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Scegli una carta con Nokia Connectors
E dire che lo conoscevo gia' il trucco! Nokia N96: video virale e sito web ispirati a Bruce Lee
Antonella mi segnala questo video virale di Nokia per promuovere l'N96 (se qualcuno lo vuol mandare in prova io lo accetto eh :)) Il sito e' www.nokia-lee.com.cn Customer service: come lo dici e' altrettanto importante di cosa dici
Ecco un esempio di email da parte di un retailer che mi rendera' un consumatore piu' fedele: Hey Matteo, We're just checking in to see if you received your order (Reasons to Live : Stories by Neil Swaab: Rehabilitating Mr. Wiggles (Attitude Featuring) (Attitude) Fight Club: A Novel Tumble Home: A Novella and Short Stories) from Better World Books. If your order hasn't blessed your mailbox just yet, heads are gonna roll in the Mishawaka warehouse! Seriously though, if you haven't received your order or are less than 108.8% satisfied, please reply to this message. Let us know what we can do to flabbergast you with service. Before you resume watching cats playing piano (or books discussing their love lives) on Youtube, we'd really appreciate your help with something. We have one question that we'd like to ask: "Would you recommend us to a friend?" It will take less than one minute, we promise. Please click here for the survey. If you've really got some gumption, there's one other thing you can do to help. Become our fan on Facebook by clicking this link. It's the easiest way to let your friends know that you're part of our movement to fund literacy by buying books. Humbly Yours, Indaba (our super-cool email robot) email: help@betterworld.com Order Number: 8129080 Fund literacy, care for the environment, and get a fair price on the books you want. 2 Million Used Books. Free shipping in the USA, $3.97 worldwide. Google Affiliate Network: finalmente e' arrivato!
Finalmente e' arrivata la cosa che tutti gli affiliate network temevano (chi dice di no mente!): Google Affiliate Network. I segnali c'erano da tempo, tra conversion tracking ed esperimenti a performance, ma ovviamente l'acquisizione di DoubleClick, e con essa di Performics, hanno portato alla svolta. Non so cosa aspettarmi, ma so che Google ha praticamente tutti i publisher e tutti gli advertiser del pianeta, e parte quindi con un vantaggio competitivo gigantesco. Sinceramente se lavorassi ancora in un affiliate network non sarei tranquillo per niente... Update: il commento del product manager di Google su TechCrunch TVtrip - in hotel niente brutte sorprese
Mancano poche settimane alla fine del concorso di TVtrip, sito di prenotazione viaggi, dove è possibile vedere i video degli hotel prima di prenotare. In Italia se ne vedevano di più negli anni scorsi di questi giochi/concorsi, è da un po' che le OLTA si sono "confinate" nel search marketing, affiliate marketing e un po' di tabellare. Un bravi ai Francesi per aver riportato un po' di divertimento nel web adv dei viaggi! Non sono solo le nostre bottiglie ad essere trasparenti
Si ha un bel dire che ormai l'online advertising è cresciuto e sta suscitando la curiosità di molti inserzionista c.d. "tradizionali", resta il fatto che per chi lavora da ormai un bel po' di anni in questo settore alcuni clienti sembrano veramente off-limits. E invece poi capita, come mi è successo oggi, di avere torto e trovarsi davanti il banner di una notissima azienda del largo consumo che non si limita a fare advertising online (un applauso all'agenzia che l'ha sensibilizzata e convinta :-)) ma che usa questo spazio in modo originale e molto 2.0 per promuovere il suo widget! Dal sito www.coca-colaitalia.it: Per te il GDA Widget Coca-Cola Non ho onestamente idea di quente persone lo scaricheranno (serve Google Desktop) e soprattutto lo useranno, ma mi sembra comunque un tentativo encomiabile anche in un'ottica di creazione della relazione con il cliente attraverso il web, ma al di fuori del sito aziendale. Blogger pelosi...
La Philips ha pensato di coinvolgere i blogger per la promozione di un prodotto rivoluzionario: un rasoio per la depilazione maschile :) Non ho ancora capito se è un'iniziativa demenziale o se è geniale (probabilmente nessuna delle due cose), ma la frase è inquietante: Non oso immaginare cosa potrebbe provocare un'ondata di blogger che parlano del loro partner peloso... Per partecipare e vincere un fondamentale Bodygroom (questo il nome dell'arnese) bisogna scrivere un post in cui sia contenuto il link al sito e poi segnalarlo. Sarà che "depilandomi" già la testa il resto dei peli li voglio tenere dove stanno, ma io questo post non lo segnalo :) GPA: Google e CPA sempre più vicini
Leggo con piacere sul blog ufficiale di Google che gli amici di Mountain View continuano piano piano ad approssimarsi al CPA (Cost Per Acquisition). Hanno infatti appena rilasciato uno "strumento per ottimizzare le conversioni", in rigorosa beta, che permette di fissare un CPA massimo relativo alle conversioni tramite le campagne AdWords. Disclaimer: Posto che le campagne a CPA non sono praticamente state degnate di uno sguardo da nessuno (in primis da Google stessa), questa nuova funzionalità sembra il vero prologo alla partenza di "vere" campagne a CPA. Visto che Steve Rubel inizia a recitare il requiem per il pay per click, anche Larry e Sergey stanno cercando qualcosa di "nuovo". Staremo a vedere! Come vendere sapone, ovvero il viral marketing
Via Maurizio IKEA: la landing page è giusta!
Dopo svariati tentativi e svariate critiche di IMlog (vabbè, mie...) IKEA ha finalmente lanciato una campagna online con una landing page degna di questo nome. La landing riprende il claim della campagna tv e dà la possibilità di guardare lo spot (un video embedded era meglio, ma non cerchiamo il pelo nell'uovo). Ben fatto! Tubemogul - video upload e statistiche
Poco prima che andassi in ferie, il 26 Luglio, è stato lanciato ufficialmente, dopo una fase beta di qualche mese Tubemogul. Il servizio permette di caricare video contemporaneamente su 9 principali siti di videosharing (Youtube, Metacafe, Myspace, Yahoo, Revver, Dailymotion) e controllare le statistiche dei propri video o di qualunque altro video publisher. Give us a chance to impress you with our quick response time. Ebbene nello stesso pomeriggio Brett Wilson, nonchè Co-founder and CEO, ha fugato i miei dubbi aggiungendo, inoltre, che alcune componenti aggiuntive verranno proposte a pagamento per utenti pro. Dalla tv a YouTube? Roba da ninja!
Gli amici di Ninja Marketing hanno seguito un interessante progetto di viralizzazione di uno spot tv su YouTube. La cosa che mi ha colpito, al di là della creatività e dello stile, è che per YouTube sia stata creato uno spot ad hoc e non semplicemente riutilizzato lo spot. Sono molto d'accordo su questo punto, non basta mettere in circolo un video perchè diventi effettivamente "virale". Complimenti dunque ai ninja, che ci sono riusciti, sperando che questo approccio sia sempre più seguito! Cos'è la performance? Valueclick la pensa così
Molto interessanti le "Performance interviews", nelle quali Valueclick chiede a manager di grandi aziende cosa ne pensano della performance, ovviamente riferito al marketing online, ma non solo. PS: è o non è 2.0 parlare bene della "concorrenza"? :) Viaggi a impatto zero
Un tema molto "caldo" in questo ultimo periodo è quello del riscaldamento globale. Si moltiplicano nel mondo e sul web iniziative promozionali (ad es. GlobalCool) e azioni concrete (ad es. Treenation ) per contrastare i cambiamenti climatici e proteggere il pianeta Terra. Tra i comportamenti decisamente poco "cool", sicuramente c'è il viaggio in aereo. Ma, se proprio non si può evitare di inquinare, si può almeno riparare con azioni positive =). A questo proposito segnalo la bellissima iniziativa di Lastminute.com in collaborazione con Lifegate: in concomitanza dei concerti LiveEarth del 7 Luglio, l'azienda ripagherà (in opere di reforestificazione) i danni delle emissioni di CO2 di ogni volo acquistato quel giorno sul suo sito italiano. Da Ottobre, inoltre, sarà possibile acquistare il proprio volo contribuendo contro i danni ambientali da esso derivanti. Tarjeta bloggers: sei sei un blogger hai lo sconto sull'hotel
La catena di holel Magic Costa Blanca ha istituito uno carta sconto speciale per i blogger: la tarjeta bloggers. Questa card dà diritto a sconti, vantaggi e servizi esclusivi per coloro che dimostrano di avere un blog che sia attivo da più di 2 mesi e non abbia contenuti offensivi. Mi sembra un'iniziativa molto interessante. Poca spesa, e solo "sulla performance" (sconti), molta resa, se non altro a livello di comunicazione e WOM. "queremos premiar a un sector donde practicamente su único beneficio es la satisfacción personal y el intercambio desinteresado de información" Olè! :) Per vedere i video del Corriere ci vuole Internet Explorer???
Usabilità o Usa-l'abilità?
Marco critica, giustamente, l'usabilità del sito dell'Heineken Jammin' Festival. Mi permetto però di far notare a Marco come anche il suo blog abbia un problema simile: riuscite a trovare facilmente il post in questo screenshot? Ricordo, sempre dai tempi di CHL, che una nostra agenzia, di cui ora non ricordo il nome (sul serio!) aveva un sito impossibile da navigare in cui proponeva come concetto di base "usalabilità" al posto di usabilità: ovvero se vuoi qualcosa cercatelo, non vorrai mica che te lo metta subito lì in evidenza! Credo che l'agenzia sia fallita... Search Engine Decoder (by Search-This)
Su Search-This ho trovato questo interessante tool, il Search Engine Decoder. Questo strumento ti permette di vedere raggruppati tutti i principali motori di ricerca, con la possibilità di vedere chi possiede chi, chi prende i risultati da chi o a chi li dà (fonte primaria, fonte secondaria, paid listing ecc.), e la % di copertura del mercato secondo i dati Nielsen. Mi sembra utile e anche bello a vedersi, no? :) Anche Google si converte a pay-per-action (beta)
Pare proprio che anche i ragazzi di Mountain View abbiano deciso di sondare il terreno riguardo alle meravigliose potenzialità del pay-per-action. Il procedimento è chiaro, limpido e lineare. "Pay-per-action ads complement your current campaigns by providing a new pricing model that extends your reach and allows you to pay only when a defined action is completed on your site. This beta feature is currently available to AdWords advertisers in the United States on a limited basis as part of our beta test." Ci vedo diversi messaggi: Anche se in realtà la notizia dovrebbe gettarmi nel panico ritengo invece che sia solo positivo per il mercato, del pay-per-action in particolare ma dell'online in generale. Vuoi vedere che Microsoft è la più 2.0 di tutti?
Ebbene sì, la tanto vituperata M$ alla fine della fiera è quella che ha fatto il passo decisivo ed è arrivata al non plus ultra della filosofia 2.0: pagare gli utenti per utilizzare i proprio servizi! Leggo infatti su MarketingVox e sul blog di Battelle che per promuovere l'uso di Live Search Microsoft ha creato una specia di programma che prevede la possibilità di guadagnare crediti in formazione per un valore fino a 25.000 $ per le aziende che faranno utilizzare il servizio di ricerca ai propri dipendenti. Altro che viral marketing! Altro che brand awareness! Oh, io per provare Windows Vista mi accontento anche di qualcosina meno... :) Update: e comunque secondo Ballmer Google cresce troppo in fretta: Spettacolare! (via Dotcoma) AuctionAds: guadagna con le aste di eBay
Leggo su qualche blog (mi scuso per la mancata citazione ma proprio non lo ritrovo) di AuctionAds, un sistema a metà tra AdSense e l'affiliazione a eBay. In sostanza mostra aste relative alla keyword che indichi e tu guadagni se l'utente clicca, si iscrive e bidda. In ogni caso mi sembra molto ben fatto. Per esempio se adesso qualcuno clicca su questo bel bannerino qui sotto si partecipa all'asta IMlog guadagna! :) Studio su quotidiani e motori di ricerca, by TSW
Segnalo un interessante studio fatto da TSW sul rapporto tra quotidiani online e motori di ricerca. Qui il post, e qui il pdf da scaricare. Complimenti a TSW e buona lettura agli imloggers :) Anche il link devo montarmelo da solo?
Cliccando su un banner IKEA nella home page di Repubblica.it mi sono imbattuto in questa strana landing page. No, non è uno screenshot, è proprio una "pagina web"... Chissà, forse anche il link bisogna montarselo da soli a casa :) Release Your Music with SONY (sotto la doccia)
Dopo "Save your ears", Sony continua sulla strada del coinvolgimento degli utenti e della comunicazione online interattiva, sempre con l'aiuto di Ebola Industries. Questa volta si tratta di Release Your Music, un advergame che consiste in fare entrare in un bagno più persone possibili con dei device Sony (wlakman, portatili, cellulari ecc.) in modo da condividere più musica possibile con la ragazza che sta facendo la doccia, che però non deve notarti. Al di là del meccanismo del gioco (non sono riuscito nemmeno a passare il primo livello...) mi sembra significativo come Sony investa e testi nuovi format sull'online, con un occhio alla condivisione e all'intercomunicabilità tra apparecchi. Peccato che alla fine per vedere se hai vinto ti debba registrare :) Clausbuster: alla ricerca di Babbo Natale
Interessante iniziativa di co-marketing tra Blogo e LastMinute: si chiama Clausbusters e dà la possibilità a due lettori/blogger di partecipare ad una spedizione per il Circolo Polare Artico. Si tratta di scrivere una letterina a Babbo Natale sul proprio blog (o inviarla tramite un form), inserire un trackback al blog di Vivilastminute dedicato all'iniziativa e sperare che sia giudicato tra i più simpatici. Ovviamente a chi non ha un blog viene offerta la possibilità di aprirne uno su Vivilastminute :) Questo il programma dell'avventura: 18 dicembre 19 dicembre 20 dicembre 21 dicembre Mastrota trema, i bloggers sono arrivati!
