qualche mese fa avevo lasciato sul sito di Fastweb la mia email ed il mio indirizzo per essere informato all'attivazione del servizio nella mia zona ... mi è appena arrivata la mail di conferma da Fastweb :), la giro al tipo del callcenter? Complicità per conquistare il cliente
Visitando casualmente Lastminute.com (il sito inglese, non quello italiano) mi sono imbattuto in due "iniziative" molto divertenti, accomunate dalla stessa strategia comunicativa. La prima è costituita da un link in alto a destra nella home page che recita "The boss is watching - Look busy!" e rimanda a questa pagina, con le sembianze di un file Excel pieno di numeri e grafici. L'evidente messaggio sotteso a questo mini-tool è "So che stai guardando il mio sito dal lavoro, ma non preoccuparti, ti copro io, continua pure a farlo tranquillamente". L'altra iniziativa è "Vote for lastminute.com", ed è una sorta di giochino che prende spunto dalle imminenti elezioni inglesi e permette all'utente di dare un voto alternativo ("What would you most like to get rid of") e di far recapitare al vincitore un biglietto di sola andata per il Triangolo delle Bermude. Pur essendo due cose molto diverse, hanno in comune la strategia di contatto e di "conquista" del cliente: la complicità! Di certo queste cose non porteranno vendite dirette e forse nemmeno nel breve periodo, ma influiscono nella relazione di lungo periodo con il cliente, cosa che quasi sempre viene trascurata in modo molto miope. ancora sui contenuti person to person
Dopo l'interessante progetto di Channel 4 di lanciare un canale broadband per ospitare i contenuti televisivi degli autori spettatori, anche la carta stampata si sta muovendo. Getlocalnews, un network di notizie locali, vuole assoldare un esercito di blogger come novelli giornalisti e condividere con loro i proventi pubblicitari pianificati sulle pagine che ospitano i loro contributi. In Italia questo tentativo nel campo della tv era già stato fatto con la Sei anche se il progetto era molto diverso. Forse era troppo presto, o forse il modello era sbagliato. Quella dei contenuti person to person è' una vera tendenza oppure l'ennesima bolla? Cambierà il modo di fare giornalismo? Sicuramente la cosa dividerà il pubblico: da una parte i fautori della necessità della mediazione dei giornalisti come antidoto al chaos legato all'overload informativo, dall'altra i sostenitori della disintermediazione totale nel mondo dell'informazione. C'è di che scriverne un libro. Era ora...
Finalmente. Finalmente. Finalmente. E-commerce; non possiamo che migliorare...
Recentemente si sono sentite e lette dichiarzioni ottimistiche e quasi entusiastiche in merito allo stato di salute dell'e-commerce italiano; beh, l'ottimismo è d'obbligo, ma non di certo l'entusiasmo. Chi dice che l'e-commerce italiano è una realtà, chi dice che 'qualcosa è cambiato', rischia di rendersi ridicolo; sono frasi ad effetto che possono andare bene per chi di internet non sa nulla (e quindi per tanti in Italia), ma per chi con il web ci lavora o anche solo navigà un po'...beh: non funziona. Riprendo brevemente i dati ABI. Si parla di circa un milione e centomila online shopper nell'ultimo semestre del 2004. Sono veramente dati deludenti. Siamo nel 2005; più di dieci anni dopo la 'divulgazione' planetaria di internet. Vediamo di riflettere brevemente su questo dato; si tratta di circa in 5,5 % dei navigatori internet; la percentuale rispetto alla popolazione maggiorenne italiana è ancora più impressionante. Se questi dati sembrassero ancora decenti a qualceduno, possiamo paragonarli a quelli degli U.s.a. Secondo recentissimi dati nel 2005 gli e-shoppers saranno 114 milioni; più del 75% dei navigatori internet (sopra i 14 anni); in sostanza, una persona su due in U.s.a (compreso chi non naviga in internet e considerando solo i maggiornenni), compra online; in U.s.a; uno su due. In italia il 2% .... Nuove alleanze per Tivo? Quali evoluzioni per le tv digitali?
Solitamente i rumors non si avverano e non si riesce mai a capire chi mette in circolo certe notizie e per quale motivo. I dati Sballati di ABI
"ed e' in crescita anche il rapporto tra chi entra in un negozio virtuale e chi poi effettivamente acquista (sales conversion ratio): 6,7% nei primi sei mesi dello scorso anno contro 7,4% del secondo semestre". Questo secondo i recentissimi dati ABI. Alla luce di questi dati, è evidente che l'indagine è tutta sballata e quindi inaffidabile. Come si fa a dire che il 7% degli utenti di un sito acquista online? se si arriva all'1% è già un buon risultato. le conversion in U.s.a sono in media del 2,5, 3%. Come è possibile che in Italia stiamo al 7? Eì semplice: i dati sono sballati. BTW. un milione di persone hanno comprato online e sembra essere un successo. Come se una persona su 15 che entra in un bar consumasse qualcosa ...:) La 'guerra' dei cookie continua...
