|
||||
|
||||
50 milioni di indirizzi: troppi?
Ricevo da Massimo e volentieri pubblico il link a questa ricerca sull'utilizzo delle mail e delle newsletter del popolo, ehm, degli italiani. Pare ci siano 2,6 caselle di posta elettronica per ciascun utente internet, con una media di 18,5 messaggi di posta elettronica ricevuti. I numeri sono paragonabili a quelli del mercato degli SMS, con tutte le differenze del caso. Buona lettura! Focus eCommerce 2008
Maurizio mi segnala un'interessante ricerca di Casaleggio Associati sul mercato e-commerce italiano. La ricerca e' qui di seguito in formato SlideShare. Si puo' scaricare qui. L'uso del software open source nelle aziende italiane (Tesi di Laurea)
Stefano mi chiede se conosco aziende che utilizzano software open source, alle quali sottoporre un questionario online da utilizzare per la sua tesi di laurea. Se quindi avete tempo (non piu' di 5 minuti), questo e' il questionario. E in bocca al lupo a Stefano! La comunicazione di marketing
La comunicazione di marketing è in profonda evoluzione, nuovi device, nuovi modelli di fruizione, l'evoluzione delle piattaforme di distribuzione dei contenuti digitali e nuovi strumenti, ne stanno modificando i connotati. Come si inserirscono ad esempio i blog, i podcast, nel nuovo mix di comunicazione? Come deve essere progettata una campagna di comunicazione di marketing destinata ad essere fruita sui mezzi mobili? Il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, sta lanciando un ambizioso progetto che si propone di monitorare l'evoluzione dei nuovi mezzi digitali. I cinque membri dello steering committee sono: il Prof. Franco Giacomazzi che è alla guida del progetto di ricerca, dal Prof. Giuliano Noci, il Prof. Andrea Rangone, dott. Marco Camisani Calzolari ed io.
Si tratta di una ricerca finalizzata alla “mappatura” dei più recenti mezzi digitali per la comunicazione di marketing e delle corrispondenti modalità di fruizione dei messaggi di Marketing e dei contenuti per il Marketing, dei reciproci collegamenti, della definizione dei fattori influenzanti (drivers) e dei modelli economici sostenibili, per sfruttare al meglio le opportunità del nuovo. Di seguito un estratto dall'abstract del progetto: Stiamo vivendo un’epoca di forti rivoluzioni nel settore della comunicazione. Ogni giorno nuovi mezzi tecnologici fanno la loro comparsa creando da un lato nuove possibilità di comunicazione, e dall'altro imponendo nuovi approcci dovuti alla specificità del mezzo. Anche la comunicazione di marketing non fa eccezione: investita a sua volta da questa esigenza, sta subendo grandi trasformazioni, sia dal punto di vista dell'offerta (creatore e diffusore del messaggio) sia della domanda, (chi riceve il messaggio). All'interno di questa tendenza si può affermare che i primi mesi del 2006 sono stati quelli della sperimentazione, mentre la seconda parte del 2006 e il 2007 vedranno il lancio di nuovi prodotti che rimetteranno in discussione buona parte degli assetti consolidati. Il tema che nasce si può quindi esprimere con la frase "quali contenuti per quali mezzi e quali utenti, oggi e domani.". Ma non solo: i nuovi mezzi, oltre ai nuovi contenuti, in forma e sostanza, comportano anche l'adozione di nuovi modelli di business. Abbiamo detto all'inizio che siamo alla vigilia di una rivoluzione nella comunicazione di Marketing. Come in tutte le fasi di forte evoluzione e transizione, c'è un po' di