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Community di moda: una questione di Style
Devo ammettere che sono stato piacevolmente colpito dall'invito ricevuto da Massimo Crotti, di Condè Nast, per la presentazione della nuova community del gruppo legata alle riviste Vogue, Vanity Fair (di cui devo ammettere che sono un affezionato lettore...) e Glamour: Style. Fa piacere il fatto che i blogger vengano coinvolti (immagino che qui ci sia lo zampino di Mafe, collaboratrice del progetto) e che le aziende tradizionali inizino a considerare non solo gli interlocutori classici ma anche le nuove forme di divulgazione e comunicazione. Il sito sarà online il 7 febbraio, staremo a vedere com'è. La partenza è buona! PS: come vedi la pagina temporanea del sito recita "Vuoi essere avvisata del lancio?", ma credo che lo si possa lasciare anche se si è maschietti :) Buzz marketing e il marketing "dell'inganno"
Interessante, anche se un po' lungo, articolo (in inglese) sulle forme di advertising creativo degli ultimi anni, soprattutto in US e UK, dove i consumatori sono ormai laureati nello schivare i 3.000 annunnci pubblicitari al giorno che li circondano da ogni parte. L'articolo apre il dibattito sulla liceità delle forme di marketing quali il "passaparola forzato" e episodi di buzz marketing che si basano sull'impiego di attori che fingono di essere clienti del servizio. Questo tipo di marketing occulto è a dire di alcuni esperti e di qualche associazione consumatori un vero e proprio inganno. E se a volte può funzionare nell'influenzare l'acquisto, altre volte, se scoperto o sospettato, può far risultare il brand davvero antipatico. Google o Yahoo? Tutti e due...
Il dubbio amletico che qualcuno si è spesso posto nell'intraprendere una ricerca sull'uno o sull'altro motore, potrà essere presto risolto, senza far torto a nessuno. Su Gahooyoogle è possibile visualizzare contemporaneamente, ma anche separatamente ai lati dello schermo, i risultati di una query. La navigazione sulle rispettive finestre a partire dai risultati dei motori può proseguire in modo separato sui vari siti oppure procedendo sull'uno o sull'altro con ulteriori ricerche. L'evoluzione nella navigazione con i browser, a partire da Firerox ed ora anche con Explorer 7, che ci ha permesso di organizzare la navigazione in schede all'interno della stessa finestra, è ulteriormente sezionata a favore di una utenza che vuole sempre più avere la possibilità di confrontare. Google e Yahoo sono in competizione ma a vederli così manca solo il fotofinish! Si aggiungerà una competizione parallela (destra-sinistra) tra i motori oltre che ad una verticale (sopra-sotto) sui posizionamenti? Il commercio elettronico seduce, ma non rassicura (abbastanza)
L'e-commerce è divenuto credibile, ma tarda a manifestare ai consumatori quelle caratteristiche necessarie per decretarne una sorta di trionfo: la sicurezza delle transazioni commerciali e la tutela del cliente. Nel 2000, circa, gli interrogativi su quando si sarebbe affermato l'e-commerce preferivano affrontare argomenti come il contratto di natura telematica e la riservatezza dei dati necessari a descrivere le operazioni di pagamento sul canale internet. In quel periodo l'attenzione era più rivolta agli approfondimenti legali, forse perché la confidenza sulla tecnologia era notevole, oppure perché si reputava di semplice adozione all'interno di processi business ordinati e, soprattutto, controllati. Oggigiorno diverse indagini di mercato, nazionali ed internazionali, attestano la crescente diffusione dei marketplace B2C, segno che la fiducia da parte dell'opinione pubblica ha premiato il mondo delle imprese. In Italia, in particolare, cito come fonti considerevoli il Consorzio Netcomm (di cui siete stati informati su IMlog proprio in un post precedente a cura di Andrea Boscaro) e la società Nielsen-NetRatings. Il punto critico, affrontato più dai media che dalle società che intervengono ed operano nel contesto B2C, rimane