Abbiano già parlato molto di cookie e di cookie 'crisis'; il tutto è nato da una ricerca della Jupiter che rilevava come più del 40% degli utenti cancellasserro (automaticamente o 'a manina') i cookie almeno una volta al mese; un 14% li cancellava addirittura ogni giorno. Adesso è stata pubblicata una ricerca che sembra smentire questi dati. Potevamo immaginarcelo, dal momento che sono in ballo interessi molto grandi; bisogna prendere questi dati cum grano salis, così come anche quelli dellsa Jupiter chiaramente. La news mi è stata segnalata direttamente dal buon Paolo Vanossi, che giiustamente avvalora le sue posizioni in difesa dello strumento che più di tutti dovrebbe garantire le performance del pay per performance; Paolo Vanmossi parlava di un 5% di cancellazione dei cookie. Questa ricerca, della titolatissima emarketer, sembra dargli ragione; per visualizzare la ricerca completa, clicccate qui; altro materiale interessante si trova qui. Nel frattempo io mi sono installato SitoVivo sul mio sito; è lo strumentoi ideale per chi vuole uscire dalla mera teoria del marketing comportamentale; farò da me stesso le analisi in merito alla cancellazione dei cookie... Le nuove prospettive del Digital Video Recorder
Lo sviluppo dei DVR è inarrestabile anche dal punto di vista delle loro capacità di memoria. Oggi un normale DVR riesce ad immagazinare circa 160GB di contenuti televisivi pari a circa 80 ore di trasmissione. Seagate Technologies ha sviluppato un hard drive con una capacità di 400GB. Tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 potrebbe già arrivare sul mercato un DVR con una memoria superiore ad 1 terabyte. Non credo ci siano dubbi che i DVR si espanderanno presto anche in Europa, la domanda che è logico porsi è relativa al modello di distribuzione. Verranno integrati nei set top box (per la iptv), venduti come device stand alone (Toshiba, Thomson, Sony, Pioneer, Pace, Nokia e Motorola) oppure distribuiti da Sky Italia? Ma i pagamenti in internet sono sicuri? (Seconda parte)
Leggi la prima parte. Pagamento con carta di credito Per pagare con la carta di credito, in modalità sicura, è necessario effettuare quattro passaggi:
La sicurezza del servizio sta nel fatto che l'addebito viene fatto solo ed esclusivamente se il messaggio perviene dal cellulare che ha effettuato la registrazione iniziale e del pin scelto al momento della registrazione. Pagamento con moneta Mobilmat La "moneta mobilmat" è uno strumento anonimo simile alle schede delle ricariche telefoniche.
E' uno strumento adatto ai pagamenti di piccolo importo. Pagamento con conto Mobilmat Si tratta di "una via di mezzo tra una carta ricaricabile" e un C/C on line.
Alcuni esempi Il pagamento con Mobilmat si può effettuare presso circa tremila negozi su internet che vendono articoli di diversi settori merceologici. I più significativi sono:
Paypall sarebbe poco conosciuto in Italia se non venisse utilizzato dai venditori americani che pubblicizzano i loro prodotti su eBay. Come funziona l'iscrizione a Paypall?
Come funziona l'acquisto con Paypall?
Dopo aver cliccato sul ok il pagamento è avvenuto (viene inviata anche una e-mail di conferma da paypall) Paypall ha 42.000 esercenti convenzionati e fornisce al "negozio virtuale" altri servizi quali:
La posizione delle Banche: BankPassWeb Se siete titolari di carta di credito vi sarete accorti che negli ultimi estratti conto l'allegato che avete ricevuto trattava il tema della sicurezza. Questi messaggi preparano i clienti ad una novità: il sistema bancario italiano ha deciso di adottare, dal 1° novembre 2004, una Policy che garantisca ai Clienti sicurezza negli acquisti su Internet e tutela contro le frodi on-line. La Policy prevede l'adesione - da parte dei Titolari di carte di credito di emissione bancaria - ad uno dei sistemi di e-commerce sicuro riconosciuti dal sistema bancario italiano e dai circuiti internazionali Visa e MasterCard. L'adesione è facoltativa , ma è bene ricordare che - dall'entrata in vigore della Policy e, quindi, dal 1° novembre 2004 - solo i Titolari, che avranno adottato modalità di pagamento sicure per gli acquisti on-line, potranno contare sulla massima tutela da parte di CartaSi e delle Banche del sistema. Per questo motivo i gestori di carte (Visa, Mastercard, ecc.) invitano le Banche e i loro clienti ad aderire a Bankpassweb. Un'importante innovazione consiste nella possibilità di utilizzare anche il bancomat come strumento di pagamento. Come funziona il sistema?
Esemplicazioni: Il cliente entra in un sito internet per acquistare un libro:
Presso i siti che non aderiscono al servizio, la procedura è molto simile: il cliente che vuole pagare on-line si collega al sito BankPass, digita il codice utente bankpass e la password, ed il sistema BankPass genera un codice provvisorio (PAN virtuale) che deve essere inserito sul sito e che può essere usato una sola volta. Gli operatori internazionali: Visa e Mastercard Gli operatori internazionali (soprattutto Visa e Mastercard) hanno cercato di risolto il problema delle "frodi on-line" inizialmente sia con dei controlli accurati sui siti ove avvenivano la maggior parte delle frodi sia con la sensibilizzazione delle Banche aderenti al loro circuito per l'analisi preventiva dei clienti cui offrivano il servizio. Nella seconda metà di quest'anno hanno iniziato a pubblicizzare un sistema (Verified by Visa e Mastercard Securecode) Nelle pagine web ove compare il simbolo il cliente che vuole acquistare un bene deve registrarsi sul sito di Visa o Mastercard, inserire una password che viene collegata dalla compagnia emittente la carta (Visa o Mastercard) alla carta emessa a suo nome. Da quel momento potrà acquistare in modalità sicura ( senza digitare cioè il numero di carta di credito) presso gli shop on line convenzionati con "Verified by Via" o Mastercard SecureCode". Sicurezza Questi sistema risolvono il problema della sicurezza? Alcuni esperti di internet sostengono che quello della sicurezza è un falso problema. Infatti spesso la persona, che non si fida a digitare su internet il numero della carta di credito, è proprio quella che in un ristorante consegna la sua carta ad un cameriere che scompare per 20 minuti prima di riconsegnargliela. Sicuramente la diffusione di questi sistema rende più difficili le frodi, ma la sicurezza al 100% si avrà solo quando tutti i siti nel mondo utilizzeranno sistemi sicuri come quelli in fase di avvio per i siti italiani. In mancanza di tale generalizzazione si raccomandano alcuni accorgimenti da adottare. Accorgimenti di sicurezza per gli "shop on line"
Per gli acquirenti su internet:
CONCLUSIONE Dopo una notevole battuta d'arresto nel 2002 e 2003, l'aumento delle vendite in internet sta dando segnali positivi. Le Banche stanno spingendo all'uso della carta di credito e della carta bancomat che dal 1. Novembre 2004 è diventata grazie a Bankpassweb un nuovo strumento per i pagamenti sicuri in internet; gli operatori telefonici stanno spingendo soluzioni alternative quali la carta prepagata e i pagamenti a mezzo cellulare; anche l'ABI sta lavorando ad un progetto simile (E-comitee) per il trasferimento fondi tra privati tramite cellulare (Bankpass Mobile) che coprirà le necessità di micropagamenti quali i parcheggi, i taxi e che saranno oggetto del nostro prossimo articolo. (FINE) Mobile Tv, quale futuro?