disordine. Più strade vengono esplorate, con momenti di successi e insuccessi. Manca tuttavia una rappresentazione complessiva di questo quadro tale da potere aiutare gli operatori nelle scelte che andranno a fare. Le considerazioni sin qui svolte hanno suggerito l'idea di attivare un progetto innovativo di ricerca applicata, finalizzata alla rappresentazione sintetica ma di insieme (mappatura) dei più recenti mezzi digitali per la comunicazione di marketing e delle corrispondenti modalità di fruizione dei messaggi di Marketing e dei contenuti per il Marketing, dei reciproci collegamenti, della definizione dei fattori influenzanti (drivers) e dei modelli economici sostenibili, per sfruttare al meglio le opportunità del nuovo. Saranno presi in considerazione gli aspetti legati alle tecnologie innovative ed ai modelli emergenti (2 anni nel passato e 6 mesi nel futuro). Una seconda fase della ricerca tenderà a definire i cosiddetti drivers, i fattori di contesto collegabili alle categorie della mappa, in modo tale da creare una sorta di modello normativo che servirà alle imprese per individuare il miglior mix di comunicazione secondo i nuovi mezzi e nuovi criteri. Verrà suggerita inoltre l'adozione di certe forme di messaggio legate a determinate tecnologie di trasmissione, oltre ai relativi modelli economici sostenibili. Il progetto ha una valenza sia scientifica sia pratica, tenuto conto dell'obiettivo di fornire strumenti utili nell’orientamento tra i modelli sostenibili. Le soluzioni devono essere cercate nell’utilizzo delle nuove tecnologie (peraltro già disponibili), nelle nuove modalità di comunicazione del messaggio; nei nuovi contenuti, ma soprattutto nelle connessioni equilibrate e virtuose tra mezzi, e i relativi modelli di business. L'elemento centrale é la ricerca di un modello sostenibile dove l'innovazione dei contenuti tenga conto delle peculiarità di ogni singolo mezzo e delle modalità di utilizzazione dello stesso. Mentre appare proposto con forza lo slogan going digital, non si riscontrano tuttavia modelli di business specifici alle nuove possibilità offerte dalle tecnologie emergenti, nonostante il going digital tenda a scardinare il sistema competitivo attraverso un mutamento della struttura dei costi. · Un documento a stampa contenente · Un quadro sullo scenario dei mezzi multimodali e multicanale e dei cambiamenti nella comunicazione per il marketing. · La relativa tavola sinottica aggiornata dei modelli di trasmissione e di fruizione dei contenuti di marketing. · Un elenco ragionato delle tecnologie abilitanti per la produzione e distribuzione dei contenuti. · I drivers per orientarsi nell’utilizzo dei mezzi. · Una ricognizione sulle nuove metriche applicabili per la valutazione degli investimenti nella pianificazione e nella progettazione di contenuti per il marketing. · Un evento pubblico, ad inviti, di esposizione e discussione dei risultati del progetto. Il progetto partirà se troverà un numero sufficiente di sponsor in grado di finanziarlo. Questo è infatti per le aziende interessate a questi temi, il momento giusto per investire nel progetto, che ha appena iniziato la sua attività di fund raising. Se il progetto è di vostro interesse, potete scrivermi all'indirizzo maurizio.goetz@polimi.it per avere la documentazione informativa. Anche in questo caso sono lieto di annunciare che l'Università si sta muovendo. Corporate blog: tempi lunghi...
