IMlog - Il blog di chi fa marketing online

Blogging consultant :)

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Da GapingVoid, via Blog4biz

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Anche Google si converte a pay-per-action (beta)

google_payperaction.jpg

Pare proprio che anche i ragazzi di Mountain View abbiano deciso di sondare il terreno riguardo alle meravigliose potenzialità del pay-per-action.

Il procedimento è chiaro, limpido e lineare.

“Pay-per-action ads complement your current campaigns by providing a new pricing model that extends your reach and allows you to pay only when a defined action is completed on your site. This beta feature is currently available to AdWords advertisers in the United States on a limited basis as part of our beta test.”

Ci vedo diversi messaggi:
- questo tipo di modello complementa e non sostituisce le campagne pay-per-click: scordatevi non di non pagarli più
- iniziamo piano piano (più sotto si legge ” We’ll add advertisers slowly over the next few months.”) e vediamo come va: se non ci conviene com’è nato muore
- è in beta: non rompeteci le scatole se non tutto funziona come dovrebbe

Anche se in realtà la notizia dovrebbe gettarmi nel panico ritengo invece che sia solo positivo per il mercato, del pay-per-action in particolare ma dell’online in generale.
Vuoi vedere che visto che lo fa Google quale investitore apre gli occhi? :)

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Vuoi vedere che Microsoft è la più 2.0 di tutti?

Ebbene sì, la tanto vituperata M$ alla fine della fiera è quella che ha fatto il passo decisivo ed è arrivata al non plus ultra della filosofia 2.0: pagare gli utenti per utilizzare i proprio servizi!

Leggo infatti su MarketingVox e sul blog di Battelle che per promuovere l’uso di Live Search Microsoft ha creato una specia di programma che prevede la possibilità di guadagnare crediti in formazione per un valore fino a 25.000 $ per le aziende che faranno utilizzare il servizio di ricerca ai propri dipendenti.

Altro che viral marketing! Altro che brand awareness!

Oh, io per provare Windows Vista mi accontento anche di qualcosina meno… :)

Update: e comunque secondo Ballmer Google cresce troppo in fretta:
“They’re trying to double in a year. I think that’s insane, in my opinion,” Ballmer said. Microsoft, with a more managed growth, had been digesting a certain percentage of growth over many years.”

Spettacolare! (via Dotcoma)

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AuctionAds: guadagna con le aste di eBay

auctionads.jpgLeggo su qualche blog (mi scuso per la mancata citazione ma proprio non lo ritrovo) di AuctionAds, un sistema a metà tra AdSense e l’affiliazione a eBay.

In sostanza mostra aste relative alla keyword che indichi e tu guadagni se l’utente clicca, si iscrive e bidda.
Questo ti permette di saltare l’iscrizione ai network di affiliazione che lavorano con eBay, probabilmente perchè AuctionAds è lui stesso l’affiliato e tu fungi da sub-affiliato.

In ogni caso mi sembra molto ben fatto. Per esempio se adesso qualcuno clicca su questo bel bannerino qui sotto si partecipa all’asta IMlog guadagna! :)


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L’RSS è uscito dalla nicchia: anche Alitalia lo usa

alitalia_rss.jpgVedo con piacere e con stupore che anche Alitalia ha iniziato ad utilizzare la tecnologia RSS per diffondere le proprie offerte commerciali.

Questo è un segno evidentedi come questo strumento di comunicazione sia diventato di massa, o almeno lo stia diventando.
Trenitalia, per esempio, non ci è ancora arrivata, ma piano piano… :)

Vero è che Alitalia ha problemi di altro tipo, ma almeno da questo punto di vista è all’avanguardia.

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Nasce il blog di IAB Italia

Online sul network di Blogosfere il blog ufficiale di IAB Italia. Ecco la presentazione di Marco Montemagno:

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La misurazione del web 2.0

interactivity.pngDevo dire che mi lascia un po’ perplesso il fatto che già illustri analisti si siano buttati a pesce per misurare la penetrazione del web 2.0 nelle aziende. Tuttavia mi sembra interessante l’analisi proposta da AMI-Partners, che, senza preoccuparsi troppo delle questioni relative alle definizioni (come si stabilisce che una applicazione è web 2.0 ?) si lancia in interessanti quantificazioni.

Secondo quanto riportato in uno studio, il 40% delle piccole e medie aziende americane utilizza applicazioni web 2.0 , dai blog, a Skype, ad Amazon, per tagliare costi, migliorare l’efficienza e raggiungere più efficacemente i propri clienti. E’ interessante il fatto che, come sottolinea Jackie Chan, director of Global SMB Primary Research di AMI-Partners a New York, l’adozione di queste soluzioni da parte delle aziende avviene in realtà con un grado di consapevolezza ancora piuttosto basso riguardo il significato complessivo di “web 2.0″.

Sostanzialmente AMI Partners vede il web 2.0 come la seconda generazione di servizi internet-based, caratterizzati dal passaggio da siti statici a piattaforme per lo sviluppo di applicazioni.

Tra i motivi trainanti che portano le PMI statunitensi verso l’adozione di questo tipo di applicazioni vengono individuate:

- Avere accesso tramite web ad applicazioni e tecnologie che diversamente sarebbero troppo costose;

- Far conoscere, vendere e supportare i propri prodotti presso i clienti in modo economico ma efficiente;

- Aprire nuovi canali di comunicazione abbassando i costi.

- Partecipare a comunità online e portali.

Vedremo cosa accade in Europa.

Per approfondire: Tekrati

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Skype Prime: fatti pagare per la tua conoscenza

skype_prime.pngApprendo su Speedblog del lancio di un nuovo ed interessante servizio di Skype: Skype Prime.

In sostanza grazie a questo tool chiunque può creare il proprio servizio di consulenza online a pagamento. Le applicazioni possono essere molteplici, e non per forza legate alla tecnologia: può essere la spiegazione di una ricetta, l’assistenza per un prodotto/servizio acquistato, un corso di lingua, un call center erotico…

Il pagamento avviene tramite PayPal: finalmente la convergenza tra le aziende del gruppo inizia ad essere sfruttata.
Per completarla si potrebbero mettere all’asta su eBay le proprie prestazioni professionali che poi vengono erogate tramite Skype e pagate con PayPal.

Sono curioso di vedere quali altre applicazioni verranno inventate per ottimizzare questo potenziale: direi che di spazio ce n’è!

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Project Red Stripe: l’Economist cerca idee

redstripe_economist.pngLeggo da Luca di un’interessantissima iniziativa del gruppo dell’Economist: Project Red Stripe.

In pratica hanno preso 6 dipendenti del gruppo e li hanno messi a tempo pieno a fare brainstorming per trovare nuove idee che sia innovative, appunto, e strettamente legate al mondo online.

Sull’home page (grafica da rivedere…) si legge:
“We’re a small team set up by The Economist Group, the parent company of the eponymous newspaper. Our mission is to develop truly innovative services online. We already have some ideas, of course. But as champions of free markets, we abhor the concept of a closed system. This is why we would like you to submit your idea (or ideas). Just think big - and we’ll do the rest.”

Oltre a spremersi le meningi per conto loro i 6 eletti chiedono aiuto anche ai lettori, dando loro la possibilità di postare le proprie idee innovative.

La cosa interessante è che un’iniziativa come questa venga da una realtà offline (seppure già attiva online da tempo).
La cosa che mi lascia perplesso è che la ricompesa per le migliori idee saranno la citazione sul sito e 6 mesi di abbonamento gratis

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N motivi per averlo…

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