All'ultimo Miptv di Cannes si è parlato molto di Mobile Tv e dei relativi modelli di business. Sono molte le società che si stanno buttando su questa arena competitiva. I consumatori sembrano molto interessati, ma un recente report di Strategy Analitics mette in guardia gli operatori. Potrebbe trattarsi di un nuovo hype, i costi sono elevati e i consumatori potrebbero dopo un primo periodo di curiosità non essere intenzionati a pagare per contenuti che possono fruire su altri devices. Ecco perchè le strategie di content planning sono estremamente importanti così come quelle relative alla value proposition. Sono stati presentati a Cannes nuovi format per i dispositivi mobili come i Mobisodes, il Mobidrama ecc, che dovranno essere testati per verificare la risposta da parte del mercato. Il dibattito è estremamente aperto e sicuramente torneremo sull'argomento. Intervista a Paolo Vanossi di Tradedoubler
A seguito del bel thread che abbiamo registrato qualche giorno fa in merito a Pay per action, cookie, revenue sharing, web awareness etc, ho pensato che sarebbe stato bello sentire il country manager della società che in Italia fonda quasi tutto il proprio business sulla logica del pay per action o pay per performance che dir si voglia. Ho quindi intervistato Paolo Vanossi per IMLI.
FR: Quando nasce TD in Italia? FR: Sono stati appena pubblicati i dati relativi all'esercizio 2004. Puoi darci lo scorporo della situazione italiana? FR: Quali sono i tre mercati europei che vanno meglio dell'Italia? FR: Perché TD non aggredisce un mercato ricco come quello statunitense? FR: Che cosa puoi dire che TD abbia portato in Italia che prima non c'era? FR: Pensi che oltre a Zanox ci saranno altre società, come Commission Junction, che punteranno al mercato italiano?Tu hai sentito qualcosa a riguardo? FR: Quanti sono i vostri affiliati/editori? FR: Conoscendo per esperienza i programmi di affiliazione, so che spesso il 90% del fatturato è generato dal 10% degli affiliati; questo vale anche per TD? FR: Quanti i merchant attivi e quanti quelli che avete servito dalla fondazione? FR: Quando vi rivolgete al cliente, qual è la primissima preoccupazione che riscontrate? FR: La soluzione del ppa è solitamente proposta da voi oppure è il cliente a richiederla? FR: Che cosa pensi dello stato di salute dell'e-commerce in Italia? FR: Il volume di tradedoubler è triplicato, ma non quello dell'e-commerce italiano. In Italia c'è una penetrazione delle carte di credito di 1/6 rispetto agli U.s.a. e inferiore a tutti gli altri paesi europei. Secondo te perché la carta di credito(motore dell'e-commerce) è così poco diffusa e soprattutto poco utilizzata in Italia? Sono domande che attengono più a un ricercatore di mercato, ma vorrei il tuo parere su questo punto. FR: L'info-commerce è un fenomeno conosciuto dalle grandi società off-line? FR: Questo vuol dire che il ppa lascerà sempre più spazio al ppc? FR: So che avete la tecnologia per contare anche le impression? Pensi che arriverà il giorno in cui TD venderà pubblicità a impression? FR: Pensi che la pubblicità in internet possa produrre brand awareness? FR: Ci sono molte ricerche che infatti dimostrano l'esistenza della web awareness, anche per formati apparentemente 'neutri' come i motori di ricerca. Dal momento che tu stessi dichiari che questa componente - per quanto non prioritaria - esiste, perché non computarla al momento della compravendita di spazi pubblicitari? FR: In U.s.a è nato da poco un motore di ricerca (Snap.com) che vende pubblicità in modalità ppa . Pensi che altri motori di ricerca seguiranno questa policy? Ti immagini Google che vende pubblicità in ppa? FR: Che cosa pensi in merito alla ricerca della Jupiter research che ha dimostrato che i cookie vengono cancellati (soprattutto automaticamente) molto più del previsto, mostrandone le inefficienze per eseguire il tracking delle vendite e dei lead? FR: Qual è la percentuale delle transazioni effettuate che poi vengono stornate dai merchant. Tipicamente: viene venduta una macchina fotografica che poi viene rimandata al mittente. Quanto incidono resi e charge back sul volume delle vendite? FR: La tua percentuale è decisamente lontana da quella della Jupiter. Avrai sicuramente letto del dibattito che è attivo in U.s.a e anche in Italia relativamente a questo tema. Si parla anche di "cookie crisis" e non solo per il tracking delle vendite. Non pensi che questo possa rappresentare un grave problema per TD? FR: Perchè non decolla lo strumento del coupon elettronico? FR: Condivido pienamente il giudizio di immaturità sulla situazione italiana, ma tu non sei affatto uno spettatore passivo. Come country manager della società leader in Italia nelle soluzione ppa, non pensi che sia un tuo target quello di rendere il mercato più maturo introducendo sistemi di tracking più sicuri? Perché non lo introducete voi per primi il coupon elettronico? FR: Quali sono le differenze che individui maggiormente fra i clienti italiani e quelli degli altri paesi europei in cui TD è presente? FR: Tu mi parli di clienti abituati male da altri operatori, ma quanti clienti annoverate fra i primi 100 gruppi italiani? Non pensi che ci troviamo di fronte a un 'marketing divide' molto forte che impedisce a società nate decine di anni prima della nascita di Internet di avvicinarsi a questo medium? FR: Qual è secondo te il motivo per cui l'e-commerce in Italia non è mai decollato? FR: Di fatto siamo il fanalino di coda, anche come utilizzo di Internet. In Italia si naviga mediamente 8 ore al mese. Siamo gli ultimi fra tutti i paesi sviluppati. Mi hai parlato prima di un mercato pubblicitario