Leggo su Adverblog che eMarketer ha pubblicato un'interessante ricerca riguardo alla percezione dei corporate blog tra i dirigenti delle Fortune 1000: Le percentuali parlano da sole. Probabilmente anche in USA i tempi in cui i corporate blog saranno parte integrante del sistema comunicativo delle aziende sono ancora di là da venire. Per chi è interessato eMarketer mette a disposizione un magnifico report "The business of blogging", alla modica cifra di 695 $... :) La centralità dei motori di ricerca
Il SES si avvicina, quindi è d'obbligo parlare di motori di ricerca. Casca a fagiolo (ma ovviamente non è un caso), la ricerca commissionata a Nextplora (non Nexus eh ;)) da Sems sull'importanza dei motori di ricerca nelle decisioni e negli acquisti. Qui l'introduzione di Marco Loguercio e qui la ricerca completa in pdf. Quello che si evince, in breve, è che i motori rappresentano sempre più il punto di riferimento per le informazioni pre-acquisto e per l'acquisto stesso, con Google a fare la voce grossa (reach del 92%!). L’occhio umano giudica il web in 50 millesimi di secondo
Credo voi tutti ricordiate la ricerca sull'Eye Tracking realizzata da Enquiro alcuni mesi fa. Scopo primario di quella ricerca era di analizzare come gli utenti guardassero ai risultati delle ricerche, studiando il movimento dell'occhio umano. Questo studio però limitava la sua analisi ed il suo campo d’applicazione ai motori di ricerca, non analizzando le dinamiche che entravano in gioco una volta che l’utente si trovava su un determinato sito web. E’ proprio di questa fase che si occupa un nuovo studio canadese, riportato da Nature e pubblicato da Gitte Lindgaard della Carleton University di Ottawa sulla rivista scientifica Behaviour and Information Technology, ed i cui risultati hanno peraltro meravigliato i ricercatori stessi, molti dei quali ritenevano che l'occhio umano fosse incapace di vedere veramente qualcosa sotto la soglia dei 500 millesimi di secondo. In effetti tale soglia è stata notevolmente abbattuta: l'occhio è capace di elaborare una pagina web in soli 50 millesimi di secondo, quindi ben 10 volte al di sotto della soglia prevista da alcuni studiosi. Si è arrivati a questa conclusione dopo aver mostrato flash di alcune web pages al gruppo di volontari presi come campione della ricerca. Agli stessi volontari era stato inoltre richiesto di ordinare, secondo un indice di gradimento, tali pagine web. Questo chiaramente ha delle conseguenze sostanziali di tutto rilievo: 1) Non solo la prima impressione è quella che conta, ma è anche quella che perdura nel tempo. Questo effetto viene definito dagli psicologi come Halo Effect. Difficilmente quindi, se il primo impatto grafico non è stato positivo, sarà possibile fidelizzare i propri utenti. 2) Se la prima impressione è stata positiva, è molto probabile che gli utenti tornino a visitare un determinato sito, come spiega la Lindgaard: continuing to use a website that gave a good first impression helps to 'prove' to themselves that they made a good initial decision 3) Avere degli ottimi contenuti non basta. La struttura grafica gioca un ruolo primario nella valutazione da parte dei navigatori, quanto meno nella fase iniziale, in quanto viene presa in considerazione ancor prima del content.
Quanto navigano gli italiani?
Da una ricerca dell'European Interactive Advertising Association il numero di ore passate su internet in Italia risulta essere il più basso in Europa (8 ore) addirittura il 40% in meno rispetto alla Francia, dove si trovano i navigatori più incalliti (13 ore). Qui il comunicato stampa con i dati essenziali della ricerca. Guardando il bicchiere mezzo pieno, ciò significa che durante la settimana un utente italiano in media passa più di un'ora e mezza connesso ad internet. Senza ovviamente considerare il week end. Guardando il bicchiere mezzo vuoto, invece, la diffusione delle connessioni ADSL a tempo (sono più del 40% del mercato delle ADSL secondo la presentazione di Telecom fatta all'ultimo IAB forum) sta influenzando il modo in cui gli italiani usufruiscono di internet, con tutto ciò che ne deriva per chi internet la utilizza come mezzo di comunicazione. Blog Corporate? Sono gli utenti a volerlo!
