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Google: movimenti di fine anno
1 miliardo di dollari per il 5% di AOL effettivamente sembra una cifra piuttosto fuori mercato, ma, nel dubbio, mi viene da pensare che se l'hanno fatto (ecco il comunicato ufficiale) i loro buoni motivi i cari Sergey e Larry ce li avranno. John Battelle dà la sua interpretazione, che mi sembra plausibile: AOL è prossima a quotarsi e questa operazione porterà nelle casse di Google almeno il doppio del capitale investito, stando bassi con le stime. Charlene Li, di Forrester, dice che la cifra così elevata è dovuta al fatto che la grande G avrebbe fatto di tutto per evitare che fosse M$ a concludere un accordo con AOL. Certo il fatto di "concedere" spazi pubblicitari dedicati e di cambiare parzialmente rotta per un singolo partner lascia un po' perplessi i googlers più puri. Ne vale la pena? L'ultima considerazione, forse la più ovvia, è che Google continui con questo questo passo sulla strada già percorsa nella Bay area con l'accesso wi-fi.
The Perfect Store - Inside eBay
The Perfect Store, di Adam Cohen, parla, come è evidente, della storia di eBay. Lo stile narrativo di Cohen è coinvolgente, ricco di aneddoti e storie personali degli ebayers della prima ora. I punti principali su cui ruota tutta la storia sono sostanzialmente due: la gestione della community e il passaggio da azienda privata a public company. Entrambi questi aspetti mi sono particolarmente cari, avendoli più o meno vissuti (moooolto più in piccolo ovviamente) in una precedente esperienza lavorativa. Consiglio la lettura di questo libro a chi pensa che le community non abbiano valore e/o che contino solo le cifre e la bottom line. Senza un interesse spassionato da parte dei primi partecipanti ai forum di AuctionWeb (il nome con cui nacque eBay), senza il passaparola e senza il coinvolgimento emotivo che portava migliaia di utenti a stare ore collegati per dare consigli agli altri utenti e fornire assistenza, oggi eBay non esisterebbe. Così come non esisterebbero Skype (guardacaso acquistata da eBay...) ed altre realtà di questo genere. Riguardo al cambiamento post-IPO è senza dubbio molto divertente leggere i commenti dei primi impiegati che vedono gli uffici "invasi" da markettari in giacca e cravatta e che a malincuore dicono addio alle sedie da giardino dei primi uffici per passare a dei cubicoli molto meno naif. Penso che il libro abbia il grosso merito, pur essendo evidentemente pro-eBay, di analizzare con obiettività anche gli errori, le fasi negative, i compormessi che l'azienda ha dovuto affrontare. PS: è disponibile, ovviamente, su Amazon. Blog e politica: il caso Moratti
Ormai l'utilizzo dei siti web e dei blog da parte di candidati politici per fare campagna elettorale non sono una novità. Abbiamo già visto quelli di Scalfarotto, Prodi, Cofferati (anche questo molto poco aggiornato), Pecoraro Scanio, Bertinotti, La Russa ecc. ecc. Oggi ho scoperto quello di Letizia Moratti. Devo dire che non fa eccezione. Gli aspetti negativi dal punto di vista comunicativo e formale sono davvero rilevanti: le immagini sono sgranate, i testi sono piatti e senza nemmeno un bold o qualche evidenziazione, i colori sono smorti. Ma il vero fiore all'occhiello è la parte "interattiva", gestita in una modalità che sta tra il blog e il forum. La sezione si chiama "Dì la tua", divide la città in 9 zone e richiede all'utente non di scegliere il proprio quartiere (e già per un sindaco partire con una divisione...) bensì addirittura la propria via! Inoltre le tematiche sono già decise a priori, quindi gli utenti e potenziali elettori possono solo dire la loro sugli argomenti fissati dalla Moratti. Le domande che mi faccio sono le seguenti: davvero la Moratti leggerà tutti quei siti/blog? Che senso ha comprare 4.000 domini invece che avere più sottodomini su un unico sito? Ha senso utilizzare un mezzo interattivo, fatto in teoria per entrare in contatto con la gente, e poi non accettare i commenti negativi? Fissare gli argomenti non significa privare i cittadini della possibilità di manifestare i temi di loro interesse? Avere un sito del genere, IMHO, è del tutto inutile. Un giorno sarà realmente troppo tardi