quello della sicurezza delle transazioni: è indiscutibile la convenienza per il consumatore ad utilizzare le varie piattaforme di commercio elettronico, certamente l'e-commerce seduce i più. Ma in Italia come all'estero, si registrano casi quali il phishing ed il keylogging. Il primo consiste nella richiesta di informazioni riservate, per scopi criminosi, tramite e-mail che apparentemente possono sembrare provenienti da società bancarie e finanziarie. Il secondo è l’operazione abusiva, da remoto, di data retrieval delle digitazioni dell’operatore sulla tastiera del proprio pc. Purtroppo l'opinione pubblica conserva più facilmente il ricordo di casi negativi, è comprensibile l'atteggiamento di prudenza nelle persone che si vorrebbero avvicinare liberamente ai servizi della rete. Quindi la maggior parte della gente tende a considerare "insidioso" il mondo dell'e-commerce, con il rischio di generalizzazioni che possono includere anche particolari piattaforme B2C attente alla protezione dei dati confidenziali e delle transazioni commerciali. Una risposta alle paure dei consumatori, in particolare proprio di quelli che già partecipano ai progressi della rete, dovrebbe provenire, e presto, dalle società che offrono i servizi di pagamento: se si considera, ed a ragione, il successo della rete internet come canale di informazioni e "vetrina virtuale", non si può trascurare l’importanza della comunicazione diretta ai consumatori che spieghi loro le garanzie organizzative e tecnologiche a protezione delle loro operazioni B2C. Sarebbe importante abbinare al messaggio che la vetrina offre articoli reali, e vantaggiosi, il messaggio che la "cassa" utilizza strumenti di pagamento sicuri: a volte il successo della tecnologia, e della sua applicazione corretta, dipende più dalla comunicazione che la promuove rispetto all'"ntelligenza di base". Women Spaces
Si è già detto qui del fatto che MySpace possa costituire un'importante strumento di marketing. Prendiamo il target femminile 21-34 e mettiamo due Spaces a confronto: quello di Nike Women e quello di Brides.com. Io tifo per il secondo e ci tengo a dire che, non essendo in target, riesco ad essere obiettiva! ;) Nike si è limitata a "incollare" alcuni degli ads dedicati alle donne (anche se ad alto contenuto "emozionale", e forse non solo per il target di riferimento ;)), alcuni video e wallpaper e a inserire il link a nikewomen.com, per poi abbandonare lo spazio a se stesso. Condè Nast, al contrario, sta utilizzando efficacemente la pagina su MySpace per incrementare le visite al suo brides.com - lanciato ad aprile - studiando dei contenuti appositamente per la community. Due gli esempi sponsorizzati brides.com: il countdown ticker per sapere (e far sapere) quanto manca al proprio matrimonio e il test "Che tipo di sposa sei?" per ottenere il distintivo corrispondente alla propria personalità, entrambi da inserire nel proprio profilo di MySpace. Anche i rimandi al sito vengono fatti verso aree altamente interattive, come ad es. la possibilità di guardare i “real wedding videos”, creare il proprio "wedding website”, condividere consigli e idee, ecc. Neanche a dirlo, in meno di un mese Bridesdotcom ha già un “giro” di amiche maggiore rispetto a Nikewomen. "Let's chat" La Signora Clinton e il Political Marketing
La moglie dell'ex Presidente Bill Clinton si candida ufficialmente per le elezioni presidenziali del 2008 negli Stati Uniti e il primo annuncio lo da online con questo video. Una curiosità, ma se lei diventasse Presidentessa, Bill diventerebbe il "First Gentleman"??? :-) Aggiornamento a pagamento
Leggo che Apple ha deciso di mettere a disposizione dei clienti un aggiornamento per la scheda wi-fi degli ultimi Mac. E fin qui... pare però che per questo tipo di aggiornamento sia previsto un obolo simbolico di $2 per ragioni fiscali. Chi si prende la briga di calcolare la presunta somma totale di questo piccolo contributo? Via Mytech Anche il link devo montarmelo da solo?
