IMlog
Chi ha paura della privacy...non ha paura di Google
Autore: Federico.Riva | Categoria: Web Marketing | Data: Mercoledì, 31 Agosto 2005 

Si sente sempre parlare di privacy. Tutti sono preoccupati della privacy nella propria casella di posta (anche se gli spammer non sanno nemmeno chi siamo) o delle immagini registrate dalle telecamere del centro (nel 50% dei casi non funzionano e dopo poche ore i dati vengono cancellati), ma nessuno si preoccupa del fatto che la crescita di Google sta mettendo sempre più a rischio (questa volta veramente, anche se solo potenzialmente perché non sappiamo che cosa facciano) la nostra privacy.

Tutti usiamo Google.

Google tiene i cookie sino al 2038.

Google sa chi registra i siti e quando li registra e da dove li registra etc. (è anche registrar infatti)

Gmail è sempre più diffusa (google sa tutti i messaggi che ci mandiamo con gmail).

Google, con la toolbar conosce tutti i siti che visitiamo e conosce tutte le ricerche che effetuiamo.

Con Talk, Google sa anche quello che chattiamo.

Con il Desktop sa quali sono i documenti all'interno del nostro pc.

Adesso faranno anche Googlepay (tipo PayPal) e quindi sapranno anche che cosa compriamo e quanto lo paghiamo.

Ci sono centinaia di aziende che sanno una parte di tutte queste cose, ma Google le riunisce tutte.

Il fatto che poi Google collabori con Washington per la lotta al terrorismo e che nemmeno ai tempi d'oro di Hoover (fondatore dell'FBI) c'erano così poche garanzie per la riservatezza dei cittadini, e il fatto che Google è transnazionale, unito al fatto che stanno assumendo ex agenti CIA e NSA, mi fa pensare: e se dovessimo preoccuparci di più dello strapotere (di intelligence) di Google piuttosto che delle spam su Cialis e Viagra spedite a vedove ottantenni?

Search engine recruiting?
Autore: Marco.Loguercio | Categoria: Internet per le aziende | Data: Mercoledì, 31 Agosto 2005 

dumais_google.JPGSi sa, quello di cercare il proprio "nome+cognome" su Google per vedere cosa si dice di noi e' uno dei vezzi piu' diffusi anche in Italia.

Lo sanno perfettamente (ovviamente:-) anche quelli di Google che, dopo aver piu' volte conquistato gli onori della cronaca per le loro originali metodologie di recruitment per arrivare agli ingegneri piu' in gamba, si stanno ora muovendo anche con gli AdWords, i propri link sponsorizzati.

Come? "Acquistando", come parola chiave, nome e cognome della persona che interessa loro raggiungere, e facendo comparire a chi la cerca un link sponsorizzato che fa venire in mente i cartelloni statunitensi di reclutamento con l'immagine dello Zio Sam e la scritta "we want you".

Un esempio che circola in questi giorni nei forum e nei blog di settore e' quello relativo a Susan Dumais, ricercatrice di Microsoft.
Basta cercare su google il suo nome e cognome per averne (almeno fino al momento in cui scrivo) la dimostrazione.
Se veramente la Dumais e' nel mirino di Google, sicuramente raggiungerla in questa maniera viene a costare molto meno che non affidandosi ad una ben piu' costosa societa' di head hunting.
In realta', con quest'azione Google non intende raggiungere soltanto la diretta interessata, ma anche altri specialisti dello stesso settore che si portano su Google per cercare le pubblicazioni della Dumais. Piu' in target di cosi'...

Un esperimento analogo, finalizzato al recruitment di specialisti attraverso gli AdWords, lo stiamo conducendo da qualche settimana anche nell'azienda per cui lavoro, acquistando quelle parole chiave che sappiamo essere cercate principalmente dagli "addetti ai lavori" per verificare dove sia il proprio sito e quali siano i competitors.
Non abbiamo invece proprio mai pensato all'idea di acquistare nomi e cognomi; un'azione che, onestamente, mi sembrerebbe decisamente spudorata.

Che in futuro il C level ed i responsabili risorse umane di un'azienda debbano cominciare a cercare periodicamente su Google i nomi dei propri dipendenti chiave per vedere chi li stia puntando?


Commenti:

Sembra che Federico abbia ragione, leggo su Punto Informatico

Colpo grosso, Google assume Vinton Cerf
Dietro l'assunzione tutti i vantaggi di una delle menti più brillanti della rete, uno dei padri di Internet, che afferma: sarò valutato non per il mio passato ma per le mie idee sul futuro


Inviato da: MaurizioGoetz @ 09.09.05 10:19


Molti dei servizi di Google sembrano limitare la privacy ormai, non ultima la toolbar e la casella postale gmail. Però li utilizzo entrambi, perchè sono comodi...
Del resto per avere buoni servizi senza spendere bisogna spesso scendere a qualche compromesso...

Inviato da: Max Da Vià @ 02.09.05 19:42


Il buon senso aiuta sempre. Se hai dei risparmi non investirli nelle azioni di una stessa società, se hai diversi account di posta elettronica, cerca di usare provider diversi, ecc. Ecco perché non utilizzerò Google Talk, un po' perché sono fidelizzato e utilizzo Skype ma anche per evitare che i miei dati girino solo in un unico database.

Suvvia, Google non è un monopolio, è possibile usare anche altri motori anche se probabilmente Google è il migliore.
Ricordo a noi tutti che siamo ancora liberi nelle nostre scelte e per quanto Microsoft abbia il predominio dei browser io mi trovo benissimo con Firefox.

Inviato da: Maurizio Goetz @ 02.09.05 18:28


giro la questione: in che modo si puo' limitare un monopolio(che in realta' monopolio non e', non scherziamo...) con una base dal basso, ovvero uno pseudomonopolio scelto dalle presenute vittime del monopolio? ovvero: cosa dovrebbe fare la legge per limitare i possibili danni derivanti dalla mancata concorrenza? impedire agli utenti di fare ricerche, chattare, mandare mail?
E' in parte una provocazione, lo ammetto, ma in parte vorrei capire cosa viene chiesto a google e cosa al legislatore

Inviato da: Matteo.Balzani @ 02.09.05 17:58


Matteo cerco di essere chiaro: la colpa non è di google che agisce in questo modo. Lo farei pure io se la legge me lo consentisse. Ma ahime dove c'e' monopolio di fatto in un settore( e google non si limita piu' gia' da tempo solo ad un settore) non c'e' nemmeno sana crescita di quel settore. E' il sistema intorno a quella realtà che consente certi meccanismi senza avere forza per intervenire. Vedi ad es. quello che succede in italia: se telecom offre un certo prodotto ad un prezzo troppo basso subito scatta l'antitrust (almeno in principio)a tutela di quel settore, perchè essendo troppo competitivi si uccide il mercato della concorrenza, che invece e' sano e sacrosanto. Vero anche che in italia certi settori conoscono una concorrenza fittizia e teorica, come appunto il settore della telefonia, quello delle assicurazioni e tanti altri. Ma in generale se non ci fossero le societa' concorrenti il mercato non avrebbe una "democratica" evoluzione, e il trend sarebbe deciso in modo dittatoriale dalla società leader del settore.