immaturo. La pubblicità è lo specchio dell'economia. La pubblicità in Internet è di poco superiore a quella nei cinema. Non pensi che ci sia troppo ottimismo di facciata? FR: Quali sono gli ostacoli più grandi che impediscono a molte società di avvicinarsi al mondo della pubblicità online? FR: Ci sono tante società che non vogliono promuovere un prodotto ma solo pubblicizzare il proprio marchio. Non pensi che l’interazione a tutti i costi possa essere un grande limite che non fa decollare la pubblicità? Inoltre anche con la carta stampata e la tv si possono tracciare le vendite. Prima hai parlato di un mercato immaturo relativamente al coupon elettronico. Come sicuramente sai, la Fininvest cominciò a vendere in pay per performance (anche se al tempo non si chiamava così). Ora non si sognerebbero di farlo. Non ti sembra che sia il pay per action stesso un segnale di immaturità del mercato? FR: Quali sono invece le esigenze delle agenzie e dei centri media con cui lavorate? FR: Che tu sappia, ci sono società che analizzano gli effetti delle proprie campagne in internet con indagini di mercato oltre che con l’utilizzo dei sistemi di tracking da voi offerti? FR: Perché un webmaster dovrebbe scegliere TradeDoubler, quando può guadagnare con AdSense? FR: Perché però secondo te ci sono società che pagano 40 centesimi in CPC su Overture e con TD pagano un CPC fattuale di 1 o 2 centesimi. Come spieghi questo delta? FR: Il traffico dei motori di ricerca converte decine di volte di più di quello di un sito che ospita le vostre creatività e i vostri link? FR: Come vedi il futuro dell'e-commerce in Italia? FR: Pensi che ci possano essere delle politiche ad hoc per che possano essere adottate per incentivare la diffusione/utilizzo di Internet in Italia? Oppure bisogna 'lasciare fare all'economia'senza intervenire? Convegno in videoconferenza sull'Internet Marketing
Interessante iniziativa dell'Università di Modena e Reggio Emilia: nell'ambito del corso di Marketing e Reti del corso di Laurea in Comunicazione e Marketing della Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell'Economia è stato organizzato il convegno "Quali scenari futuri per l'Internet Marketing". L'iniziativa è interessante per due motivi: il tema trattato e le modalità di partecipazione allo stesso. C'è anche un terzo motivo di interesse: la qualità dei relatori. Beh, certo che se ci fosse stato anche un relatore di IMlog sarebbe stato ancora più interessante... :) Flickr ringrazia e rilancia!
Ecco un bel modo per fugare le paure degli utenti di Flickr in merito all'acquisizione da parte di Yahoo! avvenuta nelle scorse settimane. Agli iscritti PRO (a pagamento) della prima ora infatti, lo staff di Flickr sta inviando in questi giorni una email per ringraziare del supporto ("your cold, hard cash ..."), ma non sono solo parole! Prima di tutto è stata raddoppiata la durata dell'account; nel mio caso ho pagato per un anno e ora mi viene regalato un altro anno con scadenza a febbraio 2007. Inoltre viene dato più spazio con la possibilità di uploadare fino a 2gb per mese e per finire ho la possibilità di regalare 2 account PRO ai miei amici ... Beh, non male davvero; ci vuole così poco per essere eccezionali! Fashion Marketing
Le persone con le quali ho sviluppato contatti professionali negli ultimi anni sanno che uno dei miei principali ambiti di interesse sono le nuove tecnologie della comunicazione applicate al marketing (o anche viceversa). Si passa quindi per internet, il mobile, la tv digitale interattiva e così via. Durante una lezione del master in marketing che ho appena conseguito, dedicata al Fashion Marketing, un docente ha chiesto a noi studenti cos'è per noi un prodotto "fashion" o di design; stimolato dalla domanda ho pensato, e proposto al docente, una risposta piuttosto criptica: un prodotto dotato di valore percettivo preponderante rispetto al valore dato dalla sua funzione. Con questa mia "uscita" intendevo puntare l'attenzione sugli aspetti immateriali/percettivi dei prodotti la cui essenza si basa fondamentalmente sullo stile e sul design. Come ogni professionista del marketing sa, una delle componenti (dette leve) del marketing è il prezzo di sell-out, quello a cui il prodotto viene proposto al cliente finale. Il prezzo di sell-out, la cui entità si riflette sulla redditività del prodotto (quindi sul conto economico di prodotto), è stabilito sulla base di diversi fattori, uno dei quali è il livello di deterrenza all'acquisto. Il dilemma, nel caso di prodotti caatterizzati, come prima detto, da un alto valore percettivo è: quanto la componente immateriale di un prodotto, legata alla sfera emotiva, è monetizzabile (trasferibile nel prezzo di sell-out) senza fare da deterrente all'acquisto. Personalmente, in quanto particolarmente affascinato dal design, ma senza esserne vittima, spesso (sempre?) faccio fatica a giustificare il prezzo di sell-out che alcuni prodotti di design hanno, basato solamente sul plus valore percettivo di questi. Ciò mi accade soprattutto di fronte a prodotti che, pur di grandi nomi (stilisti o designer) spesso e volentieri non presentano particolari innovazioni o stili distintivi che ne giustificano il prezzo (a volte si tratta davvero di normali jeans, o normali occhiali, con un logo/nome famoso stampato sopra). Insomma...mi viene da dire che il design è una cosa seria, dove si parla di sperimentazione su occasioni d'uso, funzioni e materiali innovativi...dove la creazione di un prodotto dovrebbe seguire ad un'analisi dei problemi esistenti (un pò come nel marketing); ma sembra che tutto ciò, spesso, non interessi. Ciò che si insegna nelle scuole di design, viene disatteso nell'impresa di moda o di design. Esistono anche piccole realtà che ci provano, andando a pescare nella sfera dell'immaginario e della sensibilità sociale le idee per sviluppare prodotti di "design intelligente". Cito a titolo di esempio, sottolineando che nulla mi lega a loro (quindi non li segnalo per fare pubblicità), il lavoro di Notcom: il loro lavoro usa come bacino la sensibilità sociale che si sviluppa all'interno di movimenti come Criticalmass. Il loro prodotto ha la caratteristica di assorbire le spinte provenienti da istanze esterne al mondo del design e dell'impresa: il metodo è quello di pescare all'esterno del proprio ambito per non diventare inutilmente auto-referenziali. La logica è, si potrebbe dire, bottom-up anziché top-down. Il futuro del Voice over Ip