Cliccando su un banner IKEA nella home page di Repubblica.it mi sono imbattuto in questa strana landing page. No, non è uno screenshot, è proprio una "pagina web"... Chissà, forse anche il link bisogna montarselo da soli a casa :) La verità, tutta la verità sull'advertising
Meglio un Brand solo, esteso, o più Brand per ogni classe di prodotto: qualche indicazione per non seguire solo l’intuito
Questo è un problema tipico nel marketing strategico per i grandi gruppi del lusso e proprio questo mese sull’edizione in italiano dell’Harward Business Review se ne parla confrontando le performance di chi ha scelto la strada del mono-brand (Giorgio Armani ad es.) e di chi ha scelto di creare un gruppo con una moltitudine di Brand (come il Gruppo Gucci ad es.). Il dilemma però non si pone solo per i grandi gruppi, non è un problema solo del mondo del Lusso e la frase del buon Darwin citata in quell’articolo può tranquillamente essere applicata a tutti i tipi di impresa: «non sono le specie più forti che sopravvivono, e nemmeno le più intelligenti, ma quelle più pronte al cambiamento». Quale delle due strategie di brand vi permette maggior possibilità di adattarvi al cambiamento, quale vi da la possibilità di governare i trend del mercato, prima che questi governino voi? Proviamo a fare qualche confronto. Avere più brand a disposizione vi permette di sfruttare meglio la segmentazione del mercato, non sempre un brand unico è in grado di adattarsi a più segmenti di mercato senza contraddirsi. Ma più brand significano anche campagne di comunicazione per ogni brand, management e investimenti dedicati per ognuno e quindi di fatto una perdita di alcune economie di scala nel branding e nella gestione dell’impresa. Negli ultimi 7 anni di consulenza mi è capitato di incontrare parecchie imprese mono-brand, ma anche moltissime multi-brand, non credo si possa dire se una o l’altra condizione sia più favorevole, come dicevo prima, dipende molto dalla strategia dell’impresa e dai suoi obiettivi. Gli effetti di strategie di branding simili non possono in ogni caso essere valutati a breve e medio periodo, ma vanno osservati sul lungo periodo. La maggior parte delle volte in cui mi sono trovato davanti ad un impresa con più di un brand, era a causa di una serie di acquisizioni passate e non per una strategia di crescita organica multibrand. Il mio consiglio è sempre stato quello di analizzare nel dettaglio vantaggi e svantaggi delle due strategie, perchè molto spesso ciò che a breve può sembrare costoso a lungo risulta più efficace e più economico. Ricordo un’impresa di servizi leader nel settore delle pmi; aveva creato un prodotto nuovo, innovativo, per entrare in un settore estremamente attrattivo per essa, il mercato bancario. Marketing e private banking
Consiglio la lettura del libro "Marketing e private banking" a tutti gli specialisti di marketing, non solo a chi opera presso le realtà bancarie e finanziarie. Ho acquistato il libro per conoscere gli aggiornamenti del marketing tipicamente bancario, ma sono stato sorpreso, e positivamente, dai contenuti fondamentali e di largo interesse che nel libro vengono trattati. I temi della segmentazione comportamentale, del rafforzamento della fiducia tra cliente e fornitore, del vantaggio di un CRM analitico e non solo operativo, della multicanalità integrata, permettono di verificare come un preciso governo delle relazioni con la clientela possa determinare il successo commerciale delle iniziative di business di tutte le aziende, in tutti i mercati di sbocco. L'opportunità di conoscere più da vicino il marketing bancario, mette in evidenza sia l’importanza delle tecnologie di data-warehousing, sia i vantaggi che si possono ottenere dalla gestione delle informazioni sulla clientela, informazioni che possono riguardare la sfera individuale, la sfera sociale, non solamente la sfera finanziaria. La lettura porta a riflettere, ancora una volta, sulle opportunità che la funzione di marketing può sviluppare, in qualsiasi realtà societaria pronta a confrontarsi con il proprio mercato caratteristico. ytic eht dna xeS
Avete mai visto Sex and the city? Vi sarete allora accorti che Carrie usa sempre un computer Apple, uno di quelli vecchi, almeno nelle prime serie. Non conosco l'esatta data del capovolgimento della mela, certo è che ho notato nell'ultimo anno l'uso abbondante del nuovo macbook per brochure e depliant di vario tipo, compreso un albergo sardo in cui sono stata l'anno scorso. L'iPhone fa proprio tutto :)