Inviato da: Jacopo Gonzales @ 02.09.05 17:18


Il problema è che Google ormai non è più un motore di ricerca (solo); è come parlare della Pirelli pensando che facciano pneumatici (solo).

Inviato da: federico riva @ 02.09.05 14:50


scusa Jacopo ma continuo a non seguirti. cosa dovrebbe fare Google in proposito? pagare meno i dipendenti? lasciare qualche brillante ricercatore alle altre aziende perche' se no sarebbe "evil"?
Sul fatto che le aziende non aprano nemmeno perche' c'e' Google mi permetto di dubitare fortemente, e riguardo all'essere acquisiti beh, ho idea che quelli di Keyhole e Picasa non siano poi cosi' disperati...
Non voglio difendere Google ad oltranza, sia chiaro (anzi, a breve postero' un intervento polemico), ma a mio parere se ci sono 100 possibilita' (e ci sono) e la maggioranza ne sceglie liberamente una senza alcuna costrizione (e lo fa) non si tratta di monopolio, ma di successo!

Inviato da: Matteo.Balzani @ 02.09.05 14:02


Matteo non dico che google obblighi nessuno a lavorare per sè ci mancherebbe...sostenere una teoria simile sarebbe una castroneria.... Dico solo che di fatto, e questo mi pare innegabile, hanno il potere economico per accaparrarsi le menti piu' brillanti. Il che va bene fino ad un certo punto. A causa di questo molte società nella silicon valley ( cuore pulsante della tecnologia)non riuscendo ad essere competitive chiudono. Altre ancora, già sapendolo, nemmeno aprono i battenti. Altre, se hanno la fortuna (o sfortuna)di trovarsi sulla rotta di Google, vengono acquisite. In tutto questo sento puzza di monopolio, e da un certo punto di vista, anche di mancanza di concorrenza. Il che non è mai un bene.

Inviato da: Jacopo Gonzales @ 02.09.05 13:27


Jacopo scusa, stai dicendo che Google costringe le menti piu' brillanti e capaci a lavorare per se'? In che modo si puo' imputare a Google di essere appealing per i lavoratori? Va bene la privacy, ma questo veramente mi sembra eccessivo :)

Inviato da: Matteo.Balzani @ 02.09.05 09:23


Trovo corrette e realistiche le osservazioni mosse da Federico. Questo, almeno in parte porta acqua al mio mulino. Ahimè queste sono le conseguenze di situazioni di oligopolio (per non parlare di monopolio). Aggiungo inoltre alla lista di pratiche 'disdicevoli' portate avanti dal googleplex anche la seguente che spesso passa un po' in sordina: che ne pensate della difficoltà (per non dire dell'impossibilità) che hanno la maggior parte delle compagnie della Silicon Valley di assumere menti brillanti e capaci perchè se le è già prese tutte Google? Libero mercato, o monopolio di fatto? La forza di Google poi non sta secondo voi creando un pericoloso monopolio dell'informazione, intesa in senso globale? A voi trarre le somme...Invito solo alla cautela

Inviato da: Jacopo Gonzales @ 01.09.05 14:11


Tra le pratiche 'disdicevoli' di Google questa mi sembra la meno grave sicuramente.
Il fatto per esempio che la toolbar di google si aggiorni automaticamente (mai visto un sw che si aggiorna automaticamente) è il segno della totale mancanza di rispetto per le più elementari norme procedrali (per parlare con Panunzio...). Ci sono altre cose che sono completamente 'unfair' : in primis il fatto che non esista un vero customer care per i clienti, inoltre il fatto che nessuno sappia quanto spendono i propri concorrenti (parlo degli adwords); quando sei partner non sai qual è la tua percentuale sugli adsense, nè quali adsense sono stati cliccati, insomma nulla di nulla: tutto sulla fiducia, di fatto tuttto sul fatto che non ci sono alternative migliori. Beati monoculi....

Inviato da: federico riva @ 01.09.05 12:48


Come avevo già scritto, non ritengo la pratica citata, così disdicevole, ma capisco che qualcuno invece pensi il contrario, ma il post di Jacopo mi ha fatto sorgere un dubbio, se non fosse stata Google ma Microsoft ad operare in questo modo,il nostro giudizio sarebbe stato lo stesso? Siamo sempre obiettivi o in virtù della nostra ammirazione per Google talvolta lo siamo meno?

Inviato da: Maurizio Goetz @ 01.09.05 12:04


Io sono uno di quelli che ritiene assolutamente privo di etica professionale un comportamento del genere da parte di Google (come da parte di chiunque altro). Inoltre non credo al concetto di viral marketing applicato a questo specifico caso. E' vero che se ne sta parlando davvero ovunque, su internet e non, vero anche che questo tipo di diffusione della notizia è praticamente gratuito. Il fatto che se ne parli pero' non significa che il comportamento sia giusto (o eticamente corretto), e che il messaggio trasmesso con questa notizia dia valore aggiunto all'immagine di Google, anzi, ne dubito profondamente. Occhio a giustificare tutto o a dare valenza positiva ad un comportamento di questo genere solo perchè la cosa rigurda Google.

Inviato da: Jacopo Gonzales @ 01.09.05 11:49


Secondo la legge americana sono ok. Penso che invece sia totalmente contrario alla legge italian, ma noi non siamo la Francia :)

Inviato da: federico riva @ 01.09.05 07:22


Chi mi conosce sa che sono assai contrario a che si tirino in ballo le leggi per avversare anche le pratiche in fondo abbastanza "innocenti", come quella di cui stiamo parlando. Mi sembra però che i nostri sistemi giuridici non siano del tutto favorevoli a che qualcuno utilizzi la notorietà del nome di qualcun altro, senza chiedere il consenso, per guadagnarne a sua volta.
Poi possiamo discutere su come questo schema giuridico sia ambiguo e talvolta difficilmente applicabile...

Inviato da: Sebastiano Pagani @ 31.08.05 14:29


Ma mi sembra un po' come quando Ryan Air per promuovere le sue linee aeree regala voli, è una forma efficace per Google, e non comporta costi, in più è virale, visto che siamo qui a parlarne. Non vedo problemi.

p.s Benvenuto Marco.