Su Searchenginejournal leggo di ReviewMe, un servizio che paga i bloggers appartenenti al network per recensire prodotti su richiesta delle aziende. Che i tempi per evolvere dalle telepromozioni alla blogpromozione siano maturi? - nella recensione dovrà essere indicato che la recensione è sponsorizzata - il costo di ciascun blog viene valutato da un minimo di 20 fino a un massimo di 200 dollari (con un sistema che tiene ad esempio conto dei ratings di Technorati e Alexa). - ma soprattutto il blogger potrà decidere se accettare o rifiutare di recensire un prodotto e non sarà in nessun modo vincolato nella espressione del proprio giudizio. La recensione potrà contenere critiche al prodotto... "We view this as a bonus: how else can you quickly and cheaply get feedback on a product or service from influencers?" Accattaaatev'ill
Google Website Optimizer: Analisi delle performance delle landing page
Un nuovo strumento di Google Adwords per la definizione delle migliori landing page sarà presto disponibile per ottimizzare una campagna di keywords advertising e migliorare il Roi. Google Website Optimizer attualmente in versione beta offre la possibilità di testare diverse landing page provenienti dagli annunci di Adwords per definire la migliore performance in termini di conversion rate. Il Website Optimizer permette di testare e misurare le performance di diverse combinazioni di landing page e di sezioni particolari delle stesse. Sappiamo che gli obiettivi principali di un inserzionista sono:
Le sezioni principali di cui è costituita una landing page (ma anche di una pagina di contenuti non finalizzata strettamente ad una call to action) e sulle quali è possibile sperimentare Google Web Optimizer sono:
Il nuovo tool di Google permette quindi di misurare puntualmente, più o meno come avviene l’ottimizzazione della visibilità degli annunci tra link sponsorizzati ottimizzati, diversi parametri di performance generando quindi due tipi di Report, dopo aver inserito opportunamente nelle pagine e sezioni da testare gli script necessari per il tracciamento delle conversioni. Il Report delle combinazioni mostrerà i risultati delle prestazioni relative a tutte le combinazioni effettuate relative alle sezioni delle pagine che sono state inserite nel test per essere variate e sostituite volta per volta. Verranno quindi monitorare le combinazioni di Titolo, immagine, testo per intere. E’ possibile confrontare l’originale con altre combinazioni e scegliere la migliore che ottimizza il Roi della campagna. Il Report delle Sezioni delle pagine tiene in considerazione quale singola variazione effettuata sulla landing page (Di titolo o di Immagine) ha avuto un maggior effetto positivo. Secondo Ann-Lee, del team di Website Optimizer, il Quality Score non verrà influenzato fin tanto che si manterrà la landing page di default per lo stesso Ad Group, quando però verranno implementate variazioni sulla pagina di atterraggio dell’annuncio, potranno verificarsi dei conseguenti cambiamenti anche sul punteggio di qualità che il sistema Adwords assegna ai relativi annunci. Potranno integrare il Website Optimizer coloro che usufruiscono già del servizio di Google Analytics. Scappo che mi chiude il conto online...
Il servizio Bancoposta ha, credo, avuto un buon successo. Il servizio online però, che in teoria è rivolto ad un target più evoluto e dovrebbe svincolare l'utente dagli orari, presenta dei limiti abbastanza stupefacenti. Inoltre il conto non si può aprire online e addirittura per richiedere la password bisogna recarsi presso un ufficio postale... E' ancora lunga la strada! HP virale: il computer è di nuovo personal
Molto carina la campagna virale di HP, Personal Palmistry, e non male nemmeno il payoff (scusa Stefano, ma slogan proprio non mi piace ;-)) "Il computer è di nuovo personal". Il giochino consiste nell'inviare ad un amico l'invito dopo aver selezionato alcune caratteristiche che lo contradistinguono, "lasciandolo di stucco" a causa della miracolosa conoscenza delle sue abitudini sessuali o del suo lavoro che avviene appoggiando la mano sullo schermo... Molto meno bella la sezione del sito dedicata ai prodotti. Poco usabile e con rimandi esterni al sito istituzionale. Il telefono sempre occupato
È un periodo in cui sono alla ricerca di una connessione 3G che mi permetta di navigare con il mio computer anche quando sono fuori ufficio, senza spendere troppo e con una buona affidabilità. Per questo motivo spesso finisco sui siti dei 4 fornitori presenti in Italia. Se qualcuno riuscisse ad entrare nel sito Vodafone mi potrebbe chiarire qual è l'offerta che propongono (sono graditi consigli allargati: meglio TIM? Meglio 3? Wind?)? È già la terza volta che ci provo ma il sito pare essere in perenne manutenzione. Salva le tue orecchie con Sony
Il walkman è morto, viva il walkman! Per farlo ha scelto il marketing virale online e gli user generated media, creando Saveyourears.it, una sorta di YouTube tematico in cui gli utenti possono uploadare i loro "video musicali" o comunque le loro gesta canore. Chiaramente le stonature sono frequenti ed "importanti". Il messaggio è: salva le tue orecchie con il nuovo walkman mp3! La realizzione è a cura degli amici di Ebola Industries. IL fatto che un colosso come Sony abbia scelto il viral marketing online ed ancora di più i contenuti generati dagli utenti è sicuramente un buonissimo segno! Mi porti un wi-fi, grazie!
È un periodo di viaggi frequenti e spesso sono costretto a soste forzate negli aeroporti italiani (tra l'altro gli unici al mondo dove lo shopping è più costoso rispetto ai negozi dei centri urbani, ma questa è un'altra storia...) dove devo connettermi per continuare a lavorare, ma anche per leggere i post di Matteo :) Per chi non lo conoscesse, il sistema è semplice: negli aeroporti ci sono punti di accesso wi-fi dove è possibile registrarsi (pagando) e accedere a internet con una connessione a banda larga. In una di queste registrazioni mi sono ritrovato con la ricevuta dell'avvenuto pagamento, ma senza avere la username e la password per accedere al servizio. Ho scritto la mia brava email per avere dei chiarimenti, ma il problema non si è risolto: non sono riuscito a connettermi. Poco male, sono tornato a leggere Internazionale senza sapere cosa avesse postato Matteo quel giorno. Avevo quasi dimenticato l'accaduto, ma non i 6 Euri addebitati sulla carta di credito, quando con piacere ho ricevuto questa deliziosa email da Annalisa della customer service di Linkem: Scusandoci per il disagio arrecatole, le confermiamo che è stato già predisposto il riaccredito di tutte le somme eventualmente addebitatele per acquisti effettuati in quelle date. Speriamo di farle cosa gradita nell'offrirle in omaggio un account "linkem One Day " (durata 24 ore dal primo log-in) che potrà utilizzare in uno dei 140 hotspot linkem. Questi i dati di accesso del suo account omaggio: Con l'augurio di averla nuovamente come cliente, le porgiamo distinti saluti Linkem Customer Care Un piccolo gesto, ma un grande passo verso la mia eterna connessione negli aeroporti attraverso i loro servizi. Bravi! Compra Viagra e parti per un gran bel viaggio!
Avranno avuto per poche ore il record di accessi su expedia.fr, anche se probabilmente si trattava di migliaia di utenti che il francese nemmeno lo capiscono e che non stavano certo prenotando un viaggio, ma volevano comprare Viagra. In rete se ne sta parlando da qualche giorno e ieri grazie alla segnalazione dei ragazzi di Altura e del post pubblicato su SEO black hat sono riuscita a vivere in diretta il mutamento e (quasi) annientamento di questi spammer. Nel frattempo Expedia ha dovuto redirigere TUTTI i blog creati grazie all'iniziativa blog di viaggio su Expedia.fr anche perchè gli attacchi di spam non si sono fermati al search Marketing (clicca sull'immagine qui a fianco per ingrandire). In questo modo scontenterà tutti i creatori dei blog e tutti coloro che li vogliono visitare pensando di trovare contenuto specifico e si ritrovano sulla homepage del sito di ecommerce. Ma si eviterà molte grane e un danno di immagine. La morale: Le PMI italiane ed il WEB - 2a parte
Non è il prodotto/servizio a fare la differenza ma la relazione. Nella prima parte di questo articolo, ripensare il marketing, si sono evidenziate le diverse modalità di approccio al web delle imprese italiane e come ancora ci si trovi davanti ad aziende hightech (quindi in grande confidenza con il media Internet) ed aziende lowtech (cioè ancora poco avvezze all'utilizzo di un media strategico come il web). Il fermento di questi ultimi mesi però mi induce a pensare che finalmente la maggior parte delle PMI si stia accorgendo che non salire sul treno della rete si può rivelare un film drammatico per il futuro delle imprese; questa fretta che possiamo anche assimilare all'ansia da risultato porta però a prendere decisioni troppo avventate o comunque poco ponderate che si tramutano poi nella progettazione e nella realizzazione di siti che si rivelano, rispetto al sistema internet, come strumenti poco idonei alla realizzazione di una corretta politica di marketing web. Si pensa ancora che il sito sia solo una mera vetrina o comunque uno strumento che non serve a vendere, e non c'è nulla di più sbagliato. Affrontare il web con superficialità o con poca conoscenza del media porta alla dispersione delle risorse ed al raggiungimento di scarsi risultati rispetto alle aspettative; di contro un'analisi approfondita relativamente alle modalità comunicative, ai sistemi di ottimizzazione dei siti web, all'utilizzo ed alla presenza strategica nei motori di ricerca, consente, come dimostrano numerosi studi in merito, il conseguimento di eccellenti risultati. Quindi il pensiero, ancora prima che ad una visualizzazione grafica del sito, va alla definizione di una precisa e concreta strategia di comunicazione web atta ad ottenere ed instaurare una consolidata e duratura relazione con il target di riferimento. Oggi conosciamo tutto rispetto a prodotti/servizi, non ci sono segreti, non esistono listini che possano rimanere riservati; il mercato è quindi alla ricerca di qualcosa di differente, che sia distintivo, caratteristico, che dimostri stile e coerenza, trasparenza ed accessibilità, che consenta un dialogo real time e che ci faccia sentire partecipi e coinvolti emotivamente: il mercato cerca la relazione. Bisogna che tutto il sistema azienda sia proiettato alla creazione di una ragnatela relazionale condivisa ed inserita adeguatamente nelle prassi e nelle modalità operative, essendo consci che solo partendo da una profonda conoscenza del mercato, dei clienti acquisiti e dei prospect, si possa affrontare il futuro con personalità e caratteristiche distintive. La gestione della informazioni e la capacità di analisi rispetto a quanto emerge durante "la relazione" consente l'ottimizzazione del rapporto prodotto/cliente e di instaurare un clima di fiducia e di affetto verso la marca che oggi, molto più di quanto si possa credere, si rivela determinante. Ma la relazione è qualche cosa di più profondo di un semplice scambio di informazioni di primo livello, sottintende la capacità di operare attraverso l'ottica del Precision Marketing ( Marketing di precisione, cioè mirato espressamente ad un piccolo segmento del target di riferimento) ed al rapporto One2One (uno ad uno, considerando il mercato come sistema di singole persone uniche ed irripetibili, assimilabili si a micro segmenti, ma sempre e comunque persone). Il web consente di attivare un sistema relazionale profondo, concreto ed estremamente importante. Le grandi aziende lo hanno intuito e lo stanno applicando; le PMI ci stanno arrivando, alcune con passi da sprinter altre ancora non hanno sentito il colpo dello starter. Gli strumenti ci sono, il media è perfetto (anche se perfettibile), il mercato è pronto; mancano, in alcuni casi, la visione rispetto a quanto ottenibile attraverso il web, la volontà di approfondire l'argomento o, e questo è ancor più grave, la capacità imprenditoriale di mettersi in discussione. Affrontare il mercato a viso aperto significa mostrare il fianco, i propri pregi e le proprie debolezze, ma è proprio questo che il mercato vuole, trasparenza, dignità ed umiltà. Davanti a queste modalità comunicative la relazione prende vita, si scalda, diventa costruttiva, partecipe, consente alle imprese di migliorarsi ed ai clienti di ottenere un prodotto/servizio sempre più "tagliato a misura" modello "drop" per intenderci. Il sito web, le news letter, la precisione e-mail marketing, i form per il dialogo con il cliente, i forum, i gruppi di interesse... quante sono le possibilità di incontrare il proprio mercato? Lascio a voi la riflessione in merito. Prima di chiudere questo articolo desidero però aprire un'altra porta del corridoio internettiano: Non si può prescindere dal fatto che oggi la maggior parte degli acquisti effettuati off line (cioè acquisti non fatti in internet ma nei negozi B2C o nei luoghi deputati al B2B) sia guidato ed influenzato da internet. Meditiamo imprese, meditiamo! Lycos + spam engine= Comundo.it
Dubito che nei progetti di Michael Mauldin o Bob Davis ci fosse quello di creare uno spam engine, quando nel lontano 1994 nasceva il motore di ricerca Lycos. Tutto sommato e per i primi anni, le cose per Lycos sembravano procedere al meglio. L’acquisizione di Tripod e Whowhere. Poi la vendita a Terra Networks che dopo un anno, nel 2001, vende Lycos alla coreana Daum Communications. Mettiamoci il crash delle dotcom con la concorrenza di Google come motore di ricerca e la dominanza di Yahoo nei web portal e le ragioni del declino appaiono abbastanza chiare. Più oscuro rimane un altro passaggio. Ossia la necessità di un azienda di affidare il proprio brand e il proprio business model ad una pratica, quella dello spamdexing, molto poco politically correct, e soprattutto, almeno in linea teorica, di breve veduta, considerando gli algo dei vari motori che si evolvono o almeno dovrebbero evolversi. Questa politica è poi contro ogni decente guideline che miri a contenuti e servizi di qualità invece che a tricks for dummies. Perchè se anche motori di ricerca li inganni in mille modi, anche con gli spam engine di cui si è scandalosamente dotata Lycos, i navigatori, specie i più attenti, li inganni meno facilmente. Tutto questo per dirvi che se vi capitasse di trovarvi sulle pagine di Comundo.it, sappiate fin d’ora che state navigando in uno spam engine di Lycos.Speriamo non sia tutto qui quello a cui si riduce il search marketing model che i vary player hanno da offrire. Search Engine Marketing in crisi? Si, no, boohh... Macchè!
Ho avuto modo di partecipare alla recente tappa nuovayorkese del Search Engine Strategies (evento che farà tappa anche a Milano alla fine di aprile), ed in alcuni momenti mi sono trovato di fronte una situazione contraddittoria: da una parte l'ennesimo record sia di pubblico partecipante (oltre 6.500 secondo gli organizzatori) sia di aziende espositrici, dall'altra una domanda posta da molti sottovoce, quasi con timore: "ma quanto durerà il boom del search marketing?". Probabilmente è vero, negli Usa nel 2006 (o forse nel 2007) per la prima volta il search marketing potrebbe registrare un rallentamento nella sua folle corsa, ma ritengo questo una cosa del tutto naturale, visto che, come in questi giorni hanno scritto molti giornali, alla fin fine il tempo che passiamo a cercare nei motori è il 5% del tempo complessivamente passato online (e le aziende, scoperta l'efficacia del web attraverso i motori, vogliono cercare di raggiungere in maniera altrettanto efficace il proprio target anche nel restante 95% del suo tempo passato su Internet) o che, come invece ha detto Chris Sherman, associate editor di SearchEngineWatch.com, "Google has optimized the black box as much as it can to squeeze the most revenue out of its advertisers. There's a limit to how good the algorithm is going to get", e quindi il re dei motori deve guardare al di là delle ricerche per incrementare il fatturato ed arrivare ai fantomatici 100 miliardi di Dollari. Il Search Engine marketing entra quindi ora nella sua fase più interessante e stimolante, quella della sua "maturità", di un utilizzo più avanzato delle possibilità offerte (integrando il search con il behavioral marketing, per fare un esempio), senza limitarsi a fare qualche doorway page o ad acquistare a casaccio parole chiave attraverso il pannello self service dei network pay per click. Corporate Blog Noia? No grazie!