Qualche settimana fa abbiamo condotto all'interno del network di siti che appartengono al gruppo editoriale per il quale lavoro, un sondaggio sul mondo blog; la rilevazione era aperta a tutti i visitatori dei siti (esclusi IP doppi) e tuttavia, indipendentemente dal loro valore statistico, i risultati ottenuti sono, a mio modo di vedere, decisamente interessanti. Partiamo dai numeri: il 47% degli utenti web sanno cos'è un blog. Un buon numero, in particolar modo se si considera che spesso i visitatori frequentano un blog senza neanche sapere che si tratta di qualcosa di diverso da un sito editoriale tradizionale. Tra coloro che conoscono lo strumento blog, poco meno della metà (il 46,8%) gestisce uno o più blog a contenuto "personale" (il 22% del campione) con finalità diverse che vanno dal "puro ludo" al lavoro. Passando al tema del blog corporate il 37% di chi ha risposto al sondaggio crede che si tratti di uno strumento potenzialmente utile nei rapporti tra azienda e clienti; la percentuale sale fino al 78,7% se si considera solo il segmento di chi conosce il blog. E' invece decisamente carsa la conoscenza di strumenti "avanzati" come l'rss; solo il 14% del campione sa di cosa si tratta. RSS: il momento dei numeri
Il marketing, come lo intendo io, parla principalmente il linguaggio dei numeri; per questo ho trovato decisamente interessante (anche se con dati tutti da verificare) la relazione fatta da Roy Hrastnik nel corso del convengo su Content Syndaction Trands dal titolo Syndacate che si è tenuto a New York la scorsa settimana. Tra le statistiche presentate mi hanno colpito particolarmente - 23% di CTR sui feed: qui si sta parlando di percentuale di click su feed in 48 ore dalla pubblicazione Sono numeri da prendere davvero con le pinze, ma indicano secondo me anche una tendenza da tenere sott'occhio. Siamo pronti per l'e-business?
L'Economist ha costruito un indice che ha chiamato "e-readiness index" volto alla misurazione della predisposizione dei principali 65 Paesi ad economia avanzata all'e-business. Tra i diversi fattori considerati vi sono la penetrazione del broadband e dei telefoni cellulari, le infrastrutture come i trasporti e lo stato della legislazione. Come per ogni indice di questo tipo è più interessante andare a leggere i dati dinamicamente, possibilmente in un intervallo temporale di tre anni che soffermarsi sul puro ranking. Nel 2005, gli Stati Uniti sono passati dal sesto posto al secondo, mentre la Gran Bretagna è scesa dal secondo posto in quinta posizione. L'Italia è situata al 24 posto, preceduta dalla Spagna.
Nonostante lo sviluppo della banda larga abbiamo tanta strada ancora da fare per colmare il gap. Telefonini e broadband non sono tutto, dobbiamo quindi ricordarci anche delle altre infrastrutture come i servizi bancari e i trasporti necessari per un sano sviluppo dell'e-business. Micropagamenti alla grande
Stando ad un indagine rilasciata della Tower Group, i micropagamenti (intesi come transazioni sotto i 5$) cresceranno nei prossimi anni con tassi intorno al 23% fino a raggiungere nel 2009 ricavi per 11.5 miliardi di dollari. Saliti agli onori delle cronache dopo i primi fallimenti dot-com e la conseguente crisi del modello basato sulla vendita di pubblicità online, i micropagamenti rappresentano per molti editori l'unica possibile soluzione per gestire adeguatamente contenuti ad alto valore aggiunto. Il problema di oggi, come anche l'indagine della Tower Group sottolinea, sta però nella incompatibilità tra le divere tipologie di pagamento; se è infatti indubbio che maggiori opzioni di pagamento semplificano il processo d'acquisto è altrettanto vero che gli elevati costi di gestione dell'infrastruttura rischiano di vanificare il già basso valore per singola transazione. In Italia negli ultimi due anni si è assistito ad una forte spinta verso i value-added services (VAS) via cellulare con offerte anche molto diversificate; tuttavia non sfugge come al momento si tratti di un ottimo business solo per i carrier viste le percentuali "bulgare" di revenue share (per gli editori, mediamente, si parla infatti di un range tra il 15-25% di ricavi...). E-mail advertising? Ripassi lunedì!