Inviato da: Maurizio Goetz @ 31.08.05 12:45


furto d'identita? non hanno mica preso il dominio, hanno solo associato una pubblicita' al nome, in maniera non equivoca. sinceramente non ci vedo nulla di male...
per quanto riguarda la dispersione beh, se compro Sigmund Freud si', ma per Susan Dumais (prima che la notizia uscisse ovviamente...) direi proprio di no. mi sembra ultratargettizzato e sul fatto di "pensare di cambiare lavoro" direi che anche se non ci stavano pensando forse per Google un pensierino ce lo fanno! No?

Inviato da: Matteo.Balzani @ 31.08.05 12:34


Acquistare il nome di una persona con Adwords? Più che spudorato mi sembra qualcosa di assai vicino al furto d'identità. Cmq più che avere nel mirino la persona di cui si è "comprato" il nome, sembra che nel mirino ci entri chi cerca informazioni su questa persona. E' un discorso valido quindi per i manager...Se cerco uno psicologo compro le keyphrase "sigmund freud", "jacques lacan" e così via con tutti i grandi psicanalisti...Certo mi sembra che ci sia una grossa dispersione, quanti di quelli che cercano informazioni su Susan Dumais stanno pensando di cambiare lavoro?

Inviato da: Sebastiano Pagani @ 31.08.05 12:07


http://www.google.com/search?num=100&hl=en&q=latent+semantic+indexing&spell=1

si può vedere anche a che cosa stanno lavorando.


Inviato da: federico riva @ 31.08.05 11:04

Search engine recruiting?
Autore: | Categoria: Internet per le aziende | Data: Mercoledì, 31 Agosto 2005 

dumais_google.JPGSi sa, quello di cercare il proprio "nome+cognome" su Google per vedere cosa si dice di noi e' uno dei vezzi piu' diffusi anche in Italia.

Lo sanno perfettamente (ovviamente:-) anche quelli di Google che, dopo aver piu' volte conquistato gli onori della cronaca per le loro originali metodologie di recruitment per arrivare agli ingegneri piu' in gamba, si stanno ora muovendo anche con gli AdWords, i propri link sponsorizzati.

Come? "Acquistando", come parola chiave, nome e cognome della persona che interessa loro raggiungere, e facendo comparire a chi la cerca un link sponsorizzato che fa venire in mente i cartelloni statunitensi di reclutamento con l'immagine dello Zio Sam e la scritta "we want you".

Un esempio che circola in questi giorni nei forum e nei blog di settore e' quello relativo a Susan Dumais, ricercatrice di Microsoft.
Basta cercare su google il suo nome e cognome per averne (almeno fino al momento in cui scrivo) la dimostrazione.
Se veramente la Dumais e' nel mirino di Google, sicuramente raggiungerla in questa maniera viene a costare molto meno che non affidandosi ad una ben piu' costosa societa' di head hunting.
In realta', con quest'azione Google non intende raggiungere soltanto la diretta interessata, ma anche altri specialisti dello stesso settore che si portano su Google per cercare le pubblicazioni della Dumais. Piu' in target di cosi'...

Un esperimento analogo, finalizzato al recruitment di specialisti attraverso gli AdWords, lo stiamo conducendo da qualche settimana anche nell'azienda per cui lavoro, acquistando quelle parole chiave che sappiamo essere cercate principalmente dagli "addetti ai lavori" per verificare dove sia il proprio sito e quali siano i competitors.
Non abbiamo invece proprio mai pensato all'idea di acquistare nomi e cognomi; un'azione che, onestamente, mi sembrerebbe decisamente spudorata.

Che in futuro il C level ed i responsabili risorse umane di un'azienda debbano cominciare a cercare periodicamente su Google i nomi dei propri dipendenti chiave per vedere chi li stia puntando?

Blogger ossessionati dalle classifiche?
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Pensieri Laterali | Data: Martedì, 30 Agosto 2005 

technorati_logo.JPGQuesto è il Paese delle classifiche, se vuoi contare devi essere inserito in una classifica. Persone apparentemente normali fanno a gara a chi ha più contatti su Linkedin e non pochi blogger controllano quotidianamente il numero di link che il proprio blog ha raggiunto su Technorati.

Technorati non è perfetto come rilevano alcuni blog, ma non è questo il punto.

Considerare la qualità di un sito o di un blog solo dagli accessi o dal numero dei link è come giudicare un libro dalla sola copertina. La rincorsa alla popolarità provoca su Linkedin la ricerca forsennata del numero di "connection" e rende meno efficace il tool di social network, poiché è la qualità dei contatti che conta.

Spesso non sono i blog che hanno più link quelli più interessanti, ecco perché mi rifiuto di considerare le classifiche come parametro di giudizio. Ecco perché inserisco su Linkedin non tutti i contatti che potrei, ma solo quelli per me rilevanti oltre che quelli di chi desidera entrare a far parte del mio network personale.

Spesso alcuni blog molto presenti nei blogroll non sono particolarmente interessanti, ma sono popolari per una sorta di mutuo scambio di visibilità.

Per quanto concerne i nuovi blog, preferisco fare affidamento alle segnalazioni dei blog che già frequento, oppure in base a classifiche qualitative da parte di testate internazionali che leggo e apprezzo.

Leggiamo pure le classifiche, tanto lo facciamo tutti, ma cerchiamo di non esserne ossessionati. Chi passa il suo tempo ad aumentare artificiosamente il numero dei link o dei contatti, a mio parere perde il suo tempo, perché alla fine, le persone frequentano i blog con i contenuti da loro considerati migliori e personalmente non ho mai ritenuto che chi ha 5000 contatti su Linkedin sia per me una persona più interessante rispetto a chi ne ha solo 100 o 10.

Internet vuol dire misurazione. Il mio invito è di non limitarsi a contare ma cominciare anche a pesare.

Il lusso prepagato: un giro in Ferrari con la tessera a punti
Autore: Simone.Lovati | Categoria: News | Data: Martedì, 30 Agosto 2005 

Da questa primavera ha aperto in Italia Circle Club, un club che consente ai soci di utilizzare beni di lusso: Ferrari, Maserati, Porsche, barche, ..etc senza possederli, noleggiandoli con una tessera prepagata!

Leggendo da qualche parte la notizia in prima battuta mi son chiesto se sono impazziti...poi mi sono ricordato di chi compra le Nike Shox con il finanziamento (ve lo giuro, le ho viste da Cisalfa!) e mi sono ricreduto, potrebbe funzionare...