Quando uno strumento, ancora giovanissimo come il blog, diventa di moda si rischia di assistere ad usi impropri o a vuoti formalismi stilistici; un caso emblematico è quello dei corporate blog che rischiano, inevitabilmente, di essere noiosi o di rappresentare, con poche eccezioni, solo un variazione sul tema delle più classiche PR. Ma può un blog uscire dalla mera istituzionalità e rappresentare invece la "cultura" di un brand o di una azienda? Ci sta provando Benetton che ha recentemente lanciato un blog all'interno del sito benettontalk.com. Si tratta di un area collaborativa dove è possibile non solo commentare, ma anche postare le proprie "storie" su temi come ambiente, diritti, diversità, comunità locali, sviluppo: si tratta di temi che, come si può leggere dal comunicato stampa, "l'attualità propone ogni giorno, ma che rischierebbero di annegare nella marea informativa." "Sponsorizzato da Benetton, tradizionalmente sensibile ai temi sociali come all'evoluzione dei media, il blog non ne riflette necessariamente la corporate view." Ok, forse non rifletterà la corporate view, ma la corporate colture è tutta qui! :) Insomma, esperimento decisamente interessante. Il primo blog bancario: IWbank
IWBank è una delle poche aziende italiane, e la prima banca, ad avere un corporate blog, anzi, un CEO blog, in quanto tenuto dall'amministratore delegato Pasquale Casale. L'iniziativa è assolutamente lodevole, considerando soprattutto il settore, da sempre poco incline ad un rapporto trasparente e diretto. Il blog in sè è molto semplice, con aggiornamenti non troppo frequenti (2 soli post a gennaio e 2 a febbraio...) e senza categorie, ma il tono è quello giusto, ai commenti viene data risposta e mi sembra si entri nel merito delle cose. In generale credo sia un primo passo significativo per il rapporto aziende/blogosfera in Italia. Le PMI italiane ed il WEB - 1a parte
Ripensare il marketing E' indubbio che oggi si stia vivendo un momento di trasformazione del mercato il cui processo ha avuto origine già qualche anno addietro. Come spesso capita però, solo chi ha avuto buon orecchio (aziende) si è attivato cercando di seguire o ancor meglio cavalcare l'onda della rivoluzione internettiana. Un nuovo movimento di persone il cui credo è l'informazione sopra ogni cosa, informazione allargata, partecipata, diffusa e soprattutto condivisa, si è dato appuntamento on line. Mentre alcune aziende si muovono come dinosauri sul cammino dell'estinzione, il mondo è in fibrillazione chiedendosi quali saranno i nuovi orizzonti, i nuovi mercati, le nuove speranze; così alcuni imprenditori si interrogano ancora rispetto al proprio prodotto/servizio ed alle sue qualità intrinseche mentre altri li stanno già scavalcando offrendo lo stesso prodotto/servizio dialogando on line. Ecco dunque: la relazione con il cliente, il marketing one to one, il precision marketing, il web! Quante paure? Quali pregiudizi? Quale "ignoranza"? Diciamo la verità: sebbene se ne parli da molto ed in maniera concreta e documentata, c'è ancora chi ha paura di internet. Molti dirigenti con la sindrome conclamata per la "cadrega" piuttosto che affrontare il web, tendono a relegarlo a media di riserva o ad ultima alternativa invece di prenderlo per quello che realmente rappresenta: una grande opportunità per le aziende. Un esempio lampante? 4 anni fa durante una mia consulenza presso una PMI italiana ben affermata e con un prodotto di eccellenza, sollevai le problematiche inerenti il sito web e le opportunità che un buon utilizzo dello strumento internet avrebbe portato nel corso degli anni a venire... inutile dire che l'imprenditore mi rispose che "già c'erano le fiere, le riviste, e poi che internet non sarebbe mai esploso, ecc, ecc...". Proprio la scorsa settimana sono stato interpellato dall'azienda in questione con la seguente prefazione" ci siamo accorti che on line ci sono i nostri concorrenti, si trovano i prodotti di altre aziende, altri che rivendono il nostro prodotto, ... il nostro sito non si trova, nei motori di ricerca non siamo presenti, dobbiamo fare assolutamente qualche cosa, devi aiutarci,..." Quante PMI si trovano nella stessa situazione? Ma la questione non è quante è piuttosto sul come si debba intervenire. Il mago di Oz, pur con tutta la sua magia e volontà, ben poco potrà fare rispetto ad un mondo che non è retto dalla possibilità economica ma dalla effettiva capacità comunicativa delle aziende. Recuperare il terreno perso on line non è un fattore economico ma una strategia frutto di una politica imprenditoriale ben precisa, seguita da un'operatività concreta e ben indirizzata, da una grande capacità comunicativa e da molta, molta pazienza... purtroppo non si può comprare il posizionamento nei motori di ricerca (se non pagando le sponsorizzazioni che sono comunque ben evidenti e che i navigatori riconoscono in quanto tali), nemmeno se voi foste l'uomo più ricco del mondo il vostro sito potrebbe trovarsi primo in graduatoria se non ne avesse i requisiti. Dunque RIPENSARE IL MARKETING e rivedere i modelli comunicativi utilizzati, rivedere gli investimenti e ridefinire gli obiettivi seguendo una politica commerciale rivolta alla personalizzazione ed alla individuazione di un bisogno piuttosto che alla mera somministrazione di un prodotto/servizio. Oggi non si parla di maggior investimento nella comunicazione marketing ma di riallocazione delle somme budgettate, cioè della riassegnazione delle capacità di investimento delle aziende rispetto ai media disponibili, e se quelli tradizionali segneranno il passo è indubbio che in internet si avrà invece un'ulteriore crescita, una grande crescita, così come dimostrato in questi ultimi anni. Se questo è valido per le grandi aziende lo è ancor di più per le PMI italiane che si trovano a fronteggiare un mercato agguerrito, accanito e scaltro. Un mercato relativamente giovane nato nello stesso momento in cui è nata internet, cioè con gli stessi modelli comunicativi, non essendo figlio di una tradizione secolare e consolidata, non vivendo sullo slancio della capacità imprenditoriale di genitori, zii e prozii ma sulla capacità di ascolto del mercato e sulle modalità comunicative dei modelli relazionali. Ripensare il marketing dunque o per altri pensare il marketing, dato che per anni l'attenzione degli imprenditori e soprattutto delle PMI si è rivolta esclusivamente a modelli produttivi e non a ponderazioni sul valore del brand, sulla brand image, sui modelli comunicativi, sulla relazione con il cliente o sulla costruzione di un percorso di evoluzione programmatica in funzione del mercato e delle sue aspettative/richieste. La capacità di dialogare con il mercato tipica del modello internettiano delle imprese, non è una passeggiata ma piuttosto un sentiero impervio, ricco di scenari ed atmosfere che a volte assumono dettagli imprevisti ed impensati, un panorama accecante ma nello stesso tempo appagante, ripido e poi in discesa, che solo le aziende con grande capacità di ascolto, flessibilità mentale e grande operatività sapranno cogliere in tutte le sfumature disponibili, traendone vantaggi e soddisfazioni, ritorni di immagine, affermazione nel mercato target ed interesse da parte di quello prospect. Fine prima parte Nokia: 'Dicono di noi' stile Web 2.0
Leggo su Adverblog che Nokia, per il lancio del nuovo modello N90 ha deciso di utilizzare una modalità nuova ed originale: un Bloggers Relations Blog. In cosa consiste? Usando le parole del sito: "Here you will find blogger and media information that you can repurpose and utilize in your blog postings about the N90". In pratica, se interpreto bene, si tratta della versione stile Web 2.0 della vecchia sezione "Dicono di noi". La differenza, oltre che nella forma (in pratica un metablog: un blog che parla di blog), sta nel fatto che l'utilizzo delle informazioni e del materiale non solo è concesso, ma addirittura auspicato. C'è anche una sezione "Podcast", non molto aggiornata (promette l'inserimento di podcast a dicembre...) ma con un invito interessante: "Want to Record A Podcast with a Nokia Representative for Your Blog Site?". Devo dire che trovo l'iniziativa di estremo interesse e di un'aderenza al mezzo che sinceramente non mi aspettavo da Nokia, la quale non ha mai brillato per inziative particolarmente interessanti sul web. Zucca virale
ING Direct gioca una carta in più nell'ambito della propria comunicazione online e si butta sul marketing virale. Secondo quanto riportato sul sito www.mettetevelonellazucca.it, che prende il nome ovviamente dal claim delle campagne pubblicitarie dell'azienda, è di "portare un'ulteriore ventata di freschezza nel mondo della comunicazione finanziaria". Devo dire che ci riesce: i 5 video sono molto divertenti (il mio preferito è quello del maiale) e non sono affatto "pubblicitari", anzi, sono del tutto slegati dal business di ING. A volte il viral marketing è visto con scetticismo o addirittura criticato, adducendo motivazioni che vanno dall'inutilità, alla perdita di tempo, alla negatività per il brand. Nel caso specifico ING non ha certo bisogno di fare ulteriore branding o di utilizzare questo sito per ottenere nuovi clienti. Semplicemente l'obiettivo, se lo interpreto correttamente, è quello di costruire una corporate image più friendly, cosa non facile per un istituto di credito, ed utilizzare la brand awareness acquisita con una coomunicazione serrata per creare nuove relazioni col pubblico. In ogni caso ING Direct si conferma un'azienda capace di comunicare online e in grado di sfruttare meglio della maggior parte dei competitor (se vogliamo considerare competitor le altre banche). Blogging platforms: chi manca all'appello?
Dopo l'acquisto di Weblogs Inc. da parte di AOL, per circa 35 milioni di dollari, si conferma un trend iniziato con l'acquisizione di Blogger da parte di Google. Ricapitoliamo: Google ha Blogger, MSN ha la propria piattaforma (vabbè), ASK ha Bloglines (ok, non è la stessa cosa ma è comunque nel settore), AOL ha Weblogs Inc. Ciò che sicuramente si evince è che anche il blogging, in un modo o nell'altro, si sta avviando a diventare strategico a livello di business, anche se le possibili integrazioni sono ancora abbastanza fuzzy. www.italia.it
Leggo su Vanity Fair (ormai uno dei miei settimanali preferiti) che l'Italia non ha un portale (!) per il turismo, ce l'hanno tutti e noi? Persino la Mongolia ha il suo portalone turistico! Il ministro Stanca ha così deciso giustamente di svilupparne uno nuovo di zecca, in fondo pensandoci bene siamo tra i primi 5 paesi al mondo per flusso turistico in entrata. Il costo dell'iniziativa mi ha sorpreso come ha sorpreso il giornalista: "sono stati stanziati 20 milioni di euro per creare, gestire e promuovere il sito, gli altri 25 da spendere in iniziative e sviluppi successivi." Certo la pubblicità per promuovere l'iniziativa negli altri paesi costa parecchio ma 45 milioni di euro non sono tanti? Se state pensando di partecipare alla gara purtroppo siete in ritardo, è stata già vinta da IBM (ma Stanca non viene da lì?), ITS e Tiscover. Nuovi dati sulla cookie deletion. E l'inganno continua...
Nielsen Netratings ha appena pubblicato i dati relativi ai nuovi studi sulla cookie deletion. Ovviamente, i siti a farne più 'le spese' sarebbero quelli più frequentati (search engine e portali), mentre ne verrebbero fuori 'meglio' siti frequentati sporadicamente (viaggi e assicurazioni). Dal momento che nel caso dei motori di ricerca il 'delta' è di circa il 50% possiamo dire che la % di deletion 'generale' è molto vicina a quella ipotizzata da Jupiter qualche mese fa. Purtroppo, i dati di Nielsen (almeno quelli pubblici) non danno un breakdown delle varie categorie di user, del sesso, dell'età, della propensione a spendere online etc e quindi ci servono poco; a me interessa maggiormente dimostrare come questa 'moria' dei cookie sia responabile non tanto di un sovrapprezzo della vendita degli spazi pubblicitari (come vorrebbe far credere Nielsen) quanto piuttosto di una sottovalutazione delle performance di chi pubblicizza programmi in pay per action che, soprattutto per quanto concerne prodotti e non servizi e prodotti di un certo valore economico, si vede 'non riconosciute' (o non si vede 'riconosciute) anche più della metà delle vendite effettivamente effettuate 'grazie a utenti che sono passati dal proprio sitio'. Ovviamente, non meno importante è la 'errata' delusione di chi compra in CPM o ppc e fa poi il calcolo di costo di acquisizione clienti. Mentre da un lato abbiamo società che hanno sistemi sempre più sofisticati per tracciare il comportamento di un utente, per seguirlo, controllarlo etc (potenzialmente), dall'altro lato abbiamo delle società (i clienti) che non sono in grado di capire quanto stia loro facendo bene la pubblicità online. Non solo, non hanno nemmeno idea di quanto internet sia positivo in termini di infocommerce (nel caso la vendita non avvenga soltanto online); un mio amico che sta investendo molto in internet (rifacimento del sito, indicizzazione etc.) mi ha detto che è estremamente deluso dei risultati del web, nonostante una crescita delle vendite dei prodotti del 96% rispetto all'anno scorso (offline). Di fatto, nell'ultimo anno il sito ha ottenuto 120.000 navigatori trageted in più rispetto a prima, ma 'nessuno' è diventato cliente. Gli ho chiesto come faceva a trarre questa conclusione, dal momento che non vende online, non usa cookie, non ha sistemi di tracking, non mette a disposizone coupon elettronici di sconto o condizioni migliorative, non fa indagini sulla propria base clienti etc etc. Mi ha risposto che capisce che internet non funziona perché nessuno gli hai mai detto 'hey, ho visto il prodotto su internet e vorrei comprarlo..". Sono rimasto abbastanza schockato da questa ingenuità (visto che parlo di una persona molto intelligente e non di un minus habens). Gli ho semplicemente fatto notare (anche se il paragone è volutamente eccessivo) che se la Nike dovesse giudicare i propri investimenti pubblicitari dal numero di coloro che entrano in un negozio e dicono "hey ho visto la pubblicità alla tele, vorrei lo stesso modello di Zidane!", probabilmente avrebbero già smesso di comprare spot da tempo. Ancora una volta, la 'misurabilità' del mezzo internet ha portato più danni che benefici per tutta l'industria. Il fatto che io 'possa' misurare (dimenticando il fatto che non abbia la minima idea di come farlo) e la richiesta di 'prove' che invece non vengono richieste per altri media, fa sì che il web sia ancora la cenerentola del mercato pubblicitario. Certo, non è l'unico motivo, ma fa molto; moltissimo. L'altra metà del marketing digitale
