Advertising & Social network: sicuri che funzioni?
All’inizio tutti hanno dato per scontato che i social network fossero il futuro dell’advertising: messaggi iper-profilati in un contesto dove addirittura i singoli utenti si sarebbero fatti promotori dei loro brand preferiti (in cambio di quale benefit materiali o emozionali non era ben chiaro…).
In pratica siti come MySpace e Facebook si sono proposti sul mercato come potentissimi aggregatori di traffico, di audience profilata e di utenti ad alto potenziale di interazione e disponibili a condividere i loro dati personali senza particolari remore: il sogno dei marketer, in pratica.
Oggi però, come è anche emerso al recente AdTech di San Francisco, qualcuno inizia a mettere in forse questa prospettiva: le piattaforme di social network non sono infatti necessariamente anche valide piattaforme di advertising (v. articolo su imedia Connection), perché la sola audience non è sufficiente:
At their core, social networks are closer to a telephone conversation or a meeting in a coffee house than reading a newspaper or watching TV
Non a caso questi siti stanno sforzandosi di trovare modelli di monetizzazione del traffico (ne ha parlato persino l’Economist) che siano coerenti con la filosofia dei social network e al tempo stesso con le esigenze degli inserzionisti: probabilmente dovranno ripensare totalmente la presenza della pubblicità nei loro siti e inventare un modello di “community branding” che attualmente non ha eguali in altri contesti media, anche online.
Io continuo a pensare che probabilmente LinkedIn (lo so, sono di parte :-) con gli annunci di Google, qualche banner poco invasivo, i job postings e gli abbonamenti premium abbia alla fine trovato la strada più semplice per monetizzare il suo patrimonio di profili… Su Facebook e MySpace onestamente credo che ci sia ancora molto lavoro da fare, sull’offerta lato editore ma anche e soprattutto da parte delle agenzie creative :-)
E voi, che ne pensate?
Prodotti in campagna elettorale
Grazie a Carlo ho scoperto una meravigliosa “ricerca” di Pundo3000.
Si tratta di una semplice comparazione visiva tra quello che viene promesso con l’advertising e quello che invece viene venduto.
E’ vero che alcuni dei prodotti testati non era affatto invitante nemmeno nella confezione, ma la differenza tra la foto della confezione e il prodotto reale e’ sconvolgente.
Mi ha fatto venire immediatamente in mente la campagna elettorale :)
Qui di seguito un paio di esempi. Qui lo slideshow e qui il video su YouTube.
La nuova trademark policy di Google: ok, be evil!
La notizia e’ che dal 5 maggio 2008 Google applichera’ alcuni cambiamenti alla propria policy riguardo all’uso dei termini protetti da trademark, per i mercati UK e Irlanda.
La nuova policy puo’ essere letta per intero qui.
Riassumo: dal 5 maggio chiunque potra’ biddare su qualsiasi termine, anche se protetto da trademark. La validita’ del trademark potra’ pero’ essere fatta rispettare per quanto riguarda il testo dell’annuncio, nel quale gli advertiser non potranno usare i termini protetti da trademark, a meno che, ovviamente, non ne siano i possessori.
Non si tratta di un cambiamento inattesa, in quanto e’ la stessa policy attiva da tempo negli Stati Uniti.
La motivazione addotta da Google e’ la seguente:
Why did Google change its trademark policy?
We want advertisers to use keywords that are most relevant to their business and our user’s interests. Google’s goal is to provide our users with the most relevant information, whether it is from our search results or advertisements. A key to achieving this goal with our ads is providing relevant choices and giving users the opportunity to determine which ads they find most relevant.
PPCblog apre il suo post sull’argomento cosi’:
“Good news for naughty affiliates. Nightmare for real brands.”
Difficile non essere d’accordo con questa affermazione.
In che modo permettere a chiunque, contraffattori e competitor compresi, di biddare sulle keyword di un brand migliora la scelta dell’utente?
Se fossi malizioso penserei che questa mossa e’ destinata a portare motli piu’ dollari nelle tasche di Sergej e Larry:
- ci saranno piu’ advertiser che bidderanno sulle parole prima “proibite”, con un conseguente aumento della concorrenza e dei CPC
- gli advertiser non possessori del trademark sul quale vogliono biddare saranno constretti ad utilizzare un CPC piu’ alto, essendo meno rilevanti e avendo di conseguenza un quality score piu’ basso
Effettivamente la mission di Google e’ “Don’t be evil”, non “Don’t let others be evil using your tools”…
Nota finale: sono certo che la nuova policy varra’ anche per Google stessa, che quindi permettera’ agli advertiser di biddare sui propri termini protetti da trademark, come Google o PageRank, per i quali al momento non appare alcun annuncio…
Expedia.it fa pubblicita’ in TV
Probabilmente non sara’ una novita’ (vedo che il video e’ stato postato il 18 febbraio…) ma siccome non vedo la tv italiana per me lo e’.
E devo ammettere che mi emoziono sempre un pochino quando vedo una web company fare pubblicita’ in televisione.
Il mondo finanziario in cerca di nuovi clienti…
Guardando questa interessante iniziativa di MTV per coinvolgere i giovani e spiegare loro la politica senza usare il politichese, mi sono imbattuto in un’iniziativa molto meno interessante: le carte di credito dei Simpson.
Capisco che gli istituti di credito debbano trovare nuova audience, essendosi in gran parte sputtanati con gli adulti, ma perche’ qualcuno dovrebbe scegliere una carta di credito solo perche’ c’e’ la faccia dei Simpson sopra?
Il target e’ chiaro, ma la tecnica mi sembra molto vicina alla circonvenzione d’incapace…
Too social network
Non realizzi veramente a quanti servizi/community/social network/newsletter sei iscritto fino a quando non e’ il tuo compleanno e ti arrivano tutti i messaggi automatici di auguri!
Oggi ne ho contati 24…
Il pesce d’aprile di Google
Sul blog di Google e’ apparso questo post, con anche un simpatico di video di Sergey e Larry.
A parte l’evidente pesce d’Aprile, non posso non notare che:
- la presentazione nel video e’ troppo identica a quella “Hi I’m a Mac” “And I’m a PC” dei famosi spot
- il logo e’ troppo finto, sembra quello di Skypebay fatto da me qualche anno fa (probabilmente con Paint…)
- la notizia alla fin fine non e’ poi cosi’ tanto diversa da alcune vere…
- Larry coi capelli piu’ lunghi fa meno nerd
- ma veramente questi due qua hanno creato quello che hanno creato? :)
PS: e’ un pesce d’aprile vero?
Con quale brand ti siederesti a tavola?
Un’interessante survey di Brandchannel risponde alla domanda che da’ il titolo a questo post ed a molte altre.
Qui trovate tutte le risposte.
Alcune chicche:
- alla domanda “What brand that no longer exists would you resurrect?” all’ottavo posto si trova IBM…
- al primo posto c’e’ “None”, che non e’ un nuovo brand 2.0 ma significa che i brand morti possono riposare in pace
- alla domanda “What brand can you not live without?”, “None” e’ al secondo posto
- i primi 5 brand con cui la gente si identifica sono: Apple, Nike, Coca-Cola, Virgin, BMW
Enjoy