Nessun commento un solo dato. Skype ha superato i 100.000.000 di downloads. Semplificare, sempre!
Molte volte ho chiesto a collaboratori e colleghi di semplificare un processo di acquisto, di rendere un testo il più comprensibile possibile, di eliminare fronzoli inutili che avrebbero potuto impedire ai clienti/utenti/lettori di completare un'azione, di verificare il reale funzionamento di un processo. Tante volte mi sono sentito rispondere: "ma dai i nostri clienti non sono così utonti. I nostri clienti sì che capiscono come funziona internet, i nostri clienti cliccano solo sui bottoni giusti, i nostri clienti leggono tutte le nostre istruzioni". Bene, i commenti a questi nostri post sono la conferma che forse ci avevo azzeccato, solo in quelle occasioni sia chiaro :). Se per caso siete in procinto di studiare un'interfaccia, un testo, un processo, semplificate, eliminate e spiegate con le figure, così forse qualcuno vi capirà. Web goes local
Messe da parte le discussioni tra global e glocal, pare proprio che il web stia andando dritto verso il local. I due maggiori player del mercato, Google e Yahoo! (mi perdoni MSN ma a me sembra sempre che arranchi all'inseguimento degli altri), stanno entrambi, anche se in maniere diverse, esplorando nuovi tools per i mercati locali. Le prime due riflessioni che mi vengono in mente sono: Speciale Milia/Miptv [seconda parte]
Molto stimolanti gli interventi odierni alle conferenze del Miptv. Tra i tanti panel e conferenze a cui ho assistito. ho scelto di riferire sul discorso di apertura di Dawn Airey managing director di Sky Network BsyB Uk. > piu' canali da vedere su diverse piattaforme Sembra che per quanto concerne la televisione, whatever, whenever, wherever non sia piu' uno slogan, ma che lo spettatore ha gia' oggi il pieno controllo sui contenuti, almeno secondo Sky. Basta che paghi, aggiungo io. Speciale Milia/Miptv [prima parte]
Mi trovo qui al Milia/Miptv, mercato internazionale dell'audiovideo e dei contenuti digitali. Dopo un periodo di crisi, il Milia si e' ben ripreso da quando l'evento si e' fuso con il Miptv. Se l'anno scorso si e' parlato molto del futuro della pubblicita', quest'anno e' stato il tema centrale. Come ho gia' avuto modo di scrivere su Imli, oramai il fatto che la frammentazione delle audience sia una realta' concreta e non una tendenza e che le nuove tecnologie come il DVR o la progressiva penetrazione del broadband stanno concretamente minacciando i business model delle emittenti televisive e' chiaro a tutti gli operatori, che non stanno facendo sperimentazione, ma si stanno mettendo seriamente a confronto sui nuovi business model. Nella prima conferenza dedicata alle nuove forme di pubblicita' si e' parlato di branded entertainment , non come moda del momento ma come una delle possibili direzioni strategiche da prendere. L'obiettivo del branded entertainment e' quello di trovare nuove modalita' di integrazione tra l'espressione dei valori di un brand con i contenuti fruiti dagli utenti. Si e' nuovamente ribadito che il branded advertainment non e' il product placement, dove si mostrano anche surettiziamente i prodotti di un brand all'interno di un programma. E' una forma in cui uno sponsor associa il suo marchio ad un contenuto televisivo che costruisce insieme al broadcaster. Intervento illuminante quello di Nandini Gulati, Integrated Marketing Communications Manager di Coca Cola Europe, Eurasia e Middle East, che senza peli sulla lingua ha detto chiaramente che "cio' che ha funzionato nel passato ora non funziona piu'. La pubblicita' sicuramente non e' morta, ma non e' piu' sufficiente per comunicare con i propri consumatori. Oggi ci sono alternative per gli utenti come le consolle di gioco, la comunicazione sui telefoni cellulari, perche' e' cambiato il modo di informarsi e di divertirsi. Occorre trovare nuove alternative per comunicare su tutti i luoghi e momenti in cui la pubblicita' non riesce ad arrivare. Nei prossimi giorni si parlera' diffusamente di nuovi business model per il broadband, per il mobile e per la tv digitale. Restate sintonizzati. Ma i pagamenti in internet sono sicuri? (Prima parte)
Molte persone pensano che il mondo dell’e-commerce non decolli in Italia come in America per la mancanza di fiducia degli italiani negli strumenti di pagamento quali la carta di credito. Sarà importante quindi analizzare:
E-commerce: alcuni dati Un'indagine realizzata da ClubPMI in Aprile 2004 relativa a 300 e-shop conferma questi dati e ne ricerca le motivazioni: c’è stata una evoluzione nelle tipologie di acquisto da parte del consumatore , ma soprattutto nasce una nuova figura professionale, il commerciante on-line, molto più attento alle strategie di web marketing, ai mezzi di fidelizzazione e alle esigenze del cliente. Cosa è successo all’e-commerce?