In questo giorno di dieci anni fa, scrissi in un articolo che "il marketing digitale ha la necessità di concentrarsi su due elementi centrali: la creazione di credibilità Per credibilità intendo, la ricerca di un'identità distintiva e di una "proposta di valore" in grado di attrarre i destinatari del progetto di comunicazione on line. Detto in parole semplici, è la risposta alla domanda: per quale ragione dovrebbe un utente dedicare parte del suo tempo a prestare attenzione a contenuti o a elementi di un sistema di offerta, proposti da un'impresa o da un'organizzazione, che attraverso la rete si propongono di raggiungere degli obiettivi specifici? Per visibilità intendo invece le modalità con cui l'emittente di un progetto di comunicazione digitale riesce ad attrarre e coinvolgere i diversi pubblici a cui intende rivolgersi Se esaminate l'insieme dei servizi di quei soggetti che si propongono come consulenti di web marketing, noterete che la componente visibilità prevale. La pubblicità on line negli ultimi anni ha lavorato molto intensamente per migliorare la rilevanza, ovvero l'opportunità che il messaggio esposto sia di interesse per le persone a cui viene proposto. Le tecniche di pianificazione media e di segmentazione della domanda (in senso ampio) si sono raffinate e propongono oggi forme di pubblicità molto sofisticate sui mezzi digitali (contestuali, comportamentali, geo referenziate) Il mercato oggi offre compentenze estremamente specialistiche come gli esperti di search engine marketing, di persuasive copywriting, di media buying ecc. Esistono ovviamente grandi spazi di miglioramento che le tecnologie offriranno nei prossimi anni, per rendere la comunicazione on line ancora più precisa e più misurabile. Dove invece il marketing digitale non è progredito è sul fronte dei contenuti sia negli aspetti sostanziali sia in quelli formali. Che cosa è un brand digitale? Quale reale valore può offrire la rete alla comunicazione di un'impresa? sono domande ricorrenti, ma sui cui non si sono viste fino ad ora grandi risposte. Se la comunicazione in rete è una comunicazione attrattiva e non selettiva, quali sono i bisogni e le aspettative di chi naviga in rete? Come rendere la comunicazione più efficace, quali sono i principali cambiamenti dei linguaggi? Perché la creatività digitale stenta ad affermarsi? E' evidente che rispondere a queste domande vuol dire dare un impulso alla pubblicità on line, che spesso viene accusata di non essere efficace, quando non è efficace l'intero progetto di comunicazione on line. Ma anche il comparto della pubblicità on line ha la sua responsabilità. Perchè ci si ferma alla visibilità, perché si insiste sul awareness? Mi diceva anni fa il responsabile marketing della Nikon negli Stati Uniti, " a me non interessa l'awareness quando investo su internet, questo lo fa molto bene la televisione, da internet mi aspetto di raggiungere e di motivare quei segmenti di utenza che non riesco a raggiungere con gli altri mezzi." Essere conosciuti non vuol dire essere scelti, avere un'identità non vuol dire avere anche una personalità. Ecco perché a mio parere il marketing digitale è cresciuto, ma solo a metà. Lo dico con tutto il rispetto. La rabbia di Microsoft
Qualcuno avrà certamente letto delle dichiarazioni 'colorite' di Steve Ballmer di Microsoft. All'ennesimo collaboratore che ha deciso di lasciare MS per andare a lavorare da Google, Ballmer si è infuriato e, condendo con gli americanicissimi f***ing ha detto che avrebbe fatto a pezzi (ovviamente metaforicamente...:) il Ceo di Google. Molti sono rimasti scandalizzati dal comportamento e dalle frasi di Ballmer, ma ritengo che la sua rabbia fosse giustificata; mi stupirei se avesse reagito gandhianamente dicendo: "Hey, beh allora buona fortuna e salutami Brin e Page!". Spero sempre che la 'guerra' fra i tre grandi nella web search porti a dei vantaggi per gli utenti (non se ne vedono ultimamente), ma Ballmer non avrebbe dovuto prendersela con il 'povero' Lee, avrebbe dovuto incazzarsi amaramente con se stesso e William Gates, che - nel 1993 - dichiarò con grande secchezza: "The Internet? We are not interested in it"-- Bill Gates, 1993 Qualche anno dopo, forse si rese conto di essere stato un po' miope e disse (sorpreso): -- Bill Gates, Jul, 1998 Vale anche la pena di ricordare che quando Google era già sulla bocca di tutti Microsoft si dilungava in spiegazioni in merito ai colori utilizzati per il marchio di msn.com e che hanno cominciato a darsi da fare per mettere in piedi un motore di ricerca solo due anni fa. Chi sbaglia, a volte, paga. Questo è uno dei casi. Chi ha paura della privacy...non ha paura di Google
Si sente sempre parlare di privacy. Tutti sono preoccupati della privacy nella propria casella di posta (anche se gli spammer non sanno nemmeno chi siamo) o delle immagini registrate dalle telecamere del centro (nel 50% dei casi non funzionano e dopo poche ore i dati vengono cancellati), ma nessuno si preoccupa del fatto che la crescita di Google sta mettendo sempre più a rischio (questa volta veramente, anche se solo potenzialmente perché non sappiamo che cosa facciano) la nostra privacy. Tutti usiamo Google. Google tiene i cookie sino al 2038. Google sa chi registra i siti e quando li registra e da dove li registra etc. (è anche registrar infatti) Gmail è sempre più diffusa (google sa tutti i messaggi che ci mandiamo con gmail). Google, con la toolbar conosce tutti i siti che visitiamo e conosce tutte le ricerche che effetuiamo. Con Talk, Google sa anche quello che chattiamo. Con il Desktop sa quali sono i documenti all'interno del nostro pc. Adesso faranno anche Googlepay (tipo PayPal) e quindi sapranno anche che cosa compriamo e quanto lo paghiamo. Ci sono centinaia di aziende che sanno una parte di tutte queste cose, ma Google le riunisce tutte. Il fatto che poi Google collabori con Washington per la lotta al terrorismo e che nemmeno ai tempi d'oro di Hoover (fondatore dell'FBI) c'erano così poche garanzie per la riservatezza dei cittadini, e il fatto che Google è transnazionale, unito al fatto che stanno assumendo ex agenti CIA e NSA, mi fa pensare: e se dovessimo preoccuparci di più dello strapotere (di intelligence) di Google piuttosto che delle spam su Cialis e Viagra spedite a vedove ottantenni? L'idiozia del double opt-in
L'Italia è un paese singolare. Mentre accade di tutto in tutti i campi, ci sono alcuni 'angoli' dove dimostriamo una serietà ferrea, quasi ridicola; anzi: ridicola. Tempo di riconsiderare la registrazione obbligatoria?
La registrazione obbligatoria è da sempre uno dei capisaldi del web marketing. Io ti cedo l'informazione in cambio del tuo consenso, ecc. ecc. Appare quindi interessante uno studio del marketing di RedHat: analizzando le statistiche del proprio sito, ha scoperto che solo il 2% dei visitatori della pagina si registrava per scaricare il white paper o guardare un webinar, gli altri rinunciavano. Partendo dalla considerazione che ben il 24% dei WP scaricati viene successivamente inoltrato ai responsabili aziendali e il 77% ai colleghi, risultava evidente come venisse sprecata una grande occasione di diffusione virale, e quindi hanno ora aperto liberamente a tutti ogni contenuto. Al dubbio che a tutti sorgerebbe, cioè 'le leads che fine fanno in questo modo', il communication director di RedHat risponde così: But isn't Grams worried that he has fewer leads to hand to sales?
"I don't like the idea of forcing people into becoming leads. I like people to opt-in to entering our sales stream. Our sales team is very busy. They don't have time to waste with people who aren't that interested or who they have to convince to be interested. It's marketing's job to convince prospects to be interested!"
He urges other marketers to think of lead generation from a new perspective, "What's more valuable? To get 50 leads or to have 1,000 people see your info and the interested ones will contact sales on their own?"
Io sottoscrivo in pieno. PS: l'articolo contiene anche una interessante analisi del ROI dei webinars live contrapposti ai webinars on-demand, e di come questi ultimi vadano strutturati per avere il massimo del risultato. E comunque pare che per quelli live sia veramente la fine. Google Personalized Home: RSS e nessuna paura dei competitor
Non so quanti utilizzino la Personalized Home di Google al posto della home page classica. Io sì! Da oggi è stata aggiunta una nuova feature: in alto a sinistra (clicca sull'immagine per ingrandirla) c'è il bottone "Add content", che permette di inserire contenuti esterni ma anche propri, come per esempio i bookmarks. Due cose mi hanno particolarmente colpito (a parte il continuo sforzo per aggiungere servizi, funzionalità e tools, e sempre gratis!): la prima è la possibilità di visualizzare anche gli RSS, la seconda è la presenza tra i contenuti predefiniti di link di diretti competitor. Riguardo agli RSS è solo la conferma che il motore di Mountain View crede molto in questo nuovo mezzo. Prima la possibilità di inserire gli annunci di AdSense sui propri feed e ora questo, con il probabile sviluppo futuro di un aggregatore. Per quanto invece concerne la concorrenza devo dire che sono stupito. Nella sezione "Lifestyle" uno dei link segnalati è quello del canale viaggi di MSN, mentre in "Fun" c'è la possibilità di inserire Ask Yahoo!. MSN e/o Yahoo! metterebbero mai un link a Google in questo momento? Lo so, sono noioso, ne parlo sempre bene. Sono io poco obiettivo o sono loro a fare sempre qualcosa di cui non si può che parlare bene? update!: ne parlano anche loro sul Google Blog Lunga è la strada...
Una ricerca del Customer Respect Group sul gradimento dell' "online customer service" dei siti delle 100 maggiori aziende americane ha prodotto risultati francamente sconfortanti. Solo 6 aziende hanno raggiunto il giudizio "excellent" e comunque solo un terzo (29) ha raccolto rating positivi (good) mentre le restanti 65 sono state giudicate negativamente. Terry Golesworthy, president del Customer Respect Group osserva che solo le aziende che realizzano la maggior parte del proprio business online raggiungono rating soddisfacenti e sottolinea come invece nessuna azienda dovrebbe permettersi il lusso di ignorare i propri utenti online, indipendentemente dalla quota di fatturato che ne deriva direttamente. Fidelizzazione: basta un niente e...
Tempo fa, in uno dei primi post che scrissi per IMlog, avevo parlato in toni entusiastici del sito di Camera Cafè, la famosa sit-com di Italia1, definendolo come uno dei rari esempi di integrazione virtuosa tra TV e web. Una delle iniziative che più ritenevo interessanti era la votazione degli episodi più belli della puntata, che permetteva di accumulare punti che poi sarebbero valsi ad ottenere vari gadget, dalle magliette, ai cappellini, ai portabadge. In ottica di fidelizzazione sicuramente è stato un successo, e ammetto che anch'io mi ero appassionato alla cosa e ogni giorno andavo sul sito a votare. Grazie ai forum, alla possibilità di dare suggerimenti e ad altri community tools erano riusciti a creare una comunità di utenti molto numerosa ed affezionata, devo dire meritatamente. Non scopro certo l'acqua calda dicendo che per fidelizzare un utente/cliente sono necessari tempo e fatica mentre per perderlo basta un piccolo errore. Analizziamo la cosa: che senso ha dire che i premi sono esauriti? Il sito di una trasmissione Mediaset che guadagna miliardi in pubblicità ci sta davvero dicendo di non avere budget per stampare qualche maglietta? Visto che era stato prevista una produzione limitata dei premi, non era il caso di avere un'alternativa già pronta in caso di esaurimento? Possibile che non sia stato valutato l'impatto negativo a livello di immagine di una comunicazione del genere? La risposta, parziale, a tutte queste domande c'è, ed è ben evidenziata in home page: il nuovo shop on-line, nel quale le magliette sono ovviamente vendute e non regalate (a ben 15,64 € + IVA: la scelta del prezzo rivela altre gravi carenze di marketing IMHO). A mio modo di vedere si tratta di un clamoroso autogol, che ha generato moltissimi utenti scontenti ed arrabbiati (non ho numeri precisi ma credo che senza dubbio si possa parlare di migliaia) e che poteva essere facilmente evitato. La gestione delle lamentele poi è ancora peggiore: ad un mio collega è stato risposto che la sua richiesta non poteva essere processata perchè non aveva fornito il codice fiscale, dato evidentemente non obbligatorio in fase di registrazione. A me, come credo a molti altri, non hanno nemmeno risposto. Pochi giorni fa sempre qui su Imlog avevo citato il plumber di Bloglines come un perfetto esempio di crisis management, che trasformava un disservizio in una feature positiva. In questo caso siamo di fronte all'opposto: un'ottima iniziativa si è trasformata in un boomerang, solo per scarsa attenzione, ancor meno interesse, e soprattutto per la smania di voler monetizzare al più presto l'attenzione del pubblico. La portalizzazione di Google
Qualche settimana fa scrissi che Google si sarebbe portalizzato (che era la sua 'via' naturale...); molti di IMLI non erano d'accordo, ma a quanto pare non avevo tutti i torti. Leggete qui. Sommare pere e mele fa bene al business?