La tessera non è proprio a buon mercato: 20k€...
...ma secondo me può funzionare, per due motivi:
- il marketing mi sembra ben organizzato. Il target ha un' età dai 30 ai 50 anni. Obiettivo 70 soci entro fine anno (ne dichiarano già 20). Sembrano puntare su zero pubblicità, tante PR e per il genere di prodotto credo sia azzeccato. L'idea è abbastanza virale...e poi, ohh, io sto scrivendo gratis per loro!
- quando si tratta di fare gli "sboroni" gli italiani non sono secondi a nessuno e questo è ancora più virale

Staremo a vedere.
Voi che ne dite?

Carta di credito: siamo ancora li'...
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: E-commerce | Data: Martedì, 30 Agosto 2005 

nike_newsletter_small.JPGMax, il 5 marzo 2004, aveva scritto un post dal titolo "La carta non ha ancora credito". Ad un anno e mezzo di distanza e' abbastanza desolante constatare che, in Italia, siamo ancora a qual punto.

Ho appena ricevuto una newsletter di Nike (cliccate sull'immagine per vederla) in cui, oltre all'ovvia promozione del prodotto, campeggia una bella scritta in evidenza che comunica la possibilita' di pagare online con bonifico bancario!

Siccome Nike lavora molto bene sul web e dubito faccia queste cose a caso, deduco che questa decisione di marketing sia maturata in seguito ad una valutazione seria del comportamento dei loro utenti, che evidentemente ancora non si fidano della forma di pagamento piu' logica e comoda.

Non ho voglia di riparlare delle solite questioni trite e ritrite, ma non mi e' mai capitato di vedere nessuno che al ristorante chiede di poter pagare con bonifico o si faccia scrupolo a lasciare la carta al cameriere.

E' da prima del 2000 che si parla di queste cose e davvero i passi avanti sono pochi: evidentemnete questa mancanza di cultura non si riesce a colmare. E di sicuro la soluzione non e' nella carte prepagate o in sistemi come Bankpass e simili.

Skype all'attacco
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Avvistamenti | Data: Lunedì, 29 Agosto 2005 

attack.jpg

Si lo so, nei vari blog sono tutti googlosofi, basti pensare alle centinaia di post dedicati a Google Talk, ma io che amo Skype, non posso non segnalare l'apertura verso sviluppatori esterni che stanno portando innovazioni interessanti dopo Vskype un plug in che ha consentito di fare videoconferenza su Skype.

Guardate la gallery di Skype, si è vero, mettono le mani avanti, sono ulteriori servizi ed applicazioni non controllate direttamente dall'azienda e da provare a proprio rischio, ma alcune di esse sono davvero interessanti per il mondo aziendale, della formazione e del tempo libero.
Fra tutte vorrei segnalare la Beta di Jive una community di Skype user, suddivisa per temi di interesse.

No Massimo ho cambiato idea, Skype a mio parere non verrà venduta, almeno non adesso, il suo valore deve ancora crescere. Aspettiamoci ancora tante innovazioni, intanto io mi provo Skype Web.

Dvr, non se ma quando
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: TV Digitale | Data: Lunedì, 29 Agosto 2005 

emarketer_logo.gif Ne abbiamo già parlato diffusamente, la penetrazione del digital video recorder è inesorabile e più rapida di quello che molti analisti prevedevano, come ci indicano le ultime rilevazioni di eMarketer (che mi segnala Federico Riva). Oramai per quanto concerne l'Europa, non è più questione se arriverà mai il Dvr, ma quando. Rilancio pertanto il mio invito ai broadcaster, ai pubblicitari e alle aziende. Preparatevi perché il DVR imporrà nuovi modelli di comunicazione. Non dite poi che non vi abbiamo avvertito :)

Piccolo spazio: spot link
Autore: M. Bancora | Categoria: Advertising | Data: Lunedì, 29 Agosto 2005 

Negli scorsi giorni mi è capitato di imbattermi in un link diverso rispetto a quelli che normalmente incontro mentre navigo tra i miei blog preferiti. E' un link con la sottolineatura in grassetto e di un colore diverso rispetto allo schema del sito, il quale presenta una piccola spiegazione che fuoriesce in automatico passandoci sopra e spiega come si tratti di un link sponsorizzato, nello stile di AdSense di Google.

Per qualcuno poteva non essere una novità, per me invece è stata una scoperta.

In quel caso il servizio era fornito da Vibrant Media e dalle pagine di spiegazione del loro sito si capisce come si tratti di un'elaborazione server side. Il browser dell'utente non fa nulla, è il server che invece elabora il testo contenuto nel sito in questione e seleziona delle parole acquistate dagli inserzionisti, a cui associa il link relativo. Un sistema che ricorda molto AdSense ma che a differenza di questo, presenta i link all'interno del testo della pagina web, non in uno spazio delimitato e ben segnalato.

Ai puristi potrebbe dare un po' noia. Anche a me non piace imbattermi in link nel testo che non siano utili alla comprensione di quello che sto leggendo. Ma con questo strumento è evidente che il link non è di quel tipo e basta soffermarsi un secondo per leggerne i dettagli.

Il carico sul server nel caso di un sito ricco e parecchio frequentato potrebbe rallentare la visualizzazione delle pagine, ma questo è facilmente superabile, basterebbe creare almeno un livello di cache, ossia non pubblicare gli aggiornamenti dei link live, ma pubblicare solo pagine statiche. Insomma se non mi sono capito, l'aggiornamento delle pagine potrebbe avvenire di notte una sola volta, senza caricare eccessivamente i server.

Dal punto di vista dell'editore, mi vengono in mente i tanti blog in continua ricerca di nuove fonti di ricavo, per cui questo strumento potrebbe garantire nuove entrate.

Dal lato degli inserzionisti potrebbero nascere delle perplessità in merito al contesto in cui questi link sono pubblicati. La pubblicità potrebbe apparire all'interno di post molto critici verso l'azienda e i suoi servizi, e trovarsi il link dell'azienda crititicata potrebbe inasprire ancora di più la percezione che il lettore si è fatto dell'azienda. Insomma ci vorrebbe un qualche tipo di filtro per garantire un minimo livello di presentabilità del link. Si tratta comunque di un problema che potrebbe riscontrarsi, seppur in tono minore, già ora con AdSense.

Mi piacerebbe sentire il vostro parere a riguardo e soprattutto sentire il parere di qualcuno che ha già provato questo servizio e siccome a noi piace parecchio sperimentare, chissà mai che presto lo troverete anche qui ;).