In un vecchio post ho cercato di mettere in guardia le agenzie di pubblicità ed i loro clienti e le ho invitate a non sottovalutare la portata dei cambiamenti in atto, che avvengono più velocemente di quanto possiamo pensare. Ho scritto a più riprese del DVR preannunciando che sarebbe stato introdotto in Italia da Sky Italia, cosa che è puntualmente avvenuta. Alcuni giorni fa ho anticipato che la Direttiva Tv Sans Frontierè sarebbe stata rivista e che questo avrebbe comportato grandi cambiamenti nel panorama della pubblicità. Anche in questo caso non mi sono sbagliato. Il Commissario Europeo Vivianne Reding ha infatti proposto una nuova direttiva che è stata approvata dal collegio di Bruxelles e che dovrà passare all'esame dell'Europarlamento che ritengo possa approvarla, anche se con qualche modifica, entro il primo trimestre del 2006. In questa direttiva se verrà approvata viene abolito il tetto di affollamento giornaliero della pubblicità, mentre rimane il vincolo di affollamento orario massimo di 12 minuti. La nuova direttiva disciplinerà anche le nuove forme di pubblicità televisiva come quella interattiva, quella virtuale e le diverse forme di splitscreen La grande innovazione è l'introduzione del product placement anche in televisione a condizione che l'elenco dei prodotti inseriti nei programmi venga trasmesso all'inizio del programma. Le innovazioni sono e saranno tante e tali che a molte agenzie di pubblicità risulterà difficile starvi dietro, proprio per questo è da oltre cinque anni che ho ipotizzato l'avverarsi degli scenari che si stanno delineando anche prima di quanto pensassi. Ecco perchè per l'ultima volta torno a ripetere che se non ci si renderà protagonisti del cambiamento, per qualcuno potrà essere troppo tardi. Meglio saperlo per tempo, non siete d'accordo? Babbo Natale in UK è un po' affannato
In prima pagina del Financial Times di oggi: "Retailers reel at online surge". Le versioni online dei supermercati inglesi quest'anno non saranno in grado di servire tutte le richieste dei clienti. I numeri come sempre, quando si parla di questo mercato, sono impressionanti. Sainsbury, per esempio, nonostante abbia offerto il 30% di slot di consegna in più rispetto agli altri periodi dell'anno, non sarà in grado di soddisfare tutte le richieste: il 75% di questi slot è stato prenotato nella prima settimana in cui il sito ha reso disponibili le prenotazioni. Le previsioni dicono che 24 milioni di inglesi tra novembre e Natale spenderanno €7,5 miliardi (l'anno scorso spesero "solo" 5 miliardi di euro). Il comparto del grocery assorbirà il 17% di questo fatturato. Tesco dichiara che rispetto all'anno scorso le consegne settimanali sono passate da una media di 170.000 a 200.000 e i 1.500 furgoncini che scorazzano per le strade inglesi, sono al limite della capacità di consegna. Anche i 6.000 tacchini che saranno consegnati da Ocado nel periodo natalizio, sono l'ennesima dimostrazione della maturità di questo mercato che viaggia ad una velocità e con risultati che lasciano sempre un po' di amaro in bocca se pensiamo a quello che sta o non sta accadendo nel nostro bellissimo paese. Finalmente è arrivata: la concorrenza!
Dopo un primo periodo dedicato al 100% al branding finalmente anche nel settore dei "numeri utili" la liberalizzazione sta iniziando a dare risultati positivi anche dal punto di vista dei clienti. In ogni caso mi sembra positivo il fatto che la concorrenza stia finalmente portando all'abbassamento dei costi per l'utente finale, come avrebbe dovuto fare fin dall'inizio e come dovrebbe fare in maniera più sensibile anche in altri settori (tipo ADSL). Btw la pubblicità dell'892892 continua ad essere una delle più brutte della storia secondo me :) Tivo Videoblog project
Lo so che molti di voi sono molto attenti ad ogni mossa di Google, che non passa giorno che non porti qualche novità sul mercato. Anche in casa Tivo non si sta con le mani in mano. Rocketboom è un progetto che si propone di portare il mondo dei videoblog in televisione. E' un videoblog di circa tre minuti che tratta una serie di temi legati al mondo dell'informazione e della cultura internet, con una forte enfasi sull'arte internazionale, sulle tecnologie e su quello che il comunicato stampa di Tivo, definisce i "weblog drama". Rocketboom viene presentato sotto forma di un video on line, distribuito anche via RSS e fa parte della sperimentazione di Tivo sui contenuti da rendere disponibili per il download. Il gruppo di Ricerca e Sviluppo di Tivo sta lavorando molto intensamente sulla sperimentazione di nuovi modelli di fruizione degli audiovisivi di rete, concetto molto più ampio di quello che afferisce i contenuti televisivi. I bene informati negli States prevedono nuovi annunci nei primi mesi del 2006 Yahoo! compra del.icio.us