In questi giorni mi sono imbattuto in una promozione (pubblicizzata anche con skyscraper su Repubblica.it) in co-branding Symantec-Lastminute: 100 € di sconto su un pacchetto vacanza a fronte dell'acquisto di un software antivirus. Quello che mi lascia perplesso è l'associazione tra due prodotti così diversi e slegati tra loro. E' vero che chiunque usi un PC ha bisogno di un antivirus e che le vacanze sono uno dei prodotti meno di nicchia immaginabili, ma davvero quello che mi fa decidere di acquistare l'antivirus può essere uno sconto, e nemmeno fantasmagorico, per un viaggio? Symantec sta promuovendo pesantemente questa iniziativa anche sul proprio sito ma a mio modo di vedere è LastMinute soprattutto ad averne un vantaggio sia di immagine sia eventualmente economico. Il fatto che esistano tante altre promozioni simili (mi viene in mente quella di ING Direct su Mediaworld e su ePlaza che regala un buono acquisto a fronte delle sottoscrizione del Conto Arancio), mi fa pensare che funzionino, ma mi piacerebbe avere qualche dato in merito. L'email? Meglio di mercoledì
Via Marketing Vox e via Giuseppe vengo a sapere che secondo una ricerca, durante la settimana il tasso di apertura delle email non presenta più una varianza così accentuata come invece, pare, avveniva in passato. Questo significa che il risultato di una campagna di email marketing avrà, con tutta probabilità, un tasso di successo che dipende in minima parte dal giorno della settimana in cui il messaggio è inviato. Resta il fatto che analizzando il grafico il martedì e il mercoledì sono ancora i giorni della settimana in cui si leggono più messaggi. È dai tempi della IMLI che mi sto chiedendo il perchè di questo fenomeno. Ricordo come al martedì o al mercoledì ci fossero molti più interventi degli iscritti alla mailing list rispetto agli altri giorni della settimana. Il motivo ancora mi sfugge. Sarà che abbiamo letto il carico di email del week end e ci sentiamo pronti per affrontare il resto? Al martedì o al mercoledì nessuno prende appuntamento fuori dall'ufficio? Poco plausibile. Qualcuno ha idea del perchè? Start: il feedreader su web di Microsoft
Vista l'influenza fuori stagione che mi ha costretto a casa, ho dedicato il weekend a testare il nuovo servizio offerto da MSN chiamato Start; il link a questo nuovo servizio l'ho trovato navigando in Sandbox, una sorta di laboratorio dove MSN permette di utilizzare nuovi prodotti, prototipi e, appunto, versioni beta. Start altro non è che un feed aggregator su web pensato come punto di partenza per la navigazione online tra blog, news e qualsiasi altra fonte informativa che è possibile contenere in una home page personalizzabile via rss. Non è prevista alcuna iscrizione, come nel caso della home page "beta" di Google, quindi l'identificazione dell'utente viene fatta su base macchina (tramite cookie) e questo, a mio modo di vedere, è un male perchè limita di molto l'utilizzo potenziale di un simile servizio su computer condivisi (università, internet point, etc). E' prevista una preselezione dei feed per categorie, ma l'utente può tranquillamente crearsi le proprie anche partendo da un import massivo (testato con un export fatto da Bloglines e perfettamente funzionante) Interessante è il modo in cui vengono gestiti i feed; si può definire la loro posizione e utilizzare due livelli di apertura, ma c'è anche qui il grave limite di non aver previsto la possibilità di evidenziare in modo chiaro gli articoli già letti rendendo così difficile la lettura quando il numero di feed aumenta. In conclusione, Start è un pò poco come inizio, ma abbastanza per confermare quanto dichiarato da Ballmer la scorsa settimana; intervistato sul tema RSS infatti, il numero due di Microsoft ha così risposto "We believe RSS is important and will be around for a while but it is not going to change the world. It is a little too simple, that is also the reason everyone’s using it. We are working on more existing powerful stuff, around XML/web services [sic] that will address many issues beyond RSS. RSS will be around, but whatever we are working next will be cooler and more prevalent." A me sono venute in mente subito due parole "browser integration" .. staremo a vedere! Abbonarsi con un SMS
Ieri mi sono imbattutto in un banner (per l'esattezza questo) che pubblicizza un nuovo quindicinale free press di musica, Freequency, e che invita ad abbonarsi online. Il sito effettivamente non è un gran che, ma ci sono due aspetti che mi sono sembrati interessanti: il posizionamento della rivista, con relativa strategia di comunicazione, e la modalità di abbonamento. Per quanto riguarda il primo aspetto credo sia una novità un free press di settore, in questo caso la musica, in contrapposizione a quelli generalisti (i vari Metro, Leggo, City). Per questo hanno ritenuto, IMHO saggiamente, che non fosse sensato distrubuirlo ai semafori o nelle stazioni, disperdendo il messaggio verso un target poco interessato. La scelta della pubblicizzazione online, anche se immagino non sia l'unico canale, è stata una logica conseguenza. Per quel che concerne l'abbonamento la prima cosa che mi sembra interessante è proprio il fatto che un free press venga inviato in abbonamento. In questo modo si ottiene il doppio vantaggio di non "disperdere" copie e di costruire un database, sicuramente utile per future operazioni commerciali e per un eventuale passaggio from free to fee. Spero che miglioreranno il sito, cambiando la grafica ma soprattutto integrandolo maggiormente con la versione cartacea, ma soprattutto spero che cambieranno l'indirizzo dal quale arriva la mail di conferma dell'avvenuto iscrizione: mandameloacasa@freequency.it... Web marketing B2B di qualità
Chi pensa che non si possa fare marketing creativo nel B2B dovrà ricredersi. 3M in Inghilterra ha lanciato una campagna online di altissimo livello che ha come target i decisori aziendali nel settore farmaceutico, cantieristico e industriale in genere. Bailissimo: entri solo col web-invito
Interessante iniziativa di Baileys, azienda produttrice della notissima crema di whisky: un "bar itinerante" al quale si accede solo tramite l'invito scaricabile dal sito web. Su www.bailissimo.com infatti è possibile registrarsi e scaricare l'invito. Per entrare al bar è necessario presentarsi con l'invito stampato, che dà diritto a due consumazioni di cocktail a base, ovviamente, di Baileys. L'invito è valido per una sola serata, da scegliere sul sito. L'idea mi sembra interessante, serve ovviamente a fare branding e anche a creare un minimo di database (nome, cognome, età, e-mail). Il fatto di rendere l'invito scaricabile esclusivamente dal sito seleziona un certo tipo di target, sul quale forse Baileys ha, o pensa di avere, meno appeal, o sul quale comunque vuole puntare in maniera intensiva. Personalmente ho ricevuto la segnalazione da un amico, che non ricordava nemmeno tanto bene l'url, che ho dovuto cercare su Google, quindi non so che tipo di promozione online abbiano utilizzato. Navigando un po' ho trovato la segnalazione sul portale locale 2night, cosa che mi fa supporre che abbiano optato per una comunicazione mirata e soprattutto sulla visibilità del bar/tenda: a Bologna è nella piazzetta vicino alla stazione centrale. Beh, quasi quasi questa sera ci faccio un giro... Advergame da professionisti
Se ne parlava sul Daily Net di settimana scorsa, da ieri è on-line ed operativo. Il gioco funziona così: c'è una suddivisione in 4 fasi, ognuna delle quali corrisponde ad una diversa missione. In ogni fase il giocatore impersona il manager incaricato di compiere le scelte cruciali per il raggiungimento degli obiettivi. La prima fase è già disponibile e prevede la costruzione di uno stadio sportivo in un centro di media dimensioni, da completare con il budget fornito in partenza. Le scelte da compiere vengono poste al "manager/giocatore" sotto forma di domande a risposta multipla. Forse questo meccanismo è un pò troppo macchinoso e alla lunga fa calare l'interesse. E' interessante notare che, quando il giocatore è chiamato a compiere scelte su aspetti quali, ad esempio, quale centralino installare o quale sistema di sorveglianza scegliere, vengono presentati i prodotti di Siemens con un rimando alle pagine interne del sito. Questo "advergame" (anche se non è del tutto corretto chiamarlo così) mi sembra una buona idea, anche se forse poteva essere reso meno noioso (le domande a cui rispondere sono veramente tante) e più organico alla promozione dei prodotti Siemens. Devo ammettere che quando ho provato Buildy Game mi sono "un po'" mangiato le mani al pensiero che se avessi avuto un'azienda pronta a realizzare le mie idee quando le ho avute qualche anno fa... Si può giocare qui. Google onnivoro
Ultimamente sto leggendo molto in merito alle evoluzioni di MSN per cercare di avvicinare, sia in termini di qualità dei risultati di ricerca, sia in termini di traffico (per non parlare del fatturato) il tanto odiato Google. Il fatto che siano partiti così in ritardo è veramente imperdonabile ed è sintomo di una grande miopia. Sinceramente penso che chiunque sapesse già negli anni 90 che il futuro di internet sarebbe stato dominato dai motori di ricerca. Davvero non capisco. Io stesso ho sempre detto che un grande vantaggio di MSN (rispetto a Google e Yahoo) è quello di essere 'presente' (attraverso Windows etc.) sui computer di tutto il mondo. Dubito che non se ne rendano conto anche Brin, Page e Schmit. Pare che Microsoft abbia ingaggiato 500 persone tra ingegnieri e marketers e che sia Gates sia Ballman siano molto coinvolti nel progetto per passare da essere degli underdog a essere dei leader nel campo della ricerca. Ma se anche Brin & co. hanno capito che il desktop di MSN potrebbe essere un vantaggio sostanziale allorquando la qualità dei risultati (e la quantità in certi casi) di MSN divenisse "preoccupante", quale potrebbe essere la "soluzione"? Avere lo stesso vantaggio competitivo di Microsoft, ovverosia produrre software! Al riparo contro la Cookie Crisis
Sebbene ci siano alcuni che 'risolvono' il problema non ammettendolo, a poche settimane dai dati impressionanti di Jupiter in merito alla cookie fate, ora sembra che molti stiano correndo ai ripari. IAB, Dynamic Logic e Carat si stanno dando da fare per cercare di capire come risolvere il problema. A mio parere le azioni che intraprenderanno avranno poco successo (comitati, gruppi di studio etc.). Parlare tanto di questo argomento significa metterlo in evidenza e quindi provocare ulteriore 'crisi'; semplicisticamente parlando, se nessuno sapesse dell'esistenza dei cookie, funzionerebbero benissimo. Quindi penso che l'unica alternativa sia tecnologica. fare dei cookie che non siano cancellabili o che siano sconosciuti (già in parte ci sono, quelli di Macromedia). Non vedo altre possibilità. Le statistiche più interessanti, inoltre, sono quelle di soggetti 'inconsapevoli'. Per la news sulla battaglia contro la crisi dei cookie, potete cliccare qui. Complicità per conquistare il cliente
Visitando casualmente Lastminute.com (il sito inglese, non quello italiano) mi sono imbattuto in due "iniziative" molto divertenti, accomunate dalla stessa strategia comunicativa. La prima è costituita da un link in alto a destra nella home page che recita "The boss is watching - Look busy!" e rimanda a questa pagina, con le sembianze di un file Excel pieno di numeri e grafici. L'evidente messaggio sotteso a questo mini-tool è "So che stai guardando il mio sito dal lavoro, ma non preoccuparti, ti copro io, continua pure a farlo tranquillamente". L'altra iniziativa è "Vote for lastminute.com", ed è una sorta di giochino che prende spunto dalle imminenti elezioni inglesi e permette all'utente di dare un voto alternativo ("What would you most like to get rid of") e di far recapitare al vincitore un biglietto di sola andata per il Triangolo delle Bermude. Pur essendo due cose molto diverse, hanno in comune la strategia di contatto e di "conquista" del cliente: la complicità! Di certo queste cose non porteranno vendite dirette e forse nemmeno nel breve periodo, ma influiscono nella relazione di lungo periodo con il cliente, cosa che quasi sempre viene trascurata in modo molto miope. Era ora...
Finalmente. Finalmente. Finalmente. E-commerce; non possiamo che migliorare...
Recentemente si sono sentite e lette dichiarzioni ottimistiche e quasi entusiastiche in merito allo stato di salute dell'e-commerce italiano; beh, l'ottimismo è d'obbligo, ma non di certo l'entusiasmo. Chi dice che l'e-commerce italiano è una realtà, chi dice che 'qualcosa è cambiato', rischia di rendersi ridicolo; sono frasi ad effetto che possono andare bene per chi di internet non sa nulla (e quindi per tanti in Italia), ma per chi con il web ci lavora o anche solo navigà un po'...beh: non funziona. Riprendo brevemente i dati ABI. Si parla di circa un milione e centomila online shopper nell'ultimo semestre del 2004. Sono veramente dati deludenti. Siamo nel 2005; più di dieci anni dopo la 'divulgazione' planetaria di internet. Vediamo di riflettere brevemente su questo dato; si tratta di circa in 5,5 % dei navigatori internet; la percentuale rispetto alla popolazione maggiorenne italiana è ancora più impressionante. Se questi dati sembrassero ancora decenti a qualceduno, possiamo paragonarli a quelli degli U.s.a. Secondo recentissimi dati nel 2005 gli e-shoppers saranno 114 milioni; più del 75% dei navigatori internet (sopra i 14 anni); in sostanza, una persona su due in U.s.a (compreso chi non naviga in internet e considerando solo i maggiornenni), compra online; in U.s.a; uno su due. In italia il 2% .... I dati Sballati di ABI
"ed e' in crescita anche il rapporto tra chi entra in un negozio virtuale e chi poi effettivamente acquista (sales conversion ratio): 6,7% nei primi sei mesi dello scorso anno contro 7,4% del secondo semestre". Questo secondo i recentissimi dati ABI. Alla luce di questi dati, è evidente che l'indagine è tutta sballata e quindi inaffidabile. Come si fa a dire che il 7% degli utenti di un sito acquista online? se si arriva all'1% è già un buon risultato. le conversion in U.s.a sono in media del 2,5, 3%. Come è possibile che in Italia stiamo al 7? Eì semplice: i dati sono sballati. BTW. un milione di persone hanno comprato online e sembra essere un successo. Come se una persona su 15 che entra in un bar consumasse qualcosa ...:) La 'guerra' dei cookie continua...
Abbiano già parlato molto di cookie e di cookie 'crisis'; il tutto è nato da una ricerca della Jupiter che rilevava come più del 40% degli utenti cancellasserro (automaticamente o 'a manina') i cookie almeno una volta al mese; un 14% li cancellava addirittura ogni giorno. Adesso è stata pubblicata una ricerca che sembra smentire questi dati. Potevamo immaginarcelo, dal momento che sono in ballo interessi molto grandi; bisogna prendere questi dati cum grano salis, così come anche quelli dellsa Jupiter chiaramente. La news mi è stata segnalata direttamente dal buon Paolo Vanossi, che giiustamente avvalora le sue posizioni in difesa dello strumento che più di tutti dovrebbe garantire le performance del pay per performance; Paolo Vanmossi parlava di un 5% di cancellazione dei cookie. Questa ricerca, della titolatissima emarketer, sembra dargli ragione; per visualizzare la ricerca completa, clicccate qui; altro materiale interessante si trova qui. Nel frattempo io mi sono installato SitoVivo sul mio sito; è lo strumentoi ideale per chi vuole uscire dalla mera teoria del marketing comportamentale; farò da me stesso le analisi in merito alla cancellazione dei cookie... Flickr ringrazia e rilancia!
Ecco un bel modo per fugare le paure degli utenti di Flickr in merito all'acquisizione da parte di Yahoo! avvenuta nelle scorse settimane. Agli iscritti PRO (a pagamento) della prima ora infatti, lo staff di Flickr sta inviando in questi giorni una email per ringraziare del supporto ("your cold, hard cash ..."), ma non sono solo parole! Prima di tutto è stata raddoppiata la durata dell'account; nel mio caso ho pagato per un anno e ora mi viene regalato un altro anno con scadenza a febbraio 2007. Inoltre viene dato più spazio con la possibilità di uploadare fino a 2gb per mese e per finire ho la possibilità di regalare 2 account PRO ai miei amici ... Beh, non male davvero; ci vuole così poco per essere eccezionali! Web goes local
Messe da parte le discussioni tra global e glocal, pare proprio che il web stia andando dritto verso il local. I due maggiori player del mercato, Google e Yahoo! (mi perdoni MSN ma a me sembra sempre che arranchi all'inseguimento degli altri), stanno entrambi, anche se in maniere diverse, esplorando nuovi tools per i mercati locali. Le prime due riflessioni che mi vengono in mente sono: Perché perdere tempo col linguaggio naturale?