L'idiozia del double opt-in
Autore: Federico.Riva | Categoria: Web Marketing | Data: Sabato, 27 Agosto 2005 

L'Italia è un paese singolare. Mentre accade di tutto in tutti i campi, ci sono alcuni 'angoli' dove dimostriamo una serietà ferrea, quasi ridicola; anzi: ridicola.
faccio riferimento alla normativa che da qualche tempo obbliga il double opt-in per l'iscrizione alle newsletter. Oggi mi sono iscritto a 3 newsletter di altrettanti prestigiosissimi siti statunitensi di marketing; nessuno di questi mi ha chiesto il double opt-in. Mi sono iscritto ed è arrivata una mail avvisando che ero iscritto e di cliccare un link nel caso non fossi stato io a iscrivermi. Tutto qui. Sono sempre stato contrario al double opt-in perché mentre non aiuta assolutamente ad evitare lo spam (sfido chiunque a dimostrare il contrario) produce soltanto danni, dal momento che 'disperde' circa il 40% dei nuovi iscritti a qualsiasi newsletter et similia. Molti si iscrivono quando non possono leggere la posta (la leggono dopo giorni e non aprono il messaggio di conferma); ma a parte questi 'sbadati' ci sono moltissimi che non vedranno mai il messaggio di conferma dal momento che questo viene messo nella black list dello spam (grazie agli eccezionali 'filtri' di cui disponiamo). La mia proposta? fregiamocene del doble opt-in, serve solo a farci perdere iscritti; un danno per noi e - a volte - anche per gli iscritti...

Agenzie pubblicitarie, brand manager.... wake up
Autore: Maurizio Goetz | Categoria: Advertising | Data: Sabato, 27 Agosto 2005 

Sarebbe ora che qualcuno dicesse le cose come stanno riguardo alla pubblicità. Ritengo che siano davvero pochi oggi a mettere in dubbio il ruolo economico e sociale dell'industria della pubblicità nell'economia di un paese progredito, ma è importante che questo importante comparto evolva rapidamente, perché ci sono diversi aspetti del fare pubblicità oggi che non convincono gli investitori pubblicitari, non piacciono agli "utenti" e non sono più rispondenti alle esigenze di una società in profondo mutamento.

I pubblicitari continuano a discutere di creatività, di nuovi linguaggi (e fanno molto bene), ma farebbero altrettanto bene a discutere anche altri aspetti di cui ultimamente diversi blog hanno trattato:

1) l'obbligatorietà della pubblicità.

Lo diciamo da diversi anni, il marketing e la pubblicità si stanno digitalizzando, prima internet, ora la televisione, prossimamente anche parte delle affissioni.
Il consumatore in quanto tale, non esiste più, al suo posto ci sono persone diverse che hanno bisogni ed esigenze diverse e che non desiderano più essere destinatari di una comunicazione massificata, quando hanno tutte le possibilità di potere scegliere. La digitalizzazione della Società sta portando anche ad un aumento della idiosincrasia per l'intrusione e per quello che diversi blogger hanno già definito, l'obbligatorietà della pubblicità. Il marketing quando diventa digitale deve diventare anche collaborativo per non usare il termine anglosassone "permission based". Mi spiego meglio, è inutile gridare o investire di più quando qualcuno non vuole ascoltare un determinato messaggio. La pubblicità urlata non solo non funziona ma è altamente controproducente.

2) Il costo della pubblicità

Diversi blog hanno diffusamente parlato del costo crescente della pubblicita, ne cito uno fra tutti. La pubblicità tradizionale, specialmente quella televisiva ha raggiunto un tale livello di saturazione, da avere ROI in costante diminuzione. La crescita del costo degli spot pubblicitari, per renderli più attrattivi sta diventano proibitiva per sempre più aziende che decidono di dirottare budget sempre più importanti su media più misurabili e più personalizzabili come internet.

3) Il valore della pubblicità

Una buona parte delle campagne pubblicitarie a cui moltissimi segmenti della popolazione sono sottoposti quotidianamente non sono per loro rilevanti o propongono prodotti e servizi che non possono permettersi. Se la pubblicità non è rilevante diventa una sorta di "gabella" sui prodotti, ovvero una forma di tassazione occulta.

Wake up

Il comparto della pubblicità per fare fronte alla crisi sta cercando di "rinnovarsi" attraverso un processo di fusioni, acquisizioni e ristrutturazioni che a mio modesto parere avrà solo effetti di breve durata. Farebbe invece ad approfondire tematiche di prioritaria importanza come:

a) la costruzione di un nuovo valore per investitori e per i loro "pubblici"
b) sperimentazione di nuovi linguaggi (oggi la ricerca è pressochè inesistente)
c) l'utilizzo di forme di comunicazione alternative meno intrusive
d) la partecipazione degli utenti nella comunicazione oggi ancora troppo unidirezionale.
f) il ricambio generazionale nel management delle agenzie di pubblicità e delle aziende

Credo che oggi nessuno neghi il valore della "buona pubblicità", ma purtroppo gran parte di quella odierna non è al passo con i cambiamenti e non parlo di quelli tecnologici, ma quelli soprattutto della domanda che richiede oggi:

un marketing più preciso ed una comunicazione più emozionale e rilevante.

La crisi non è irriversibile, e non mi riferisco a quella congiunturale, che sembra stiamo superando, ma ad una crisi strutturale. Dobbiamo lavorare per un marketing più usabile, in cui i destinatari siano al centro dell'attenzione e non gli emittenti, perché se ci sono post come questo e questo vuol dire che il marketing e la pubblicità non stanno più creando valore per nessuno. Da uomo di marketing, la cosa mi preoccupa molto.

Sarà bene rifletterci.

Ford: 150 milioni di $ per l'online!
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Advertising | Data: Venerdì, 26 Agosto 2005 

Logo fordApprendo da MarketingVox che Ford dedichera' il 15% degli investimenti pubblicitari previsti per il 2005 (circa 1 miliardo di dollari) all'online: se non sbaglio sono 150 milioni di$!

La campagna servira' per far ripartire le vendite e a sanare le perdite del secondo trimestre (proprio 1 miliardo di $!).

Le attivita' online saranno focalizzate sul sito FordVehicles.com, anche se le attivita' online dell'azienda americana hanno un problema: il 40% dei lead non riceve risposta entro 24 ore, cosa che fa calare del 75% la conversione. Ford utilizza un tool proprietario per verificare la velocita' di risposta dei dealers, che, a quanto pare, dovranno accelerare i tempi!

Lancio di un nuovo prodotto: come evitare gli 'errori capitali'
Autore: Simone.Lovati | Categoria: Marketing | Data: Mercoledì, 24 Agosto 2005 

Migliaia di nuovi prodotti vengono lanciati sul mercato mondiale ogni anno. Migliaia di essi non si trasformano in successo in gran parte per un’errata strategia di marketing. Perché? Migliaia di errori?