All'aumento hanno sicuramente contribuito l’espansione massiccia di internet e l’ingresso di nuovi potenziali clienti . "Prima o poi dovranno comprare!" affermano un po' tutti gli operatori. Si deve senza dubbio dar loro ragione, considerando che un altro dato emerso dall'indagine è quello della fiducia. Sembra che il tempo abbia giocato a favore delle transazioni on-line e la parte del leone è fatta proprio dalla carta di credito: il cliente non ha più paura e definisce ormai questo mezzo di pagamento molto sicuro (54%). Anche secondo un recente rapporto pubblicato da Visa, compagnia specializzata in carte di credito e pagamenti elettronici, l'Europa si conferma sempre più incline a spendere online dimostrando una crescente fiducia nei siti e-commerce. "Le cifre più alte dopo il periodo natalizio che si siano viste da parecchi anni" ha commentato soddisfatto Bernard Ovink, vice presidente di Visa Europa. Il merito si può dire sia di tutti: dei consumatori più fiduciosi e dei commercianti che stanno divenendo sempre più abili anche sull'on-line. I dati rispettano le aspettative; in particolare:
Per quanto riguarda i settori più attivi nell’e-commerce mondiale possiamo evidenziare:
Per quanto riguarda l'Italia:
In generale in Europa si sono registrati tassi di crescita importanti:
Pagamenti in internet: la sicurezza Gli esperti del settore si sono posti una precisa domanda: "Ma è veramente la mancanza di sicurezza il “freno” alla diffusione dell’e-commerce italiano?" Le statistiche sono contrastanti su questo punto, ma sicuramente gli operatori economici stanno cercando da anni sistemi alternativi alla carta di credito per i pagamenti (soprattutto per i micropagamenti), da effettuarsi nelle vendite on-line. Gli operatori si possono dividere in tre categorie:
Come si muovono gli operatori telefonici Già dal 2002 gli operatori telefonici hanno cercato di proporre delle alternative al pagamento con alle carte di credito. Omnitel ha lanciato due servizi:
1. Per attivare il servizio M-Pay Onphone è necessario aver inserito un numero di cellulare Vodafone in fase di registrazione nel sito www.190.it. Una volta in possesso di Username e Password, è sufficiente integrare i dati, solo però la prima volta, con i dati della carta di credito e l’indirizzo di spedizione. Dopo aver attivato detto servizio, per effettuare un acquisto non è più necessario inserire ogni volta gli estremi della carta di credito, ma è sufficiente:
Il buon esito della transazione verrà comunicato attraverso un SMS di notifica direttamente sul cellulare. 2. Per attivare Cash Card non è necessario avere un conto corrente bancario nè essere maggiorenni. Detto sistema permette di acquistare biglietti: per il cinema, per concerti o spettacoli teatrali direttamente dal cellulare. Tra i servizi che Vodafone offre ci sono anche:
WIND ha creato Mobilmat. Mobilmat SpA, frutto di una joint venture tra Banca Sella Spa e Wind TLC Spa, ha unito l’esperienza nel mondo dei cellulari con quello della sicurezza per i pagamenti al fine di creare un sistema che funzionasse per ricariche telefoniche, pagamenti in internet e micropagamenti (taxi, macchinette caffè, ecc.…). Ad oggi ha convenzionato circa 200.000 negozi tradizionali e 3.000 negozi su Internet. Il sistema Mobilmat permette di fare pagamenti:
interagite gente la tv vi aspetta
Torno ad occuparmi di un tema a me molto caro: l'interattività sulla televisione digitale, cercando di proseguire il discorso che ho cercato di impostare in interventi precedenti. La televisione rimane un mezzo passivo, l'interattività per essere accettata deve essere in grado di offrire valore. Le esperienze internazionali di successo ed insuccesso sulla televisione digitale ci stanno insegnando che allo spettatore non interessa un'interattività tout court perché questo è quanto può offrire internet. Oggi che siamo all'anno zero se parliamo di televisione digitale interattiva, mi sembra di essere tornato indietro ai primi anni di internet dove qualcuno voleva rendere il proprio sito interattivo ad ogni costo, con forum, chat e quant'altro, senza domandarsi se cotanta interattività avrebbe contribuito a dare valore ai destinatari della comunicazione. Il futuro dei contenuti video person to person