Trattasi di ovvietà, mi rendo conto, ma adesso arriva la prima ricerca che conferma come la data (e l'ora) di invio di un email possa incidere pesantemente sui risultati attesi dal messaggio in oggetto. Dopo aver analizzato 16.000 campagne email realizzate tra gennaio ed aprile di quest'anno, Return Path ha infatti verificato come il giorno migliore per spedire un messaggio sia il lunedì nella fascia oraria 6am-10am. In ultima posizione nella classifica la domenica nella fascia oraria 10pm-2am; secondo gli analisti di Return Path le ragioni di questi risultati nel delivery rate sono da attribuire principalmente all'effetto spam. Questo perchè fasce orarie, come 2am-6am o il weekend, sono quelle preferite dai programmi dedicati per valutare il livello spam delle mail in arrivo; conseguentemente anche messaggi permission-based rischiano di essere catalogati nella categoria di messaggio indesiderato (si tratta di un errore di valutazione che può riguardare fino al 20% delle email in arrivo). Dunque, cari e-mail marketer, quando state per lanciare una nuova campagna, un occhio al calendario ed uno all'orologio please. Qualche dato sull'Internet Locale
Lo scorso 19 luglio Nielsen//NetRatings e Corecom hanno presentato i risultati di un trimestre di analisi (gennaio-marzo 2004) su cinque regioni: Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Campania. Il primo dato interessante da sottolineare è quello relativo alla quota di traffico internet generato (casa+ufficio); le cinque regioni in esame costituiscono infatti quasi la metà del traffico totale internet in Italia (49%). Nel dettaglio, la Toscana contribuisce con una quota del 5,6%, Emilia Romagna e Lazio si fermano a quota 7,2%, mentre i campani realizzano l'11,8% e la Lombardia guida il gruppo con il 17,2% di traffico sul totale nazionale. Per quello che riguarda poi sia il tempo speso online sia le sessioni per trimestre è la Toscana a guidare la graduatoria (più di 35 ore per persona e 54 sessioni create nel trimestre) seguita, con un certo distacco, da Campania, quindi Lombardia e le altre. Per concludere, un paio di dati riepilogativi sul profilo dell'utente internet in Italia (i dati sono Audiweb sul panel casa e ufficio). Nel trimestre preso in esame l'universo internet degli attivi (almeno una connessione) è stimato in 18.890.251 unità con una netta prevalenza maschile (63% contro 37%); la percentuale maggiore di traffico orario viene rilevata nelle ore pomeridiane e serali (tra le 16.00 e le 21.00) mentre i giorni di accesso sono prevalentemente quelli di inizio settimana (lunedì e martedì). Si tratta di numeri che mostrano una sostanziale stabilità nella penetrazione internet; è però visibile una netta conversione dell'utente internet verso la banda larga. I navigatori italiani che accedano da casa con banda larga (>128k) rappresentano il 37% di tutti gli utenti internete sono responsabili del 56% di tutto il tempo trascorso online del 57% di tutte le pagine web viste. Miglioriamo il ROI sui motori di ricerca
L'Atlas Institute ha da poco rilasciato uno studio dal titolo "How search engine Rank Impact Traffic" centrato sull'analisi dell'impatto del search engine rank sul traffico generato nel sito di un possibile inserzionista. Posto infatti che a diverse posizioni nel ranking di un motore di ricerca corrispondono anche diversi CPC, diventa cruciale, per chi deve comprare, avere informazioni utili per una razionalizzazione dell'investimento. Se, per intenderci, si sceglie di non spendere per essere il primo della lista nei risultati di Google, ma ci si accontenta di essere solo il quarto nel rank, al risparmio derivante da questa scelta, quale costo opportunità in termini di traffico perso bisogna associare? Per il dettaglio sulla metodologia di ricerca vi rinvio al sito di Atlas, segnalando qui solo i principali risultati: 1. tra prima e decima posizione nel rank ci si può aspettare una differenza di traffico generato fino a 10 volte. Non male. 2. esistono forti differenze tra i due maggiori player quanto a valore del rank; se infatti Google premia la prima posizione con un risultato di traffico generato che arriva al 40% in più rispetto alla seconda, su Overture le differenze sono decisamente meno marcate. 3. analizzando l'intero rank il calo di traffico generato risulta costante tra prima e decima posizione; non ci sono dunque scalini o posizioni superate le quali il rank perde del tutto efficacia. E' chiaro a questo punto come per l'inserzionista l'analisi non possa fermarsi qui, ma debba arrivare a valutare da una parte il conversion rate e dall'altra i flussi di traffico all'interno del proprio sito per comprendere se sia o meno opportuno (ed economicamente ragionevole) cercare di raggiungere posizioni più alte nei diversi rank dei diversi motori. L'ICT: dallo skill shortage al precariato