No! In genere un errore solo: non rispettare i fondamentali del marketing, ossia quel processo che sta alla base di ogni strategia vincente: segmentazione del mercato > studio del target > definizione del posizionamento ideale.

Di seguito trovate una sintesi degli errori più comuni che mi è capitato di riscontrare durante gli ultimi cinque anni di consulenza. Per ogni errore ho cercato di proporre un consiglio che vi possa aiutare ad evitare di cadere in inganno in futuro e a trasformare ogni nuovo prodotto in un successo.

Il Marketing e la Ricerca e Sviluppo (o L’ufficio tecnico) non lavorano insieme
Molti marketing manager lavorano con un marketing mix che si riduce ad una P sola: la Promozione.
In molte imprese italiane il marketing si occupa solamente di pubblicità, branding, fiere ed eventi aziendali. Ora, non dico che queste attività non siano fondamentali, ma lavorare solo con esse risulta riduttivo in quanto il prodotto (o il servizio) da lanciare già esiste!

Per migliorare la propria efficacia i marketing manager devono "risalire" il processo decisionale, devono collaborare con il reparto ricerca e sviluppo o con l’ufficio tecnico per segmentare il mercato, identificare il miglior target e costruire con esso un prodotto (o un servizio) che realmente risponda alle sue esigenze.

Il Marketing non si concentra abbastanza sul target
Il marketing non conosce veramente il target da colpire, le sue esigenze, le sue abitudini.

Facciamo un esempio:
Supponiamo che dobbiate invitare dei prospects alla presentazione di un nuovo prodotto e abbiate una buona lista di nominativi che vi hanno dato il permesso di inviare offerte commerciali via email.
Siete sicuri che i nominativi che avete siano realmente interessati a quel prodotto?
Nelle imprese che seguono questo ‘vizioso’ processo i nominativi vengono selezionati per caratteristiche demografiche (età, sesso…), nel B2C, o per fondamentali economici (SIC, ATECO, fatturato, numero addetti), nel B2B. Poi viene inviata loro una o più email di invito.
Ma siamo sicuri che l’email sia di interesse per queste persone? ... Funziona?
Se vi è capitato di ricevere email da società che conoscete e buttarle al volo nel cestino, la risposta la conoscete già!

Ormai le persone sono saturate di impegni, di riunioni e di email. Non si può più pensare di inviare email generiche nella speranza che siano d’appeal per il destinatario.
Bisogna conoscere bene le esigenze dei destinatari, non solo le loro caratteristiche. Bisogna inviare email personali e specifiche sulle esigenze del destinatario, solo così si può pensare di aver successo.

Il Marketing chiude gli occhi e sceglie la strada più sicura
Molti marketing manager preferiscono non rischiare, "vanno sul classico" per non essere poi incolpati di futuri insuccessi. “Nessuno potrà mai dire nulla se per lanciare un prodotto pianifico sulla rivista di settore y su cui pianifichiamo ogni anno” oppure “Nessuno potrà lamentarsi se continuiamo a partecipare alla Fiera x, che facciamo ogni anno”. Ora nulla in contrario con il la rivista y e la fiera x, ma non sempre sono la scelta migliore. Molti sanno di sprecare budget su tattiche consuetudinarie e assolutamente poco efficaci, ma non vogliono assumersi il rischio del cambiamento!

Quante volte mi è capitato di sentire "…lo so, lo so che non è tanto efficace, ma piace all’A.D., quindi si fa!".

L’A.D. vuole risultati, vuole profitti. Ma non è sempre chiaro quali risultati vuole dal marketing. In più di solito il marketing è visto come un costo, perciò è la prima risorsa da tagliare in tempi di crisi.
Quindi molti pensano sia meglio non contraddirlo e "chiudere gli occhi".

Per risolvere il problema per prima cosa dovete da subito chiarire i risultati attendibili da ogni nuova iniziativa di marketing.
Se volete “far passare” nuove iniziative dovete cominciare a calcolare e monitorare il ROI delle vostre attività di marketing. Dimostrarne il valore in termini di profitti, confrontare vecchie e nuove tattiche su tali basi e presentare le vostre fondate decisioni all’A.D.

Il Marketing inizia a pianificare il lancio quando il prodotto è già disponibile
Alcune aziende hanno il vizio di pianificare il lancio di un nuovo prodotto all’ultimo momento!
Ma il piano va studiato nel dettaglio, non si può pensare di iniziare a lavorare quando il prodotto è già in vendita o lo sarà da lì a pochi giorni.

Bisogna convincere il management che tale pianificazione va studiata a partire da quando si decide di entrare in produzione, non quando si è pronti a vendere!

Il Marketing e le vendite non si parlano
La maggior parte dei marketing manager non seguono e non conoscono il ciclo di vendita dei propri prodotti. Credono che il loro ruolo finisca con la generazione dei prospects. In tali casi sembra che Marketing e vendite abbiano obiettivi e metriche diverse. Il Marketing vuole più visitatori sul sito, più iscritti alla newsletter…etc. Le vendite più chiusure.

Il Marketing e le vendite devono sincronizzare di più i loro sforzi.
L’obiettivo è lo stesso per entrambe: la crescita del business sui clienti attuali e sui nuovi!

Il ciclo di vendita deve essere monitorato dal marketing. Il ROI delle tattiche di marketing va monitorato durante il lancio di un nuovo prodotto.

Bisogna capire perché alcuni prospect non vengono conquistati o sembrano avere un processo d’acquisto molto lento. Per migliorare il marketing e aumentare continuativamente la propria efficacia.

Oops, they did it again: Google Talk
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: News | Data: Mercoledì, 24 Agosto 2005 

talk_logo.gifE venne l'ora di Google Talk; annunciato nelle scorse ore più o meno da tutti (in hp anche su Repubblica.it) il nuovo IM di Google, con funzionalità anche di VoIp, è ora disponibile per il download all'indirizzo http://talk.google.com

Meno di 1 mega di download e grafica spartana; facciamoci un giro :)

Ps. per contattarmi con Talk il mio ID Gmail è giuseppe.mayer
Ps2. matteo ha bisogno di supporto psicologico; nella sua nuova postazione di lavoro non può installare il programmino e per un G fan come lui... è un disastro

Update (1): un primo update solo per dire, dopo le prime prove, che la qualità audio delle chiamate sembra davvero notevole (forse anche meglio di Skype). Manca però, sia per la funzione text sia per quella VoIp, la possibilità di invitare altri contatti per fare conference, ma, d'altro canto ... sono in beta, no? ;)

Google Desktop 2: la guerra dei motori finisce sui nostri computer
Autore: Thomas.Salerno | Categoria: News | Data: Martedì, 23 Agosto 2005 

google_desktop_logo.gifGoogle ha lanciato ufficialmente la versione beta di Desktop 2 (ex Google Desktop Search), forse una delle più controverse produzioni dei Google Labs. La beta, disponibile per adesso solo in inglese (http://desktop.google.com/), nasconde nei suoi 1,32 MB molto più che una semplice applicazione che si occupa di indicizzare il contenuto del disco fisso.