Ho riportato su un mio post precedente la notizia del progetto di Google relativo alla richiesta di sottomissione di contenuti personali video. Questa notizia per essere meglio compresa deve essere analizzata in un contesto più ampio. Facciamo quindi un passo indietro. E' risaputo che a livello internazionale le diverse Telcos, si stanno buttando sull'iptv per cercare di incrementare l'arpu, poiché vi è una tendenza generale all'abbattimento dei prezzi nel mercato delle connessioni in larga banda. Come molti istituti di ricerca fanno notare, con tassi di crescita estremamente elevati, la broadband tv potrà in breve costituire un competitor temibile per i broadcaster che operano sul satellite e sul DTT, almeno così appare sulla carta. La realtà dei fatti è diversa, il fattore critico di successo per ogni progetto di Iptv, è la disponibilità di contenuti e servizi ad alto valore aggiunto, in grado di spingere gli utenti a pagare. Nella maggior parte dei casi, contenuti premium come sport, cinema ed eventi musicali hanno un elevato costo, ma questo sarebbe il minore dei problemi, visto che molti deal vedono i content provider partner delle telcos in una logica di revenue sharing. Il problema che sta sorgendo ora negli Stati Uniti è che alcune major come Walt Disney temono che l'Iptv non sia da considerare come un mercato aggiuntivo, ma che possa cannibalizzare le vendite ed il noleggio dei DVD, loro principale fonte di revenue come rileva l'articolo di Business Week. Questo atteggiamento ambivalente da parte di alcune majors, potrebbe de facto, rallentare l'espansione dei progetti di Iptv. Ecco perché la maggior parte delle Telcos, nel momento in cui sta lavorando sui palinsesti, sta oggi guardando a fonti alternative di approvvigionamento di contenuti, stipulando partnership con produttori indipendenti per contenuti creati ad hoc, o pacchettizzando in diversi modi format televisivi come il reality che si possono vedere anche sulla televisione free to air. Fattore critico di successo di ogni progetto di Iptv, come si diceva, è la disponibilità di una library molto vasta di contenuti da poter erogare on demand. Se quelli validi sono scarsi e costosi, ma in più di difficile reperibilità, Tutti i blog sono uguali?
La maggior parte dei blog giovanili è autoreferenziale, i contenuti sono spesso di non elevato spessore perché conta più spesso la reazione a quanto si scrive piuttosto che il livello dei post. Lo stile di comunicazione di alcuni blog è più vicina alle chat, ai forum e agli sms nonostante la sua apparenza di diario o di pensieri in liberta. Non si può giudicare un blog come fosse sempre un artefatto letterario. Un autorevole studio del Children's Digital Media Center della Georgetown University, di David A Huffaker e Sandra L Calvert che è stato pubblicato dal Journal of Mediated Communication ha analizzato il ruolo dei blog giovanili come strumento di rappresentazione e di espressione della identità di chi scrive e nella capacità di riconoscersi in chi legge, nella possibilità di allacciare nuovi contatti e nuove relazioni. Ecco perché i weblogs rappresentano un "ambiente in cui identità e linguaggio giocano un ruolo importante. I teenager usano i weblogs non solo per presentare una identità on line, ma anche per esprimere le proprie idee, condividere le proprie esperienze ed emozioni attraverso un linguaggio comune. In alcuni casi questi blog portano al formare comunità on line, simili alle relazioni peer to peer che si possono osservare nel mondo offline". Ho più volte cercato di affermare che il dibattito in corso sui blog è fuorviante, perchè sono una galassia estremamente disomogenea, in cui si possono trovare blog professionali di giornalisti o di esperti di marketing (come nel caso Imlog), ma anche blog amatoriali che ovviamente vengono concepiti con logiche completamente diverse come lo studio rileva. E' quindi opportuno per giudicare compiere sempre comparazioni omogenee altrimenti il rischio è quello di partire per la tangente e non riuscire a comprendere quello che sarà un fenomeno sempre più importante nei prossimi anni: la comunicazione peer to peer. Le critiche che vengono mosse a certi blog costituiscono proprio i loro tratti distintivi, se essi si trasformassero, correrebbero il rischio di perdere la propria funzione. Non è un caso che Google si sta organizzando per un nuovo progetto di pubblicazione di personal video clips. Sarà banale ma a molti piace leggere contenuti di persone, colleghi o amici che si ritengono simili. Ecco perché ritengo un'idiozia affermare che il blog sia una tecnologia al pari di un CMS. Come si crea un mercato: il progetto MIT
Dispongo attualmente di un pc con un processore molto potente, un hard disk davvero ampio ed una serie di funzioni che probabilmente non utilizzerò mai. Eppure uso con maggiore frequenza sempre gli stessi software: un foglio di calcolo, un word processor ed un programma per fare le presentazioni. Sono quello che si definisce un "utente medio" nonostante mi occupi professionalmente di comunicazione digitale. Non vi sono ragioni particolari per me per avere il sistema operativo di cui è dotata la mia "macchina". Se i pc costassero meno, se hardware e software fossero più usabili, se i programmi di formazione relativi all'alfabetizzazione informatica funzionassero meglio, probabilmente non avremmo sradicato il problema del digital divide ma lo avremmo sicuramente ridotto. E' passata abbastanza inosservata la notizia del programma del MIT per lo sviluppo di un laptop destinato ai ragazzi del terzo mondo che ha un costo non superiore ai 100 dollari. Sugli sviluppi del progetto ne da un buon risalto la CNN. Yahoo si fonde con Google; e se non fosse un pesce d'aprile?