Ecco un'altra news che girava da un pò in forma di "rumors"; ne danno notizia i rispettivi blog (yahoo! qui e del.icio.us qui). Dopo l'acquisto di Flickr nei mesi scorsi, questa mossa sembra confermare l'interesse di Yahoo! per lo sviluppo, in ottica commerciale, dei servizi tagging (o melgio, nel caso particolare, di social bookmarking); così come è avventuo con Flickr, anche per del.icio.us la promessa è quella di non snaturare il servizio: " ... we plan to give del.icio.us the resources, support, and room it needs to continue growing the service and community". Tuttavia è davvero difficile credere che non ci sarà alcuna integrazione con il servizio MyWeb2.0 di Yahoo! lanciato pochi mesi fa e con caratteristiche simili all'offerta di del.icio.us (anche se con successo decisamente minore). A mio modo di vedere, in realtà, adesso il problema di Yahoo! sarà quello di gestire al meglio gli utenti di del.icio.us (o almeno, meglio di quanto è stato fatto con la comunity di Flickr); già nei commenti sui blog ufficiali infatti sta emergendo una forte delusione (frasi come "Too bad. I'll be leaving for good. Before the ads come in.") che andrà gestita per evitare il rischio di perdere per strada tutto l'entusiasmo di questi giorni. Non condivido ma mi adeguo
Quando vennero lanciati i formati pop-up, alle origini del web advertising italiano, mi ricordo che ci furono - oltre alle naturali espressioni di fastidio degli utenti comuni - anche gli scetticismi da parte di alcuni professionisti. Per quanto questi formati siano maggiormente impattanti, non si tiene conto che questo maggior impatto porta un disagio all'utente finale; detto in altri termini, con questi formati è più facile evitare di passare inosservati (ci si fa facilmente notare da chi è interessato al nostro messaggio) ma è anche più facile creare un fastidio a coloro che invece al messaggio non sono interessati; questo avviene perchè il web advertising, nella sua espressione "tabellare" non ha certo risolto i problemi di dispersione del messaggio tipici dei media generalisti. L'unico tipo di pop-under che, nella mia esperienza, ha senso, è quello pubblicato su siti estremamente in target (profilato, quando l'editore lo consente) e costituito da componenti interattive, ad esempio form di richiesta informazioni, come quelli che sta usando Cepu o come quelli che usano alcune finanziarie (ad es. Prometeo) quando inseriscono nel formato pubblicitario un form per stimare le rate di un finanziamento. Sono quindi molto d'accordo con le politiche dichiarate dagli agenti di Virgilio Advertising quando hanno presentato, nell'agenzia dove lavoro, il re-branding del loro portale: i pop-under in home page andranno gradualmente a diminuire, fino a sparire. Penso che a fianco di argomenti quali Web 2.0 e altre tematiche che affascinano molto (ma sono di là dall'affermarsi), si debba anche parlare di queste tematiche, forse più terra-terra ma fondamentali per valutare la situazione reale dell'online advertising e sapere dove intervenire per migliorare lo scenario. A differenza del titolo di questo post, se non si condivide qualcosa non bisogna adeguarsi, perché l'obiettivo che come professionista vorrei poter perseguire è quello di acquistare dei click/impression di qualità, coerenti con gli obiettivi strategici del cliente. Nokia: 'Dicono di noi' stile Web 2.0
Leggo su Adverblog che Nokia, per il lancio del nuovo modello N90 ha deciso di utilizzare una modalità nuova ed originale: un Bloggers Relations Blog. In cosa consiste? Usando le parole del sito: "Here you will find blogger and media information that you can repurpose and utilize in your blog postings about the N90". In pratica, se interpreto bene, si tratta della versione stile Web 2.0 della vecchia sezione "Dicono di noi". La differenza, oltre che nella forma (in pratica un metablog: un blog che parla di blog), sta nel fatto che l'utilizzo delle informazioni e del materiale non solo è concesso, ma addirittura auspicato. C'è anche una sezione "Podcast", non molto aggiornata (promette l'inserimento di podcast a dicembre...) ma con un invito interessante: "Want to Record A Podcast with a Nokia Representative for Your Blog Site?". Devo dire che trovo l'iniziativa di estremo interesse e di un'aderenza al mezzo che sinceramente non mi aspettavo da Nokia, la quale non ha mai brillato per inziative particolarmente interessanti sul web. Perchè no?