Zopa: finance 2.0
Dovendo chiedere un prestito di sicuro preferiamo rivolgerci a qualcuno piuttosto che a qualcosa, ovvero a delle persone piuttosto che ad un istituto di credito. No? Zopa è una piattaforma di prestiti P2P, ovvero un posto dove persone prestano soldi ad altre persone. Non vorrei esagerare ma a me sembra veramente geniale! Il bello, per loro, è che prendono una % sia dai lender (annuale) che dai borrower, lo 0,5%. Rival Marketing e la sindrome di 'GMOOT'
Rival Marketing - oltre ad essere il semplice anagramma di Viral Marketing - rappresenta ultimamente una strategia molto diffusa, specialmente nel campo dei media innovativi. Viral video, advergames, mash-ups, corporate blogs, azioni di guerrilla e street marketing vengon fuori come funghi più per la necessità di esserci - un po' come banalmente nascevano i websites nei primi anni di internet - che per la necessità di provare a sperimentare il funzionamento di nuovi media. Ecco perchè ad esempio alcune operazioni lasciano il segno ed altre... no Apple news
Come preannunciato la presentazione di Steve Jobs ha lanciato due nuovi prodotti che lasceranno sicuramente il segno: un telefono (iPhone) e un media center (Apple tv). In particolare mi pare che l'iPhone sia molto succulento, peccato per Apple che non siano riusciti a presentarlo per lo scorso Natale. Frodi online: solo 4 su 1.000... ed è pure tanto!
Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere questo post in attesa che il dato comunicato dal Politecnico di Milano - 0,4% il tasso di disconoscimento delle spese effettuate online attraverso carte di credito nel 2006 - venisse commentato dai vari operatori. Non ho però visto dibattiti e quindi mi permetto di ringraziare i ricercatori per questo dato che, anche con i caveat che vado a riportare, mi pare importante poter comunicare e sottolineare. "4 su 1000" è una bella risposta a tutti coloro, utenti e giornalisti, che si ostinano a considerare l'e-commerce come il luogo principe delle truffe e delle clonazioni, soprattutto se consideriamo che Internet è spesso la destinazione, più che l'origine, degli acquisti fraudolenti e che il dato certamente non sfigura di fronte alle esperienze del commercio offline. Il caveat è che il dato appare a molti, merchant e non, addirittura sovrastimato, essendo probabilmente figlio di un'analisi più complessiva che quindi non fa onore agli operatori top del settore. Tirando le somme: raccontiamo questo numero, raffrontiamolo a tassi addirittura più elevati di Francia e UK, e continuiamo ad acquistare online: un mercato sempre più sicuro e conveniente. Essere ANTI non è mai la soluzione
Dopo aver investito in ricerca e sviluppo (e in gestione reclami) per diversi anni, EMI fa un bel balzo indietro e dichiara di non voler più produrre CD protetti da sistemi antipirateria. Credo sia una buona notizia; ho sempre pensato che sistemi come il DRM fossero un boomerang per l'industria discografica e dell'intrattenimento penalizzando chi acquista prodotti originali (con conflitti di compatibilità e simili) e non proponendo una alternativa valida. E' un bell'esempio di cosa non si dovrebbe mai fare con un mercato che si evolve; di fronte a innovazioni (tecnologiche e non) in grado di alterare la struttura di una industry, il voler conservare a tutti i costi meccanismi e modelli di fruizione tradizionali non è e non può essere mai la soluzione, eppure è quasi sempre la scelta dei big player. Il punto è che, a meno di non trovarsi in Cina, queste forme di controllo non solo non permettono di controllare un bel nulla, ma, anzi, lasciano uno spazio invitante per nuovi player e per lo sviluppo di nuovi canali, nuovi modelli di distribuzione etc. un 2007 pieno di risposte... anche da LinkedIn
Dopo Amazon e Yahoo! anche LinkedIn ha inaugurao il proprio servizio di domande e risposte: Answers (il premio "Nome più originale" per il 200 non lo vincono mi sa...). Pare proprio che sia il trend del momento! Oltre a questo pare che il social network americano sia molto attivo e pronto, secondo quanto riporta Nòva, ad incassare 13 milioni di dollari. Notizia riservata: IMlog vien via con molto meno... |