In realtà Desktop 2 è un aggregatore di servizi e di informazioni: tramite una sidebar (completamente customizzabile), è possibile tenere sott'occhio tramite dei piccoli pannelli la posta elettronica su gmail, le notizie più importanti, i feed rss o atom, le quotazioni di borsa e chi più ne ha più ne metta.

Si tratta di una sorta di versione desktop di un altro servizio sperimentale già da tempo offerto dall'azienda di Mountain View: Google Personal homepage.

La prima cosa che colpisce di questa applicaizone è la semplicità d'uso: in "Web Clips" i feed vengono importati automaticamente da Google Desktop 2 nel momento in cui si visita un sito che usa questa modalità di pubblicazione. Così facendo, se il sito che avete visitato di recente viene aggiornato, automaticamente Google Desktop vi segnalerà la novità, senza che sia necessario il vostro intervento di setup. L'area "News" invece raccoglie le notizie, sempre in ordine cronologico, rispetto alle categorie di notizie che l'utente sfoglia più di frequente, e così via.

Google ha reso disponibile anche il Google Desktop SDK, che fornisce informazioni e codice per usare le API di Google Desktop 2. Gli sviluppatori, che possono programmare in Visual Studio .NET, Java, Perl e 'in qualsiasi altro linguaggio che supporti COM e XML', hanno già reso disponibili decine di pannelli aggiuntivi per la sidebar targata Google liberamente scaricabili, fra cui Adsense Status, che monitora il vostro account sul circuito Adsense, un System Monitor e gdTunes, che permette di comandare ITunes music player attraverso Desktop 2. Per un breve periodo di tempo, oltre alla visibilità che un buon plug-in darà ai programmatori, Google regalerà loro anche una limited-edition Google Desktop Developer T-shirt.

L'applicazione di Google è in realtà la prima mossa dell'azienda di Page e Brin di anticipare Microsoft nella guerra dei motori di ricerca che verrà: quella che dal Web con ogni probabilità si trasferirà sui nostri Desktop. Il futuro di Google dipende infatti dall'integrazione del motore di ricerca di Microsoft nel suo prossimo sistema operativo. Se Google è diventato il motore di ricerca più importante del mondo in pochi anni è perché ha dimostrato di sapersi aggiornare e di essere sempre quello che sa dare risultati più rilevanti, sul Web. Ma nel futuro questo potrebbe non bastare: occorrerà fare in modo che il proprio motore di ricerca sia anche il più comodamente raggiungibile sui PC e i dispositivi mobili degli utenti. Il luogo più comodamente accessibile di questi dispositivi è il desktop.

E' per questo che Google Desktop 2 beta è un'applicazione che farà parlare di sé. Certamente le elevate funzioni di automazione del software, se da un lato offrono tutto ciò che serve a portata di mano, dall'altro potrebbero far storcere il naso ai cultori della privacy. Un problema con cui l'azienda di Mountain View si è già scontrata e che comunque interesserà tutti gli utenti che desiderano servizi altamente personalizzati.

Certamente il futuro dell'azienda di Page e Brin passa da questo programma e dal fatto che venga installato o meno sui computer degli utenti: è ragionevole pensare che in un prossimo futuro le ricerche partiranno sempre più da un'interfaccia sul desktop, e sempre meno da una pagina Web.

Così Google Desktop 2 si propone come una porta di passaggio fra ciò che un utente cerca e il servizio di ricerca vero e proprio.
La prima pagina del crawler è del tutto secondaria in questo processo, ed il prossimo leader di mercato dovrà fare i conti con una la maggioranza dell'utenza che sarà probabilmente meno attenta al servizio in sé, ma che continuerà ad usare quello che offrirà una interfaccia più comoda e rapida alle informazioni.

Il rilascio di questa beta fa ben sperare i fan di Google: l'applicazione è leggera, intuitiva, utile e, cosa non secondaria, non occupa una grande quantità di memoria (circa 15 MB nel momento in cui scrivo), anche se non mancano le prime segnalazioni di crash, comunque giustificabili dal fatto che il programma è stato appena rilasciato in test.

E' possibile anche scaricare una versione enterprise, sempre gratuita (ma richiede la registrazione ndr), facilmente distribuibile tramite pacchetto MSI e grazie alla quale è possibile installare l'applicativo in rete e amministrare centralmente le preferenze degli utenti.

Asta per Trader Classified Media; i contendenti sono Google, Yahoo! ed eBay
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: News | Data: Lunedì, 22 Agosto 2005 

traderlogo.jpgSi tratta molto probabilmente di una evoluzione naturale che si poteva tranquillamente attendere, anche se forse non in tempi così rapidi.

A svelare l'esistenza di contatti tra il maggiore network al mondo di giornali di annunci economici (578 testate locali e 56 siti web in 22 paesi, in italia con il brand Secondamano) ed alcune tre le maggiori realtà online è stato proprio John McCall MacBain, Amministratore Delegato di Trader Classified Media, che in una recente intervista ha lasciato aperte tutte le ipotesi di accordo; vendita, joint venture o quotazione in nuovi mercati.

Per il costo dell'eventuale acquisizione si parla di una cifra vicina ai 1.3 miliardi di euro ed anche le recenti acquisizioni di Trader nei mercati emergenti di India e Cina sarebbero coerenti con l'ipotesi di accordo; come è ovvio, in rete, questo rumor si sta diffondendo molto rapidamente.

Ma cosa possono ricavare società come eBay, Google o Yahoo! dall'acquisto di Trader Media? Diversificare offline i propri investimenti? Direi proprio di no; acquisendo Trader quello che si vuole acquisire è il bacino di clienti locali (medi, piccoli e piccolissimi) da "educare" attraverso il rapporto consolidato di fiducia con la forza vendita sul territorio per giungere così all'obiettivo di dirottare parte degli investimenti in pubblicità tradizionale verso il canale online.

Mica male, no?