Penso spesso a quali sono le resistenze culturali (se ci sono) che impediscono agli italiani di avere a disposizione servizi come quelli che offre Starbuck's ai suoi clienti. Non riesco a capire se si è stabilito un circolo vizioso per cui le aziende non offrono servizi che gli utenti non chiedono esplicitamente, e gli utenti non chiedono servizi dei quali non immaginano l'esistenza (perché le aziende non si sognano di offrirli...e spesso siamo isolati da ciò che viene creato fuori dai nostri confini). Se di resistenza culturale si può parlare, è forse che siamo un pò troppo conservatori...nel senso che, ad esempio, pensiamo al bar come a un posto dove si beve il caffè; non riusciamo a immaginare che potrebbe essere un luogo dove, nello stesso modo in cui si passa il tempo con un buon caffè caldo, si può anche farlo in mille altri modi. L'innovazione è quindi percepita come fonte di "promiscuità e mescolanza", di "sfondamento di rassicuranti categorie"? Per questo si rifugge dall'innovazione (sia come utenti che come potenziali creatori)? Ci sono cause sociologiche (e antropologiche) per la scarsa ricerca di base e per la poca innovazione in Italia? O forse c'entra anche la scarsa competizione a cui sono abituate le imprese italiane, per cui non innovare o innovare in maniera moderata è anche un modo di proteggere, in uno scenario poco competitivo (quasi di cartello, dove la strategia "me too" è dominante), posizioni di rendita investendo il meno possibile? Non lo so...ma sarebbe interessante indagare. Virlice
Nato nel 1995 da Carlo Gualandri e Paolo Ainio, dopo varie vicissitudini proprietarie, Virgilio, il portale per eccellenza in Italia, scompare. O meglio, si rannicchia quatto quatto nel motore di ricerca del neonato portalone Telecom Italia chiamato "fantasiosamente" Alice.it. Nella tab di Firefox si legge "VAlice Oggi": il portale infatti è ancora una creatura ambigua che mostra entrambi i loghi in rotazione e se cliccate su ADSL si apre Alice (un'altra) che dice Alice, l'ADSL di Telecom Italia. Per tornare sul portale dovete cliccare su 'Oggi'! Insomma un po' caotico. Personalmente mi dispiace che facciano sparire un marchio simbolo dell'internet MADE IN ITALY, uno dei pochi portali con dell'ottimo contenuto editoriale e in continua crescita di utenti. Punteranno davvero sui contenuti multimediali arricchendo e diversificando l'offerta oppure svuoteranno lentamente il portale per farlo diventare una porta d'entrata per la webmail e i servizi a pagamento? Digitale Terrestre, si, no, forse, boh.
Che la data di fine 2006 fosse poco realistica per lo switch off era chiaro a tutti fin dal principio. Solitamente fissando degli obiettivi molto stringenti si cerca di motivarne il perseguimento. Purtroppo siamo lontani, ancora troppo lontani. Ora questo "termine ultimo", verrà spostato al 2008. L'effetto sui consumatori è tuttavia devastante. Chiedetelo ai vostri amici e parenti, sono confusi e non ci capiscono più nulla e non possono essere biasimati per questo. Il risultato è quello di affondare il digitale terrestre, ma in Italia si va avanti facendo finta di niente. Intanto si organizzano nuovi convegni dove si dirà che tutto va bene. Ci sono tanti soggetti che potrebbero dare un contributo alla transizione alle tv digitali, ma non vengono coinvolti. Ci vorrebbe a mio parere una concertazione molto più ampia tra tutti gli attori in grado di far crescere l'industria delle tv digitali, non dimenticando naturalmente i produttori di contenuti. Credo che non sia ancora tardi. E-mail power
Come suggerito nei commenti qualche tempo fa cerchiamo di segnalare gli eventi che possano essere interessanti per il "nostro" target. Il titolo non lascia dubbi, ovviamente si tratta di un evento sull'email marketing, sponsorizzato dai maggiori operatori italiani del settore: ContactLab, che fornisce l'infrastruttura per l'invio della newsletter anche a IMlog, Kiwari, MailUp, Slash con il prodotto Emailsender, MagNews, Updating. Da quello che vedo nel programma il taglio è abbastanza didattico, nel senso che probabilmente il target principale sono quei manager di aziende tradizionali che si avvicinano al mondo web ed in particolare appunto dell'email marketing come strumento di fidelizzazione e/o promozione. Visti i personaggi coinvolti credo che sarà molto interessante il dibattito finali, dato che senza dubbio le nuove tecnologie, gli RSS in primis, così come le leggi sulla privacy e l'evoluzione dell'utente medio, stanno costringendo senza dubbio gli operatori del settore a ripensare le strategie e le funzionalità, ad ottimizzare e targettizzare sempre meglio i servizi e di conseguenza a fornire un tipo di performance diverso da qualche anno fa. Purtroppo non so se riuscirò ad essere presente, se siete interessati ecco i contatti.
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