Ask Jeeves ha annunciato l’intenzione di pubblicare a breve un motore di ricerca che finalmente riesca a fornire risultati per domande poste in maniera naturale. Il NLP (Natural Language Processing) 'è di moda' ormai da decenni; come è noto, non ha ancora trovato delle applicazioni significative; in sostanza, non funziona affatto bene; per Internet il fallimento è ancora più evidente; ogni tanto capita di vedere banner di Google con scritto frasi del tipo “Qual è il grattacielo più grande del mondo?”, oppure “Qual è l’oceano più profondo?”; cliccando sul banner, si apre una pagina di ricerca che di fatto mostra dei link di siti che rispondono efficacemente alla domanda visualizzata sul banner; se si guarda però la query attivata dal banner si vede che non ha niente a che fare con il linguaggio naturale. La ricerca di solito è attivata dalla combinazione di alcune keyword. La cosa che non ho mai capito è tutto questo interesse verso il linguaggio naturale. Non è forse più semplice insegnare agli essere umani a utilizzare una sintassi diversa da quella che utilizziamo ogni giorno quando chiediamo una rivista al nostro edicolante? A mio parere sì; se andiamo in una biblioteca che dispone di un thesaurus cerchiamo con parole-chiave e con combinazioni di parole-chiave e non ponendo ‘domande naturali’. Il linguaggio naturale d’altronde è tendenzialmente meno efficiente di altri tipi di linguaggi. La maggior parte delle parole contenute in una domanda ‘naturale’ non hanno alcun significato, ma servono per dare un’intonazione, per essere ironiche oppure retoriche, ma di certo non hanno alcun senso quando ci troviamo in una situazione di IR (Information Retrieval) come in un motore di ricerca. Al contrario sembra essere molto più interessante un altro acronimo, più recente (se ne parla dagli anni ’80) e sicuramente più interessante (per lo meno nell’ambito dei search engine): LSI (Latent Semantic Indexing). Cercherò di spiegare in un prossimo post di che cosa si tratta; per adesso, cercate su Google con “latent semantic indexing”; vedrete che nel più grande motore di ricerca del mondo sono in cerca di persone che conoscano bene questo argomento (hanno pubblicato un adword in proposito…che dice: Work at Google
Google is hiring expert computer scientists and software developers! Forse che sia questa la vera frontiera dei motori di ricerca? In USA cala il CPC (ma quanto è distante l’Italia)
Nello scorso Febbraio, il CPC medio (cost per click) dei PPC search engine U.s.a. è calato di circa il 2%; diciamo subito che non si tratta affatto di un segnale di controtendenza rispetto alla crescita sino ad oggi costante del mercato del keyword advertising. Il calo è dovuto alla stagionalità (in febbraio calano soprattutto i prezzi del settore turistico e dell’e-commerce). Come è altrettanto comprensibile, novembre e dicembre sono invece i mesi più “caldi”; ma vediamo qualche dato significativo: per le keyword relative ai “customer service” il calo su base mensile è stato ancora più significativo: si è passati da una media di 1,29 $ in Gennaio a una media di 1,04 $ in Febbraio. Per i prodotti b2c si è passati da 52 a 46 centesimi, mentre nel turismo il calo è stato dell’8% (da 88 a 81 cents). Se confrontiamo questi dati con quelli del mercato italiano, ci possiamo rendere immediatamente conto di quale sia il gap economico e culturale che ci divide dagli U.s.a. In Italia i Bid massimi sono decisamente inferiori di quelli medi statunitensi. Se utilizziamo il tool offerto da Overture Italia per verificare i CPC per singola keyword, possiamo vedere che - con la keyword “viaggi” il top Bid è di 31 centesimi e la maggior parte degli inserzionisti pubblicizza al CPC minimo di 15 centesimi; per la parola-chiave “finanza” il CPC è di 36 centesimi e per essere primi su “celulari” è sufficiente pagare 18 centesimi di Euro. Non sono disponibili dati relativi alla media del CPC italiano, ma possiamo sicuramente affermare che non supera di molto il CPC minimo. Al contrario, dobbiamo osservare che la media U.s.a. non dà l’idea di quanto sono disposti a pagare la pubblicità gli advertiser. Se guardiamo oltre la media e ci focalizziamo sui top bid (che sono un indice ancora più significativo della media) possiamo vedere che per “mortage” (mutui) il CPC è superiore ai 10 (dieci) dollari; con “betting” si pagano 12 dollari a click e con “laptop” 2,57 $. Per quanto questi dati mostrino come gli Italiani siano distanti dai mercati più evoluti in termini di utilizzo del mezzo, possiamo tranquillamente dire che il vero divario sta nell’e-commerce e nell’info-commerce (che si riverbera poi sul mondo pubblicitario); in Italia l’e-commerce non è mai decollato veramente e sentendo i pareri di tutti i più importanti player – non ci sono prospettive rosee né per il 2005, né per il 2006. Contestualmente, imperversano i programmi in pay per action (PPS, PPL etc). In Italia non solo la pubblicità in Internet non costa nulla (perché pochi comprano in Internet); chi la compra, la vuole pagare solo “se va bene…”. La promozione di un blog
I blog che si rispettano hanno spesso dei contenuti molto innovativi ed interessanti, sono solitamente indipendenti, si basano sul volontariato e sulla passione e hanno ben poche risorse da dedicare alla loro promozione. Ha avuto grande successo e quindi si è diffuso viralmente il primo spot per la promozione di un blog. C'è anche una versione in bassa risoluzione per chi accede ad internet in dial up. Il grande business delle raccomandazioni
Alzi la mano chi non ha mai acquistato un libro da Amazon.com spinto dalle raccomandazioni di altri lettori? Quello delle raccomandazioni peer to peer è uno dei cavalli di battaglia della nota libreria on line e la chiave del suo successo. Ma queste raccomandazioni sono sincere oppure pilotate? Spinto da un post di Ambrogio Ghezzi su Mlist a proposito della stroncatura di un libro che lui ha letto (Brand Sense) e la cui recensione diversi lettori hanno valutato negativamente, ho proceduto con un esperimento degno di un investigatore. Ho proceduto ad inserire un post con una mia recensione del libro di Martin Lindrom, quello criticato da Ambrogio, anche a me il libro non è piaciuto e quindi anche la mia critica è stata negativa. Ho poi proceduto a due altre critiche entusiastiche di due libri che mi sono molto piaciuti Brand Leadership di David Aaker e Emotional Branding di Marc Gobè. Come sapete ogni critica può essere votata da altri lettori. Indipendentemente dai giudizi che le persone faranno alle mie critiche e che monitorerò nel tempo, ho avuto modo di scoprire quanto già si poteva intuire. 1) ci sono persone che stroncano le critiche relative a libri di altri scrittori o pubblicate da case editrici concorrenti indipendentemente dalla qualità della critica e fanno votare i propri 2) altre persone criticano i libri come strumento di web marketing cercando di apparire in alto nel ranking dei top reviewer, vi troverete infatti molti consulenti e molti aspiranti scrittori (su questo non c'è nulla di male). 3) infine alcune persone votano negativamente altri reviewer per potere farli scendere nel ranking a loro vantaggio La conclusione che ne ho tratto è la seguente, nei siti come dooyoo, amazon.com ecc, per quanto gli organizzatori cerchino di fornire uno strumento obiettivo di valutazione dei prodotti e quindi come strumento di marketing, ci sono i manipolatori esattamente come già accade nei newsgroups e nelle mailing list (quando ci riescono). Queste tecniche molto subdole di guerilla marketing vengono utilizzate per influenzare le scelte dei consumatori e credo che alla lunga non pagano perché gli utenti della rete sono "smart" e alla fine quando le cose si scoprono le malefatte si diffondono. Questo è web marketing secondo voi? La morte del Web Marketing
Sono comparsi in rete ultimamente diversi articoli che stanno mettendo sotto duro attacco il web marketing così come lo conosciamo. Di seguito potrete trovare una selezione di tre articoli tra le decine pubblicate in rete che per diversi motivi stanno decretando la morte per asfissia del web marketing. Rispetto agli anni 97-98 la diffusione degli strumenti del web marketing è molto aumentata anche nel nostro Paese anche grazie alle riviste specializzate a corsi di formazione e a web di divulgazione come questo. I livelli di spam oramai insostenibili, la fungibilità di moltissime campagne di web marketing e web advertising hanno l’effetto di aumentare le barriere difensive degli utenti. Non si tratta più di ottenere il permesso da parte dei navigatori per ricevere i nostri messaggi ma di ripensare le strategie dell’attenzione. Sono abbonato a diverse decine di newsletter di mailing list, la maggior parte di esse giacciono nel fondo di un folder e non verranno mai aperte per mancanze di tempo. La maggior parte degli email opt in che ricevo sono spesso “in target” ma fuori contesto. http://www.emediawire.com/releases/2004/7/prweb143734.htm
2004 Year-End Google Zeitgeist
E' stato un argomento ricorrente di IMLog ed è giusto finire con Google: 1. meteo Qui la versione interattiva BUON NATALE A TUTTI! Argomento nuovo...
Vabbè, ok, si parla sempre di Google, ma non è mica colpa mia se ne inventano una al giorno... E poi, visto che siamo in argomento, da oggi su Repubblica.it appare questa strip: In pratica Google, o almeno Google Italia, ha scelto di ampliare il proprio target non limitandosi più ad aspettare i contatti spontanei ma cercando nuovi clienti. Mi sembra che almeno per il nostro paese sia la prima attività di new business dell'azienda di Mountain View... WMTools chiude? E adesso?
Era il 1997 io e Alberto Bregani ci incontrammo in un bar di Milano, dietro il duomo, per discutere di un progetto partorito dalla sua mente vulcanica. L’idea di una rivista specializzata sul marketing online mi affascinò fin dal principio e così non ci pensai due minuti: facciamola! Vero è che dopo i primi mesi non ebbi più il tempo per partecipare alla vita della redazione e così lasciai il mio ruolo cercando comunque di restare in contatto con Alberto e gli altri della redazione. Ho assistito alla crescita della rivista e qualche volta sono rimasto un po’ perplesso circa alcune attività, ma ho comunque sempre apprezzato ciò che di buono ogni mese usciva in edicola. Qualche volta con apprensione ho chiesto notizie sullo stato di salute. Mi sono preoccupato quando ho saputo che la newsletter era ormai il core business... Ora apprendo che WMTools con c’è più. Forse avrei potuto aiutare di più. Forse qualcuno avrebbe potuto ascoltarmi di più. Resta comunque un grande vuoto nel panorama del marketing italiano, mi auguro che qualcuno riuscirà a riprendere il discorso dove si è interrotto. Alberto se mi leggi dimmi almeno che ora stai programmando la stagione invernale :) Michele, assaggia questa community
Non sono un assiduo bevitore di whisky, ma ogni tanto mi piace bere un bicchiere di Laphroaig con gli amici. Per chi non lo conoscesse si tratta di un buon whisky invecchiato in botti, molto profumato e torbato e che mi ha permesso di apprezzare un mondo a me prima sconosciuto, e forse sarebbe stato meglio rimanesse tale :) Ebbene dopo aver acquistato l’annuale bottiglia ho trovato una graditissima sorpresa. All’interno della confezione ho infatti scoperto che registrandomi al sito, avrei potuto scoprire il luogo esatto di provenienza del lotto di terra utilizzato per produrre il malto con cui è stato prodotto, o forse meglio dire creato, il distillato della mia bottiglia. Davvero? No dico davvero? Il giorno dopo sono diventato uno degli amici di Laphroaig e ho scoperto questo bellissimo esempio di strumento di comunicazione che racchiude tante belle sorprese. Fin dalla home page è possibile percepire il senso di appartenenza a questa vera e propria comunità di attempati produrri di whisky. Addentrandosi nella distilleria possiamo compiere un tour virtuale per vedere come nasce questo nettare, oppure leggere la storia dell’azienda, capire come l’acqua influenzi il processo di produzione, così come il legno utilizzato per tostare il malto. Ci sono anche filmati per assistere ai vari momenti della produzione: bello! È da poco possibile acquistare online confezioni pregiate o casse di bottiglie, oltre ovviamente al merchandising classico: cappellini, bicchieri da degustazione, caraffe, ... Secondo quanto scritto sul sito ci sono al momento 213.000 utenti iscritti a questa community di sbevazzoni di whisky e il motivo mi pare che ormai sia evidente: complimenti Laphroaig proprio un bel sito, una bella idea, un'immagine mantenuta se non addirittura migliorata. Purtroppo non hanno ancora attivato un programma di affiliazione e così non potrò godere della bottiglia che sicuramente avrei guadagnato con i nuovi clienti che dopo aver letto questo post si precipiteranno ad acquistare una di queste splendite esperienze sensoriali (il post comunque glielo segnalo, non si sa mai :)). Musica (digitale) per le mie orecchie
Elio e le Storie Tese da sempre sono stati affascinati dalle nuove tecnologie, a partire dalle sonorità fino ad arrivare al sito web, ma in generale, e lo dico ovviamente da fan sfegatato, sono sempre stati avanti. Un'iniziativa a mio parere ottima, anche se non sono stati i primi a farlo (vedi Pearl Jam), sono quelli che loro chiamano CD brulè, ovvero le registrazioni dei concerti vendute subito dopo il concerto stesso, "cotti e mangiati". Il costo è di 10 euro e ovviamente ognuno è diverso e originale. Con 10 euro a trimestre, o 30 all'anno, è possibile diventare "Fave" e avere la possibilità di scaricare TUTTA la produzione del complesso in 15 anni di onorata carriera. Oltre ai CD pubblicati sono a disposizione brani inediti e altre chicche, la possibilità di essere presenti al soundcheck dei concerti, lo sconto del 20% nello store del sito (cross-selling!) la possibilità di chattare con il gruppo e di essere presente alle puntate della trasmissione di Radio DeeJay "Cordialmente", la possibilità di ascoltare la radio del gruppo e poi omaggi e sconti vari. Insomma, al costo di 1 CD e mezzo si può avere accesso a tutto quanto! Credo, ma qui il mio amico Giuseppe ne sa sicuramente di più, che sia una cosa simile all'NPG Music Club di Prince (peraltro recentemente premiato). Dal punto di vista più tecnico devo dire che i siti di Elio sono sempre stati ben fatti e curati, e anche questo nuovo non è da meno (anche se non mi piaccioni i frame...). Per quanto riguarda l'iscrizione può essere fatta online pagando con carta di credito o anche con la carta prepagata acquistabile ai concerti. Molto meglio di tanti sitarelli di e-commerce che teoricamente hanno in questo il fulcro del loro business... Corro ad abbonarmi! Cosa può fare la tua azienda con un blog?
Ok, forse sono un po' ripetitivo, ma sono convinto che i blog possano essere un ottimo strumento per alcune aziende per poter entrare in contatto con i propri clienti, reali o potenziali, e perchè no anche di generare business. Su MarketingProfs.com ho trovato questo articolo che, seppur non recentissimo (29 giugno), mi è sembrato molto interessante, e soprattutto elenca una decina di casi di corporate blog ben fatti. Io ho dato un'occhiata a quello della rivista Fast Company, che mi pare non male. All'inizio riporta il seguente disclaimer: "The opinions of individual Fast Company Now contributors don't necessarily reflect the editorial position of Fast Company magazine as a whole". E' una comunicazione importante, perchè sottintende che tutti i collaboratori si esprimono liberamente all'interno del blog, la qual cosa coinvolge il lettore, lo spinge a intervenire e lo fa sentire parte di una community di persone, mettendolo ad un livello di parità con chi scrive i post, quasi leggesse un blog personale. Non ho ancora avuto tempo di guardare con attenzione gli altri blog segnalati (tra cui IBM, DaimlerChrysler e Jupiter Research), magari se volete fatelo anche voi e ditemi la vostra. Segnalatemi anche altri blog aziendali di successo o comunque a vostro avviso efficaci, che non siano ovviamente i soliti noi (Google, Yahoo, AdMaiora ecc.). Concludo con un'altra citazione che condivido da quest'articolo: A9, una nuova autostrada?
È di settimana scorsa la notizia del lancio "ufficiale" di un nuovo motore di ricerca e precisamente di A9, sviluppato per conto di Amazon da un ex-dipendente di Yahoo. Tecnologicamente nulla di nuovo, si tratta di un motore di ricerca che utilizza l'API di Google: A9 invia la richiesta al motorone e in risposta riceve il risultato, che viene pubblicato in maniera più o meno personalizzato, ed è questa una delle novità più interessanti. Quello che però più mi ha sorpreso sono l'interfaccia e la ricchezza di contenuti dei risultati. Selezionando delle opzioni sotto forma di bottoni, la ricerca può essere effettuata nei contenuti dell'IMDB, nelle immagini presenti in rete, nei testi dei libri venduti da Amazon e sono certo che presto ne troveremo di nuove. L'usabilità del prodotto è ottima, in pochi minuti mi sono appropriato dell'interfaccia e mi sono divertito ad attivare e disattivare le opzioni di ricerca, passando dagli elenchi delle immagini, al database di IMDB. La domanda che più o meno tutti si stanno ponendo è come Bezos intenda aumentare i profitti del suo mega-bookstore. Inizialmente è chiaro che A9 percepirà i ricavi in quanto partner di Google, ma poi? Vendite di libri/cd/dvd/qualsiasi altra cosa? Pare che la lotta di potere nel mondo dei motori di ricerca si stia spostando verso l'ecommerce: dopo Kelkoo e Froogle, anche Amazon si inserisce a pieno titolo tra i contendenti. Nuova tipologia di ricerca su Yahoo, ma non per tutti...