News 18/08/2005 - Bloglines style
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Avvistamenti | Data: Giovedì, 18 Agosto 2005 
News 12/08/2005 - Bloglines style
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Avvistamenti | Data: Venerdì, 12 Agosto 2005 

  • Anche Amazon usa AdSense! Provate a fer una ricerca e troverete un bel "Sponsored links". qui la spiegazione del perche'. Ovviamente per aiutarsi ad offrire prezzi sempre piu' bassi ai clienti...
  • Repubblica.it: ha senso tappezzare il sito con banner che promuovono questo? D'accordo creare attesa, ma almeno due righe...
  • Anche IBM si da' al podcasting sul proprio sito IR

Yahoo! goes Chinese
Autore: M. Bancora | Categoria: Avvistamenti | Data: Giovedì, 11 Agosto 2005 

logo_alibaba.gifNon è una notizia dell'ultimo minuto, credo però valga la pena segnalarla: Yahoo! acquista il 40% del capitale di Alibaba.com per un miliardo di dollari, senza con questo riuscire ad avere la maggioranza assoluta che resta nelle mani di Ma Yun il fondatore del servizio. Si tratta del sito di intermediazione B to B (stanno tornando di moda queste sigle, Massimo ne sarà entusiasta :)) numero 1 sul mercato cinese e non solo.

Nei prossimi giorni tornerò a parlare di Cina e del suo incredibile mercato.

Tempo di riconsiderare la registrazione obbligatoria?
Autore: Gianluca.Diegoli | Categoria: Web Marketing | Data: Giovedì, 11 Agosto 2005 

La registrazione obbligatoria è da sempre uno dei capisaldi del web marketing. Io ti cedo l'informazione in cambio del tuo consenso, ecc. ecc. Appare quindi interessante uno studio del marketing di RedHat: analizzando le statistiche del proprio sito, ha scoperto che solo il 2% dei visitatori della pagina si registrava per scaricare il white paper o guardare un webinar, gli altri rinunciavano. Partendo dalla considerazione che ben il 24% dei WP scaricati viene successivamente inoltrato ai responsabili aziendali e il 77% ai colleghi, risultava evidente come venisse sprecata una grande occasione di diffusione virale, e quindi hanno ora aperto liberamente a tutti ogni contenuto.

Al dubbio che a tutti sorgerebbe, cioè 'le leads che fine fanno in questo modo', il communication director di RedHat risponde così:

But isn't Grams worried that he has fewer leads to hand to sales? "I don't like the idea of forcing people into becoming leads. I like people to opt-in to entering our sales stream. Our sales team is very busy. They don't have time to waste with people who aren't that interested or who they have to convince to be interested. It's marketing's job to convince prospects to be interested!" He urges other marketers to think of lead generation from a new perspective, "What's more valuable? To get 50 leads or to have 1,000 people see your info and the interested ones will contact sales on their own?"

Io sottoscrivo in pieno.

MarketingSherpa.com

PS: l'articolo contiene anche una interessante analisi del ROI dei webinars live contrapposti ai webinars on-demand, e di come questi ultimi vadano strutturati per avere il massimo del risultato. E comunque pare che per quelli live sia veramente la fine.

News 09/08/2005 - Bloglines style
Autore: Matteo.Balzani | Categoria: Avvistamenti | Data: Martedì, 9 Agosto 2005 

Solo qualche link veloce e qualche segnalazione che puó essere interessante per i pochi che non sono in vacanza:


  • Lulu.com: é un sito che ti permette di stampare libri, cd, calendari ecc. gratis. Una sorta di print-on-demand. Tu mandi il file, scegli la grafica e la dimensione e quando qualcuno lo ordina loro lo stampano e lo spediscono. E ovviamente ti pagano le royalties...
  • Google aggiunge i feed RSS alle proprie news: leggi qui
  • pare che Yahoo abbia recentemente aggiornato il proprio index: adesso indicizza il doppio delle pagine di Google...
  • Mauro Lupi inaugura il suo personale podcasting

Linkedin si rifa' il look e lancia i servizi pay
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Social Network | Data: Sabato, 6 Agosto 2005 

Con un messaggio del CEO, Reid Hoffman, è partita la fase 2 di Linkedin; un nuovo look per il sito tanto per cominciare e poi il lancio dei servizi premium con due profili d'offerta (Business per 15$ al mese e Business Plus per 50$ al mese).

Gli account personali restano quindi gratuiti con una limitazione rispetto al passato; i livelli di relazione che definiscono il proprio network passano infatti da 4 a 3. In più, è oggi possibile, anche per le sottoscrizioni free, ricercare un profilo all'interno di tutto il db di Linkedin (precedentemente la ricerca era limitata alla propria rete di contatti).

L'offerta pay, per prezzo e tipologia, si rivolge evidentemente ad un profilo professionale specifico (consulenti e recruiters) per il quale è stato pensato anche il nuovo servizio InMail in grado di garantire l'anonimato dell'inserzionista (utility che sarà di sicuro molto apprezzata).

Dunque, dopo due anni di crescita, è arrivato anche per Linkedin il momento del pay; sarà un successo? Staremo a vedere; personalmente sarei davvero curioso di sapere attraverso quali valutazioni si è arrivati a quantificare la cifra mensile per i due profili (magari tenendo presente che craig...)

Aperti per ferie
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: Comunicazione | Data: Mercoledì, 3 Agosto 2005 

Anche quest'anno IMlog non chiude; ci daremo il cambio, con Matteo e Max, per moderare gli interventi e continueremmo a pubblicare articoli e commenti, anche se con frequenza ridotta, per tutto il mese di agosto.

By the way: buone vacanze!!

Pubblicità negli RSS? Roba di Google!
Autore: Giuseppe.Mayer | Categoria: News | Data: Lunedì, 1 Agosto 2005 

Proprio così; la scora settimana l'ufficio dell'US Patent and Trademark ha assegnato il patent number 20050165615 alla richiesta datata 31 dicembre 2003 fatta da Google con il titolo "Embedding advertisements in syndicated content".

Per una lettura completa della richiesta di brevetto è possibile consultare il sito dell'Us Patent; di seguito riporto l'abstract


"Incorporating targeted ads into information in a syndicated, e.g., RSS, presentation format in an automated manner is described. Syndicated material e.g., corresponding to a news feed, search results or web logs, are combined with the output of an automated ad server. An automated ad server is used to provide keyword or content based targeted ads. The ads are incorporated directly into a syndicated feed, e.g., with individual ads becoming items within a particular channel of the feed. The resulting syndicated feed including targeted ads is supplied to the end user, e.g., as a set of search results or as a requested web log. Embedding of targeted ads into syndicated feeds and/or user response to the embedded ads is be tracked in an automated manner for billing. The automated targeting and insertion process allows ads to be kept current and timely while the original feed may be considerably older."


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