Diciamo subito che molto probabilmente la notizia non è vera; diciamo che si tratta molto probabilmente di un pesce d'aprile; il primo di aprile, su SE Roundetable e poco dopo su SEW sono apparse notizie di un 'merge' tra Yahoo e Google. Dati recenti parlano di una sovrapposizione molto forte fra gli utenti dei tre siti. In sostanza, l'equilibrio attuale, che vede in testa Google, seguito da Yahoo e da MSN, potrebbe essere scomposto molto facilmente. Di fatto, fra i tre player, Google e Yahoo hanno certamente 'più paura' di MSN e per un motivo molto semplice: MSN non può che migliorare la propria penetrazione. Inoltre, Eric Shmidt (Ceo di Google) conosce molto bene lo 'stile' di Bill Gates. Penso che pochi si scordino di come ha distrutto Netscape...Certo, in un motore di ricerca la differenza qualitativa è più importante che in un browser (dove contano di più altre variabili), ma di certo Microsoft non ha carenze di tecnici o di denarlo per comprarli. C'è anche da dire che è evidente il tentativo di Google di 'portalizzarsi'; sicuramente Brin, Page e Schmidt hanno la consapevolezza che un motore di ricerca può 'passare di moda' con la stessa velocità con cui ha raggiunto il successo (due anni sarebbero dunque sufficienti...). E qual è il portale più visitato al mondo? Contestualmente, Yahoo è ancora ben lungi dall'avere a disposizione uno spider della stessa qualità di Google. Google ha bisogno di tempo per diventare un portale e Yahoo per diventare un motore di ricerca competitivo. Nel frattempo, MSN potrebbe bruciare le tappe. Per quanto è noto che le fusioni portino nel breve periodo delle notevoli difficoltà di gestione, è anche vero che nel lungo periodo una fusione di questo tipo farebbe risparmiare ad entrambe le società parecchi milioni l'anno (solo di spese tecnolgiche). L'ultimo motivo, più 'esogeno' ma non meno importante è che storicamente abbiamo visto che i motori di ricerca procedono proprio per fusioni e acquisizioni. Certo, questa sarebbe una fusione veramente gigantesca e non paragonabile a quella di Altavista o di Overture, ma senza dubbio non è impossibile e comunque sarebbe ben comprensibile. Le possibilità sono molte; la fusione potrebbe avvenire anche fra Yahoo e MSN o fra Google e MSN; quel che è certo è che il mercato non rimarrà così com'è per molto tempo. Nel frattempo, Yahoo ha 'rubato' a MSN Scott Moore...La battaglia è solo agli inizi... Flickr, scatta l'intervista
Segnalo un'intervista con i fondatori di Flickr, il servizio che ha rivoluzionato il sistema con cui è possibile pubblicare foto su internet e condividerle con gli amici. Mi pare di poter dire che il prodotto stia letteralmente scoppiando tra le mani dei fondatori, i quali hanno sviluppato un servizio fantastico, di una usabilità disarmante. I cookie stanno morendo...evviva i SOs!
La 'cookie crisis', come ormai è definita in U.s.a nei forum più importanti, ha ormai raggiunto la fase in cui da una situazione di 'panico' (o di arrabbiatura, per chi non voleva divulgare questi dati...) si è passati alle possibili soluzioni. Ricordiamo che qualche giorno fa, la JupiterResearch pubblicava dei dati dai quali emerge che circa la metà degli utenti internet elimina i cookie (o li fa eliminare automaticamente dai software anti-spyware etc) mensilmente; c'è anche un 12% degli utenti che li cancella (o li fa cancellare) quotidianamente. Il dato mi sembra rilevante per molti aspetti, ma quello che più mi rende felice è che adesso gli editori hanno in mano delle armi in più per potersi opporre all'ordalia del Pay per action che imperversa purtroppo sempre di più, segno di un mercato ancora totalmente immaturo e dove chi dispone dell'audience ma non di un brand consolidato è quasi costretto a 'vendere' i propri spazi in revenue sharing. Sono sempre stato contrario al revenue sharing per diversi motivi; il più importante è che secondo me annulla la dimensione imprenditoriale e 'di rischio' dell'acquisto di pubblicità. il principio secondo il quale 'pago se va bene' è profondamente unfair e si basa esclusivamente sulla posizione di forza che i buyer hanno nei confronti di chi vende pubblicità in Internet; nessuno si sogna di fare un discorso del genere a publoitalia o anche a una televisione locale (e tanto meno a chi produce volantini a risma...). La ricerca della Jupiter ha dimostrato che il sistema non è affatto infallibile e che quindi la società che acquista pubblicità in revenue sharing corrisponde all'editore solo una percentuale delle vendite che sono state effettivamente effettuate per suo 'merito'...Io sono sempre stato favorevole al coupon elettronico; se acquisti insrendo un semplice codice numerico, ti sarà riconosciuto uno sconto o un'agevolazione; per quanto il vantaggio o il risparmio sia minimo, solo pochissimi vi rinunceranno e le vendite saranno tracciate molto più efficacemente. Il principio è lo stesso dei cookie 'classici'; il vantaggio è che questi SOs sono ancora per lo più sconosciuti e quindi non sono oggetto di cancellazione automatica o manuale. Quanto ci metteranno le società che intermediano il revenue sharing ad applicare questa nuva tecnologia? Aspetteranno che gli utenti conoscano molto bene questi cookie di nuova generazione cosicché perdano anch'essi di efficacia? By the way, il sistema di tracking attraverso cookie è utilizzato anche da tutte quelle società che acquistano pubblicità in modalità PPC; il CPC è - purtroppo - spesso calcolato in base ai MWR (most wanted responses) che riescono a generare...Quale sarà l'effetto di questa inefficienza dei cookie su un mercato (quello italiano) in cui i CPC sono mostruosamente più bassi delle medie statunitensi? |