Il blog aziendale di Yahoo! Search, recentemente segnalato da Massimiliano (ma in realtà scoperto da Giuseppe n.d.r.), svolge egregiamente la funzione che a mio parere tutti i blog aziendali (o meglio quei pochi che ci sono...), in particolare per le internet company, dovrebbero svolgere: segnalare i nuovi progetti o le nuove funzionalità che l'azienda sta testando e pensando di introdurre. La funzionalità è interessante, anche se a dire il vero già lo fa Kelkoo, sempre di proprietà di Yahoo! peraltro. La maschera di ricerca è molto ben fatta e permette l'inserimento di molti dettagli, e la sistematizzazione dei risultati mi pare ottima. E le versioni precedenti? Domini .eu
Sono ormai due anni che si parla in varie salse dei domini .eu prossimi venturi. Eh sì, pare che dopo la scelta del gestore per il TLD (top level domain), caduta su Eurid - consorzio fondato da Italia, Belgio e Svezia - finalmente si stia avvicinando l'inizio del cosiddetto "sunrise period". Questo periodo di pre-registrazione serve a, detto senza mezzi termini, favorire soprattutto gli attori economici (industriali ed imprenditoriali) quindi chi possiede diritti quali marchi registrati, e in una seconda fase chi possiede dei non meglio precisati "diritti preesistenti". Il periodo di sunrise sarà di quattro mesi, i primi due riservati ai detentori di marchi registrati, i due seguenti ai detentori di altri diritti preesistenti. Le ultime notizie, ufficiose, danno come possibile l'inizio del periodo di sunrise per il prossimo mese di Novembre. La regola di assegnazione durante il periodo di sunrise è un inappellabile "first come, first served". Naturalmente, terminato il "sunrise period", le registrazioni saranno ufficialmente aperte a tutti, con il solo requisito della cittadinanza in uno dei 25 paesi dell'Unione Europea. Mi posso immaginare il dilemma degli attori economici, che peraltro io stesso mi pongo: registrare il dominio .eu solo nel caso in cui il proprio mercato di riferimento (on-line od off-line) sia il mercato europeo, oppure registrarlo anche nel caso in cui la propria realtà sia limitata al suolo italiano (ma comunque nazione europea)? Sia per la prima che per la seconda ipotesi prevedo problemi per i titolari di marchi registrati, perché suppongo che molte attività presenti in diverse nazioni europee hanno lo stesso nome; chiaramente solo una di queste potrà controllare il corrispondente dominio .eu, e questo obbligherà molti a "ripiegare" sul dominio nazionale (.it, .fr, .de) diminuendo notevolmente l'utilità ed anche la visibilità, direi il "prestigio" dei domini .eu. Insomma, il dominio .eu potrebbe presto partire (salvo ulteriori posticipazioni), ma decollerà davvero? O sarà un TLD come tanti? Searching for a corporate blog
Difficile trovare blog aziendali riusciti, ben costruiti per il proprio pubblico, interessanti, aggiornati e soprattutto sensati, realizzati attorno ad una community che condivide gli stessi interessi. Dopo il blog di Google dove il team si presenta e presenta la filosofia dell'azienda di Montain View, ecco il blog di Yahoo! Search. Devo dire che il blog di Google non mi pare aggiornatissimo, forse il team che cura la comunicazione è troppo occupato a gestire il flusso di informazioni che sta seguendo la quotazione. Una nota di merito spetta a Yahoo!, i post possono essere commentati liberamente, durerà? eBay ha davvero una marcia in più
Vi segnalo alcuni dati salienti pubblicati da eMarketer sul secondo trimestre 2004 di eBay; in primo luogo, rispetto al 2003, è stata rilevata una crescita del 51% per ciò che riguarda gli utenti iscritti mentre gli utenti attivi hanno ormai raggiunto quota 48 milioni. Il volume del transato è cresciuto invece del 42% (8 miliardi di dollari solo nel trimestre in esame) mentre l'income netto ha superato i 770 milioni di dollari (107% in più rispetto allo stesso periodo del 2003). 1 dollaro guadagnato per ogni 10,4 fatturati insomma ... Andando nel dettaglio delle categorie che generano la maggior quota di transato nell'anno, ecco la lista delle prime dieci 1. eBay Motors — $9.8 billion eBay Motors può vantare anche un altro primato; nella settimana tra il 14-20 giugno è risultato il primo sito USA per la categoria motori (Nielsen//NetRatings) con 2.9 milioni di unique user; non male, specie se si considera che Kelley Blue Book (876 mila unique user) e Autotrader.com (731 mila unique user) restano indietro anche per tempo di navigazione medio (rispettivamente 7m42s e 11m50s contro i 14m di eBay Motors). Vola che ti passa
Mi pare valga la pena segnalare questa email inviata ai clienti inglesi di Easyjet il giorno dopo l'esclusione della loro nazionale. Un ottimo esempio di creatività emozionale, tesa a suscitare una reazione immediata presso tutti coloro che in queste ore si stanno lamentando del gol non concesso alla formazione inglese. Ne potrebbe trarre spunto anche la nostra compagnia di bandiera... Forse nel prossimo millenio :-) Il target di MSN
Controllando un vecchio account di Hotmail mi sono imbattuto in uno skyscraper che pubblicizzava la MSN Toolbar (ndr: il banner indirizzava inspiegabilmente alla pagine del download in belga...). Ma andiamo per gradi: questa mossa è stata fatta chiaramente per entrare in competizione con Google, che invece può contare su un elevatissimo numero di utenti che utilizzano la propria toolbar. Ma a mio modesto modo di vedere l'iniziativa di MSN ha problemi con entrambi i macrotarget della rete: gli smanettoni notoriamente non nutrono simpatia per la Microsoft e difficilmente scaricherebbero la toolbar di MSN, anche perchè in molti casi utilizzano altri browser; i newbies non sono in grado o non hanno voglia di scaricare o installare nulla, anche perchè in molti casi pensano sia una cosa complicata, e in ogni caso quelli che vincono la diffidenza scaricano quella di Google. MSN sul search sta rincorrendo, ma al momento non credo abbia possibilità di conquistare nuovi utenti in questo modo, anche perchè l'attuale killer application che può vantare, il Messenger, è già integrata nel browser e comunque ha una sua vita nella barra degli strumenti del sistema operativo, quindi non c'è nessuna comodità ulteriore ad averla integrata nella MSN Toolbar. Nota di colore: subito sotto al claim "Scarica subito MSN Toolbar" c'è la scritta "Non è richiesta alcuna informazione personale!". Coda di paglia sul versante privacy? :) I programmi di affiliazione
I programmi di affiliazione sono degli strumenti di visibilità on-line che prevedono la presenza di tre "attori" principali: Questo strumento di visibilità è quindi di primario interesse per gli inserzionisti, in quanto permette di incrementare il traffico verso il loro sito web, ed anche gli affiliati hanno un loro vantaggio, derivante dal compenso per l'affitto di spazi pubblicitari nelle loro pagine web. Chiaramente l'affiliato non può sperare di guadagnare cifre significative con questo sistema (anche se più avanti parlerò di un eccezione), ma possono al massimo ambire alla copertura delle spese di hosting/housing del proprio sito web. I network di affiliazione rappresentano quindi una delle evoluzioni delle forme di web advertising, nate nelle prime fasi dell'Internet come strumento di business. Innanzitutto vediamo da dove nasce questa domanda che, non posso nasconderlo, ha in sé un pizzico di scetticismo, vedremo se giustificato, nei confronti di questo strumento per la visibilità on-line. Come accennato in precedenza, la funzione dei programmi di affiliazione, per gli affiliati, consiste nella possibilità di monetizzare il loro sito web, ricevendo un compenso correlato al numero di inserzionisti ospitati tramite la sottoscrizione dei programmi di affiliazione. In sostanza vi sono degli affiliati che creano delle "directories" (nello stile di Yahoo!, ma con molti meno siti linkati), organizzando per categorie un numero consistente di link verso gli inserzionisti dei network di affiliazione, e quindi moltiplicando le loro possibilità di ricavare degli introiti dai programmi di affiliazione. Questi siti web/directories, inoltre, si promuovono tramite l'inserimento a pagamento nei motori di ricerca, scegliendo di acquistare visibilità per le parole chiave che descrivono il marchio ed i prodotti degli inserzionisti che ospitano; è in sostanza un semplice modello di business, che ha come fine ultimo il guadagno derivante dalla differenza tra il compenso ricevuto tramite il programma di affiliazione, e l'investimento fatto per l'inserzione a pagamento sui motori di ricerca, sperando ovviamente che il primo sia superiore al secondo...altrimenti non ne varrebbe la pena e questi siti non esisterebbero.
La linea di pensiero degli operatori che gestiscono i più importanti network di affiliazione, è che il traffico proveniente dagli affiliati non ha nulla di meno, in quanto a valore e potenzialità di conversione, di quello proveniente dagli altri canali; per questo motivo alcuni di questi network (Overture e Tradedoubler), dando prova di credere nei loro programmi, offrono gratuitamente degli strumenti per la misurazione del "conversione rate" (tasso di conversione) dei navigatori in clienti, permettendo così di valutare la convenienza dell'investimento effettuato tramite i loro programmi. La chiave di tutto è la sperimentazione: occorre sperimentare, anche grazie alla possibilità di fare dei test effettuando investimenti tutto sommato modesti, l'utilizzo dei programmi di affiliazione verificando periodicamente (quotidianamente) i risultati ottenuti e potendo correggere ed affinare rapidamente le propria strategia, eventualmente con l'assistenza di professionisti che possono suggerire il coordinamento tra questi programmi e l'utilizzo di altri strumenti di visibilità on-line. L'usabilità è passata di moda. Ma lo è mai stata?
E' quasi commovente vedere che il "vecchio" Jackob Nielsen, nel suo ultimo Alertbox abbia ancora voglia di parlare di dettagli come il colore dei visited links. Quello che mi viene da chiedermi però è se veramente l'usabilità sia mai stata al centro dei pensieri delle aziende, delle web agencies e di tutti quelli che in un modo o nell'altro intendono comunicare, vendere, o fare qualsiasi altra attività utilizzando la rete. Si dice spesso che per fare una cosa fatta bene ci vuole lo stesso tempo che per fare una cosa fatta male: io non sono particolarmente d'accordo con questo adagio, ma sono profondamente convinto che il tempo speso per fare un sito usabile e fruibile da parte degli utenti sia tempo speso bene e necessario, e soprattutto tempo che poi verrà ripagato dall'apprezzamento degli utenti. Yahoo compra Kelkoo? E chi se ne Froogle!
Per tutta risposta all'acquisizione di Kelkoo da parte del "concorrente" Yahoo, Google lancia finalmente Froogle, pur mantenendolo in verisone beta. A Mountain View non perdono tempo e ribattono alla velocità della luce alla mossa del rivale, senza praticamente fare nessuno sforzo. Sanno bene che dando semplicemente visibilità a Froogle con un link riceveranno milioni di visite, mettendo in ombra l'operazione del "nemico". UPDATE: quelli di Google sono davvero scatenati, leggo che a breve verrà lanciato Gmail, servizio di e-mail gratuito via web con 1 GB di spazio utilizzabile. Sì sì, ho proprio scritto 1 GB! Ristoclub.it
Ristoclub.it è una iniziativa nata, come si legge sul sito, dalla passione di quattro ragazzi per la buona cucina e per Internet, il cui connubio ha fatto pensare all'idea di creare un database dei locali e ristoranti italiani, inseriti tramite un sistema di affiliazione, ed accompagnato da un sistema di prenotazione on-line. Fin qui, starete pensando, niente di strabiliante; eppure in questa iniziativa ci sono i "semi" per lo sviluppo di un utile servizio di prenotazione a distanza. Il lay-out del sito si presenta in maniera, a mio parere, fin troppo scarna ed anonima, con la classica impostazione a due colonne, una colonna più sottile a sinistra con la funzione di menù guida verso i contenuti principali del sito, e quella centrale destinata a contenere un motore di ricerca ed i contenuti che i content manager del sito hanno deciso di posizionare in evidenza. Il contenuto "forte" di Ristoclub.it è il DB dei locali pubblici (circa 1.500 affiliati), comprensivo del territorio italiano, che include ristoranti, agriturismo, wine bar, trattorie e pizzerie; è su questo DB che Ristoclub.it sviluppa il suo business, nonché il suo ventaglio di servizi. La prenotazione on-line è l'unico motivo (ed è giusto così) per cui vale la pena entrare in questo sito; il sistema di prenotazione è molto classico, senza funzionalità superflue, ma dotato di tutto quello che serve. Il funzionamento prevede, dopo aver scelto il locale al quale si è interessati, la specifica del giorno, dell'orario e del numero di persone per le quali si desidera riservare un posto; la prenotazione, se giunta a buon fine, deve comunque ricevere una conferma ulteriore, che viene trasmessa tramite e-mail o SMS (a scelta dell'utente). Dopo la ricezione di questa conferma la prenotazione diventa effettiva. Come già detto per altri aspetti di questo sito, anche in questo caso è tutto minimale, ma funzionale. MSN cambia interfaccia per i paid listings
Dopo le polemiche degli ultimi tempi sulla presenza nei risultati di ricerca di listings a pagamento non chiaramente separati da quelli free, quelli di MSN hanno realizzato una serie di test sulla soddisfazione degli utenti e proprio sulla base dei risultati di questi sondaggi ha annunciato di voler cambiare interfaccia al proprio motore a partire dal 1 luglio 2004. Obiettivo principale di questo restyling sarà proprio la netta separazione dei risultati a pagamento, che saranno anche cromaticamente evidenziati, dai normali risultati del motore di ricerca; le prevedibili reazioni negative degli inserzionisti non spaventano quelli di MSN che si dicono conviniti, nel lungo termine, del successo di questa scelta ... staremo a vedere. NOKIA, integrazione fra weblog, fotografia e telefonia
Nokia si era già dimostrata sensibile in merito alle piattaforme weblog per le proprie azioni di marketing. I blog erano già entrati nel mirino di casa Nokia che aveva visto in questo fenomeno una buona fonte per attingere a potenziali Influential a cui far testare per primi i suoi nuovi prodotti. Era il caso del primo foto-fonino 3650, lanciato sul mercato americano attingendo anche ai weblogger. In che modo? Facendolo testare a dieci influential blogger focalizzati sul fenomeno dei fotoblog. Nokia non ha aspettato che si parlasse del suo nuovo telefonino, ma ha anticipato i tempi promuovendo il prodotto tramite weblog che lo utilizzassero e ne parlassero. Questo è stato il primo step. Forse legati alle filosofie di Seth Godin o di De Bono (Pensiero Laterale), hanno voluto ribaltare la situazione. Se ne sono accorti coloro che sono andati a dare un’occhiata al CeBit. Cosa è successo? È successo che nokia ha ribaltato la situazione. Non più solo fonte di nuovi prodotti, ma ora anche di servizi legati al fenomeno weblog, creando e utilizzando una piattaforma weblog studiata apposta per i possessori dei suoi telefonini, e puntando alla convergenza di alcuni fenomeni che sono trend puri: fotografia digitale, weblog, stampe digitali.. tramite telefonini. Nokia al CeBit ha annunciato e presentato il 7610, il suo primo telefonino che promette qualità fotografica che ci si aspetterebbe da fotocamere digitali entry level. Telefonino sottile il 7610 con una scocca bicolore e un monitor a 65.000 colori, con una fotocamera che scatta con una risoluzione dignitosa di 1152x864, ottica di qualità e zoom digitale 4x. Fin qui solo novità di prodotto, ma la novità vera che capovolge l’approccio marketing della casa finlandese al mondo dei weblog è una nuova applicazione presente nella confezione e nel telefonino chiamata Lifeblog. Lifeblog di Nokia è un'applicazione non troppo differente dalle altre piattaforme di weblog, ma è ottimizzata per il mobile blogging. Christian Lindholm, responsabile delle interfaccia Nokia e ora responsabile del progetto lifeblog ha intuito l’importanza di sviluppare un software che permettesse di organizzare le informazioni degli utilizzatori dei telefonini, che si tratti di suono, foto, video questi ora non solo possono essere spediti come email o mms, ma possono essere organizzati e pubblicati su weblo tramite lifeblog! Lifeblog si basa sul recepimento di tutte le informazioni multimediali raccolte dall’utente con il suo telefonino durante il tempo e organizzate in una timeline (linea temporale) nel momento in cui il telefonino viene collegato al proprio pc (ma non necessariamente). Da qui l’utente può decidere cosa pubblicare. Sarà un fotoblog? Sarà solo un weblog? Sarà un lifeblog (termine coniato da Lindholm), non lo so. So solo che è un approccio di push market alla scelta dei suoi prodotti e allo spread virale degli stessi decisamente ben costruito. Photoblogger come uomonero ed il suo progetto di photoblogger.org, piattaforme weblog come splinder o blogger potranno essere tra coloro che accoglieranno il segnale di proposizione del servizio al proprio pubblico. E la nicchia verticale di convergenza di nokia con il mondo online sarà ancora più stretta, e dettata anche da accordi con case per la stampa digitale delle foto scattate. Pas mal.. n’est pas? ;) Fiat online
È notizia di oggi che Fiat ha pubblicato il nuovo sito nella veste internazionale (fiat.com) e nazionale (fiat.it). Il risultato mi pare buono. L'immagine del sito raccoglie i dettami dell'off-line, colori, linguaggio e immagini sono perfettamente in linea. Ho appreso dal comunicato che è online anche il nuovo servizio per costruirsi un preventivo online. Tempo fa provai ad utilizzare il servizio messo a disposizione dal sito di Alfa Romeo, ma mi bloccai ad un certo punto perchè il sistema non mi fece progredire. Questa volta tutto è andato per il meglio. Sono giunto alla fine del preventivo con la possibilità di contattare un concessionario o richiedere un preventivo. Per la cronaca ho costruito un preventivo per una Barchetta, spinto dai 25 gradi che si respirano oggi :-) Un buon passo in avanti. Paid Inclusion or not Paid Inclusion?