La ricerca "I misteri dei mestieri" svolta dall'ISIMM (Istituto per l'innovazione nei media e per la multimedialità) per conto del Cnel ha confermato, con la certificazione del dato statistico, una tendenza che ormai da tempo era percepibile nel mercato del lavoro dell'ICT . La domanda di professioni legate al settore delle nuove tecnologie, in crescita tra il 1995 ed il 2000, dal 2001 è infatti in calo costante; se a questo si aggiunge che la domanda esistente è orientata prevalentemente verso professionalità a limitata qualificazione lo scenario si delinea con chiarezza in modo ancora più preoccupante. Sono gli operatori di call center la figure più richiesta (+79%) mentre gli esperti del web (sia tecnici sia commerciali) crescono solo per un misero +4%. Alta è invece la mobilità; il 76% dei professionisti di settore ha cambiato lavoro negli ultimi anni e nel 31% dei casi a questo cambiamento è corrisposto anche un cambio di tipologia di attività svolta. Finiti i tempi dello skill shortage dunque e lo scenario previsto per i prossimi anni non è meno "allarmante"; il 54,5% delle imprese che non operano nell'ICT pensa di mantenere lo stesso livello di personale informatico anche nei prossimi anni, mentre per il 18,2%, sempre nei prossimi 24 mesi, sarà necessario un qualche tipo di ridimensionamento della forza lavoro in questa area. Cresce bene l'Internet in Europa?
Stando alle ultime rilevazioni di Nielsen//NetRatings il numero complessivo di utenti internet attivi con connessioni da casa è cresciuto in modo significativo tra aprile e maggio di quest'anno. Il dato si riferisce ad un numero limitato di nazioni ed è tuttavia interessante per quello che più da vicino riguarda la realtà europea; in Italia infatti il numero di utenti attivi risulta essere stabilmente al di sopra di 15 milioni (15.821.701 a maggio 2004) il che ci porta a superare nettamente altre nazioni come l'Olanda (7.833.391), la Spagna (8.474.442) e, anche se per uno scarto minimo, la Francia (14.308.563) Restano lontanissimi le nazioni per le quali il web ha da sempre avuto una penetrazione ed un valore maggiore come la Gran Bretagna (20.955.636) e la Germania (26.948.420). A livello aggregato gli utenti internet attivi nell'area europea sono poco più di 101 milioni con in media 22 sessioni create per mese ed un tempo di sessione pari a poco più di 31 minuti. Sempre da Nielsen//NetRatings arriva un'altra buona notizia per l'Italia; l'European Regional Index on Internet Audience per il mese di Aprile 2004 indica infatti Tiscali come "primatista" europeo a livello di unique visitors (13,7 milioni) con reach pari al 13,4% nell'universo delle connessioni home. La credibilità di un sito web
Come si misura la credibilità di un sito web? Navigando sono venuto a conoscenza di una interessante ricerca di Consumer Web Watch secondo la quale i parametri di giudizio degli utenti sono i seguenti: 1. Design Look — 46.1% 6. Information Accuracy — 14.3% Quindi inutile affannarsi per i contenuti perchè tanto gli utenti si basano solo sul look&feel del sito? Ovviamente no, ma ammetto che queste cifre fanno riflettere e ribadiscono, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche i contenuti migliori e più interessanti se confezionati ed assemblati in modo inadeguato non servono a nulla. Altro dato assolutamente inaspettato, almeno per me: la notorietà del nome e la reputazione sono solo al 7 posto! E il branding? Consiglio comunque la lettura di tutta la ricerca, sarà certamente un ottimo spunto per utili riflessioni sul proprio sito web e/o su quelli dei propri clienti. |