C'era da aspettarselo: dopo che Askjeeves ha recentemente interrotto una parte dei suoi servizi a pagamento, ecco i concorrenti scalpitare ed entrare nel merito della discussione. Yahoo! e Google sono divisi su una questione fondamentale che riguarda la collocazione dei risultati del paid inclusion nel contesto dei risultati complessivi. Il nuovo servizio di Yahoo! infatti non distingue visivamente i risultati che sono frutto di un'inserzione a pagamento da tutti gli altri. Yahoo! sostiene che questo non falsi la bontà del servizio offerto ai navigatori, mentre Google è di altro avviso: i risultati devono essere rigorosamente separati. Ora, mi sembra che la questione sia: il software che gestisce il sistema di posizionamento, riesce davvero a garantire la qualità dei risultati e quindi del servizio? Se è così, non vedo problematiche di sorta. A pagamento o non a pagamento, l'utente troverà comunque link che rispondono alla sua interrogazione al motore e quindi verrà soddisfatto. Ma se per mera logica di business il software porterà in alto anche link che sono per il navigatore meno interessanti o addirittura estranei rispetto ad altri nel contesto della ricerca, certo questo sarebbe assai poco corretto e controproducente. Customer Service Online. Chi era costui?
Londra. "Registrazione per residenti all'estero": CLICK. Devo mandare un telegramma urgente di condoglianze in Italia. So che Poste.it offre la possibilità di inviare un telegramma da internet. Mi registro. Dopo 4 ore, di un giorno lavorativo, non mi è ancora arrivato il login di abilitazione. Cerco sul sito un numero di telefono: 803.160. Sembra un numero che si raggiunge solo dall'Italia, provo a cercare un numero nel sito in inglese ma è lo stesso e da nessuna parte dice se si può chiamare dall'estero. Provo con 0039 davanti ma niente. Scrivo una lettera al customer service: mi rispondono dopo un giorno mandandomi una mail con un allegato che dice: Gentile Cliente,
La invitiamo a consultare la comunicazione presente nell'allegato. Cordiali Saluti Poste Italiane S.p.A. E allora mi apro l'allegato in word sicura di trovarci la risposta o il login e invece dice:
Descrizione della Risposta
Con riferimento alle Sua richiesta di assistenza, La invitiamo a contattare il numero 0039-0817796004, un nostro consulente sarà a sua completa disposizione, dal Lunedì al Sabato dalle ore 08.00 alle 20.00, ora italiana
Dimenticavo: il file pesa 388KB perche' include un inutilissimo logo Poste Risponde. Il telegramma lo faccio spedire da mia madre in Italia. Il sito delle poste ha perso una cliente e qualcuno dovrebbe seriamente mettere il naso nel loro progetto di usability. Un'azienda che usa la zucca!
ING Direct è sicuramente uno dei protagonisti della comunicazione pubblicitaria da diversi mesi. Ho avuto modo, in un precedente lavoro, di collaborare sia con ING Direct direttamente sia con WMC, la società di InferentiaDNM che si occupa della campagna online. Ovviamente questo lo dico ora che non mi occupo più di queste cose, ma prima mi lasciavo spesso andare a discorsi del tipo: "Ma con tutti i milioni di euro che spendono in TV perchè non investono sul web?". - Impostando la campagna con un cost-per-performance hanno fatto in modo di avere un ritorno sicuro, o comunque di non diperdere l'investimento - Tenendo alta la fee hanno invogliato praticamente tutti a partecipare, considerando anche il momento non proprio roseo dell'advertising online - grazie alle caratteristiche del prodotto, ma anche a promozioni forti, alla caratterizzazione grafica e con una presenza costante hanno reso appealing il prodotto per una fascia molto ampia di potenziali clienti - hanno avuto tutto il branding gratis. Probabilmente non era il loro obiettivo principale, ma fa sempre comodo, soprattutto ora che stanno lanciando anche un nuovo prodotto (mutui) Risultato: budget ridotto, conversion rate strabilianti, rafforzamento del brand, business alle stelle. Ribadisco: vendere un prodotto che ti dà dei soldi e non ti fa spendere nulla non è poi così difficile, ma ci sono numerosi esempi (in particolare tra le compagnie di telefonia mobile) di promozioni comunicate male ed in maniera scoordinata. L'operazione Contoarancio nel suo complesso mi pare ben orchestrata, gestita in modo attento e puntuale, rinnovata periodicamente ed efficace. Henry Ford diceva, come è noto: "Metà dei soldi che spendo in pubblicità sono sprecati, ma non so quale metà". Probabilmente quelli di ING hanno capito qual era la loro metà sprecata. Filmacasa.it: 2004 odissea nello spazio (web)
Gli ideatori di Film a casa propongono un sistema e-commerce che permette di noleggiare online film in formato DVD, ricevendoli direttamente a casa propria attraverso il tradizionale servizio postale. Il tempo di restituzione dei DVD al negozio online non ha un limite prefissato e non prevede di conseguenza penali per eventuali ritardi come accade nel noleggio offline. L'abbonamento al servizio ha un costo fisso mensile ed il numero di noleggi possibili durante il periodo dello stesso è illimitato, quindi il tempo trascorso tra il noleggio e la restituzione non parrebbe incidere in modo diretto sul costo del servizio. In ultimo le spese di spedizione sono incluse ed anche quelle di restituzione: filmcasa.it fornisce infatti l'abbonato di una busta preaffrancata da utilizzare allo scopo, busta che quest'ultimo avrà premura di imbucare nella casella postale più vicina. Il sistema è senza dubbio originale e se il modello proposto può avere un discreto margine di successo iniziale nella mente dei navigatori più proattivi ed entusiasti, non garantisce però a mio parere una percentuale sufficiente di fedeltà degli stessi sia per la mancata esistenza di una convenienza economica per il consumatore rispetto alla proposta dei concorrenti offline di filmcasa.it, sia per alcune lacune esistenti nel meccanismo (volute, forse, per far reggere il modello di business). Ipotizziamo di essere un utente che ha scelto l'abbonamento "Filmcasa basic", abbonamento che ha un costo di 19,90 Euro / mese. Dopo esserci iscritti autorizziamo un addebito automatico sulla nostra carta di credito. Prima lacuna: per interrompere l'addebito automatico occorre inviare una raccomandata a filmcasa.it cinque giorni prima della scadenza mensile successiva e non esiste modo di effettuare online l'operazione di disdetta. Grazie al nostro amore viscerale per il cinema non badiamo a questo inconveniente e procediamo. Siamo adesso in grado di comunicare a filmcasa.it una lista di DVD a cui siamo interessati. Filmcasa.it procederà ad inviarceli attraverso il tradizionale servizio postale (due alla volta, e ripeterà l'invio non appena avremo restituito i due precedenti, seguendo la lista dei titoli da noi indicati ). Seconda lacuna: ci sono metodi di spedizione più veloci, ma il pensiero che già procede verso la silhouette della nostra attrice/attore preferiti ci rende più simpatico il postino. Considerato ciò che si è appena esposto , nel più roseo degli scenari, riusciremo a fruire in un mese di 4-6 DVD: un costo quindi per ogni singolo noleggio tra i 3 e i 4 euro: decisamente troppi, e non bastano probabilmente gli stimoli al consumo elencati sul sito e cioè:
Il sistema di noleggio offline è assai capillare e non ha grosse falle nel suo funzionamento. Il traghettamento online dello stesso alle condizioni di filmacasa.it richiederebbe un ricambio di clientela che l'ampiezza dell'attuale community italiana di consumatori online credo stenti a garantire. Non dimentichiamoci poi dei canali televisivi satellitari dedicati al cinema che ad un prezzo non così distante rispetto a quello che si deve corrispondere a filmacasa.it forniscono un servizio assai più ampio diventando micidiali concorrenti. Per tornare ad Internet, la digitalizzazione della spedizione, e cioè il download, è ancora priva del suo ossigeno: la banda. Dove si comincia a respirare un poco, fanno capolino soggetti come Movielink, ma questa è tutta un'altra storia... Le dimensioni non contano...
... o comunque contano fino ad un certo punto. Meglio chiarire: sto parlando di motori di ricerca. Prendo spunto da questa notizia su Punto Informatico e da quest'altra su Revolution Magazine: entrambi parlano della comunicazione da parte di Google del raggiungimento dei 6 miliardi di pagine indicizzate e della grande competizione nel settore dei motori di ricerca con il rilancio di Yahoo e MSN. Ma sarà proprio il numero di pagine indicizzate il parametro sul quale si basano gli utenti? Se invece di 6 miliardi di pagine Google ne avesse solo 5 miliardi, fareste le vostre ricerche altrove? Nel mio caso, e credo anche nel caso della maggior parte degli utilizzatori di Google, la risposta è no. Questo non significa che i ricercatori di Google possono andarsene in vacanza, ma che quello che la società ha raggiunto con il branding, il marketing virale ed il passaparola ha sicuramente, e forse paradossalmente, un valore maggiore e molto più difficile da eguagliare. Search (engines) Wars; una storia già vista?
Da mesi non si parla d'altro; dopo il fallimento dell’operazione di acquisizione di Google da parte di Microsoft la scorsa estate, ci avviamo infatti ad assistere al più importante scontro dai tempi di Internet Explorer Vs. Netscape negli anni ‘90. Il 2004 sarà probabilmente l'anno della transizione; i concorrenti in campo e quelli ancora fuori spenderanno fino all’ultima goccia dei loro budget (e del loro tempo) cercando di realizzare nuovi accordi di partnership, affilando le armi e la tecnologia per ritagliarsi una posizione di vantaggio in un mercato in forte e continua crescita come è quello degli sponsored links . Per lo scontro finale però, molti segnali concordano in questo senso, bisognerà attendere l’inizio del 2005. Proprio nel 2005 scadrà infatti la partnership tra MSN e Overture (rinnovata solo a gennaio 2004), ed in più, ancora più importante, nei primi mesi dell’anno è previsto il lancio del nuovo sistema operativo di Microsoft (nome in codice Longhorn) che integrerà un nuovo sistema di ricerca e file storage: il WinFS. Su newsgroup e siti specializzati circola con sempre maggiore insistenza la voce secondo la quale questo nuovo strumento di “ricerca” sarà completamente integrato all’interno del sistema operativo ed aggiungerà, alle classiche funzioni di ricerca su hard-disk locale (comunque migliorate permettendo la gestione e l’uso dei metadata), una nuova funzionalità in grado di interagire anche con l’ambiente web. Così facendo, l’utente del nuovo Windows sarà in grado di rintracciare materiale su una particolare parola chiave ricercando contemporaneamente tra i propri documenti Office, le email, i file digitali (musica, video, etc.) ed i siti Web all’interno dei quali è possibile trovare riferimenti alla keyword scelta. Secondo i bene informati, Microsoft starebbe anche valutando la possibilità di integrare in questo strumento anche il cosiddetto geotargeting; in pratica per mezzo di questa ulteriore funzionalità la ricerca potrebbe farsi ancora più mirata e l’utente, utilizzando il proprio CAP, potrebbe ricercare, ad esempio, un ristorante “caratteristico” utilizzando come primario il criterio di prossimità. Google e Yahoo! hanno già sperimentato negli USA qualcosa di simile; le opportunità di business sono in effetti evidenti. Ad ogni modo, da queste poche notizie, la tattica di Microsoft sembrerebbe ricalcare fedelmente quella utilizzata contro Netscape quando, nel 1996, Internet Explorer fu integrato all’interno di Windows95; Google ha dunque i giorni contati? In realtà, analizzando con attenzione anche gli eventi del ’96, il fattore “integrazione” ha svolto un ruolo assolutamente marginale; nel determinare il risultato della competizione hanno svolto un ruolo ben più rilevante da un lato il coraggio ed il marketing di Microsoft e dall’altro l’incapacità da parte di Netscape di rispondere in modo semplice alle nuove esigenze degli utenti web. Netscape 6.0 è stato il caso più rappresentativo di questo “limite” di Netscape; un browser instabile, nato forse con troppe pretese di integrare aspetti della navigazione anche molto distanti tra loro, costretto a confrontarsi con un rivale di sicuro più limitato, ma più semplice, veloce e (incredibile a dirsi) più stabile. Ad un anno dalla sfida decisiva tra i motori di ricerca, Google, ma anche Yahoo! e tutti gli altri potenziali competitor, hanno la grande opportunità di imparare dagli errori commessi da altri prima di loro nella sfida al gigante dell’IT mondiale. Ripeteranno gli stessi errori o riusciranno ad essere realmente innovativi? |